Una luce nel labirinto

Una luce nel labirinto
Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

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Non sottomettersi mai.

domenica 27 gennaio 2013

Comunismo e libertà.

Comunismo e libertà. La società in cui viviamo è dominata dall’ottica del profitto e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove l’autonomia, l’emancipazione, la libertà sono dovute allo “schiavo giallo”, il denaro, così battezzato da Shakespeare. “Questa prodigiosa materia capace di rendere nero il bianco, bello il brutto, diritto il torto, nobile il basso, giovane il vecchio, valoroso il codardo.” Una dimensione socio-economica che nega la libertà a miliardi di esseri umani, essendo essa innanzitutto soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. Se non vi è questa libertà, non vi può essere uguaglianza e giustizia sociale, né tantomeno civiltà, poiché essa, essendo la libertà materiale e spirituale intimamente legate, presuppone esseri umani liberi, poiché soltanto da tali persone può essere concepita e realizzata. Eppure nel sistema attuale la parola “libertà” è tra le più utilizzate. Addirittura si fanno guerre nel nome di questa parola. Quale libertà ha il disoccupato, il cassintegrato, il lavoratore in mobilità, chi ha un lavoro precario, chi lavora ed è costretto a sopravvivere con 1200 € al mese, il pensionato con 600 € al mese, il giovane che dedica anni della sua vita allo studio per un futuro senza futuro? La parola libertà, non collegata alla soddisfazione dei bisogni, è una parola vuota. Senza cibo per la mente e per la pancia non vi può essere libertà! L’essere umano ha necessità di mangiare, bere, vestirsi, avere una casa, allo stesso modo del bisogno di conoscere ed esplorare ogni campo della cognizione umana. La realtà di sfruttamento e miseria del proletariato nel capitalismo non sono problemi contingenti, ma strutturali al sistema. Secondo il rapporto Unicef oggi nel mondo muoiono 10 milioni di bambini sotto i cinque anni. Questi infanti non riescono a diventare giovani! Nel 2011 la spesa militare è stata di 1204 miliardi di dollari, ma non vi sono soldi per salvare la vita di questi bambini. Il progetto di ridurre le morti a 9000 unità al giorno è stato presentato come un obiettivo molto ambizioso. Secondo il Tribunale permanente contro i crimini dell’umanità, istituito da un Trattato internazionale e ratificato da 106 Stati, mancanti la Cina e gli U.S.A, sarebbero 300.000 i bambini presenti in formazioni militari, dopo che solo poco tempo fa sono state accertate le dimensioni del massacro nella guerra Iran-Iraq di 30 anni orsono, quando masse di ragazzi furono utilizzati per sminare le strade. La verità che questo sistema sociale in qualsiasi fase è fame, miseria, guerra, sfruttamento, morte per milioni di esseri umani. Che piova o ci sia il sole chi vive offrendo al mercato capitalistico braccia o cervello avrà una vita sempre dura da vivere sia che sia giovane sia che sia anziano, sia che appartenga al sesso femminile sia che appartenga a quello maschile! “Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per aumentare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per rendere più largo, più ricco, più progredito il ritmo di vita…” K.Marx- F. Engels Il manifesto del partito comunista. Negli ultimi anni i mass-media hanno dedicato ampio spazio alla presunta “crisi”. I pseudo economisti, pseudo centri studi e pseudo organismi di controllo si sono dilettati a fare previsioni sulla durata e sull’intensità. Erano gli stessi che poco tempo fa facevano previsioni sul petrolio a 200 dollari al barile, si sollazzavano sulle stime di crescita e che alzavano i tassi d’interesse per tenere sotto controllo l’inflazione. In alcune aree del globo, tra cui l’Europa, la “crisi” è stata utilizzata per una politica economica di rigore, che ha significato colpire la classe lavoratrice nei posti di lavoro, nei salari, nei diritti, facendo passare il ritorno a condizioni del primo novecento come nuove riforme, salvaguardando però il profitto e la rendita. Eppure l’economia mondiale è cresciuta negli ultimi anni di circa il 4 % e le previsioni per l’anno in corso sono di una crescita vicina al 3%. La situazione attuale vede una realtà di sovrapproduzione in determinate aree. Si produce troppo rispetto alla domanda! E’ assurdo che, mentre tanti prodotti giacciono in magazzino, miliardi di esseri umani debbano vivere nella miseria o, addirittura, morire d’inedia! E’ il capitalismo! Pochi ricchi, molti poveri. La dimensione dell’attuale realtà mostra ancora una volta che il capitalismo ha finito la sua opera progressista ed ha assunto una forma conservatrice e reazionaria ed è solo un freno allo sviluppo dell’umanità. Nell’attuale società la miseria e la povertà, non sono accidenti, ma sono insite nel processo di produzione e distribuzione del sistema, nel quale il capitale è un prodotto comune e può essere messo in moto solo dall’attività comune dei membri della società, ma l’appropriazione è oligarchica. Se il capitale è un prodotto sociale, basterebbe trasformare la proprietà oligarchica in comune per avere una società nuova. La dimensione nuova del carattere sociale della proprietà sarebbe la nascita di un mondo nuovo in cui ogni essere umano si appropria dei beni prodotti e della vita stessa, che può essere goduta in tutto il suo splendore solo nella soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. Essere per la vita vuol dire essere per l’eliminazione del dissidio tra produzione sociale ed appropriazione di pochi. Dire di essere per la vita e per la libertà, mentre si accettano condizioni di miseria, di sfruttamento, milioni di morti per fame, miliardi in condizione di sottoalimentazione è pura ipocrisia. “L’economia borghese non può né in genere impedire le crisi, né garantire il singolo capitalista da perdite, cattivi debitori e fallimenti e neppure garantire il singolo operaio dalla disoccupazione e dalla miseria.” F. Engels Antidhuring La differenza tra chi vuole veramente una realtà socio-economica nuova, ove al centro vi sia l’essere umano ed i suoi bisogni, e chi non la vuole, anche se, ipocritamente, cerca di far sembrare il contrario, è nel superamento dei rapporti di produzione, dell’ottica del plusvalore e del profitto. La nuova frontiera per l’umanità è una società comunista, che si basi sul concetto di Marx “Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo le sue necessità”. Per giungere a questo obiettivo è necessario che ognuno prenda in mano il proprio destino e lotti quotidianamente per questa meta, scrollandosi di dosso la fiera delle illusioni del parlamentarismo, orchestrata dai “pugilatori a pagamento con lingua da schiavi”. “Noi ci chiamiamo comunisti. Che cos’è un comunista? Comunista è una parola latina. Comunista deriva dalla parola comune. La società comunista significa: tutto in comune, la terra, le fabbriche, il lavoro. Ecco cos’è il comunismo.” Lenin “I compiti delle associazioni giovanili” 1920

sabato 12 gennaio 2013

La fiera delle illusioni.

La fiera delle illusioni. E’ iniziata la campagna elettorale. E’ cominciata la fiera delle promesse, delle illusioni, delle demagogie. Ogni partito, aspirante al parlamento, ha la sua agenda. In nessuna di queste vi sono al centro gl’interessi dei lavoratori: lavoro, salario, diritti, condizioni di lavoro e di vita. Tutti i programmi hanno, in ultima analisi, in primo piano obiettivi miranti a migliorare la produttività delle imprese e quindi i profitti. Il dopo elezioni, chiunque vada al governo, non vedrà migliorata la condizione di lavoro e di vita di chi vive offrendo l’opera delle proprie braccia o del proprio cervello. I candidati stessi, anche quando sono espressione della cosiddetta società civile, appartengono a categorie non proletarie. La “società civile” dei partiti parlamentari s’intende solo come rappresentanza del profitto e della rendita. Noi dovremmo essere presenti nella lotta politica con le nostre esigenze, ma questo può avvenire solo se forti di una nostra organizzazione. Al primo posto c’è il lavoro, possibilità unica nel capitalismo per i lavoratori di essere in grado di soddisfare le minime necessità umane. L’unico modo nel sistema attuale di vedere aumentare l’occupazione è rivendicare la riduzione dell’orario di lavoro. I capitalisti ed i loro pugilatori a pagamento con lingua da schiavi direbbero, come sempre è accaduto nella storia, che ciò non è possibile, che è solo demagogia, che l’occupazione si aumenta con la maggiore produttività delle imprese, dimenticando che la disoccupazione nel capitalismo è una costante e che l’orario di lavoro fa rima con il plusvalore estratto a chi lavora; insieme alla riduzione dell’orario di lavoro è necessario chiedere il reddito minimo garantito per i disoccupati, affinchè nessuno possa essere escluso dal soddisfare le minime necessità materiali; la seconda rivendicazione deve vedere una richiesta di aumenti salariali, visto che quelli italiani sono tra i più bassi del mondo e che non permettono di vivere una vita decente; l’età pensionabile dev’essere riportata a 55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini, visto che la cassa dei lavoratori dipendenti è da sempre in attivo e che ogni essere umano ha il diritto di staccare dal lavoro dopo anni di sfruttamento; le condizioni di lavoro devono essere rivendicate nel concetto che chi lavora non è uno schiavo ed ha diritto ad essere trattato da essere umano; per migliorare le condizioni di vita è necessario che sia rivendicata una scuola veramente pubblica, una sanità al servizio della salute dei cittadini, un trasporto pubblico efficiente, una cura del territorio e dell’ambiente, servizi per l’infanzia efficienti; che le tasse le paghino tutti e che siano ridotte sui salari e le pensioni. Queste rivendicazioni concrete migliorerebbero di molto le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, anche se non risolverebbero le angherie del capitalismo. Non andrebbero certamente ad intaccare il profitto, ma innescherebbero un processo vero di lotta alla rendita, al parassitismo, al clientelismo, all’evasione. Coscienti che, per dare all’essere umano una dimensione nuova e diversa, l’unica frontiera sia il superamento della società divisa in classi per una società senza classi, dove sia tutto in comune e la produzione veda come meta non il profitto, ma il benessere dell’umanità. Tutti coloro che si frappongono a questi obiettivi sono per non cambiare nulla, per mantenere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Sono per il profitto e la rendita e per aumentare l’estrazione di plusvalore da chi lavora. Questi più parlano di cambiamento e più vogliono conservare. Sono reazionari, travestiti da riformatori ed innovatori, sono guardiani del capitale!