Una luce nel labirinto

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Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

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Non sottomettersi mai.

sabato 22 febbraio 2020

Lo stregone...



(7° giorno – Lo stregone non è più capace di dominare le potenze oscure)  Ma abbiamo visto che i mezzi di produzione e di scambio sulla cui base si era venuta costituendo la borghesia erano stati prodotti entro la società feudale. A un certo grado dello sviluppo di quei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, l’organizzazione feudale dell’agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in altrettante catene. […]
(7° giorno – Lo stregone non è più capace di dominare le potenze oscure)
 Ma abbiamo visto che i mezzi di produzione e di scambio sulla cui base si era venuta costituendo la borghesia erano stati prodotti entro la società feudale. A un certo grado dello sviluppo di quei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, l’organizzazione feudale dell’agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in altrettante catene. Dovevano essere spezzate e furono spezzate.
Ad esse subentrò la libera concorrenza con la confacente costituzione sociale e politica, con il dominio economico e politico della classe dei borghesi.
Sotto i nostri occhi si svolge un moto analogo. I rapporti borghesi di produzione e di scambio, i rapporti borghesi di proprietà, la società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia dell’industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio. Basti ricordare le crisi commerciali che col loro periodico ritorno mettono in forse sempre più minacciosamente l’esistenza di tutta la società borghese.
Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta non solo una parte dei prodotti ottenuti, ma addirittura gran parte delle forze produttive già create. Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in tutte le epoche precedenti sarebbe apparsa un assurdo: l’epidemia della sovraproduzione. La società si trova all’improvviso ricondotta a uno stato di momentanea barbarie; sembra che una carestia, una guerra generale di sterminio le abbiano tagliato tutti i mezzi di sussistenza; l’industria, il commercio sembrano distrutti. E perché? Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio. Le forze produttive che sono a sua disposizione non servono più a promuovere la civiltà borghese e i rapporti borghesi di proprietà; anzi, sono divenute troppo potenti per quei rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine tutta la società borghese, mettono in pericolo l’esistenza della proprietà borghese. I rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi stessi prodotta. -Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall’altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse.
Marx, Engels,
II manifesto


martedì 11 febbraio 2020

La ricchezza...


La ricchezza cresce per pochi, la miseria per molti.
L’automazione e la robotica, applicate ai cicli produttivi,  nei prossimi anni e decenni, secondo studi di esperti dell’economia e del progresso tecnologico del sistema, porteranno ad una divaricazione tra crescita economica ed occupazione. Queste analisi mostrano che nei prossimi anni si avrà una crescita senza occupazione, “ Jobless growth”. Gl’investimenti delle aziende, per buona pace dei pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, non porteranno nuova occupazione, ma più disoccupazione. Essi saranno in massima parte intensivi, in automazione. Tra il 2000 e il 2017 negli Usa nella manifattura si sono persi 5 milioni di posti di lavoro. La stessa realtà si è realizzata in Europa. I robot introdotti nei processi produttivi a livello globale sono passati da 83000 nel 2005 a 250000 nel 2017. Diventeranno 600000 nel 2021. Secondo la Oxford University il 47 % dei posti di lavoro negli Usa è a alto rischio automazione nei prossimi vent’anni. Il Centro studi Bruegel prevede che in Europa siano a rischio oltre il 50 % dei lavoratori. Nomura stima che in Giappone il 50 % degli impiegati saranno sostituiti dai robot entro il 2035. Nello stesso periodo The European House Ambrosetti stima uno sostituzione dei lavoratori con robot per il 15 %. A questa futura realtà bisogna aggiungere nei prossimi anni la sostituzione la sostituzione del motore a scoppio con il motore elettrico, che porterà una diminuzione dell’occupazione.

Motore a scoppio                                                                                                elettrico

Parti in movimento      2000                                                                                      20

Pari installate              1200                                                                                     200                                                        

Lavoratori necessari    100 %                                                                                    25%

Per produrre un’auto elettrica serve un quarto della forza lavoro attuale. Le aziende stimano che portando avanti il processo verde i profitti potranno aumentare del 50%. Di fronte alla realtà attuale ed a quella che si prospetta il sistema,  le sue forze politiche, i suoi mass-media, pur di nascondere la condizione presente e futura, danno in pasto ai cittadini lavoratori il bau bau dei migranti, della cronaca nera ed altre amenità, che servono solo a distrarre l’attenzione dalla dimensione socio-economica in cui viviamo e da quello che si prefigura nel futuro. Un rapporto essere umano-natura equilibrato e rispettoso non ci potrà mai essere in una dinamica socio-economica, basata sul profitto, perché il profitto è tutto per il capitalista. Ne consegue che la campagna verde sottintende una ricerca di nuovi profitti. Solo in una società che non produce per la produzione, ma per il consumo, non per il profitto, ma per le esigenza degli esseri umani Madre Natura potrà avere il rispetto che merita.
Tornando alla questione degli investimenti tecnologici ed alle conseguenze che si realizzeranno nei prossimi anni è necessario che si prenda coscienza che l’unico modo per una difesa ordinata degl’interessi dei lavoratori è porre sul tavolo del confronto con i governi e le aziende pochi punti, ma basilari:
Riduzione degli orari di lavoro;
reddito di vita universale;
età di pensione ridotta  a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne.
I presunti esperti che riempiono i canali televisivi e le pagine dei giornali faranno subito la faccia scandalizzata nel sentire queste proposte e la prima risposta sarà: “ Non ci sono  i soldi.”
“I soldi ci sono!” Sono i circa 300 miliardi di evasione autorizzata, che recuperandoli porterebbero a risolvere tutti i problemi nei vari settori della società.
Certamente le rivendicazioni di cui sopra possono servire a difendere la condizione nell’immediato, ma non garantiranno la speranza di futuro sereno, tranquillo e felice.
Per garantirsi una tale dimensione socio-economica in cui l’essere umano sia libero dai bisogni materiali e spirituali ed abbia un rapporto corretto e rispettoso con la Natura serve andare oltre i rapporti di produzione ed avere una società che produca per il consumo.