La ricchezza cresce per pochi, la miseria per molti.
L’automazione e la robotica,
applicate ai cicli produttivi, nei
prossimi anni e decenni, secondo studi di esperti dell’economia e del progresso
tecnologico del sistema, porteranno ad una divaricazione tra crescita economica
ed occupazione. Queste analisi mostrano che nei prossimi anni si avrà una
crescita senza occupazione, “ Jobless growth”. Gl’investimenti delle aziende,
per buona pace dei pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, non porteranno
nuova occupazione, ma più disoccupazione. Essi saranno in massima parte
intensivi, in automazione. Tra il 2000 e il 2017 negli Usa nella manifattura si
sono persi 5 milioni di posti di lavoro. La stessa realtà si è realizzata in
Europa. I robot introdotti nei processi produttivi a livello globale sono
passati da 83000 nel 2005 a 250000 nel 2017. Diventeranno 600000 nel 2021.
Secondo la Oxford University il 47 % dei posti di lavoro negli Usa è a alto
rischio automazione nei prossimi vent’anni. Il Centro studi Bruegel prevede che
in Europa siano a rischio oltre il 50 % dei lavoratori. Nomura stima che in Giappone
il 50 % degli impiegati saranno sostituiti dai robot entro il 2035. Nello
stesso periodo The European House Ambrosetti stima uno sostituzione dei
lavoratori con robot per il 15 %. A questa futura realtà bisogna aggiungere nei
prossimi anni la sostituzione la sostituzione del motore a scoppio con il motore
elettrico, che porterà una diminuzione dell’occupazione.
Motore
a scoppio elettrico
Parti in movimento 2000 20
Pari installate 1200 200
Lavoratori necessari 100 % 25%
Per produrre un’auto elettrica
serve un quarto della forza lavoro attuale. Le aziende stimano che portando
avanti il processo verde i profitti potranno aumentare del 50%. Di fronte alla
realtà attuale ed a quella che si prospetta il sistema, le sue forze politiche, i suoi mass-media, pur
di nascondere la condizione presente e futura, danno in pasto ai cittadini lavoratori
il bau bau dei migranti, della cronaca nera ed altre amenità, che servono solo
a distrarre l’attenzione dalla dimensione socio-economica in cui viviamo e da
quello che si prefigura nel futuro. Un rapporto essere umano-natura equilibrato
e rispettoso non ci potrà mai essere in una dinamica socio-economica, basata
sul profitto, perché il profitto è tutto per il capitalista. Ne consegue che la
campagna verde sottintende una ricerca di nuovi profitti. Solo in una società
che non produce per la produzione, ma per il consumo, non per il profitto, ma
per le esigenza degli esseri umani Madre Natura potrà avere il rispetto che
merita.
Tornando alla questione degli
investimenti tecnologici ed alle conseguenze che si realizzeranno nei prossimi
anni è necessario che si prenda coscienza che l’unico modo per una difesa
ordinata degl’interessi dei lavoratori è porre sul tavolo del confronto con i
governi e le aziende pochi punti, ma basilari:
Riduzione degli orari di lavoro;
reddito di vita universale;
età di pensione ridotta a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne.
I presunti esperti che riempiono
i canali televisivi e le pagine dei giornali faranno subito la faccia
scandalizzata nel sentire queste proposte e la prima risposta sarà: “ Non ci
sono i soldi.”
“I soldi ci sono!” Sono i circa
300 miliardi di evasione autorizzata, che recuperandoli porterebbero a
risolvere tutti i problemi nei vari settori della società.
Certamente le rivendicazioni di
cui sopra possono servire a difendere la condizione nell’immediato, ma non
garantiranno la speranza di futuro sereno, tranquillo e felice.
Per garantirsi una tale
dimensione socio-economica in cui l’essere umano sia libero dai bisogni
materiali e spirituali ed abbia un rapporto corretto e rispettoso con la Natura
serve andare oltre i rapporti di produzione ed avere una società che produca
per il consumo.
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