Una luce nel labirinto

Una luce nel labirinto
Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

una luce nel labirinto
Non sottomettersi mai.

domenica 27 febbraio 2022

Giuseppe Calocero, Il dolce sapore del cielo.

“Oh, ma che trovo mai qua sotto… oro? Oro giallo, lucente, oro prezioso?… No, dèi, non formulo voti insinceri: radici ho chiesto solo, chiari cieli! Tant’oro come questo è sufficiente a fare nero il bianco, bello il brutto, giusto l’ingiusto, nobile il volgare, giovane il vecchio, vile il coraggioso. O dèi, perché? Che cos’è questo, o dèi? Questo allontanerà dai vostri altari i vostri preti e i vostri servitori, e strapperà l’origliere di sotto la testa dei malati ancora vigorosi. Questo giallo ribaldo cucirà insieme e romperà a vicenda ogni fede, renderà sacro l’empio, farà gradita l’aborrita lebbra, metterà i ladri nei posti migliori e darà loro titoli onorifici e inchini e generale approvazione dai senatori seduto a consesso. È lui che fa che l’avvizzita vedova si rimariti: lei, cui l’ospedale e l’ ulcerose piaghe in tutto il corpo fanno apparire cosa disgustosa, l’oro imbalsama, rende profumata e riconduce ai giorni dell’aprile. Vieni, vieni, metallo maledetto, tu, puttana di tutto l’uman genere, motivo di discordia tra le genti, saprò ben io quel che fare di te, in modo cònsono alla tua natura.” Shakespeare, Timone di Atene, atto IV, scena III. “L’oro è una cosa meravigliosa! Chi lo possiede e’ padrone di tutto quello che desidera. Con l’oro si può persino mandare le anime in paradiso!” Cristoforo Colombo, lettera dalla Giamaica. “…In verità per l’uomo nulla ha poteri così tristi e larghi come il denaro, che città devasta , uomini strappa alle loro case, istrutte le menti pure a concepir il male, le perverte e le muta, e del diritto indica il passo e l’esperienza schiude di ogni empietà.” Sofocle, Antigone. Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l' oggetto in senso eminente. L'universalità della sua proprietà costituisce l'onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi come ente onnipotente...Il denaro è il mediatore fra il bisogno e l'oggetto, fra la vita e il mezzo di vita dell'uomo. Ma ciò che media a me la mia vita mi media anche l'esistenza degli altri uomini. Per me è questo l'altro uomo. (---) Tanto grande è la mia forza quanto grande è la forza del denaro. Le proprietà del denaro sono mie, di me suo possessore: le sue proprietà e forze essenziali. Ciò ch'io sono e posso non è dunque affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella fra le donne. Dunque non sono brutto, in quanto l'effetto della bruttezza, il suo potere scoraggiante, è annullato dal denaro. Io sono, come individuo storpio, ma il denaro mi dà 24 gambe: non sono dunque storpio. Io sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore. Il denaro è il più grande dei beni, dunque il suo possessore è buono: il denaro mi dispensa dalla pena di esser disonesto, io sono, dunque, considerato onesto; io sono stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di ogni cosa: come potrebbe essere stupido il suo possessore? Inoltre questo può comprarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti non è egli più intelligente dell'uomo intelligente? Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie deficienze nel loro contrario? (---) Poichè il denaro, in quanto concetto esistente e attuale del valore, confonde e scambia tutte le cose, esso costituisce la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane. (---) Il denaro, questa astrazione vuota ed estraniata della proprietà, è stato fatto signore del mondo. L'uomo ha cessato di essere schiavo dell'uomo ed è diventato schiavo della cosa; il capovolgimento dei rapporti umani è compiuto; la servitù del moderno mondo di trafficanti, la venalità giunta a perfezione e divenuta universale è più disumana e più comprensiva della servitù della gleba dell'era feudale; la prostituzione è più immorale, più bestiale dello ius primae noctis . La dissoluzione dell'umanità in una massa di atomi isolati, che si respingono a vicenda, è già in sè l'annientamento di tutti gli interessi corporativi, nazionali e particolari ed è l'ultimo stadio necessario verso la libera autounificazione dell'umanità. K. Marx, Manoscritti economico filosofici . VENTICINQUE ANNI DOPO... 1° febbraio dell’anno 2028. «Nonna... nonna... nonna...! Vieni, Sharon si è svegliata e sta piangendo!». Giulia rientrò dal giardino in casa e corse verso la nipotina nella culla. La prese in braccio. «Sono qua Sharon... non piangere! Adesso ti preparo la pappa ». In quel momento un’auto entrò nel giardino e si fermò davanti al box. «È arrivato il nonno!» gridò Jonathan, mentre correva fuori verso Massimo. Il bambino saltò letteralmente in braccio all’uomo, che, felice, lo strinse a sé e lo baciò. «Ciao, Jonathan!». «Ciao, nonno!». Insieme, mano nella mano, entrarono in casa. «Ciao, Giulia!» disse l’uomo, rivolto alla donna, mentre la baciava sulla guancia. «Ciao, Massimo! Gli esami... tutto bene?». «Sì, tutto bene. Pare che sia in piena forma, tenendo conto dei miei ottant’anni». «Bene... Meglio così. Fernanda e John hanno telefonato, dicendo di essere all’aeroporto. Tra poco saranno qui. Tienimi un attimo Sharon, mentre le preparo la pappa. Poi iniziamo a prepararci per la festa. A mezzogiorno dobbiamo essere a Tor Vergata. Oggi sono venticinque anni del Mondo Nuovo e voglio proprio godermi questo grande giorno!». «Anch’io voglio godermi questo anniversario! Sharon, vieni dal nonno!». L’uomo prese in braccio la nipote e si accomodò sul divano, con accanto Jonathan. Pochi minuti dopo il cibo era pronto. «Dalla a me. Gliela faccio mangiare io» disse Massimo. La bambina mangiò con foga e dopo, sazia, sorrideva alle smorfie del nonno, che era felice di ridere e giocare con i suoi nipoti. Jonathan, di quattro anni, e Sharon, di un anno, erano i figli di Fernanda, la loro figlia, che era, ormai, nel ventiseiesimo anno di età, e di John Neale, della stessa età, newyorkese di nascita. Si erano conosciuti cinque anni prima a una conferenza sulla situazione climatica del pianeta a Parigi e si erano subito innamorati. Fernanda era Presidente del Consiglio dell’Europa, John era responsabile del Centro Europeo di Climatologia. La figlia di Giulia e Massimo era uno dei cinque Presidenti continentali. A livello superiore c’era il Consiglio Mondiale, di cui era Presidente Giulia e vicePresidente Massimo. Il Consiglio mondiale era composto da venti membri, quattro per continente, che rispondeva a un’assemblea di cento membri, venti per continente. La sede era a Roma. I Consigli continentali erano composti dallo stesso numero di persone, così come le assemblee e avevano la sede a Roma per l’Europa, a Pechino per l’Asia, a New York per l’America, a Sidney per l’Australia, a Il Cairo per l’Africa. C’erano poi i Consigli regionali, composti da dieci membri e con un’assemblea di cinquanta persone; i Consigli cittadini, composti con gli stessi criteri di quelli regionali, e nelle città, oltre i centomila abitanti, i Consigli di zona, composti da cinque persone con un’assemblea di venticinque persone. Tutti questi consessi elettivi avevano il compito di amministrare la nuova società con l’unico obiettivo di garantire benessere a tutti e godimento pieno della loro vita e dei beni prodotti. Coloro che venivano eletti a queste e altre responsabilità, all’interno della società, erano revocabili in qualsiasi momento. Avevano gli stessi diritti di ogni membro della società e gli stessi doveri. Dovevano perciò dare il loro contributo produttivo e dovevano partecipare alle ore di studio obbligatorio. La loro responsabilità era intesa come un servizio alla società e, chi accettava i vari incarichi, lo faceva per amore della dimensione sociale in cui viveva e per amore verso gli altri cittadini. Dedicava tanto tempo agli altri, ma era sempre uno di loro. La nuova società era basata sul concetto: “Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo le sue necessità”. In venticinque anni era sorto un Mondo Nuovo, sempre sognato da ogni essere umano, che aveva seppellito le barbarie del passato. Ogni persona aveva un lavoro, a cui si doveva accedere compiuti i diciotto anni. Il tempo di lavoro era di due ore al giorno dal lunedì al venerdì. Si lavorava, quindi, dieci ore alla settimana. Due ore ancora della giornata erano dedite allo studio, sempre dal lunedì al venerdì. La nuova società voleva persone, che raggiungessero le più alte vette della conoscenza e dava molta importanza a essa, come fonte di sapere e di libertà. Dopo aver dedicato al lavoro e allo studio quattro ore totali della giornata, ognuno era libero di fare ciò che più gli piacesse. I lavori più alienanti e faticosi erano svolti dai robot, impostati per fare i compiti loro assegnati, che sembravano simili agli esseri umani, dialogavano come esseri umani, ma non lo erano. L’età lavorativa aveva termine a cinquant’anni per le donne e a cinquantacinque per gli uomini. Ogni cittadino era esonerato dal prestare lavoro e dal dedicarsi allo studio per sei settimane all’anno. In questo periodo di riposo poteva viaggiare, visitare ogni posto del mondo, soggiornare in ogni luogo, con la possibilità di usufruire di alloggi o dei Centri Alberghieri. La stessa cosa si poteva fare ogni giorno, svolti i compiti lavorativi e di studio, visto il livello di eccellenza dei trasporti, che permettevano, tramite i Celesti 120, aerei velocissimi, di raggiungere le località più lontane in pochissimo tempo. Il tipo di organizzazione economica e sociale permetteva poi di svolgere i propri compiti di lavoro e di studio in qualsiasi parte del mondo. Era possibile, quindi, per ogni cittadino, con un preavviso di una settimana, dare il proprio contributo sociale e di studio una settimana a Roma, una a Los Angeles, una a Mosca, una Sidney. In quarantasei settimane di lavoro ogni membro della società poteva visitare quarantasei posti diversi del mondo. La lingua non era più un problema. Le nuove generazioni parlavano tutte l’inglese, scelto, per la sua semplicità linguistica, come lingua ufficiale. Le vecchie lo avevano imparato molto velocemente, avendo la mente sgombra da ogni problema, in appositi corsi. Nella nuova società non c’era denaro. Non c’erano, quindi, stipendi, non c’erano banche, assicurazioni, non c’era niente di collegabile al “vil denaro”. Non c’erano più merci da vendere o da comprare, non vi erano, di conseguenza, prezzi, che determinavano il valore di una merce. La produzione era esclusivamente per il consumo, per soddisfare le necessità dei cittadini! L’essere umano e i suoi bisogni materiali e spirituali era stato messo al centro di ogni azione economica e sociale. Ogni persona doveva solo dare il suo contributo produttivo per ricevere tutto quello che a lei necessitava. D’altronde i beni prodotti erano di una tale quantità che ogni membro della società poteva usufruirne in abbondanza, anche oltre le necessità. I Centri produttivi avevano dei responsabili di centro e di settore. Costoro erano eletti dai lavoratori, che sceglievano chi ritenevano più capace di svolgere il compito. Lo Stato, che nei secoli, era stato sinonimo d’imposizione della volontà di pochi su molti si era andato, negli anni, sgretolando. Ormai era solo un ricordo! Un organo molto importante, a cui si accedeva per elezione revocabile, era l’Amministrazione sociale. Questa struttura era responsabile di gestire l’anagrafe della popolazione, la produzione e la distribuzione dei prodotti, i Centri ristoro, i Centri alberghieri, la sanità, la scuola e i trasporti. Era un organismo tecnico-organizzativo al servizio del bene comune e di ogni cittadino. L’Amministrazione sociale mondiale era strutturata con gradi di responsabilità cittadina, regionale, continentale, che rispondevano ai vari livelli dei Consigli. Tutto veniva gestito con strumenti altamente tecnologici e con l’ausilio di robot. Non ci si interessava di altro! I cittadini, dopo aver svolto il proprio lavoro produttivo e di studio, erano liberi! Non avevano imposizione su alcuna scelta individuale! Ognuno poteva scegliere di vivere la vita che più desiderava. Potevano unirsi con chi volevano e avere quanti figli sognassero. Nel periodo di maternità la donna era esonerata dal lavoro. Dopo la nascita del bambino il periodo di esonero era di un anno. Negli ultimi anni c’era stato un aumento delle unioni e delle nascite. Nel vecchio mondo un certo Edgar Lee Masters aveva detto: “In cielo non ci sono matrimoni, ma l’amore sì”. Nel cielo del Mondo Nuovo era proprio così, c’era tanto amore e si cercava sempre più l’amore grande, immenso. Le nascite aumentavano perché non c’era più il terrore del domani per sé e per i propri figli, ma solo serena fiducia in un futuro sempre più straordinario. Questo amore portava le persone ad avere un rapporto diverso dal passato, basato sull’affetto, sulla stima, sul rispetto. I Centri ristoro erano sempre pieni. Le persone volevano stare fuori casa, insieme agli altri, dialogare con loro, godere della compagnia. Le strade delle città non erano mai vuote e si respirava la gioia di vivere ogni minuto della propria vita in modo intenso. Si assisteva a canti, balli, voglia di essere felici! Avevano preso piede ultimamente in ogni area del globo le gare letterarie, che organizzavano gli stessi cittadini e che riempivano i palazzi dello sport. La gara consisteva in due sfidanti, che si facevano le domande l’un l’altro sull’intero scibile del sapere umano con un arbitro, che garantiva la giustezza o meno delle risposte. La sfida poteva durare molte ore ed era successo che alcune fossero durate giorni. Il vincitore si aggiudicava, soltanto, la soddisfazione del sapere. Poteva essere poi sfidato da chiunque lo volesse. Il Consiglio mondiale, vista la rapida diffusione di questo gioco letterario, stava pensando d’inserirlo nelle discipline sportive e di organizzare dei veri campionati a livello regionale, continentale, mondiale. Pensava anche d’inserirlo nelle discipline olimpioniche come prima gara a livello mentale in un insieme di discipline fisiche. Non che per la nuova società lo sport non fosse importante, visto che tutti, praticamente, erano divenuti sportivi praticanti, ma riteneva giusto dare spazio sia alla cura del corpo sia alla cura della mente. Per la nuova realtà sociale la salute del corpo era importante quanto quella della mente. Questa, per miliardi di persone, diveniva ogni giorno più importante nel momento in cui capivano che un corpo, seppure ben allenato, avrebbe potuto essere schiavo; una mente, invece, allenata al sapere non lo sarebbe stata mai. Il sistema sanitario era stato strutturato in modo da garantire a ogni cittadino livelli di difesa della salute eccellenti. “L’angelo custode” della salute dei cittadini era il “medico amico”, che aveva la responsabilità della salute di duecento persone. Ogni cinquemila persone c’era un centro diagnostico specialistico, chiamato Centro della salute, che garantiva visite specialistiche e diagnostiche, in stretto collegamento con il “medico amico”. Ogni venticinquemila cittadini c’era un ospedale con cinquecento posti letto, in stretto collegamento con il “medicoamico” e il Centro della salute. Gli ospedali e i centri, dall’esterno, non sembravano case di cura, ma dei residence con intorno tanto verde. Nella struttura ospedaliera c’erano stanze per accogliere i congiunti del malato, che, volendo, potevano usufruire anche dell’alimentazione. L’ospedale era un centro di cultura, di ricerca scientifica, di aggiornamento professionale continuo. Ogni cittadino era in questo modo attentamente seguito nella difesa della sua salute, avendo, oltretutto, l’obbligo di fare esami generali al suo fisico ogni sei mesi. Non c’erano liste di attesa e le visite specialistiche o eventuali ricoveri in ospedale avvenivano in giornata. Coloro che erano impossibilitati a muoversi ricevevano l’assistenza domiciliare giorno e notte. I più anziani non credevano ai loro occhi! Non avevano mai visto un’assistenza sanitaria di questo tipo! La scuola metteva al centro del suo obiettivo l’innalzamento della conoscenza umana. Dai due anni ai cinque anni i bambini frequentavano la scuola per l’infanzia, venendo dotati subito di un computer per apprenderne l’uso, dai cinque ai dieci la scuola primaria, dai dieci ai tredici la scuola secondaria, dai tredici ai diciotto la scuola terziaria. Queste fasi scolastiche erano obbligatorie, gli asili dalla nascita ai due anni erano facoltativi. La scuola, nelle sue varie fasi, aveva un orario complessivo di otto ore, dalle otto e trenta alle sedici e trenta dal lunedì al venerdì. Pranzo e merenda venivano consumati nel Centro ristoro scolastico. Era una palestra di apprendimento, ma anche di sport e di giochi. Era una palestra per far crescere la socialità di ogni individuo. Non esistevano compiti da fare a casa, tutto veniva svolto nelle otto ore. I programmi toccavano tutto lo scibile del sapere umano, senza nascondere nulla della storia dell’umanità, affinché ognuno con il suo sapere liberamente raggiungesse la verità. Non esistevano voti, né bocciature, né promozioni, eppure l’impegno degli studenti era massimo nel cercare di scoprire nella conoscenza le strade dell’amore e della libertà. Il compito degli insegnanti era quello di costruire persone libere nella conoscenza e nel sapere, persone con l’animo nobile, che arrivassero a conoscere bene anche se stessi e si dessero al prossimo con amore, con rispetto. Dopo i diciotto anni, iniziava il periodo lavorativo e ognuno sceglieva in quale ambito operare secondo i suoi desideri e secondo le sue attitudini. Questa scelta non era definitiva. Se qualcuno avesse espresso il desiderio di cambiare, avrebbe potuto. I trasporti erano al servizio della comunità e venivano organizzati in modo da servire le esigenze comuni in modo ottimale. Tutti i mezzi di trasporto pubblico o privato utilizzavano come carburante l’energia solare con batterie, che si ricaricavano in continuazione. La stessa energia solare era utilizzata per la produzione e per il riscaldamento delle abitazioni e degli uffici. Nel trasporto pubblico c’erano treni, aerei, elicotteri, bus. Erano tutti dotati di ogni conforto e garantivano un viaggio comodissimo. Le grandi città avevano reti estese di metropolitana, che in poco tempo collegavano le varie zone. Ogni persona poteva avere anche più di un’auto. L’Amministrazione non aveva posto limiti. Ma i più, stranamente, spesso preferivano il trasporto pubblico per la comodità, i tempi di percorrenza, la possibilità di stare insieme ad altre persone. La rete stradale e autostradale aveva avuto un forte incremento negli ultimi anni e aveva raggiunto livelli di collegamenti eccezionali. Ogni città aveva una tangenziale, in certi casi due, in altri tre, in altri ancora quattro. Il traffico era sempre scorrevole. Le strade cittadine erano state impostate in stile romano ed erano tutte costituite da grandi viali alberati. I semafori non esistevano più. Agli incroci vi erano solo rotonde con in mezzo coltivazioni di fiori, che le rendevano bellissime. Le città erano cambiate, così come pure i paesi. Non esistevano più case vecchie, brutte e fatiscenti. Non esistevano grattacieli. Erano rimasti solo i monumenti e abitazioni di valore storico, simboli di epoche trascorse. Le città erano composte tutte da villette singole con cinquecento metri di area verde intorno. In ogni zona erano state costruite delle grandi oasi verdi con dei laghetti artificiali al loro interno. Nelle stesse aree erano compresi campi da calcio, campi da tennis, piste ciclabili, isole ginniche, che ogni cittadino poteva utilizzare liberamente. In ogni area verde c’era un Centro ristoro. I più anziani erano strabiliati nel vedere le nuove città! Dai diciotto anni in poi ogni cittadino aveva diritto alla casa, oltre che al lavoro e all’auto. Poteva decidere di abitare da solo o con chi volesse. Per l’alimentazione, i vestiti, gli elettrodomestici e qualsiasi altro bene desiderato ogni cittadino poteva utilizzare i Centri di rifornimento, grandi strutture commerciali, poste intorno alle città. Gli anziani potevano ordinare i beni desiderati per telefono e ricevere la consegna a domicilio. Per lo più, però, le persone per l’alimentazione si recavano ai Centri ristoro, sparsi per le città, i paesi, lungo le autostrade e le strade più trafficate. Preferivano stare con gli altri, più che con se stessi! In questi centri i lavori di preparazione, di cottura, di servizio erano affidati ai robot, così come i lavori di pulizia. Ogni persona aveva in dotazione un robot, che si occupava di ogni tipo di lavoro domestico. Il Mondo Nuovo aveva liberato, finalmente, l’essere umano e, soprattutto le donne dal lavoro domestico, un’occupazione tra le più alienanti! Le persone, che decidevano di avere un rapporto e si mettevano insieme, non perdevano la loro casa. Se avevano dei figli, che, prendevano il cognome della madre e del padre, potevano tenerli in casa oppure, come dicevamo sopra, portarli all’asilo, prima che iniziasse il periodo scolastico obbligatorio. Fino ai quattordici anni, oltre gli orari quotidiani dell’asilo e delle scuole, c’era la possibilità di lasciare i figli, anche per alcuni giorni, nei Centri per l’infanzia. In caso di scelte di vita dei genitori non contemplanti un percorso comune della loro esistenza essi potevano scegliere di tenere i bambini o affidarli ai Centri per l’infanzia, i quali si prendevano cura con amore della loro vita. In qualsiasi momento comunque i genitori o un singolo genitore poteva riportare nella sua abitazione il proprio figlio. In caso di maternità indesiderata la donna era l’unica a poter decidere se accettarla o meno. Negli ultimi anni i casi di maternità indesiderata erano scomparsi. La nuova società difendeva la vita di ogni essere umano e dei bambini, in particolare, garantendo a tutti, in qualsiasi età, il presente e il futuro. La nascita di un bambino era sempre un momento di gioia, mai di dramma. La donna, al pari dell’uomo, assumeva sempre più nella società un ruolo attivo, responsabile e ambedue, seppur diversi fisiologicamente, si vedevano come esseri umani e parte attiva di una nuova realtà, che si stava costruendo per il bene di tutti. Nell’ultimo periodo la percentuale di anziani era diminuita, proprio grazie a un’ondata imponente di nascite. Costoro, dopo la pensione, dovevano continuare a frequentare le due ore giornaliere di studio. Il percorso della conoscenza non doveva mai essere abbandonato! A meno che non ci fosse qualche impedimento fisico o di salute. In ogni zona delle città, in ogni paese, c’erano tanti Centri del tempo libero, ove si organizzavano gite, serate gastronomiche, letterarie, teatrali, cinematografiche, di ballo. Questi luoghi erano sempre pieni di persone di qualsiasi età e anche di anziani. Gli anziani soli e malati erano seguiti da persone qualificate a rendere la loro vita meno dura nelle loro abitazioni. Gli ospizi erano stati aboliti, ritenendoli poco adatti a un percorso di vita sereno. Le arti e la cultura viaggiavano su livelli eccelsi. Era un fiorire di nuovi scrittori, nuovi poeti, nuovi pittori, nuovi scultori, nuovi autori di opere teatrali, cinematografiche, musicali! Tutte le opere degli artisti erano portati a conoscenza dei cittadini, che erano ansiosi e bramosi di scoprirle e godere delle emozioni, delle riflessioni, delle felicità di ogni prodotto artistico. D’altronde questo era l’obiettivo degli artisti: dare emozioni, riflessioni, felicità al fruitore dell’opera. I teatri, i cinema, le sale musicali, gli incontri letterari, le mostre artistiche vedevano sempre una massiccia partecipazione dei cittadini, che preferivano assistere a eventi dal vivo. La televisione aveva assunto un carattere informativo culturale. Non c’era più la pubblicità. Non c’era più nulla da vendere! C’erano programmi informativi, a carattere scientifico, musicali, teatrali, film, documentari, ma in casa si stava poco. Si preferiva stare insieme agli altri e partecipare agli eventi. L’informazione sia televisiva sia della carta stampata era basata sul racconto dei fatti, sulla conoscenza globale. L’obiettivo era di mettere ognuno in condizione di capire e di promuovere la crescita delle menti e dei cuori delle persone. L’informazione doveva formare i cittadini alla conoscenza non all’ignoranza. Nel Mondo Nuovo l’attività sportiva era ritenuta molto importante per la salute fisica e psichica delle persone di ogni età. Le città erano dotate di innumerevoli Centri dello sport, ove ognuno, fin da bambino, poteva avvicinarsi all’attività sportiva preferita. Tutte le persone facevano attività sportiva almeno tre volte alla settimana. Lo sport agonistico aveva campionati cittadini, regionali, continentali, mondiali. Veniva praticato in strutture coperte e climatizzate ed era molto seguito. Sia i protagonisti attivi dei vari sport sia gli spettatori vedevano la competizione più come espressione delle proprie qualità tecniche che come gara da vincere a ogni costo. Si partecipava per passione e voglia di provare piacere nell’essere protagonista o spettatore e un bel gesto tecnico, spesso, dava più emozione di una vittoria immeritata. Gli sportivi praticanti si dedicavano al loro sport preferito, dopo aver dato il loro contributo sociale e culturale alla comunità. Nella nuova società non si producevano armi e quelle che c’erano erano state distrutte. Non c’era un esercito e nemmeno un tipo di guardia qualsiasi. Ogni cittadino era responsabile della sua società. Molto importante era ritenuto il rapporto con la natura. Non si utilizzavano fonti di energia inquinanti, si curavano il territorio, i monti, i mari, i fiumi. La natura era amata e rispettata, come meritava. Ogni cittadino pensava che prendersi cura di essa era come prendersi cura di se stessi, perché l’essere umano non poteva fare a meno della natura. Il Mondo Nuovo aveva ricreato le basi di un rapporto uomo natura sereno, rispettoso, pieno di amore. L’essere umano nella nuova società progrediva ogni giorno di più in ogni campo. Il cancro era stato debellato, l’AIDS pure. Non esistevano più malattie mortali! Erano tutte curabili! La vita media era ormai di cento anni e le previsioni erano che sarebbe cresciuta al ritmo di due anni per anno. Nel 2053 sarebbe stata di centocinquant’anni! Non c’erano più morti sul lavoro, né per droga, né per alcool. Gli incidenti stradali erano molto rari e, quando accadevano, a causa di un materiale speciale, scoperto nel 2015, il Prolin, usato nella costruzione delle auto, non vi erano danni alle persone. Si moriva solo di morte naturale, praticamente! L’essere umano aveva trovato, finalmente, la sua vera dimensione, in cui esprimere il massimo di se stesso, libero di volare nello spazio dell’amore e della conoscenza! Il superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno di ogni epoca umana era realtà. Coloro che avevano visto il passato ricordavano con terrore quell’epoca e la cancellavano subito dalla mente. Tanto forte era il crampo che prendeva lo stomaco! I nati nella nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano certi film erano restii a credere che il mondo avesse visto realtà di quel tipo. Non osavano immaginare che esseri umani potessero utilizzare, come schiavi o finti liberi, altri esseri umani per avere dei miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale ferroso. Non osavano immaginare che tanta gente non avesse un lavoro, una casa; che tante persone non mangiassero abbastanza e altre morissero addirittura di fame; che i bambini morissero per mancanza di cibo. Non osavano immaginare che esseri umani uccidessero altri esseri umani per motivi futili e banali; che ci fossero le guerre; che si distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni della storia dell’umanità; che un liquido brutto e nero fosse così importante. Non osavano immaginare che donne e uomini vendessero il loro corpo e, a volte, anche la loro anima per apparire in televisione, sui giornali; che le persone non esprimessero quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che conveniva ai loro interessi; che un organo, chiamato Stato, imponesse tasse e decidesse sulle scelte delle persone in tema di rapporti d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto; che si nascondesse la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza; che un malato dovesse pagare per essere curato; che la scuola non insegnasse sapere, ma ideologie; che un laureato non trovasse occupazione; che non si lavorasse o si lavorasse a segmenti; che l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del Guadagno e nascondesse la verità; che chi produceva era povero e chi non produceva era ricco; che si andasse in pensione, ormai, vecchi, e, dopo una vita di lavoro, fosse dura tirare avanti; che non tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona a persona; che chi praticasse sport non lo facesse per passione e piacere, ma per denaro; che la donna non fosse ritenuta pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa; che si dovessero pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti; che gli anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai, improduttivi. Non riuscivano a immaginare che ci fossero le armi; che ci fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie; che ci fossero le banche, le assicurazioni. Non riuscivano a immaginare una politica, fatta non per le esigenze comuni, ma per gli interessi di comitati d’affare e, anche, di bande criminali. Non riuscivano a immaginare che la stragrande maggioranza della popolazione, che viveva in condizioni precarie, non si ribellasse e, anzi, prendesse a modello proprio coloro, che avevano interesse a tenerli in quella situazione di sottomissione. I figli della nuova epoca non osavano credere, studiando la storia dell’umanità, che potessero essere esistiti periodi così bui e tristi per l’umanità! Quasi non volevano credere che l’umanità avesse dovuto aspettare fino al 1° febbraio dell’anno 2003 per aprire le porte della civiltà, dell’amore, della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza! *** Si sentì il rombo di un motore di un’auto provenire dal giardino della villa. Jonathan corse sulla veranda. «Mamma... papà... sono arrivati!». Scese le scale e corse loro incontro. Fernanda lo prese al volo in braccio. «Ciao, Jonathan!» disse la donna, mentre lo baciava. «Ciao, mamma!». «Ciao, Jonathan!» disse John, appena sceso dall’auto. Abbracciò e baciò, anche lui, il bambino e tutt’insieme, si avviarono verso l’ingresso dell’abitazione. «Sai mamma, il nonno mi ha parlato di Hitler e di Mussolini. Mamma... come erano cattivi? Hitler bruciava le persone!». «Oggi, per fortuna, non abbiamo più di questi problemi!» rispose Fernanda. Sulla veranda li attendevano Giulia e Massimo, che, appena furono vicini, abbracciarono e baciarono la donna e l’uomo, come se fossero due bambini. Per i genitori i figli non hanno età! Sharon dormiva nella culla nella stanza a fianco. «Tutto bene?» chiese poi Massimo ai due giovani. «Benissimo papà. Voi come state?» rispose Fernanda. «Anche noi benissimo!» disse il padre. «Se avete bisogno di qualcosa, fate pure, noi andiamo su a prepararci» esclamò Giulia. «Andate, io preparo un bel caffè per me e John... lo vuoi pure tu giusto...» disse la ragazza, rivolta al ragazzo». «Certo che lo voglio! Non si rifiuta un tuo caffè, visto che sei un’artista in questo campo» rispose John. Un pianto avvisò che la bambina era sveglia. Fernanda, John e Jonathan accorsero da lei. Sharon smise di piangere e sorrise, aveva riconosciuto la mamma e il papà! «Sharon, vieni... come sei bella...!» disse il papà prendendola in braccio. «Sharon... dammi un bacio» esclamò la mamma, prendendo la bambina dalle braccia dell’uomo. «Mamma... Papà... voglio andare sulla Luna!» disse il bambino. «Tra un po’ non ci saranno problemi. Potrai andare sulla Luna, su Marte e su Saturno. Forse anche su Plutone» rispose il padre. «Il nonno ha detto che il primo uomo che andò sulla luna è stato un certo Armstrong nel secolo scorso». «È così» disse John. «Ma perché il nonno non è mai andato sulla Luna?». «È una domanda che devi fare al nonno» rispose Fernanda. Il bambino non aspettò che Massimo tornasse, salì le scale, andò nella camera da letto dei nonni, dove Massimo stava vestendosi e, sorprendendo l’uomo chiese: «Nonno, perché non sei mai andato sulla Luna?». Massimo ancora sorpreso rispose: «Sulla Luna?». «Sì, tu non sei mai andato sulla Luna, come mai?». Il nonno sorrise. «Nel vecchio mondo le nuove scoperte non erano per tutti. Chi le scopriva ne diveniva proprietario. Se qualcuno avesse voluto visitare la Luna doveva pagare e io non avevo tanti soldi. Oltretutto avevo da fare sulla Terra». «Proprietario! Cosa significa questa parola?». «Il proprietario era colui che aveva il diritto di disporre di una proprietà, cioè di beni». «Come? Erano solo suoi?». «Sì, erano solo suoi». «Non era giusto». «Lo so. Ma era così». Mentre il nonno e il nipote parlavano, Giulia entrò nella stanza. Vide la scena, si commosse. Guardò il suo uomo e sentì il cuore stringersi per l’amore, che sentiva più forte di sempre verso Massimo. In un istante rivide il loro primo incontro casuale a Torino in una giornata di pioggia. Rivide quella notte di aprile indimenticabile! Ritornò con la mente agli anni bui, in cui erano stati lontani. Rivisse il dolore della lontananza e la gioia del ritrovarsi. Ricordò i suoi primi rapporti con l’associazione Mondo Nuovo, creata da Massimo per far alzare a ogni essere umano gli occhi oltre il cielo e dare all’umanità il sapore caldo della speranza. Ritornarono nella mente tanti momenti belli e meno piacevoli, quali il rapimento, il killer “Iena”, i giorni a Monte Serico, il rapimento di Fernanda, prima della conquista del cielo. Forse senza quell’uomo, ormai ottantenne, che parlava con tanto amore con il nipote, la sua vita non sarebbe stata la stessa! Pensò come fosse importante incontrare la persona giusta e saperlo capire. Come fosse importante saper scegliere per non pentirsi; saper sbagliare, ma saper tornare indietro. Come fosse importante amare, perché l’amore era la vera forza rigeneratrice di ogni essere umano e dell’intera umanità. Ricordò una bellissima poesia di Edward Estlin Cummings, le sue bellissime parole: Il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio, non me divido mai. Dove vado io, vieni anche tu, mia amata. Qualsiasi cosa venga fatta da me, la fai anche tu, mia cara. Non temo il fato, perché il mio fato sei tu, mia dolce. Non voglio il mondo, perché il mio mondo, il più bello, il più vero sei tu. Questo è il nostro segreto profondo, radice di tutte le radici, germoglio di tutti i germogli, cielo dei cieli di un albero, chiamato vita, che cresce più alto di quanto l’anima spera. E la mente nasconde la meraviglia che le stelle separa, il tuo cuore esiste nel mio... Ecco il segreto più profondo, che nessuno conoscerà mai, radice delle radici, germoglio dei germogli, e cielo dei cieli di un albero chiamato vita, che cresce più alto di quanto l’anima possa sperare, più vivo di quanto la mente possa celare. Prendo il tuo cuore, lo porto con me... nel mio. Sentì il cuore quasi scoppiare nel guardare il suo grande uomo, il suo immenso amore. «Nonna, tu sei andata sulla Luna?». La domanda di Jonathan fece tornare Giulia al presente. «No, ma ci andremo tutti tra poco» rispose la donna. «Dai, Jonathan, andiamo giù. La nonna ci raggiunge subito» disse il nonno al nipote. Giulia rimase sola nella stanza. Si guardò allo specchio, guardò le sue rughe di donna di sessantasette anni e sorrise. “Con l’amore abbiamo conquistato il cielo! Con questo straordinario sentimento conquisteremo l’intero firmamento!” disse a se stessa la donna. Scese poi al piano di sotto, ove Massimo, Fernanda, John, Jonathan e Sharon erano in attesa per recarsi alla festa di Tor Vergata. Giulia, il suo uomo e il nipote salirono su un’auto. La figlia, John e Sharon su un’altra. Ambedue le auto si avviarono verso la periferia romana, ove milioni di persone attendevano la Fata e il Principe per dare il via ai festeggiamenti del venticinquesimo anniversario del Mondo Nuovo. La medesima cosa nella giornata sarebbe avvenuta in ogni parte del mondo. Miliardi di persone avrebbero festeggiato questo giorno bellissimo e straordinario come una sola mente e un solo cuore, consapevoli che l’umanità aveva, ormai, conquistato il cielo, sogno di ogni epoca, e che era dolce assaporare le cose belle che esso portava. Giuseppe Calocero, Il dolce sapore del cielo, cap.7

sabato 19 febbraio 2022

Solo noi possiamo e dobbiamo fare la storia.

Solo noi possiamo e dobbiamo fare la storia. Lenin affermava: “Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere sotto qualunque frase , dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste e quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni.” E ancora: “ Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero.” E’ di alcuni giorni fa la notizia che Esselunga, in collaborazione con Comau e l’università S. Anna di Pisa, sperimenterà sui propri addetti un esoscheletro, una sorta di tuta robot, una robotica indossabile, che porterà al miglioramento della produttività di circa il 10 %. Questa nuova realtà mostra ancora una volta come i lavoratori siano, essenzialmente, strumenti finalizzati alla produzione e al profitto. Ma noi siamo esseri umani e meritiamo di vivere in una società nella quale i nostri bisogni materiali e spirituali siano soddisfatti, una società in cui: “ Ciascuno possa dare secondo le sue capacità ed avere secondo i suoi bisogni.” Non meritiamo di essere schiavi dei bisogni non soddisfatti per miliardi di esseri umani, di vivere in una società con miliardi di disoccupati, di occupati il cui salario non basta per vivere una vita decente, di misere pensioni, di diritti calpestati, di bambini messi al lavoro in tenera età, ad esempio nelle miniere di cobalto in Congo, di due miliardi di persone sottoalimentate, di 50 milioni di bambini che ogni anno muoiono per fame, di donne alla ricerca della completa emancipazione! Rispetto alla questione salariale, alcuni giorni fa, il governatore della Banca d’ Italia, che percepisce € 450.000 all’anno, ha invitato i sindacati a non chiedere aumenti salariali per recuperare l’inflazione. Secondo lui non è il modo corretto. Il 14 febbraio del 1984, con il decreto di San Valentino, il governo Craxi cancellò gli automatismi della scala mobile, un sistema per riprendere in parte, a posteriori, gli aumenti del costo della vita. La motivazione fu che con l’abolizione di quel meccanismo si poneva un argine all’inflazione. Era un falso, ma ebbe successo anche con la vittoria dei no nel referendum del giugno del 1985. Oggi senza la scala mobile l’inflazione galoppa e il governatore ci propina lo stesso concetto. Ci vorrebbe invece una nuova scala mobile! Il livello di emancipazione di una società si misura sullo stadio di emancipazione della donna. Nella realtà attuale la donna, nonostante si siano compiuti passi in avanti, non è ancora libera sia materialmente sia spiritualmente. Siamo esseri umani e siamo degni di godere la vita in tutto il suo splendore! Non esiste libertà con la pancia vuota e il mancato sviluppo della conoscenza! Il sistema ci riempie la testa di tante belle parole, ma la realtà cruda viene sempre a galla. I dati sul PIL italiano mostrano una crescita del 6,5 % nel 2021 e i pugilatori a pagamento con lingua da schiavi inneggiano a questa realtà, dimenticando la disoccupazione cresciuta, le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori peggiorate, la precarietà delle nuove occupazioni con più di due terzi a breve termine, i bassi salari. Parlano di diritti, ma quando i lavoratori scendono in piazza per protestare contro il rincaro del gas GPL, come in Kazakistan, non disdegnano che vi siano più di 200 morti e circa 8000 arrestati. I diritti, in molti casi, per chi è costretto per vivere ad offrire al mercato o le proprie braccia o il proprio cervello, sono solo sulla carta. Di fronte al sacro profitto tutto è lecito per il sistema! Negli ultimi mesi stiamo assistendo al rincaro crescente del gas e dell’energia elettrica. Il governo, i partiti parlamentari fanno a gara per intestarsi le decisioni sui bonus energia e i mass-media fanno da megafono alla propaganda. In realtà il bonus spetta a famiglie con ISEE fino a € 8265 e ISEE fino a € 20000 per famiglie con un numero eguale o superiore a 3 figli a carico. Di conseguenza la quasi totalità dei lavoratori dipendenti sono esclusi e dovranno aumentare la spesa per la luce ed il gas, oltre che per l’utilizzo della propria automobile e per i rincari dei beni di prima necessità. Sarebbe necessario che nei rinnovi contrattuali, risultano scaduti 622 contratti con circa 10 milioni di lavoratori interessati, le organizzazioni sindacali ponessero al primo posto la rivendicazione di sostanziosi aumenti salariali, né diluiti nel tempo né basati su benefits che non costano quasi nulla alle aziende, potendo contare su vantaggi fiscali. Subito dopo bisognerebbe rivendicare una forte riduzione di orario di lavoro, unico modo per difendere la classe lavoratrice dall’ aumento della disoccupazione, quella in corso e quella prevista nella transizione verde. Il sindacato dovrebbe preparare una piattaforma e , dopo averla discussa con i lavoratori, presentarla alle aziende ed al governo con i seguenti punti principali: Aumento del salario; Riduzione di orario a parità di salario; Riforma del mercato del lavoro con eliminazione dei contratti precari; Riduzione dell’età pensionabile, con le norme attuali si rischia di andare in pensione a 75 anni e rivisitazione delle norme sul calcolo dell’assegno ; Salario di vita per chi perde il posto di lavoro. Durante la pandemia, come sempre, siamo stati noi il motore del sistema. Ognuno in ogni luogo di lavoro con la sua presenza e la sua opera ha permesso che le attività produttive e distributive non si fermassero, rischiando in prima persona il contagio, visto anche che nella propaganda si proclamava il rispetto delle norme, ma nella pratica si assisteva a molte carenze. In molti casi, all’interno del movimento operaio, durante tale periodo, è scesa in campo una solidarietà di classe, un baluardo di umanità e di lotta, propria di chi vuole essere protagonista e non spettatore della storia, di chi vuole fare la storia. Perché la storia la si fa con i fatti e dai fatti si giudica il valore di ogni essere umano. La classe lavoratrice è nel presente e nel futuro la classe che può fare la storia! La sua forza risiede nel numero. Se a questo dato riusciamo ad aggiungere coscienza e organizzazione, siamo imbattibili! Nessun partito parlamentare è dalla nostra parte. Tutti sono per il profitto e per la rendita. Tutti vendono fumo ai lavoratori e arrosto per il capitale e la sua base di massa, in ispecie la piccola borghesia. Nell’ultimo periodo le imprese hanno beneficiato di circa 170 miliardi di euro. Al contrario i lavoratori e i pensionati si sono dovuti accontentare di parole vuote. La casse operaia è come l’asino di Buridano che trasportava vino e beveva acqua. La classe lavoratrice non è rappresentata nelle istituzioni e nella società e ogni “ciarlatano” della politica borghese cerca di portarlo dalla sua parte con lusinghe e inganni che mai soddisfano le necessità di lavoro e di vita del proletariato. In tanti casi le loro pseudo “riforme” servono a peggiorare la sua vita . Sta a noi, con l’acquisizione di sempre più consapevolezza, di non cadere nella trappola sia con la partecipazione a certe campagne sia con il rifugiarsi nella delusione, nella frustrazione, nel pensare di risolvere da soli i problemi. Da soli i lavoratori non possono difendersi. Lo possono fare solo unendo le forze con gli altri simili, avendo chiari gli obiettivi, la tattica e la strategia per giungere a meta. Deve essere chiaro che chi non è per superamento dei rapporti di produzione è per il capitalismo e le sue contraddizioni. Chi è per il superamento dei rapporti di produzione e delle classi è per una società in cui sul trono sociale vi sia l’essere umano e la soddisfazione dei suoi bisogni. E’ per il comunismo! Comunismo è una parola latina, deriva dalla parola comune. La società comunista significa: tutto in comune, la terra, le fabbriche, il lavoro. Questo è il comunismo. Il Mondo nuovo in cui libertà, fratellanza, uguaglianza diventano realtà. F. Engels ne “ La situazione della classe operaia in Inghilterra, scriveva: “ Per i suoi principi , il comunismo è al di sopra del dissidio tra borghesia e proletariato, poiché lo considera giustificato nel suo significato storico soltanto per il presente, non per il futuro; esso intende appunto sopprimere tale dissidio. Riconosce perciò, finchè il dissidio permane, che il risentimento del proletariato contro i suoi oppressori è una necessità, che rappresenta la leva più importante del movimento operaio ai suoi inizi, ma va oltre tale risentimento, perché il comunismo è appunto una causa di tutta l’umanità, non soltanto degli operai.” Mettiamo uno specchio nell’anima e lottiamo per essere felici!