Una luce nel labirinto

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Non arrendersi mai.

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Non sottomettersi mai.

lunedì 17 gennaio 2022

La pandemia della disuguaglianza. Rapporto di Oxfam

LA PANDEMIA DELLA DISUGUAGLIANZA lotta disuguaglianze ingiustizia “Ricchezza e povertà nei tempi moderni” – I 10 uomini più ricchi del mondo raddoppiano le proprie fortune, mentre nel mondo si stima che 163 milioni di persone in più sono cadute in povertà, in Italia 1 milione di poveri in più nel solo 2020. I 10 super-paperoni detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, ovvero di 3,1 miliardi di persone. Ogni 4 secondi nel mondo 1 persona muore per fenomeni connotati da elevati livelli di disuguaglianza come mancanza di accesso alle cure, fame, crisi climatica e violenza di genere. A fine 2020, il top-10% degli italiani più ricchi possedeva oltre sei volte la ricchezza netta della metà più povera della popolazione. Le analisi La pandemia della disuguaglianza e DisuguItalia, diffuse in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest’anno si terranno in forma virtuale. Nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia. “Già in questo momento i 10 super-ricchi detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto da 3,1 miliardi di persone. – ha detto Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International – Se anche vedessero ridotto del 99,993% il valore delle proprie fortune, resterebbero comunque membri titolati del top-1% globale”. È quanto emerge da “La pandemia della disuguaglianza”, il nuovo rapporto pubblicato oggi da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest’anno si terranno in forma virtuale. Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021. Il surplus patrimoniale del solo Jeff Bezos nei primi 21 mesi della pandemia (+81,5 miliardi di dollari) equivale al costo completo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale. È il virus della disuguaglianza, non solo la pandemia, a devastare così tante vite. Ogni 4 secondi 1 persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere. Fenomeni connotati da elevati livelli di disuguaglianza. Le donne che hanno subito gli impatti economici più duri della pandemia, hanno perso complessivamente 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020, un ammontare superiore al PIL combinato di 98 Paesi, e stanno affrontando un aumento significativo del lavoro di cura non retribuito, che ancora oggi ricade prevalentemente su di loro. Mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019. “Le banche centrali hanno pompato miliardi di dollari nei mercati finanziari per salvare l’economia, ma gran parte di queste risorse sono finite nelle tasche dei miliardari che cavalcano il boom del mercato azionario. – ha aggiunto Bucher – Alcuni settori hanno beneficiato della crisi con conseguenze avverse per troppi, come nel caso del settore farmaceutico, fondamentale nella lotta alla pandemia, ma succube alla logica del profitto e restio alla sospensione temporanea dei brevetti e alla condivisione di know how e tecnologie necessarie per aumentare la produzione di vaccini Covid e salvare vite anche nei contesti più vulnerabili del pianeta”. Mentre i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno permesso di realizzare utili per 1.000 dollari al secondo e creare 5 nuovi miliardari, meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito. La percentuale di persone con COVID-19 che muore a causa del virus nei Paesi in via di sviluppo è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata appena il 4,81% della popolazione. “La disuguaglianza non è una fatalità ma il risultato di precise scelte politiche. – continua Bucher – Non solo i nostri sistemi economici ci hanno reso meno sicuri di fronte a questa pandemia, ma consentono a chi è estremamente ricco di beneficiare della crisi. Non è mai stato così importante intervenire sulle sempre più marcate ingiustizie e iniquità. Per questo servono coraggio e visione per affrancarsi da paradigmi di sviluppo che hanno mostrato il fallimento negli ultimi decenni”. DISUGUITALIA La pandemia ha aggravato le condizioni economiche delle famiglie italiane e rischia di ampliare a breve e medio termine i divari economici e sociali preesistenti. Nel primo anno di convivenza con il coronavirus in Italia è cresciuta la concentrazione della ricchezza. La quota, in lieve crescita su base annua, di ricchezza detenuta dal top-1% supera oggi di oltre 50 volte quella detenuta dal 20% più povero dei nostri connazionali. Il 5% più ricco degli italiani deteneva a fine 2020 una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero. Nei 21 mesi intercorsi tra marzo 2020 e novembre 2021 il numero dei miliardari italiani della Lista Forbes è aumentato di 13 unità e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%, toccando quota 185 miliardi di euro alla fine dello scorso novembre. I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte). L’inversione delle fortune, iniziata dalla metà degli anni ‘90, con una marcata divergenza tra le quote di ricchezza del 10% più ricco e della metà più povera della popolazione italiana, non sembra allentarsi nel biennio 2020-2021 con le famiglie più povere incapaci di intercettare la significativa crescita del risparmio registrata durante la pandemia. Alla riduzione delle spese per consumi è corrisposto nel 2020 un significativo aumento dell’incidenza della povertà assoluta. Oltre 1 milione di individui e 400.000 famiglie sono sprofondati nella povertà, sebbene su questo disastro sociale possa aver inciso maggiormente – a differenza della precedente recessione – il cambiamento pandemico delle abitudini di consumo rispetto alla perdita di potere d’acquisto, pur significativa, delle famiglie. “Il quadro sociale avrebbe potuto essere ancor più grave, se il Governo non avesse potenziato le misure di tutela esistenti e messo in campo strumenti emergenziali nuovi di supporto al reddito – ha dichiarato Elisa Bacciotti, responsabile Campagne di Oxfam Italia – I massicci trasferimenti hanno anche attenuato le disuguaglianze retributive e reddituali, ma le prospettive a breve restano incerte, data la temporaneità degli interventi e i rischi, tutt’altro che scongiurati, di un ritorno allo status quo pre-pandemico. In primis, per quanto riguarda il nostro mercato del lavoro profondamente disuguale e che genera, in modo strutturale, povertà da decenni”. La ripresa occupazionale del 2021 non è trainata da lavoro stabile e rischia di riproiettarci nel mondo pre-pandemico, che ha visto crescere la quota dei working poor di oltre 6 punti percentuali dall’inizio degli anni ‘90. “Sono diversi i motivi, non rimossi dalla pandemia, che rendono oggi il lavoro insufficiente a condurre una vita dignitosa per tante persone: l’espansione di lungo corso di occupazioni in settori a bassa produttività e con salari insufficienti, la prevalenza nel tessuto produttivo di piccole e micro imprese con propensione all’innovazione mediamente molto debole e sottoutilizzo del capitale umano, le strategie competitive delle imprese italiane basate sulla compressione del costo del lavoro, la deregulation contrattuale, la diffusione del part-time in prevalenza involontario”, ha proseguito Bacciotti. Il contrasto alle disuguaglianze e in particolare la portata redistributiva di alcuni interventi strutturali messi in campo nel 2021 dal Governo Draghi sconta le difficili convergenze di una maggioranza disomogenea e la prevalenza di pulsioni conservatrici. “Crediamo che la razionalizzazione delle misure di sostegno alle famiglie con figli intrapresa dall’attuale Governo sia largamente apprezzabile, così come l’azione sul riordino degli ammortizzatori sociali, anche se ancora incompleta. Le scelte in materia di riforma del sistema fiscale ci appaiono invece discutibili, dimenticando l’obiettivo di garantire maggiore equità orizzontale in favore di una crescita quantitativa, che offusca la dimensione sociale dello sviluppo. L’intervento effettuato sul reddito di cittadinanza nella legge di bilancio è inoltre fortemente deludente, mancando di recepire quasi tutte le indicazioni di riforma per rendere questo strumento più equo ed efficiente nel contrasto alla povertà”, conclude Bacciotti. UN’AGENDA POLITICA PER L’EQUITA’ Sul fronte nazionale, coerentemente e limitatamente ai focus del rapporto, Oxfam raccomanda al Governo italiano di intervenire nei seguenti ambiti: • ammodernamento dei sistemi di protezione dei redditi, prevedendo l’ulteriore estensione delle tutele ai lavoratori autonomi e requisiti contributivi meno stringenti, per quanto concerne l’accesso a indennità in mancanza di rapporto di lavoro, per i disoccupati under-35; • ridare potere al lavoro con interventi pre-distributivi che limitino la svalutazione del fattore lavoro e escludano il ricorso a forme contrattuali atipiche e poco remunerate anche attraverso l’innalzamento dei salari minimi. Va inoltre rafforzata la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese; • sistemi fiscali equi e progressivi: in assenza di uno spazio politico che recuperi i vulnus dell’impostazione della riforma fiscale, non resta che auspicare nel contesto attuale quantomeno di realizzare la riforma del catasto, di non ridurre significativamente il prelievo sui redditi da capitale e di non conservare l’aberrante regime forfetario; • trasferimenti per il supporto delle famiglie con figli e reddito di cittadinanza: per quanto concerne l’assegno unico suggeriamo di valutare in itinere la riduzione della componente patrimoniale dell’ISEE nella determinazione dell’importo dell’assegno e di estendere per almeno il biennio 2023-2024 la clausola di salvaguardia oltre i 25.000 euro di ISEE, per garantire che nessun nucleo familiare riceva un supporto inferiore ai trasferimenti previgenti. Per il reddito di cittadinanza auspichiamo che si possa ancora trovare spazio per rivedere almeno i criteri di accesso e il calcolo dell’importo per non penalizzare le famiglie numerose e con minori e per ridurre l’aliquota minima effettiva per i beneficiari della misura che inizino un’attività lavorativa; • valorizzazione del capitale umano e accesso alla conoscenza: la creazione di posti di lavoro qualificato passa anche per processi di innovazione da incentivare e accompagnare con un supporto pubblico al trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese italiane, fortemente limitate nell’accesso alla conoscenza. Inoltre, per contribuire alla riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi, Oxfam chiede al Governo italiano di agire sullo scacchiere internazionale per: • porre fine all’apartheid vaccinale sospendendo i brevetti, favorendo la condivisione di know-how e tecnologia sui vaccini COVID-19, investendo in centri di produzione vaccinale nel Sud del mondo, redistribuendo immediatamente ed equamente i vaccini esistenti e mantenendo le promesse fatte di donare 45 milioni di dosi ai Paesi in via di sviluppo; • riallocare, a favore dei Paesi vulnerabili, una generosa quota dei diritti speciali di prelievo (DSP), assicurando la fruibilità senza condizionalità di tali risorse da parte dei Paesi beneficiari, riconoscendone la natura concessionale e il carattere addizionale rispetto ad altri impegni finanziari; • riportarsi sulla traiettoria del rispetto dell’impegno a destinare entro il 2030 lo 0,7% del reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo; • supportare la creazione di un organismo internazionale autonomo con mandato di sovrintendere alle sospensioni temporanee e occuparsi della sostenibilità nel lungo periodo delle esposizioni debitorie, e vagliare i necessari interventi di riduzione/ristrutturazione del debito. Da News Oxfam Italia

sabato 15 gennaio 2022

Analfabetismo funzionale.

Lingua italiana e analfabetismo: Italia divisa tra orgoglio e vergogna BY ALICE PORTAPOSTED ON19 OTTOBRE 2021POSTED IN ORIZZONTI Lingua italiana e analfabetismo: al via oggi la XXI Settimana di celebrazione della nostra lingua ma sette italiani su dieci sono analfabeti funzionali. La settimana della lingua italiana nel mondo La settimana di celebrazione della lingua italiana è nata su iniziativa dell’Accademia della Crusca nel 2001, dall’allora presidente Francesco Sabatini. Si svolge in collaborazione con la Farnesina e coinvolge tutto il mondo, non solo il territorio del nostro Paese. Partecipano live o in videoconferenza cattedre universitarie, associazioni di linguistica e consolati italiani sparsi nei cinque continenti. Il tema di quest’anno sarà Dante Alighieri. Nell’ottica di celebrare la lingua italiana ma anche la creatività ad essa collegata, si tenta di far rivivere, reinterpretare e attualizzare l’opera del Poeta. Spontaneo quindi interrogarsi su quale sia il rapporto tra gli italiani, la lingua italiana e analfabetismo (funzionale). Cambiamento linguistico Forse mai come ora si sente la necessità di fermarsi e fare il punto sulla lingua italiana. Chiedersi se debba avere anche un significato politico, farsi promotrice di cambiamento sociale. Insomma: è la lingua che si adatta alla società oppure il contrario? Annosa domanda che si inserisce in uno tsunami di cambiamenti linguistici (e di polemiche!) che investe ogni ambito teorico associato alla lingua: il lessico, la fonetica, la morfologia sono ora in discussione più che mai. La ricerca di un genere neutro, l’asterisco al posto dell’ultima lettera di una parola, la declinazione al femminile dei mestieri e la tanto indigesta, e anche poco compresa, schwa rientrano in questo momento storico di rivoluzioni linguistiche e sociali. In questo senso pare logico interpellare il più sommo dei italiani, proprio Dante Alighieri, e scomodarlo per comprendere dove stia di casa l’italiano più corretto ma anche il più giusto possibile. Un senso di giustizia linguistica che non può lasciare indietro un ragionamento circa la lingua italiana e l’analfabetismo di ritorno. Analfabetismo e lingua italiana Possiamo distinguere due tipologie: – analfabetismo strutturale, cioè quello di coloro che non sanno leggere e scrivere. In Italia gli analfabeti strutturali sono circa l’1%, sicuramente un problema da risolvere ma talmente minoritario che già da tempo si è sentita la necessità di creare una nuova categoria per rapportare lingua italiana e analfabetismo –> – analfabetismo funzionale, cioè quello di coloro che sanno leggere e scrivere ma sono di fatto incapaci, parzialmente o totalmente, di comprendere un testo scritto, elaborare le sue informazioni e poi trasmetterle correttamente. Si distinguono sei livelli di alfabetizzazione nella lingua italiana, ognuno dei quali quantifica la capacità della persona di comprendere un testo. Il livello 1 riguarda un alfabetismo molto moderato, al limite con l’analfabetismo. Il livello 3 è quello invece delle competenze sufficienti alla comprensione di un testo semplice, familiare. Questo livello è considerato il minimo indispensabile per garantire un corretto inserimento della persona nella dinamiche sociali, relazionali ed economiche della collettività. Secondo gli studi Ocse dal 2015 ad oggi, sette italiani su dieci sono di fatto analfabeti: raggiungono appena questo livello minimo, il 28% dei quali si trova ben al di sotto. L’amaro in bocca aumenta se consideriamo che la stima riguarda gli italiani tra i 16 e i 65 anni. Il rapporto più stretto tra lingua italiana e analfabetismo riguarda proprio gli italiani tra i 25 e i 34 anni. Società e lingua italiana Questi dati stridono con la XXI Settimana di celebrazione della lingua italiana. Ci impongono una riflessione sulle cause e sulle possibili soluzioni. L’analfabetismo funzionale è di fatto un problema collettivo. Inficia la produttività, orienta il voto, che diventa strumentalizzabile e quindi poco veritiero (e democratico) e infine impatta sull’informazione, si pensi alla circolazione delle fake news e ai danni che possono provocare. Correggere il tiro spetta innanzitutto alla scuola. Revisionare e rivoluzionare i programmi scolastici dalle elementari e all’università, rendendo centrali la lingua italiana e la sua comprensione. Anche le famiglie hanno un ruolo fondamentale: il 75% dei genitori dei ragazzi analfabeti dichiara di avere meno di 25 libri in casa. Se non si vuole scegliere correttamente per se stessi è necessario però farlo per i propri figli, mettendo a disposizione tutti gli strumenti linguistici e culturali possibili. In ultimo lo Stato: la scarsa conoscenza della lingua italiana è strettamente collegata alla disponibilità economica, alla depressione lavorativa e al luogo geografico. Insomma il numero di analfabeti non è un caso: le classi linguistiche sono lo specchio delle classi sociali. Un’Italia divisa, a due velocità E così mentre meno del 6% degli italiani, cioè coloro che raggiungo il livello 5 e 6 di comprensione, elaborazione e trasmissione scritta dei testi, celebra la bellezza della lingua italiana e si interroga sui cambiamenti sociali che questa può favorire, il resto del Paese arranca. Un’Italia divisa, di fatto a due velocità che però può sfruttare questo momento di cambiamento e di ripartenza: rafforzare la lingua italiana e orientarla, perché no, per promuovere giustizia civile e sociale, per fissare concetti di parità. Tramite i social raggiungere più persone possibili è molto più facile. Ognuno nel suo piccolo, senza boria né arroganza, per migliore tutti insieme perché la lingua italiana è di tutti allo stesso modo. Conoscerla e saperla usare dovrebbe essere motivo di impegno e vanto per tutti. Del resto, parafrasando un po’, fatti non fummo per vivere come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza. Alice Porta

venerdì 7 gennaio 2022

Accordo commerciale Asia -Pacifico

05/01/22, 20:27 5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa – POLITICO https://www.politico.eu/article/5-reasons-the-asia-pacific-trade-deal-matters-for-europe/# 1/3 PREMI PLAY PER ASCOLTARE QUESTO ARTICOLO Doppiato da Amazon Polly L'Europa dovrà prestare molta attenzione alle conseguenze dell'enorme accordo commerciale concluso questa settimana tra 15 nazioni dell'Asia-Pacifico, che copre un terzo della popolazione mondiale e del prodotto interno lordo. Quasi un decennio di lavoro, il partenariato economico globale regionale (RCEP) eliminerà le tariffe su un'ampia gamma di prodotti per i suoi paesi membri e stabilirà regole comuni per il commercio elettronico, il commercio e la proprietà intellettuale. I 15 paesi membri sono Cina, Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, insieme alle 10 nazioni del raggruppamento regionale ASEAN del sud-est asiatico (Indonesia, Myanmar, Brunei, Vietnam, Thailandia, Singapore, Malesia, Laos, Cambogia e Filippine). Per la Cina, l'accordo è una vittoria geopolitica oltre che economica, poiché cerca di diventare il principale motore commerciale della regione dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dal più ambizioso partenariato transpacifico nel 2017. Ecco cinque cose da sapere sul gigantesco accordo e sul suo impatto sull'UE: Questo potrebbe far oscillare il pendolo verso la produzione in Asia 5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa Un mega accordo tra 15 economie asiatiche fa venire il mal di testa a Bruxelles. DI ELEANOR MEARS 19 novembre 2020 15:16 Il primo ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc e il ministro dell'industria e del commercio Tran Tuan Anh (a destra) partecipano alla cerimonia di firma del partenariato economico globale regionale ad Hanoi il 15 novembre 2020 | Nhac Nguyen/AFP tramite Getty Images 05/01/22, 20:27 5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa – POLITICO https://www.politico.eu/article/5-reasons-the-asia-pacific-trade-deal-matters-for-europe/# 2/3 Gli analisti hanno affermato che i firmatari dell'accordo probabilmente sposteranno le loro catene di approvvigionamento lontano dall'Europa una volta che l'accordo entrerà in vigore, che potrebbe essere già il prossimo anno. L'accordo "renderà più facile per paesi come il Giappone diversificare le loro catene di approvvigionamento globali con l'Asia", ha affermato Max Zenglein, capo economista presso il Mercator Institute for China Studies, poiché armonizza le regole di origine tra i paesi partner. Le regole di origine dovrebbero garantire che il valore di un prodotto acquistato in base a un accordo commerciale sia realmente creato nel paese che lo esporta. Se stai acquistando televisori in base a un accordo commerciale, ad esempio, le regole dovrebbero garantire che un livello elevato dei componenti e dei costi di manodopera per i televisori provenga dal paese esportatore e che i televisori non siano effettivamente riesportati da paesi più economici con standard inferiori. "Le regole di origine europee sono considerate eccessivamente complesse in Asia", ha affermato Hosuk Lee- Makiyama, direttore del Centro europeo per l'economia politica internazionale. Sotto RCEP, i membri "possono commerciare in tutti i 15 paesi con un unico certificato ... Se hai semplici regole di origine che puoi capire, perché dovresti commerciare con l'UE?" Le ambizioni dell'Europa come standard di riferimento hanno avuto un successo Oltre a rendere l'Europa meno competitiva in uno dei mercati in più rapida crescita al mondo, RCEP potrebbe anche smorzare le ambizioni europee di essere un creatore di regole nell'economia digitale globale, ha affermato Deborah Elms, direttore esecutivo dell'Asian Trade Centre. "Mentre l'integrazione della RCEP continua, la regione potrebbe iniziare a creare accordi e standard puramente asiatici, con meno tentativi di allinearsi alle regole o agli standard europei", ha affermato. “Non si tratta solo della Cina. Tutto il RCEP sarà probabilmente incluso nella creazione di nuovi percorsi e quadri economici per il commercio in futuro”. L'Europa sembra più isolata sugli accordi commerciali etici Nonostante le dimensioni dell'accordo RCEP, è stato criticato per la mancanza di ambizione perché non contiene capitoli sulla sostenibilità o sui diritti dei lavoratori, un'area che l'UE considera una dimensione sempre più importante della politica commerciale. Bernd Lange, presidente della commissione per il commercio del Parlamento europeo, ha scritto in un tweet che l'accordo RCEP doveva "migliorare" a causa della mancanza di disposizioni in materia di lavoro e ambiente. Tuttavia, da un punto di vista legale, RCEP non dovrebbe porre alcun problema per gli accordi commerciali attuali o futuri tra l'UE (con le sue clausole etiche) ei paesi coinvolti nel mega-accordo asiatico. "Paesi come Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Australia e Nuova Zelanda accettano che l'inclusione dei capitoli [commercio e sviluppo sostenibile] sia una condizione essenziale per concludere un accordo di libero scambio con l'UE", ha affermato Isabelle Van Damme, avvocato specializzato in commercio. presso Van Bael & Bellis. "Tuttavia, ci sono anche limiti alla disponibilità dei partner commerciali dell'UE ad accettare gli standard dell'UE in materia di protezione sociale e ambientale". Crescerà la pressione per l'Europa e gli Stati Uniti per riorganizzarsi sulla Cina Innanzitutto, la Cina è vincente. "E' un enorme successo diplomatico per la Cina", ha detto Zenglein. Dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dalla Trans-Pacific Partnership, la Cina "ha sfruttato il momento per manifestare la sua posizione all'interno della regione del Pacifico". Come primo accordo commerciale multilaterale della Cina, RCEP le consente anche di commerciare più facilmente con paesi come il Giappone e la Corea del Sud, dove concludere un accordo bilaterale sarebbe troppo delicato dal punto di vista politico, ha affermato Lee-Makiyama. 05/01/22, 20:27 5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa – POLITICO https://www.politico.eu/article/5-reasons-the-asia-pacific-trade-deal-matters-for-europe/# 3/3 Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo al Parlamento europeo, tuttavia, ha affermato che la RCEP dovrebbe spingere l'Europa e gli Stati Uniti a "unire le forze" contro la crescente influenza della Cina. “Abbiamo bisogno di una riunificazione del cosiddetto mondo occidentale, ora con Joe Biden come partner costruttivo, per affrontare questa sfida della Cina. È la domanda chiave per il prossimo decennio", ha detto al South China Morning Post . Weber ha anche avvertito che Pechino potrebbe affrontare misure più restrittive se non firmasse un accordo di investimento con l'UE entro la fine dell'anno. Piuttosto che essere una minaccia, Lange ha affermato di vedere l'accordo come "più di un campanello d'allarme per l'Europa per rinvigorire il suo impegno" con la regione Asia-Pacifico. L'India è ancora là fuori come il (difficile) alleato anti-Cina Nel novembre dello scorso anno, il primo ministro Narendra Modi ha annunciato che l'India si sarebbe ritirata dall'accordo. Questa è stata un'enorme battuta d'arresto per i negoziatori, poiché l'India è ora la quinta economia mondiale e il suo mercato sta crescendo rapidamente. Una grande preoccupazione per l'India era che sarebbe stata inondata di merci a basso costo dalla Cina e altrove. L'India ha già un grande deficit commerciale con i paesi RCEP e voleva protezioni specifiche per la sua industria e gli agricoltori. Si preoccupava che tariffe basse potessero danneggiare i produttori locali. In una certa misura, ciò significa che c'è slancio per cercare di riportare il riavvicinamento commerciale UEIndia all'ordine del giorno. Questa è sempre stata una grande sfida per Bruxelles, tuttavia, grazie alle lamentele dell'UE di lunga data sulle protezioni di Nuova Delhi per l'agricoltura e la proprietà intellettuale in settori come quello farmaceutico. Questo articolo fa parte del servizio di polizza premium Pro Trade di POLITICO . Dalle guerre commerciali transatlantiche alle future relazioni commerciali del Regno Unito con l'UE e il resto del mondo, Pro Trade ti offre le informazioni necessarie per pianificare la tua prossima mossa. Scrivi a pro@politico.eu per una prova gratuita.

giovedì 6 gennaio 2022

Sembrano giganti, ma sono nani...

Sembrano giganti , ma sono nani,
ombre proiettate, ombre di pigmei, trasfigurati dalla posizione del sole. Coloro che potrebbero essere giganti, si inginocchiano ai nani, giganti apparenti, comportandosi da nani. Rimane il fatto che " Anche se un nano sale sulla più alta montagna delle Alpi, sarà sempre piccolo, mentre un colosso sarà sempre grande, anche in fondo a un pozzo." Seneca Ogni riferimento non è puramente casuale.