giovedì 24 dicembre 2020
Il dolce sapore del cielo.
VENTICINQUE ANNI DOPO... 1° febbraio dell’anno 2028.
«Nonna... nonna... nonna...! Vieni, Sharon si è svegliata e sta
piangendo!».
Giulia rientrò dal giardino in casa e corse verso la nipotina
nella culla. La prese in braccio.
«Sono qua Sharon... non piangere! Adesso ti preparo la pappa
».
In quel momento un’auto entrò nel giardino e si fermò davanti
al box.
«È arrivato il nonno!» gridò Jonathan, mentre correva fuori
verso Massimo.
Il bambino saltò letteralmente in braccio all’uomo, che, felice,
lo strinse a sé e lo baciò.
«Ciao, Jonathan!».
«Ciao, nonno!».
Insieme, mano nella mano, entrarono in casa.
«Ciao, Giulia!» disse l’uomo, rivolto alla donna, mentre la
baciava sulla guancia.
«Ciao, Massimo! Gli esami... tutto bene?».
«Sì, tutto bene. Pare che sia in piena forma, tenendo conto
dei miei ottant’anni».
«Bene... Meglio così. Fernanda e John hanno telefonato, dicendo
di essere all’aeroporto. Tra poco saranno qui. Tienimi
un attimo Sharon, mentre le preparo la pappa. Poi iniziamo
a prepararci per la festa. A mezzogiorno dobbiamo essere a
Tor Vergata. Oggi sono venticinque anni del Mondo Nuovo e
voglio proprio godermi questo grande giorno!».
«Anch’io voglio godermi questo anniversario! Sharon, vieni
dal nonno!». L’uomo prese in braccio la nipote e si accomodò
sul divano, con accanto Jonathan. Pochi minuti dopo il cibo
era pronto. «Dalla a me. Gliela faccio mangiare io» disse Massimo.
La bambina mangiò con foga e dopo, sazia, sorrideva alle
smorfie del nonno, che era felice di ridere e giocare con i suoi
nipoti.
Jonathan, di quattro anni, e Sharon, di un anno, erano i figli
di Fernanda, la loro figlia, che era, ormai, nel ventiseiesimo
anno di età, e di John Neale, della stessa età, newyorkese di
nascita.
Si erano conosciuti cinque anni prima a una conferenza sulla
situazione climatica del pianeta a Parigi e si erano subito
innamorati.
Fernanda era Presidente del Consiglio dell’Europa, John era
responsabile del Centro Europeo di Climatologia.
La figlia di Giulia e Massimo era uno dei cinque Presidenti
continentali.
A livello superiore c’era il Consiglio Mondiale, di cui era
Presidente Giulia e vicePresidente Massimo.
Il Consiglio mondiale era composto da venti membri, quattro
per continente, che rispondeva a un’assemblea di cento
membri, venti per continente.
La sede era a Roma.
I Consigli continentali erano composti dallo stesso numero
di persone, così come le assemblee e avevano la sede a Roma
per l’Europa, a Pechino per l’Asia, a New York per l’America,
a Sidney per l’Australia, a Il Cairo per l’Africa.
C’erano poi i Consigli regionali, composti da dieci membri
e con un’assemblea di cinquanta persone; i Consigli cittadini,
composti con gli stessi criteri di quelli regionali, e nelle città,
oltre i centomila abitanti, i Consigli di zona, composti da cinque
persone con un’assemblea di venticinque persone.
Tutti questi consessi elettivi avevano il compito di amministrare
la nuova società con l’unico obiettivo di garantire benessere
a tutti e godimento pieno della loro vita e dei beni
prodotti.
Coloro che venivano eletti a queste e altre responsabilità,
all’interno della società, erano revocabili in qualsiasi momento.
Avevano gli stessi diritti di ogni membro della società e gli
stessi doveri. Dovevano perciò dare il loro contributo produttivo
e dovevano partecipare alle ore di studio obbligatorio. La
loro responsabilità era intesa come un servizio alla società e,
chi accettava i vari incarichi, lo faceva per amore della dimensione
sociale in cui viveva e per amore verso gli altri cittadini.
Dedicava tanto tempo agli altri, ma era sempre uno di loro.
La nuova società era basata sul concetto: “Da ognuno secondo
le sue capacità, a ognuno secondo le sue necessità”.
In venticinque anni era sorto un Mondo Nuovo, sempre sognato
da ogni essere umano, che aveva seppellito le barbarie
del passato.
Ogni persona aveva un lavoro, a cui si doveva accedere compiuti
i diciotto anni.
Il tempo di lavoro era di due ore al giorno dal lunedì al venerdì.
Si lavorava, quindi, dieci ore alla settimana.
Due ore ancora della giornata erano dedite allo studio, sempre
dal lunedì al venerdì.
La nuova società voleva persone, che raggiungessero le più
alte vette della conoscenza e dava molta importanza a essa,
come fonte di sapere e di libertà.
Dopo aver dedicato al lavoro e allo studio quattro ore totali
della giornata, ognuno era libero di fare ciò che più gli piacesse.
I lavori più alienanti e faticosi erano svolti dai robot, impostati
per fare i compiti loro assegnati, che sembravano simili agli esseri
umani, dialogavano come esseri umani, ma non lo erano.
L’età lavorativa aveva termine a cinquant’anni per le donne e
a cinquantacinque per gli uomini.
Ogni cittadino era esonerato dal prestare lavoro e dal dedicarsi
allo studio per sei settimane all’anno.
In questo periodo di riposo poteva viaggiare, visitare ogni posto
del mondo, soggiornare in ogni luogo, con la possibilità di
usufruire di alloggi o dei Centri Alberghieri.
La stessa cosa si poteva fare ogni giorno, svolti i compiti lavorativi
e di studio, visto il livello di eccellenza dei trasporti,
che permettevano, tramite i Celesti 120, aerei velocissimi, di
raggiungere le località più lontane in pochissimo tempo.
Il tipo di organizzazione economica e sociale permetteva poi
di svolgere i propri compiti di lavoro e di studio in qualsiasi
parte del mondo.
Era possibile, quindi, per ogni cittadino, con un preavviso
di una settimana, dare il proprio contributo sociale e di studio
una settimana a Roma, una a Los Angeles, una a Mosca, una
Sidney.
In quarantasei settimane di lavoro ogni membro della società
poteva visitare quarantasei posti diversi del mondo.
La lingua non era più un problema.
Le nuove generazioni parlavano tutte l’inglese, scelto, per la
sua semplicità linguistica, come lingua ufficiale.
Le vecchie lo avevano imparato molto velocemente, avendo
la mente sgombra da ogni problema, in appositi corsi.
Nella nuova società non c’era denaro.
Non c’erano, quindi, stipendi, non c’erano banche, assicurazioni,
non c’era niente di collegabile al “vil denaro”.
Non c’erano più merci da vendere o da comprare, non vi
erano, di conseguenza, prezzi, che determinavano il valore di
una merce.
La produzione era esclusivamente per il consumo, per soddisfare
le necessità dei cittadini!
L’essere umano e i suoi bisogni materiali e spirituali era stato
messo al centro di ogni azione economica e sociale.
Ogni persona doveva solo dare il suo contributo produttivo
per ricevere tutto quello che a lei necessitava.
D’altronde i beni prodotti erano di una tale quantità che
ogni membro della società poteva usufruirne in abbondanza,
anche oltre le necessità.
I Centri produttivi avevano dei responsabili di centro e di
settore.
Costoro erano eletti dai lavoratori, che sceglievano chi ritenevano
più capace di svolgere il compito.
Lo Stato, che nei secoli, era stato sinonimo d’imposizione
della volontà di pochi su molti si era andato, negli anni, sgretolando.
Ormai era solo un ricordo!
Un organo molto importante, a cui si accedeva per elezione
revocabile, era l’Amministrazione sociale.
Questa struttura era responsabile di gestire l’anagrafe della
popolazione, la produzione e la distribuzione dei prodotti, i
Centri ristoro, i Centri alberghieri, la sanità, la scuola e i trasporti.
Era un organismo tecnico-organizzativo al servizio del bene
comune e di ogni cittadino.
L’Amministrazione sociale mondiale era strutturata con
gradi di responsabilità cittadina, regionale, continentale, che
rispondevano ai vari livelli dei Consigli.
Tutto veniva gestito con strumenti altamente tecnologici e
con l’ausilio di robot.
Non ci si interessava di altro!
I cittadini, dopo aver svolto il proprio lavoro produttivo e di
studio, erano liberi!
Non avevano imposizione su alcuna scelta individuale!
Ognuno poteva scegliere di vivere la vita che più desiderava.
Potevano unirsi con chi volevano e avere quanti figli sognassero.
Nel periodo di maternità la donna era esonerata dal lavoro.
Dopo la nascita del bambino il periodo di esonero era di un
anno.
Negli ultimi anni c’era stato un aumento delle unioni e delle
nascite.
Nel vecchio mondo un certo Edgar Lee Masters aveva detto:
“In cielo non ci sono matrimoni, ma l’amore sì”.
Nel cielo del Mondo Nuovo era proprio così, c’era tanto
amore e si cercava sempre più l’amore grande, immenso.
Le nascite aumentavano perché non c’era più il terrore del
domani per sé e per i propri figli, ma solo serena fiducia in un
futuro sempre più straordinario.
Questo amore portava le persone ad avere un rapporto diverso
dal passato, basato sull’affetto, sulla stima, sul rispetto.
I Centri ristoro erano sempre pieni.
Le persone volevano stare fuori casa, insieme agli altri, dialogare
con loro, godere della compagnia.
Le strade delle città non erano mai vuote e si respirava la
gioia di vivere ogni minuto della propria vita in modo intenso.
Si assisteva a canti, balli, voglia di essere felici!
Avevano preso piede ultimamente in ogni area del globo
le gare letterarie, che organizzavano gli stessi cittadini e che
riempivano i palazzi dello sport.
La gara consisteva in due sfidanti, che si facevano le domande
l’un l’altro sull’intero scibile del sapere umano con un
arbitro, che garantiva la giustezza o meno delle risposte.
La sfida poteva durare molte ore ed era successo che alcune
fossero durate giorni.
Il vincitore si aggiudicava, soltanto, la soddisfazione del sapere.
Poteva essere poi sfidato da chiunque lo volesse.
Il Consiglio mondiale, vista la rapida diffusione di questo
gioco letterario, stava pensando d’inserirlo nelle discipline
sportive e di organizzare dei veri campionati a livello regionale,
continentale, mondiale.
Pensava anche d’inserirlo nelle discipline olimpioniche
come prima gara a livello mentale in un insieme di discipline
fisiche.
Non che per la nuova società lo sport non fosse importante,
visto che tutti, praticamente, erano divenuti sportivi praticanti,
ma riteneva giusto dare spazio sia alla cura del corpo sia alla
cura della mente.
Per la nuova realtà sociale la salute del corpo era importante
quanto quella della mente.
Questa, per miliardi di persone, diveniva ogni giorno più
importante nel momento in cui capivano che un corpo, seppure
ben allenato, avrebbe potuto essere schiavo; una mente,
invece, allenata al sapere non lo sarebbe stata mai.
Il sistema sanitario era stato strutturato in modo da garantire
a ogni cittadino livelli di difesa della salute eccellenti.
“L’angelo custode” della salute dei cittadini era il “medico
amico”, che aveva la responsabilità della salute di duecento
persone.
Ogni cinquemila persone c’era un centro diagnostico specialistico,
chiamato Centro della salute, che garantiva visite
specialistiche e diagnostiche, in stretto collegamento con il
“medico amico”.
Ogni venticinquemila cittadini c’era un ospedale con cinquecento posti letto, in stretto collegamento con il “medicoamico” e il Centro della salute.
Gli ospedali e i centri, dall’esterno, non sembravano case di
cura, ma dei residence con intorno tanto verde.
Nella struttura ospedaliera c’erano stanze per accogliere i
congiunti del malato, che, volendo, potevano usufruire anche
dell’alimentazione.
L’ospedale era un centro di cultura, di ricerca scientifica, di
aggiornamento professionale continuo.
Ogni cittadino era in questo modo attentamente seguito
nella difesa della sua salute, avendo, oltretutto, l’obbligo di
fare esami generali al suo fisico ogni sei mesi.
Non c’erano liste di attesa e le visite specialistiche o eventuali
ricoveri in ospedale avvenivano in giornata.
Coloro che erano impossibilitati a muoversi ricevevano l’assistenza
domiciliare giorno e notte.
I più anziani non credevano ai loro occhi!
Non avevano mai visto un’assistenza sanitaria di questo
tipo!
La scuola metteva al centro del suo obiettivo l’innalzamento
della conoscenza umana.
Dai due anni ai cinque anni i bambini frequentavano la
scuola per l’infanzia, venendo dotati subito di un computer
per apprenderne l’uso, dai cinque ai dieci la scuola primaria,
dai dieci ai tredici la scuola secondaria, dai tredici ai diciotto
la scuola terziaria.
Queste fasi scolastiche erano obbligatorie, gli asili dalla nascita
ai due anni erano facoltativi.
La scuola, nelle sue varie fasi, aveva un orario complessivo
di otto ore, dalle otto e trenta alle sedici e trenta dal lunedì al
venerdì.
Pranzo e merenda venivano consumati nel Centro ristoro
scolastico.
Era una palestra di apprendimento, ma anche di sport e di
giochi. Era una palestra per far crescere la socialità di ogni
individuo.
Non esistevano compiti da fare a casa, tutto veniva svolto
nelle otto ore.
I programmi toccavano tutto lo scibile del sapere umano,
senza nascondere nulla della storia dell’umanità, affinché
ognuno con il suo sapere liberamente raggiungesse la verità.
Non esistevano voti, né bocciature, né promozioni, eppure
l’impegno degli studenti era massimo nel cercare di scoprire
nella conoscenza le strade dell’amore e della libertà.
Il compito degli insegnanti era quello di costruire persone
libere nella conoscenza e nel sapere, persone con l’animo
nobile, che arrivassero a conoscere bene anche se stessi e si
dessero al prossimo con amore, con rispetto.
Dopo i diciotto anni, iniziava il periodo lavorativo e ognuno
sceglieva in quale ambito operare secondo i suoi desideri e
secondo le sue attitudini.
Questa scelta non era definitiva. Se qualcuno avesse espresso
il desiderio di cambiare, avrebbe potuto.
I trasporti erano al servizio della comunità e venivano organizzati
in modo da servire le esigenze comuni in modo ottimale.
Tutti i mezzi di trasporto pubblico o privato utilizzavano
come carburante l’energia solare con batterie, che si ricaricavano
in continuazione.
La stessa energia solare era utilizzata per la produzione e per
il riscaldamento delle abitazioni e degli uffici.
Nel trasporto pubblico c’erano treni, aerei, elicotteri, bus.
Erano tutti dotati di ogni conforto e garantivano un viaggio
comodissimo.
Le grandi città avevano reti estese di metropolitana, che in
poco tempo collegavano le varie zone.
Ogni persona poteva avere anche più di un’auto. L’Amministrazione
non aveva posto limiti.
Ma i più, stranamente, spesso preferivano il trasporto pubblico
per la comodità, i tempi di percorrenza, la possibilità di
stare insieme ad altre persone.
La rete stradale e autostradale aveva avuto un forte incremento
negli ultimi anni e aveva raggiunto livelli di collegamenti
eccezionali.
Ogni città aveva una tangenziale, in certi casi due, in altri tre,
in altri ancora quattro. Il traffico era sempre scorrevole. Le
strade cittadine erano state impostate in stile romano ed erano
tutte costituite da grandi viali alberati.
I semafori non esistevano più. Agli incroci vi erano solo rotonde
con in mezzo coltivazioni di fiori, che le rendevano bellissime.
Le città erano cambiate, così come pure i paesi.
Non esistevano più case vecchie, brutte e fatiscenti.
Non esistevano grattacieli.
Erano rimasti solo i monumenti e abitazioni di valore storico,
simboli di epoche trascorse.
Le città erano composte tutte da villette singole con cinquecento
metri di area verde intorno.
In ogni zona erano state costruite delle grandi oasi verdi con
dei laghetti artificiali al loro interno.
Nelle stesse aree erano compresi campi da calcio, campi da
tennis, piste ciclabili, isole ginniche, che ogni cittadino poteva
utilizzare liberamente.
In ogni area verde c’era un Centro ristoro.
I più anziani erano strabiliati nel vedere le nuove città!
Dai diciotto anni in poi ogni cittadino aveva diritto alla casa,
oltre che al lavoro e all’auto.
Poteva decidere di abitare da solo o con chi volesse.
Per l’alimentazione, i vestiti, gli elettrodomestici e qualsiasi
altro bene desiderato ogni cittadino poteva utilizzare i Centri di
rifornimento, grandi strutture commerciali, poste intorno alle
città.
Gli anziani potevano ordinare i beni desiderati per telefono e
ricevere la consegna a domicilio.
Per lo più, però, le persone per l’alimentazione si recavano ai
Centri ristoro, sparsi per le città, i paesi, lungo le autostrade e le
strade più trafficate.
Preferivano stare con gli altri, più che con se stessi!
In questi centri i lavori di preparazione, di cottura, di servizio
erano affidati ai robot, così come i lavori di pulizia.
Ogni persona aveva in dotazione un robot, che si occupava di
ogni tipo di lavoro domestico.
Il Mondo Nuovo aveva liberato, finalmente, l’essere umano e,
soprattutto le donne dal lavoro domestico, un’occupazione tra
le più alienanti!
Le persone, che decidevano di avere un rapporto e si mettevano
insieme, non perdevano la loro casa.
Se avevano dei figli, che, prendevano il cognome della madre
e del padre, potevano tenerli in casa oppure, come dicevamo
sopra, portarli all’asilo, prima che iniziasse il periodo scolastico
obbligatorio.
Fino ai quattordici anni, oltre gli orari quotidiani dell’asilo e
delle scuole, c’era la possibilità di lasciare i figli, anche per alcuni
giorni, nei Centri per l’infanzia.
In caso di scelte di vita dei genitori non contemplanti un percorso
comune della loro esistenza essi potevano scegliere di
tenere i bambini o affidarli ai Centri per l’infanzia, i quali si
prendevano cura con amore della loro vita.
In qualsiasi momento comunque i genitori o un singolo genitore
poteva riportare nella sua abitazione il proprio figlio.
In caso di maternità indesiderata la donna era l’unica a poter
decidere se accettarla o meno.
Negli ultimi anni i casi di maternità indesiderata erano scomparsi.
La nuova società difendeva la vita di ogni essere umano e dei
bambini, in particolare, garantendo a tutti, in qualsiasi età, il
presente e il futuro.
La nascita di un bambino era sempre un momento di gioia,
mai di dramma.
La donna, al pari dell’uomo, assumeva sempre più nella società
un ruolo attivo, responsabile e ambedue, seppur diversi
fisiologicamente, si vedevano come esseri umani e parte attiva
di una nuova realtà, che si stava costruendo per il bene di tutti.
Nell’ultimo periodo la percentuale di anziani era diminuita,
proprio grazie a un’ondata imponente di nascite.
Costoro, dopo la pensione, dovevano continuare a frequentare
le due ore giornaliere di studio.
Il percorso della conoscenza non doveva mai essere abbandonato!
A meno che non ci fosse qualche impedimento fisico
o di salute.
In ogni zona delle città, in ogni paese, c’erano tanti Centri del
tempo libero, ove si organizzavano gite, serate gastronomiche,
letterarie, teatrali, cinematografiche, di ballo.
Questi luoghi erano sempre pieni di persone di qualsiasi età
e anche di anziani.
Gli anziani soli e malati erano seguiti da persone qualificate
a rendere la loro vita meno dura nelle loro abitazioni.
Gli ospizi erano stati aboliti, ritenendoli poco adatti a un
percorso di vita sereno.
Le arti e la cultura viaggiavano su livelli eccelsi.
Era un fiorire di nuovi scrittori, nuovi poeti, nuovi pittori,
nuovi scultori, nuovi autori di opere teatrali, cinematografiche,
musicali!
Tutte le opere degli artisti erano portati a conoscenza dei
cittadini, che erano ansiosi e bramosi di scoprirle e godere
delle emozioni, delle riflessioni, delle felicità di ogni prodotto
artistico.
D’altronde questo era l’obiettivo degli artisti: dare emozioni,
riflessioni, felicità al fruitore dell’opera.
I teatri, i cinema, le sale musicali, gli incontri letterari, le mostre
artistiche vedevano sempre una massiccia partecipazione
dei cittadini, che preferivano assistere a eventi dal vivo.
La televisione aveva assunto un carattere informativo culturale.
Non c’era più la pubblicità. Non c’era più nulla da vendere!
C’erano programmi informativi, a carattere scientifico, musicali,
teatrali, film, documentari, ma in casa si stava poco.
Si preferiva stare insieme agli altri e partecipare agli eventi.
L’informazione sia televisiva sia della carta stampata era basata
sul racconto dei fatti, sulla conoscenza globale.
L’obiettivo era di mettere ognuno in condizione di capire e
di promuovere la crescita delle menti e dei cuori delle persone.
L’informazione doveva formare i cittadini alla conoscenza
non all’ignoranza.
Nel Mondo Nuovo l’attività sportiva era ritenuta molto importante
per la salute fisica e psichica delle persone di ogni
età.
Le città erano dotate di innumerevoli Centri dello sport, ove
ognuno, fin da bambino, poteva avvicinarsi all’attività sportiva
preferita.
Tutte le persone facevano attività sportiva almeno tre volte
alla settimana.
Lo sport agonistico aveva campionati cittadini, regionali,
continentali, mondiali.
Veniva praticato in strutture coperte e climatizzate ed era
molto seguito.
Sia i protagonisti attivi dei vari sport sia gli spettatori vedevano
la competizione più come espressione delle proprie
qualità tecniche che come gara da vincere a ogni costo.
Si partecipava per passione e voglia di provare piacere nell’essere
protagonista o spettatore e un bel gesto tecnico, spesso,
dava più emozione di una vittoria immeritata.
Gli sportivi praticanti si dedicavano al loro sport preferito, dopo
aver dato il loro contributo sociale e culturale alla comunità.
Nella nuova società non si producevano armi e quelle che
c’erano erano state distrutte.
Non c’era un esercito e nemmeno un tipo di guardia qualsiasi.
Ogni cittadino era responsabile della sua società.
Molto importante era ritenuto il rapporto con la natura.
Non si utilizzavano fonti di energia inquinanti, si curavano
il territorio, i monti, i mari, i fiumi.
La natura era amata e rispettata, come meritava.
Ogni cittadino pensava che prendersi cura di essa era come
prendersi cura di se stessi, perché l’essere umano non poteva
fare a meno della natura.
Il Mondo Nuovo aveva ricreato le basi di un rapporto uomo
natura sereno, rispettoso, pieno di amore.
L’essere umano nella nuova società progrediva ogni giorno
di più in ogni campo.
Il cancro era stato debellato, l’AIDS pure.
Non esistevano più malattie mortali!
Erano tutte curabili!
La vita media era ormai di cento anni e le previsioni erano
che sarebbe cresciuta al ritmo di due anni per anno.
Nel 2053 sarebbe stata di centocinquant’anni!
Non c’erano più morti sul lavoro, né per droga, né per alcool.
Gli incidenti stradali erano molto rari e, quando accadevano,
a causa di un materiale speciale, scoperto nel 2015, il Prolin,
usato nella costruzione delle auto, non vi erano danni alle persone.
Si moriva solo di morte naturale, praticamente!
L’essere umano aveva trovato, finalmente, la sua vera dimensione,
in cui esprimere il massimo di se stesso, libero di
volare nello spazio dell’amore e della conoscenza!
Il superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno
di ogni epoca umana era realtà.
Coloro che avevano visto il passato ricordavano con terrore
quell’epoca e la cancellavano subito dalla mente.
Tanto forte era il crampo che prendeva lo stomaco!
I nati nella nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano
certi film erano restii a credere che il mondo avesse
visto realtà di quel tipo.
Non osavano immaginare che esseri umani potessero utilizzare,
come schiavi o finti liberi, altri esseri umani per avere dei
miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale ferroso.
Non osavano immaginare che tanta gente non avesse un lavoro,
una casa; che tante persone non mangiassero abbastanza
e altre morissero addirittura di fame; che i bambini morissero
per mancanza di cibo.
Non osavano immaginare che esseri umani uccidessero altri
esseri umani per motivi futili e banali; che ci fossero le guerre;
che si distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni
della storia dell’umanità; che un liquido brutto e nero fosse
così importante.
Non osavano immaginare che donne e uomini vendessero
il loro corpo e, a volte, anche la loro anima per apparire
in televisione, sui giornali; che le persone non esprimessero
quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che conveniva
ai loro interessi; che un organo, chiamato Stato, imponesse
tasse e decidesse sulle scelte delle persone in tema di rapporti
d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto; che si nascondesse
la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza; che un
malato dovesse pagare per essere curato; che la scuola non
insegnasse sapere, ma ideologie; che un laureato non trovasse
occupazione; che non si lavorasse o si lavorasse a segmenti; che
l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del Guadagno
e nascondesse la verità; che chi produceva era povero e chi
non produceva era ricco; che si andasse in pensione, ormai,
vecchi, e, dopo una vita di lavoro, fosse dura tirare avanti; che
non tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona
a persona; che chi praticasse sport non lo facesse per passione
e piacere, ma per denaro; che la donna non fosse ritenuta
pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa; che si
dovessero pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti;
che gli anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai,
improduttivi.
Non riuscivano a immaginare che ci fossero le armi; che ci
fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie; che ci fossero le
banche, le assicurazioni.
Non riuscivano a immaginare una politica, fatta non per le
esigenze comuni, ma per gli interessi di comitati d’affare e, anche,
di bande criminali.
Non riuscivano a immaginare che la stragrande maggioranza
della popolazione, che viveva in condizioni precarie, non si ribellasse
e, anzi, prendesse a modello proprio coloro, che avevano
interesse a tenerli in quella situazione di sottomissione.
I figli della nuova epoca non osavano credere, studiando la
storia dell’umanità, che potessero essere esistiti periodi così bui
e tristi per l’umanità!
Quasi non volevano credere che l’umanità avesse dovuto
aspettare fino al 1° febbraio dell’anno 2003 per aprire le porte
della civiltà, dell’amore, della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza!
***
Si sentì il rombo di un motore di un’auto provenire dal giardino
della villa.
Jonathan corse sulla veranda.
«Mamma... papà... sono arrivati!».
Scese le scale e corse loro incontro.
Fernanda lo prese al volo in braccio.
«Ciao, Jonathan!» disse la donna, mentre lo baciava.
«Ciao, mamma!».
«Ciao, Jonathan!» disse John, appena sceso dall’auto.
Abbracciò e baciò, anche lui, il bambino e tutt’insieme, si
avviarono verso l’ingresso dell’abitazione.
«Sai mamma, il nonno mi ha parlato di Hitler e di Mussolini.
Mamma... come erano cattivi? Hitler bruciava le persone!».
«Oggi, per fortuna, non abbiamo più di questi problemi!»
rispose Fernanda.
Sulla veranda li attendevano Giulia e Massimo, che, appena
furono vicini, abbracciarono e baciarono la donna e l’uomo,
come se fossero due bambini.
Per i genitori i figli non hanno età!
Sharon dormiva nella culla nella stanza a fianco.
«Tutto bene?» chiese poi Massimo ai due giovani.
«Benissimo papà. Voi come state?» rispose Fernanda.
«Anche noi benissimo!» disse il padre.
«Se avete bisogno di qualcosa, fate pure, noi andiamo su a
prepararci» esclamò Giulia.
«Andate, io preparo un bel caffè per me e John... lo vuoi
pure tu giusto...» disse la ragazza, rivolta al ragazzo».
«Certo che lo voglio! Non si rifiuta un tuo caffè, visto che
sei un’artista in questo campo» rispose John.
Un pianto avvisò che la bambina era sveglia.
Fernanda, John e Jonathan accorsero da lei.
Sharon smise di piangere e sorrise, aveva riconosciuto la
mamma e il papà!
«Sharon, vieni... come sei bella...!» disse il papà prendendola
in braccio.
«Sharon... dammi un bacio» esclamò la mamma, prendendo
la bambina dalle braccia dell’uomo.
«Mamma... Papà... voglio andare sulla Luna!» disse il bambino.
«Tra un po’ non ci saranno problemi. Potrai andare sulla
Luna, su Marte e su Saturno. Forse anche su Plutone» rispose
il padre.
«Il nonno ha detto che il primo uomo che andò sulla luna è
stato un certo Armstrong nel secolo scorso».
«È così» disse John.
«Ma perché il nonno non è mai andato sulla Luna?».
«È una domanda che devi fare al nonno» rispose Fernanda.
Il bambino non aspettò che Massimo tornasse, salì le scale,
andò nella camera da letto dei nonni, dove Massimo stava
vestendosi e, sorprendendo l’uomo chiese:
«Nonno, perché non sei mai andato sulla Luna?».
Massimo ancora sorpreso rispose:
«Sulla Luna?».
«Sì, tu non sei mai andato sulla Luna, come mai?».
Il nonno sorrise.
«Nel vecchio mondo le nuove scoperte non erano per tutti.
Chi le scopriva ne diveniva proprietario. Se qualcuno avesse
voluto visitare la Luna doveva pagare e io non avevo tanti
soldi. Oltretutto avevo da fare sulla Terra».
«Proprietario! Cosa significa questa parola?».
«Il proprietario era colui che aveva il diritto di disporre di
una proprietà, cioè di beni».
«Come? Erano solo suoi?».
«Sì, erano solo suoi».
«Non era giusto».
«Lo so. Ma era così».
Mentre il nonno e il nipote parlavano, Giulia entrò nella
stanza.
Vide la scena, si commosse.
Guardò il suo uomo e sentì il cuore stringersi per l’amore,
che sentiva più forte di sempre verso Massimo.
In un istante rivide il loro primo incontro casuale a Torino
in una giornata di pioggia.
Rivide quella notte di aprile indimenticabile!
Ritornò con la mente agli anni bui, in cui erano stati lontani.
Rivisse il dolore della lontananza e la gioia del ritrovarsi.
Ricordò i suoi primi rapporti con l’associazione Mondo
Nuovo, creata da Massimo per far alzare a ogni essere umano
gli occhi oltre il cielo e dare all’umanità il sapore caldo della
speranza.
Ritornarono nella mente tanti momenti belli e meno piacevoli, quali il rapimento, il killer “Iena”, i giorni a Monte Serico,
il rapimento di Fernanda, prima della conquista del cielo.
Forse senza quell’uomo, ormai ottantenne, che parlava con
tanto amore con il nipote, la sua vita non sarebbe stata la
stessa!
Pensò come fosse importante incontrare la persona giusta
e saperlo capire.
Come fosse importante saper scegliere per non pentirsi; saper
sbagliare, ma saper tornare indietro.
Come fosse importante amare, perché l’amore era la vera
forza rigeneratrice di ogni essere umano e dell’intera umanità.
Ricordò una bellissima poesia di Edward Estlin Cummings,
le sue bellissime parole:
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio,
non me divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata.
Qualsiasi cosa venga fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato,
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo,
perché il mio mondo, il più bello,
il più vero sei tu.
Questo è il nostro segreto profondo,
radice di tutte le radici,
germoglio di tutti i germogli,
cielo dei cieli di un albero, chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera.
E la mente nasconde
la meraviglia che le stelle separa,
il tuo cuore esiste nel mio...
Ecco il segreto più profondo,
che nessuno conoscerà mai,
radice delle radici,
germoglio dei germogli,
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima possa sperare,
più vivo di quanto la mente
possa celare.
Prendo il tuo cuore,
lo porto con me... nel mio.
Sentì il cuore quasi scoppiare nel guardare il suo grande
uomo, il suo immenso amore.
«Nonna, tu sei andata sulla Luna?».
La domanda di Jonathan fece tornare Giulia al presente.
«No, ma ci andremo tutti tra poco» rispose la donna.
«Dai, Jonathan, andiamo giù. La nonna ci raggiunge subito»
disse il nonno al nipote.
Giulia rimase sola nella stanza.
Si guardò allo specchio, guardò le sue rughe di donna di
sessantasette anni e sorrise.
“Con l’amore abbiamo conquistato il cielo! Con questo
straordinario sentimento conquisteremo l’intero firmamento!”
disse a se stessa la donna.
Scese poi al piano di sotto, ove Massimo, Fernanda, John,
Jonathan e Sharon erano in attesa per recarsi alla festa di Tor
Vergata.
Giulia, il suo uomo e il nipote salirono su un’auto.
La figlia, John e Sharon su un’altra.
Ambedue le auto si avviarono verso la periferia romana, ove
milioni di persone attendevano la Fata e il Principe per dare
il via ai festeggiamenti del venticinquesimo anniversario del
Mondo Nuovo.
La medesima cosa nella giornata sarebbe avvenuta in ogni
parte del mondo.
Miliardi di persone avrebbero festeggiato questo giorno bellissimo
e straordinario come una sola mente e un solo cuore,
consapevoli che l’umanità aveva, ormai, conquistato il cielo,
sogno di ogni epoca, e che era dolce assaporare le cose belle
che esso portava.
Giuseppe Calocero, Il dolce sapore del cielo, cap.7
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