Una luce nel labirinto

Una luce nel labirinto
Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

una luce nel labirinto
Non sottomettersi mai.

giovedì 24 dicembre 2020

Il dolce sapore del cielo.

VENTICINQUE ANNI DOPO... 1° febbraio dell’anno 2028. «Nonna... nonna... nonna...! Vieni, Sharon si è svegliata e sta piangendo!». Giulia rientrò dal giardino in casa e corse verso la nipotina nella culla. La prese in braccio. «Sono qua Sharon... non piangere! Adesso ti preparo la pappa ». In quel momento un’auto entrò nel giardino e si fermò davanti al box. «È arrivato il nonno!» gridò Jonathan, mentre correva fuori verso Massimo. Il bambino saltò letteralmente in braccio all’uomo, che, felice, lo strinse a sé e lo baciò. «Ciao, Jonathan!». «Ciao, nonno!». Insieme, mano nella mano, entrarono in casa. «Ciao, Giulia!» disse l’uomo, rivolto alla donna, mentre la baciava sulla guancia. «Ciao, Massimo! Gli esami... tutto bene?». «Sì, tutto bene. Pare che sia in piena forma, tenendo conto dei miei ottant’anni». «Bene... Meglio così. Fernanda e John hanno telefonato, dicendo di essere all’aeroporto. Tra poco saranno qui. Tienimi un attimo Sharon, mentre le preparo la pappa. Poi iniziamo a prepararci per la festa. A mezzogiorno dobbiamo essere a Tor Vergata. Oggi sono venticinque anni del Mondo Nuovo e voglio proprio godermi questo grande giorno!». «Anch’io voglio godermi questo anniversario! Sharon, vieni dal nonno!». L’uomo prese in braccio la nipote e si accomodò sul divano, con accanto Jonathan. Pochi minuti dopo il cibo era pronto. «Dalla a me. Gliela faccio mangiare io» disse Massimo. La bambina mangiò con foga e dopo, sazia, sorrideva alle smorfie del nonno, che era felice di ridere e giocare con i suoi nipoti. Jonathan, di quattro anni, e Sharon, di un anno, erano i figli di Fernanda, la loro figlia, che era, ormai, nel ventiseiesimo anno di età, e di John Neale, della stessa età, newyorkese di nascita. Si erano conosciuti cinque anni prima a una conferenza sulla situazione climatica del pianeta a Parigi e si erano subito innamorati. Fernanda era Presidente del Consiglio dell’Europa, John era responsabile del Centro Europeo di Climatologia. La figlia di Giulia e Massimo era uno dei cinque Presidenti continentali. A livello superiore c’era il Consiglio Mondiale, di cui era Presidente Giulia e vicePresidente Massimo. Il Consiglio mondiale era composto da venti membri, quattro per continente, che rispondeva a un’assemblea di cento membri, venti per continente. La sede era a Roma. I Consigli continentali erano composti dallo stesso numero di persone, così come le assemblee e avevano la sede a Roma per l’Europa, a Pechino per l’Asia, a New York per l’America, a Sidney per l’Australia, a Il Cairo per l’Africa. C’erano poi i Consigli regionali, composti da dieci membri e con un’assemblea di cinquanta persone; i Consigli cittadini, composti con gli stessi criteri di quelli regionali, e nelle città, oltre i centomila abitanti, i Consigli di zona, composti da cinque persone con un’assemblea di venticinque persone. Tutti questi consessi elettivi avevano il compito di amministrare la nuova società con l’unico obiettivo di garantire benessere a tutti e godimento pieno della loro vita e dei beni prodotti. Coloro che venivano eletti a queste e altre responsabilità, all’interno della società, erano revocabili in qualsiasi momento. Avevano gli stessi diritti di ogni membro della società e gli stessi doveri. Dovevano perciò dare il loro contributo produttivo e dovevano partecipare alle ore di studio obbligatorio. La loro responsabilità era intesa come un servizio alla società e, chi accettava i vari incarichi, lo faceva per amore della dimensione sociale in cui viveva e per amore verso gli altri cittadini. Dedicava tanto tempo agli altri, ma era sempre uno di loro. La nuova società era basata sul concetto: “Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo le sue necessità”. In venticinque anni era sorto un Mondo Nuovo, sempre sognato da ogni essere umano, che aveva seppellito le barbarie del passato. Ogni persona aveva un lavoro, a cui si doveva accedere compiuti i diciotto anni. Il tempo di lavoro era di due ore al giorno dal lunedì al venerdì. Si lavorava, quindi, dieci ore alla settimana. Due ore ancora della giornata erano dedite allo studio, sempre dal lunedì al venerdì. La nuova società voleva persone, che raggiungessero le più alte vette della conoscenza e dava molta importanza a essa, come fonte di sapere e di libertà. Dopo aver dedicato al lavoro e allo studio quattro ore totali della giornata, ognuno era libero di fare ciò che più gli piacesse. I lavori più alienanti e faticosi erano svolti dai robot, impostati per fare i compiti loro assegnati, che sembravano simili agli esseri umani, dialogavano come esseri umani, ma non lo erano. L’età lavorativa aveva termine a cinquant’anni per le donne e a cinquantacinque per gli uomini. Ogni cittadino era esonerato dal prestare lavoro e dal dedicarsi allo studio per sei settimane all’anno. In questo periodo di riposo poteva viaggiare, visitare ogni posto del mondo, soggiornare in ogni luogo, con la possibilità di usufruire di alloggi o dei Centri Alberghieri. La stessa cosa si poteva fare ogni giorno, svolti i compiti lavorativi e di studio, visto il livello di eccellenza dei trasporti, che permettevano, tramite i Celesti 120, aerei velocissimi, di raggiungere le località più lontane in pochissimo tempo. Il tipo di organizzazione economica e sociale permetteva poi di svolgere i propri compiti di lavoro e di studio in qualsiasi parte del mondo. Era possibile, quindi, per ogni cittadino, con un preavviso di una settimana, dare il proprio contributo sociale e di studio una settimana a Roma, una a Los Angeles, una a Mosca, una Sidney. In quarantasei settimane di lavoro ogni membro della società poteva visitare quarantasei posti diversi del mondo. La lingua non era più un problema. Le nuove generazioni parlavano tutte l’inglese, scelto, per la sua semplicità linguistica, come lingua ufficiale. Le vecchie lo avevano imparato molto velocemente, avendo la mente sgombra da ogni problema, in appositi corsi. Nella nuova società non c’era denaro. Non c’erano, quindi, stipendi, non c’erano banche, assicurazioni, non c’era niente di collegabile al “vil denaro”. Non c’erano più merci da vendere o da comprare, non vi erano, di conseguenza, prezzi, che determinavano il valore di una merce. La produzione era esclusivamente per il consumo, per soddisfare le necessità dei cittadini! L’essere umano e i suoi bisogni materiali e spirituali era stato messo al centro di ogni azione economica e sociale. Ogni persona doveva solo dare il suo contributo produttivo per ricevere tutto quello che a lei necessitava. D’altronde i beni prodotti erano di una tale quantità che ogni membro della società poteva usufruirne in abbondanza, anche oltre le necessità. I Centri produttivi avevano dei responsabili di centro e di settore. Costoro erano eletti dai lavoratori, che sceglievano chi ritenevano più capace di svolgere il compito. Lo Stato, che nei secoli, era stato sinonimo d’imposizione della volontà di pochi su molti si era andato, negli anni, sgretolando. Ormai era solo un ricordo! Un organo molto importante, a cui si accedeva per elezione revocabile, era l’Amministrazione sociale. Questa struttura era responsabile di gestire l’anagrafe della popolazione, la produzione e la distribuzione dei prodotti, i Centri ristoro, i Centri alberghieri, la sanità, la scuola e i trasporti. Era un organismo tecnico-organizzativo al servizio del bene comune e di ogni cittadino. L’Amministrazione sociale mondiale era strutturata con gradi di responsabilità cittadina, regionale, continentale, che rispondevano ai vari livelli dei Consigli. Tutto veniva gestito con strumenti altamente tecnologici e con l’ausilio di robot. Non ci si interessava di altro! I cittadini, dopo aver svolto il proprio lavoro produttivo e di studio, erano liberi! Non avevano imposizione su alcuna scelta individuale! Ognuno poteva scegliere di vivere la vita che più desiderava. Potevano unirsi con chi volevano e avere quanti figli sognassero. Nel periodo di maternità la donna era esonerata dal lavoro. Dopo la nascita del bambino il periodo di esonero era di un anno. Negli ultimi anni c’era stato un aumento delle unioni e delle nascite. Nel vecchio mondo un certo Edgar Lee Masters aveva detto: “In cielo non ci sono matrimoni, ma l’amore sì”. Nel cielo del Mondo Nuovo era proprio così, c’era tanto amore e si cercava sempre più l’amore grande, immenso. Le nascite aumentavano perché non c’era più il terrore del domani per sé e per i propri figli, ma solo serena fiducia in un futuro sempre più straordinario. Questo amore portava le persone ad avere un rapporto diverso dal passato, basato sull’affetto, sulla stima, sul rispetto. I Centri ristoro erano sempre pieni. Le persone volevano stare fuori casa, insieme agli altri, dialogare con loro, godere della compagnia. Le strade delle città non erano mai vuote e si respirava la gioia di vivere ogni minuto della propria vita in modo intenso. Si assisteva a canti, balli, voglia di essere felici! Avevano preso piede ultimamente in ogni area del globo le gare letterarie, che organizzavano gli stessi cittadini e che riempivano i palazzi dello sport. La gara consisteva in due sfidanti, che si facevano le domande l’un l’altro sull’intero scibile del sapere umano con un arbitro, che garantiva la giustezza o meno delle risposte. La sfida poteva durare molte ore ed era successo che alcune fossero durate giorni. Il vincitore si aggiudicava, soltanto, la soddisfazione del sapere. Poteva essere poi sfidato da chiunque lo volesse. Il Consiglio mondiale, vista la rapida diffusione di questo gioco letterario, stava pensando d’inserirlo nelle discipline sportive e di organizzare dei veri campionati a livello regionale, continentale, mondiale. Pensava anche d’inserirlo nelle discipline olimpioniche come prima gara a livello mentale in un insieme di discipline fisiche. Non che per la nuova società lo sport non fosse importante, visto che tutti, praticamente, erano divenuti sportivi praticanti, ma riteneva giusto dare spazio sia alla cura del corpo sia alla cura della mente. Per la nuova realtà sociale la salute del corpo era importante quanto quella della mente. Questa, per miliardi di persone, diveniva ogni giorno più importante nel momento in cui capivano che un corpo, seppure ben allenato, avrebbe potuto essere schiavo; una mente, invece, allenata al sapere non lo sarebbe stata mai. Il sistema sanitario era stato strutturato in modo da garantire a ogni cittadino livelli di difesa della salute eccellenti. “L’angelo custode” della salute dei cittadini era il “medico amico”, che aveva la responsabilità della salute di duecento persone. Ogni cinquemila persone c’era un centro diagnostico specialistico, chiamato Centro della salute, che garantiva visite specialistiche e diagnostiche, in stretto collegamento con il “medico amico”. Ogni venticinquemila cittadini c’era un ospedale con cinquecento posti letto, in stretto collegamento con il “medicoamico” e il Centro della salute. Gli ospedali e i centri, dall’esterno, non sembravano case di cura, ma dei residence con intorno tanto verde. Nella struttura ospedaliera c’erano stanze per accogliere i congiunti del malato, che, volendo, potevano usufruire anche dell’alimentazione. L’ospedale era un centro di cultura, di ricerca scientifica, di aggiornamento professionale continuo. Ogni cittadino era in questo modo attentamente seguito nella difesa della sua salute, avendo, oltretutto, l’obbligo di fare esami generali al suo fisico ogni sei mesi. Non c’erano liste di attesa e le visite specialistiche o eventuali ricoveri in ospedale avvenivano in giornata. Coloro che erano impossibilitati a muoversi ricevevano l’assistenza domiciliare giorno e notte. I più anziani non credevano ai loro occhi! Non avevano mai visto un’assistenza sanitaria di questo tipo! La scuola metteva al centro del suo obiettivo l’innalzamento della conoscenza umana. Dai due anni ai cinque anni i bambini frequentavano la scuola per l’infanzia, venendo dotati subito di un computer per apprenderne l’uso, dai cinque ai dieci la scuola primaria, dai dieci ai tredici la scuola secondaria, dai tredici ai diciotto la scuola terziaria. Queste fasi scolastiche erano obbligatorie, gli asili dalla nascita ai due anni erano facoltativi. La scuola, nelle sue varie fasi, aveva un orario complessivo di otto ore, dalle otto e trenta alle sedici e trenta dal lunedì al venerdì. Pranzo e merenda venivano consumati nel Centro ristoro scolastico. Era una palestra di apprendimento, ma anche di sport e di giochi. Era una palestra per far crescere la socialità di ogni individuo. Non esistevano compiti da fare a casa, tutto veniva svolto nelle otto ore. I programmi toccavano tutto lo scibile del sapere umano, senza nascondere nulla della storia dell’umanità, affinché ognuno con il suo sapere liberamente raggiungesse la verità. Non esistevano voti, né bocciature, né promozioni, eppure l’impegno degli studenti era massimo nel cercare di scoprire nella conoscenza le strade dell’amore e della libertà. Il compito degli insegnanti era quello di costruire persone libere nella conoscenza e nel sapere, persone con l’animo nobile, che arrivassero a conoscere bene anche se stessi e si dessero al prossimo con amore, con rispetto. Dopo i diciotto anni, iniziava il periodo lavorativo e ognuno sceglieva in quale ambito operare secondo i suoi desideri e secondo le sue attitudini. Questa scelta non era definitiva. Se qualcuno avesse espresso il desiderio di cambiare, avrebbe potuto. I trasporti erano al servizio della comunità e venivano organizzati in modo da servire le esigenze comuni in modo ottimale. Tutti i mezzi di trasporto pubblico o privato utilizzavano come carburante l’energia solare con batterie, che si ricaricavano in continuazione. La stessa energia solare era utilizzata per la produzione e per il riscaldamento delle abitazioni e degli uffici. Nel trasporto pubblico c’erano treni, aerei, elicotteri, bus. Erano tutti dotati di ogni conforto e garantivano un viaggio comodissimo. Le grandi città avevano reti estese di metropolitana, che in poco tempo collegavano le varie zone. Ogni persona poteva avere anche più di un’auto. L’Amministrazione non aveva posto limiti. Ma i più, stranamente, spesso preferivano il trasporto pubblico per la comodità, i tempi di percorrenza, la possibilità di stare insieme ad altre persone. La rete stradale e autostradale aveva avuto un forte incremento negli ultimi anni e aveva raggiunto livelli di collegamenti eccezionali. Ogni città aveva una tangenziale, in certi casi due, in altri tre, in altri ancora quattro. Il traffico era sempre scorrevole. Le strade cittadine erano state impostate in stile romano ed erano tutte costituite da grandi viali alberati. I semafori non esistevano più. Agli incroci vi erano solo rotonde con in mezzo coltivazioni di fiori, che le rendevano bellissime. Le città erano cambiate, così come pure i paesi. Non esistevano più case vecchie, brutte e fatiscenti. Non esistevano grattacieli. Erano rimasti solo i monumenti e abitazioni di valore storico, simboli di epoche trascorse. Le città erano composte tutte da villette singole con cinquecento metri di area verde intorno. In ogni zona erano state costruite delle grandi oasi verdi con dei laghetti artificiali al loro interno. Nelle stesse aree erano compresi campi da calcio, campi da tennis, piste ciclabili, isole ginniche, che ogni cittadino poteva utilizzare liberamente. In ogni area verde c’era un Centro ristoro. I più anziani erano strabiliati nel vedere le nuove città! Dai diciotto anni in poi ogni cittadino aveva diritto alla casa, oltre che al lavoro e all’auto. Poteva decidere di abitare da solo o con chi volesse. Per l’alimentazione, i vestiti, gli elettrodomestici e qualsiasi altro bene desiderato ogni cittadino poteva utilizzare i Centri di rifornimento, grandi strutture commerciali, poste intorno alle città. Gli anziani potevano ordinare i beni desiderati per telefono e ricevere la consegna a domicilio. Per lo più, però, le persone per l’alimentazione si recavano ai Centri ristoro, sparsi per le città, i paesi, lungo le autostrade e le strade più trafficate. Preferivano stare con gli altri, più che con se stessi! In questi centri i lavori di preparazione, di cottura, di servizio erano affidati ai robot, così come i lavori di pulizia. Ogni persona aveva in dotazione un robot, che si occupava di ogni tipo di lavoro domestico. Il Mondo Nuovo aveva liberato, finalmente, l’essere umano e, soprattutto le donne dal lavoro domestico, un’occupazione tra le più alienanti! Le persone, che decidevano di avere un rapporto e si mettevano insieme, non perdevano la loro casa. Se avevano dei figli, che, prendevano il cognome della madre e del padre, potevano tenerli in casa oppure, come dicevamo sopra, portarli all’asilo, prima che iniziasse il periodo scolastico obbligatorio. Fino ai quattordici anni, oltre gli orari quotidiani dell’asilo e delle scuole, c’era la possibilità di lasciare i figli, anche per alcuni giorni, nei Centri per l’infanzia. In caso di scelte di vita dei genitori non contemplanti un percorso comune della loro esistenza essi potevano scegliere di tenere i bambini o affidarli ai Centri per l’infanzia, i quali si prendevano cura con amore della loro vita. In qualsiasi momento comunque i genitori o un singolo genitore poteva riportare nella sua abitazione il proprio figlio. In caso di maternità indesiderata la donna era l’unica a poter decidere se accettarla o meno. Negli ultimi anni i casi di maternità indesiderata erano scomparsi. La nuova società difendeva la vita di ogni essere umano e dei bambini, in particolare, garantendo a tutti, in qualsiasi età, il presente e il futuro. La nascita di un bambino era sempre un momento di gioia, mai di dramma. La donna, al pari dell’uomo, assumeva sempre più nella società un ruolo attivo, responsabile e ambedue, seppur diversi fisiologicamente, si vedevano come esseri umani e parte attiva di una nuova realtà, che si stava costruendo per il bene di tutti. Nell’ultimo periodo la percentuale di anziani era diminuita, proprio grazie a un’ondata imponente di nascite. Costoro, dopo la pensione, dovevano continuare a frequentare le due ore giornaliere di studio. Il percorso della conoscenza non doveva mai essere abbandonato! A meno che non ci fosse qualche impedimento fisico o di salute. In ogni zona delle città, in ogni paese, c’erano tanti Centri del tempo libero, ove si organizzavano gite, serate gastronomiche, letterarie, teatrali, cinematografiche, di ballo. Questi luoghi erano sempre pieni di persone di qualsiasi età e anche di anziani. Gli anziani soli e malati erano seguiti da persone qualificate a rendere la loro vita meno dura nelle loro abitazioni. Gli ospizi erano stati aboliti, ritenendoli poco adatti a un percorso di vita sereno. Le arti e la cultura viaggiavano su livelli eccelsi. Era un fiorire di nuovi scrittori, nuovi poeti, nuovi pittori, nuovi scultori, nuovi autori di opere teatrali, cinematografiche, musicali! Tutte le opere degli artisti erano portati a conoscenza dei cittadini, che erano ansiosi e bramosi di scoprirle e godere delle emozioni, delle riflessioni, delle felicità di ogni prodotto artistico. D’altronde questo era l’obiettivo degli artisti: dare emozioni, riflessioni, felicità al fruitore dell’opera. I teatri, i cinema, le sale musicali, gli incontri letterari, le mostre artistiche vedevano sempre una massiccia partecipazione dei cittadini, che preferivano assistere a eventi dal vivo. La televisione aveva assunto un carattere informativo culturale. Non c’era più la pubblicità. Non c’era più nulla da vendere! C’erano programmi informativi, a carattere scientifico, musicali, teatrali, film, documentari, ma in casa si stava poco. Si preferiva stare insieme agli altri e partecipare agli eventi. L’informazione sia televisiva sia della carta stampata era basata sul racconto dei fatti, sulla conoscenza globale. L’obiettivo era di mettere ognuno in condizione di capire e di promuovere la crescita delle menti e dei cuori delle persone. L’informazione doveva formare i cittadini alla conoscenza non all’ignoranza. Nel Mondo Nuovo l’attività sportiva era ritenuta molto importante per la salute fisica e psichica delle persone di ogni età. Le città erano dotate di innumerevoli Centri dello sport, ove ognuno, fin da bambino, poteva avvicinarsi all’attività sportiva preferita. Tutte le persone facevano attività sportiva almeno tre volte alla settimana. Lo sport agonistico aveva campionati cittadini, regionali, continentali, mondiali. Veniva praticato in strutture coperte e climatizzate ed era molto seguito. Sia i protagonisti attivi dei vari sport sia gli spettatori vedevano la competizione più come espressione delle proprie qualità tecniche che come gara da vincere a ogni costo. Si partecipava per passione e voglia di provare piacere nell’essere protagonista o spettatore e un bel gesto tecnico, spesso, dava più emozione di una vittoria immeritata. Gli sportivi praticanti si dedicavano al loro sport preferito, dopo aver dato il loro contributo sociale e culturale alla comunità. Nella nuova società non si producevano armi e quelle che c’erano erano state distrutte. Non c’era un esercito e nemmeno un tipo di guardia qualsiasi. Ogni cittadino era responsabile della sua società. Molto importante era ritenuto il rapporto con la natura. Non si utilizzavano fonti di energia inquinanti, si curavano il territorio, i monti, i mari, i fiumi. La natura era amata e rispettata, come meritava. Ogni cittadino pensava che prendersi cura di essa era come prendersi cura di se stessi, perché l’essere umano non poteva fare a meno della natura. Il Mondo Nuovo aveva ricreato le basi di un rapporto uomo natura sereno, rispettoso, pieno di amore. L’essere umano nella nuova società progrediva ogni giorno di più in ogni campo. Il cancro era stato debellato, l’AIDS pure. Non esistevano più malattie mortali! Erano tutte curabili! La vita media era ormai di cento anni e le previsioni erano che sarebbe cresciuta al ritmo di due anni per anno. Nel 2053 sarebbe stata di centocinquant’anni! Non c’erano più morti sul lavoro, né per droga, né per alcool. Gli incidenti stradali erano molto rari e, quando accadevano, a causa di un materiale speciale, scoperto nel 2015, il Prolin, usato nella costruzione delle auto, non vi erano danni alle persone. Si moriva solo di morte naturale, praticamente! L’essere umano aveva trovato, finalmente, la sua vera dimensione, in cui esprimere il massimo di se stesso, libero di volare nello spazio dell’amore e della conoscenza! Il superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno di ogni epoca umana era realtà. Coloro che avevano visto il passato ricordavano con terrore quell’epoca e la cancellavano subito dalla mente. Tanto forte era il crampo che prendeva lo stomaco! I nati nella nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano certi film erano restii a credere che il mondo avesse visto realtà di quel tipo. Non osavano immaginare che esseri umani potessero utilizzare, come schiavi o finti liberi, altri esseri umani per avere dei miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale ferroso. Non osavano immaginare che tanta gente non avesse un lavoro, una casa; che tante persone non mangiassero abbastanza e altre morissero addirittura di fame; che i bambini morissero per mancanza di cibo. Non osavano immaginare che esseri umani uccidessero altri esseri umani per motivi futili e banali; che ci fossero le guerre; che si distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni della storia dell’umanità; che un liquido brutto e nero fosse così importante. Non osavano immaginare che donne e uomini vendessero il loro corpo e, a volte, anche la loro anima per apparire in televisione, sui giornali; che le persone non esprimessero quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che conveniva ai loro interessi; che un organo, chiamato Stato, imponesse tasse e decidesse sulle scelte delle persone in tema di rapporti d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto; che si nascondesse la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza; che un malato dovesse pagare per essere curato; che la scuola non insegnasse sapere, ma ideologie; che un laureato non trovasse occupazione; che non si lavorasse o si lavorasse a segmenti; che l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del Guadagno e nascondesse la verità; che chi produceva era povero e chi non produceva era ricco; che si andasse in pensione, ormai, vecchi, e, dopo una vita di lavoro, fosse dura tirare avanti; che non tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona a persona; che chi praticasse sport non lo facesse per passione e piacere, ma per denaro; che la donna non fosse ritenuta pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa; che si dovessero pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti; che gli anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai, improduttivi. Non riuscivano a immaginare che ci fossero le armi; che ci fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie; che ci fossero le banche, le assicurazioni. Non riuscivano a immaginare una politica, fatta non per le esigenze comuni, ma per gli interessi di comitati d’affare e, anche, di bande criminali. Non riuscivano a immaginare che la stragrande maggioranza della popolazione, che viveva in condizioni precarie, non si ribellasse e, anzi, prendesse a modello proprio coloro, che avevano interesse a tenerli in quella situazione di sottomissione. I figli della nuova epoca non osavano credere, studiando la storia dell’umanità, che potessero essere esistiti periodi così bui e tristi per l’umanità! Quasi non volevano credere che l’umanità avesse dovuto aspettare fino al 1° febbraio dell’anno 2003 per aprire le porte della civiltà, dell’amore, della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza! *** Si sentì il rombo di un motore di un’auto provenire dal giardino della villa. Jonathan corse sulla veranda. «Mamma... papà... sono arrivati!». Scese le scale e corse loro incontro. Fernanda lo prese al volo in braccio. «Ciao, Jonathan!» disse la donna, mentre lo baciava. «Ciao, mamma!». «Ciao, Jonathan!» disse John, appena sceso dall’auto. Abbracciò e baciò, anche lui, il bambino e tutt’insieme, si avviarono verso l’ingresso dell’abitazione. «Sai mamma, il nonno mi ha parlato di Hitler e di Mussolini. Mamma... come erano cattivi? Hitler bruciava le persone!». «Oggi, per fortuna, non abbiamo più di questi problemi!» rispose Fernanda. Sulla veranda li attendevano Giulia e Massimo, che, appena furono vicini, abbracciarono e baciarono la donna e l’uomo, come se fossero due bambini. Per i genitori i figli non hanno età! Sharon dormiva nella culla nella stanza a fianco. «Tutto bene?» chiese poi Massimo ai due giovani. «Benissimo papà. Voi come state?» rispose Fernanda. «Anche noi benissimo!» disse il padre. «Se avete bisogno di qualcosa, fate pure, noi andiamo su a prepararci» esclamò Giulia. «Andate, io preparo un bel caffè per me e John... lo vuoi pure tu giusto...» disse la ragazza, rivolta al ragazzo». «Certo che lo voglio! Non si rifiuta un tuo caffè, visto che sei un’artista in questo campo» rispose John. Un pianto avvisò che la bambina era sveglia. Fernanda, John e Jonathan accorsero da lei. Sharon smise di piangere e sorrise, aveva riconosciuto la mamma e il papà! «Sharon, vieni... come sei bella...!» disse il papà prendendola in braccio. «Sharon... dammi un bacio» esclamò la mamma, prendendo la bambina dalle braccia dell’uomo. «Mamma... Papà... voglio andare sulla Luna!» disse il bambino. «Tra un po’ non ci saranno problemi. Potrai andare sulla Luna, su Marte e su Saturno. Forse anche su Plutone» rispose il padre. «Il nonno ha detto che il primo uomo che andò sulla luna è stato un certo Armstrong nel secolo scorso». «È così» disse John. «Ma perché il nonno non è mai andato sulla Luna?». «È una domanda che devi fare al nonno» rispose Fernanda. Il bambino non aspettò che Massimo tornasse, salì le scale, andò nella camera da letto dei nonni, dove Massimo stava vestendosi e, sorprendendo l’uomo chiese: «Nonno, perché non sei mai andato sulla Luna?». Massimo ancora sorpreso rispose: «Sulla Luna?». «Sì, tu non sei mai andato sulla Luna, come mai?». Il nonno sorrise. «Nel vecchio mondo le nuove scoperte non erano per tutti. Chi le scopriva ne diveniva proprietario. Se qualcuno avesse voluto visitare la Luna doveva pagare e io non avevo tanti soldi. Oltretutto avevo da fare sulla Terra». «Proprietario! Cosa significa questa parola?». «Il proprietario era colui che aveva il diritto di disporre di una proprietà, cioè di beni». «Come? Erano solo suoi?». «Sì, erano solo suoi». «Non era giusto». «Lo so. Ma era così». Mentre il nonno e il nipote parlavano, Giulia entrò nella stanza. Vide la scena, si commosse. Guardò il suo uomo e sentì il cuore stringersi per l’amore, che sentiva più forte di sempre verso Massimo. In un istante rivide il loro primo incontro casuale a Torino in una giornata di pioggia. Rivide quella notte di aprile indimenticabile! Ritornò con la mente agli anni bui, in cui erano stati lontani. Rivisse il dolore della lontananza e la gioia del ritrovarsi. Ricordò i suoi primi rapporti con l’associazione Mondo Nuovo, creata da Massimo per far alzare a ogni essere umano gli occhi oltre il cielo e dare all’umanità il sapore caldo della speranza. Ritornarono nella mente tanti momenti belli e meno piacevoli, quali il rapimento, il killer “Iena”, i giorni a Monte Serico, il rapimento di Fernanda, prima della conquista del cielo. Forse senza quell’uomo, ormai ottantenne, che parlava con tanto amore con il nipote, la sua vita non sarebbe stata la stessa! Pensò come fosse importante incontrare la persona giusta e saperlo capire. Come fosse importante saper scegliere per non pentirsi; saper sbagliare, ma saper tornare indietro. Come fosse importante amare, perché l’amore era la vera forza rigeneratrice di ogni essere umano e dell’intera umanità. Ricordò una bellissima poesia di Edward Estlin Cummings, le sue bellissime parole: Il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio, non me divido mai. Dove vado io, vieni anche tu, mia amata. Qualsiasi cosa venga fatta da me, la fai anche tu, mia cara. Non temo il fato, perché il mio fato sei tu, mia dolce. Non voglio il mondo, perché il mio mondo, il più bello, il più vero sei tu. Questo è il nostro segreto profondo, radice di tutte le radici, germoglio di tutti i germogli, cielo dei cieli di un albero, chiamato vita, che cresce più alto di quanto l’anima spera. E la mente nasconde la meraviglia che le stelle separa, il tuo cuore esiste nel mio... Ecco il segreto più profondo, che nessuno conoscerà mai, radice delle radici, germoglio dei germogli, e cielo dei cieli di un albero chiamato vita, che cresce più alto di quanto l’anima possa sperare, più vivo di quanto la mente possa celare. Prendo il tuo cuore, lo porto con me... nel mio. Sentì il cuore quasi scoppiare nel guardare il suo grande uomo, il suo immenso amore. «Nonna, tu sei andata sulla Luna?». La domanda di Jonathan fece tornare Giulia al presente. «No, ma ci andremo tutti tra poco» rispose la donna. «Dai, Jonathan, andiamo giù. La nonna ci raggiunge subito» disse il nonno al nipote. Giulia rimase sola nella stanza. Si guardò allo specchio, guardò le sue rughe di donna di sessantasette anni e sorrise. “Con l’amore abbiamo conquistato il cielo! Con questo straordinario sentimento conquisteremo l’intero firmamento!” disse a se stessa la donna. Scese poi al piano di sotto, ove Massimo, Fernanda, John, Jonathan e Sharon erano in attesa per recarsi alla festa di Tor Vergata. Giulia, il suo uomo e il nipote salirono su un’auto. La figlia, John e Sharon su un’altra. Ambedue le auto si avviarono verso la periferia romana, ove milioni di persone attendevano la Fata e il Principe per dare il via ai festeggiamenti del venticinquesimo anniversario del Mondo Nuovo. La medesima cosa nella giornata sarebbe avvenuta in ogni parte del mondo. Miliardi di persone avrebbero festeggiato questo giorno bellissimo e straordinario come una sola mente e un solo cuore, consapevoli che l’umanità aveva, ormai, conquistato il cielo, sogno di ogni epoca, e che era dolce assaporare le cose belle che esso portava. Giuseppe Calocero, Il dolce sapore del cielo, cap.7

Cristianesimo e miti preesistenti.

Cristianesimo e miti preesistenti Per molti il cristianesimo è una dottrina originale e rivoluzionaria; in realtà esistono molti miti preesistenti che sono serviti come spunto per elaborare una nuova religione. Cristianesimo e mitraismo Il mitraismo fu un’antica religione ellenistica, basata sul culto di un dio probabilmente derivato dal dio persiano Mitra e da altre divinità dello zoroastrismo. Il mitraismo nacque nell’area del Mediterraneo orientale intorno al II-I sec. a.C. e venne praticata anche nell’Impero Romano, a partire dal I secolo a.C., per raggiungere la sua massima diffusione tra il III ed il IV secolo, quando fu molto popolare tra i soldati romani. In seguito al decreto di Teodosio (391) che bandì tutti i riti pagani, il mitraismo scomparve come pratica religiosa. Presso i romani il culto di Mitra divenne molto popolare soprattutto per alcune concezioni molto sofisticate come l’esistenza dell’anima e della sua possibilità di pervenire, attraverso le sette sfere planetarie, all’aeternitas: nel giorno del giudizio i non credenti sarebbero morti, mentre i credenti sarebbero vissuti in cielo o nel paradiso (parola di origine sanscrita, paradesha, Paese supremo; i persiani lo trasformarono in pairidaeza). Mitra nacque da una vergine alla presenza di pochi pastori; presso i suoi fedeli era chiamato con termini come la Via, la Verità, la Luce, la Vita, il Verbo, il Figlio di Dio, il Buon Pastore. Spesso è dipinto con un agnello sulle spalle. Per i seguaci di Mitra la domenica era il giorno del Signore e il 25 dicembre, durante una grande festa, i fedeli “facevano la comunione”: iniziava il periodo dei “quaranta giorni” (notevole l’analogia con la Quaresima cristiana). Quando morì, Mitra fu sepolto in una tomba detta Petra e dopo tre giorni fu rimosso con una grande festa. Le somiglianze con il cristianesimo sono impressionanti, tanto che è ragionevole l’ipotesi che Paolo si sia appropriato di questi miti e li abbia attribuiti a Gesù (che neppure aveva conosciuto), dando vita alla mitologia cristiana. Cristianesimo e zoroastrismo Lo zoroastrismo è una religioni delle più antiche; prende il nome dal suo fondatore, Zarathustra (Zoroastro), vissuto in Persia fra il VII e il VI sec. a.C. Zoroastro elaborò le precedenti religioni persiane, prendendo spunti anche dalla religione vedica indiana. Lo zoroastrismo è conosciuto anche come mazdeismo perché nell’antica mitologia persiana Ahura Mazdā era il saggio signore della luce; originariamente allo stesso livello di Mitra (cui era attribuita la sfera della giustizia), venne elevato a Dio supremo da Zoroastro che ne accorciò anche il nome in Ormazd. Lo zoroastrismo fu per secoli la religione dominante in quasi tutta l’Asia centrale, finché non fu soppiantato dall’islam (VII sec.). Attualmente non conta più di 200.000 fedeli. Ahura Mazdā è un dio-padre onnisciente che si preoccupa delle sorti degli uomini tanto da mandare sulla terra Zoroastro per diffondere il suo verbo. I seguaci di Zoroastro credono nella venuta del “regno di Dio”, nell’inferno (il loro Satana è Angra Mainyu) e nel paradiso (per loro pairidaeza), in angeli e arcangeli, ma soprattutto nella risurrezione finale dei morti. Secondo alcune fonti i Magi che visitarono Gesù altro non erano che sacerdoti zoroastriani. Il cristianesimo e Horo Horo è una divinità egizia che simboleggiava l’immortalità, la vita dell’anima dopo la morte. Infatti risale alla prima dinastia (3.000 a.C. circa) il libro per vivificare l’anima per sempre. Gli studi compiuti da G. Massey proposero il parallelismo fra Horo e Gesù; Massey basò la sua teoria su un rilievo che si trova a Luxor, da lui esaminato e interpretato (The Historical Jesus and The Mythical Christ), trovando moltissime e impressionanti somiglianze fra la vita di Horo e quella di Gesù. Le osservazioni di Massey influenzarono altri studiosi come A. B. Kuhn e H. P. Blavatsky, ma non sono state accettate dagli egittologi (Massey era un autodidatta). Nel 1999 però la storica e archeologa D.M. Murdock (The Christ Conspiracy) riprese le teorie di Massey e, in quanto archeologa (a torto o a ragione, ben più autorevole di un autodidatta!), suscitò un dibattito molto acceso, cui la Murdock nel 2009 (Christ in Egypt) replicò citando le sue fonti (fra le quali anche l’egittologa M. Murray). Il dibattito in corso è sicuramente influenzato dalle tendenze religiose degli studiosi, ma il lavoro di Massey e (cent’anni dopo) quello di Murdock pongono talmente tante analogie fra Horo e Gesù che, se anche alcune decifrazioni dei geroglifici fossero errate, le rimanenti corrette basterebbero per sostenere l’ipotesi del parallelismo (si noti che gli egittologi cristiani che sostengono la cattiva interpretazione/traduzione dei geroglifici, di fatto, rendono l’egittologia una scienza del tutto opinabile!). Ecco le principali analogie che Horo ha con Gesù: • vi fu l’annunciazione della sua nascita alla madre da parte di un angelo (Thot) che le comunicò anche che il figlio sarebbe stato concepito verginalmente; • nacque in una grotta il 25 dicembre dalla vergine Iside, annunciato da una stella d’Oriente; • fu adorato da pastori e da tre saggi che portarono in dono oro, incenso e mirra; • da bambino insegnò in un tempio; • ebbe 12 discepoli; • a 30 anni fu battezzato da Anubi che venne in seguito decapitato (come Giovanni Battista); • combatté 40 giorni nel deserto contro Satana; • compì miracoli, come la resurrezione dei morti e la camminata sulle acque; • fu chiamato il “Santo Bambino”, “La Verità”, “La Luce”, “La Vita”, “L’Unto Figlio di Dio” e “Il Buon Pastore”, “L’Agnello”, “La Stella del Mattino”; • Horo nacque a Annu, il “posto del pane”, mentre Gesù nacque a Betlemme, la “casa del pane”; • assieme a Iside e Osiride, Horo costituisce un membro della trinità egizia. Molte altre analogie si trovano nel libro Book of Religion (1924) di A. Churchward. La creazione Uno degli argomenti che più sottolinea l’analfabetismo religioso delle persone è la creazione. Ogni credente è convinto che il “suo” racconto della creazione sia originale e quindi perfettamente credibile. In realtà, le storie sulla creazione hanno subito influenze reciproche tanto che in molte si possono trovare elementi comuni: l’età dell’oro in cui l’uomo viveva felice, la caduta, la responsabilità della donna ecc. Zoroastrismo – Nell’Avesta, il libro sacro dei Parsi (V sec. a.C. circa), il dio Ahura Mazda crea l’universo in sei periodi (prima il cielo, poi le acque, la terra, i vegetali, gli animali e l’uomo), poi si riposò. Nel Bundehesh si dettaglia la creazione e si introduce la prima coppia umana, Mashya e Mashyana. Essi vivevano felici, ma un demone mandato dal principe del male (Angra Mainyu), presentandosi sotto forma di serpente offrì loro un frutto che avrebbe dovuto renderli immortali. In realtà divennero cattivi e persero il diritto alla felicità eterna. Babilonesi – G. Smith (British Museum) ha scoperto da iscrizioni cuneiformi che i babilonesi conoscevano la leggenda della creazione 1.500 anni prima degli ebrei. Greci – Anche per i greci gli uomini vivevano come dei finché la curiosità non alterò questa situazione: Zeus donò a Epimeteo una bellissima donna, Pandora, che portava con sé un vaso che avrebbe dovuto rimanere sempre chiuso; il marito però l’aprì e da esso uscirono tutti i problemi dell’umanità. Induismo – Siva tentò Brama (che aveva preso sembianze umane nel corpo di Swayambhura) mandandogli il fiore del sacro albero di fico. La moglie di Swayambhura, Satarupa, fece credere al marito che il possesso del fiore lo avrebbe reso immortale e divino, ma mentre ne prende possesso, Siva lo maledice e lo condanna alla miseria. Cinesi – L’uomo viveva felice in un giardino dove c’era l’albero delle mele dell’immortalità, difeso da un serpente alato (drago); a causa della sensualità della donna (il tema dell’incapacità di gestire la propria sessualità è ricorrente in molte “creazioni” ed è causa del peccato originale), l’uomo si dannò. Come racconta il Chi-King, l’uomo cercò di difendersi innalzando un muro, ma la donna lo demolì. Da allora “il mondo è perduto e il vizio inonda tutto come un veleno mortale”. Madagascar – L’uomo fu creato dalla polvere della terra e viveva felice in un giardino, libero dalle malattie e dalle passioni. Dio gli aveva proibito di mangiare e di bere, ma il diavolo andò da lui raccontandogli della dolcezza dei frutti (la mela, il dattero, l’arancia). Alla fine l’uomo cedette e mangiò il frutto, rovinandosi per sempre. Tahiti – W. Ellis riferisce di una leggenda tahitiana che racconta la creazione da parte di Ta’aroa (Dio); Ta’aroa usò la terra rossa che fu anche l’unico cibo dell’uomo fino alla creazione del pane. Un giorno Ta’aroa addormentò l’uomo, gli staccò un osso e con questo creò la donna che chiamo Ivi, cioè “osso”. Ce n’è abbastanza per comprendere come la leggenda della creazione, comune a tantissimi popoli, sia frutto e di influenze reciproche e di una traduzione in termini fantastici delle difficoltà umane (le malattie, le miserie, le pulsioni sessuali ecc.). D’altro canto, se la creazione è una leggenda, come si può credere che non lo sia tutta la Bibbia? Del resto gli scienziati hanno trovato moltissimi errori scientifici nei racconti biblici. Per esempio, come fa notare B. Robinson, la Bibbia ci dice che Noè caricò l’arca con due (o sette) esemplari di ogni specie in un solo giorno. Appare evidente a qualunque mente razionale che il racconto è frutto di un uomo che ignorava che già al tempo di Noè le specie erano tantissime e che per compiere ciò che è raccontato nella Bibbia, Noè avrebbe dovuto caricare 480 specie al secondo! Purtroppo però ancora oggi esistono scienziati che tentano di raccontarci che la storia è vera e che Dio creò le specie animali non prima del 10.000 a.C.! Nonostante le ormai evidenti prove scientifiche che le prime forme di vita risalgono a milioni di anni fa (alcuni sostengono miliardi), i creazionisti continuano imperterriti a essere vittime della loro cecità religiosa. I sedici salvatori La figura di Gesù è unica per i cristiani, ma in realtà esistono molte figure simili in altre religioni. Kersey Graves (The World’s Sixteen Crucified Saviours – Christianity before Christ, 2001) analizza tutti i salvatori che sono comparsi sulla Terra prima di Gesù, sottolineando come ci sia un’analogia di fondo nelle loro storie: incarnazione divina, miracoli, sacrificio, ascensione al cielo ponendo le basi per la salvezza del mondo. Sedici di questi salvatori sono stati crocifissi! Come esempio riporto solo una testimonianza tratta dal testo di Graves, relativa a uno di questi salvatori. Riguarda il dio cinese chiamato Beddou, la cui storia era già nota in Occidente fin dal XIX sec. Tutti gli scrittori orientali concordano nel dichiarare che la nascita di Beddou risale al 1027 a.C.; la diffusione dei suoi insegnamenti era estesa a Giappone, Cina e Ceylon. In base ai riti sacri di questa religione “Dio s’incarna di continuo”, ma la sua incarnazione più grande e solenne avvenne tremila anni fa, nella provincia di Cashmere, quando si incarnò con il nome di Fot, o Beddou. Si riteneva che la sua nascita fosse avvenuta dalla parte destra del costato di una vergine di sangue reale che, pur essendo diventata madre, non aveva cessato di essere vergine; che il re del suo paese, turbato dalla sua nascita, volesse ucciderlo, e per questo motivo fece mettere a morte ogni maschio nato nello stesso periodo e che, salvato dai pastori, visse nel deserto fino a 30 anni, quando iniziò la sua missione predicando la verità e scacciando i demoni; che fu autore dei più incredibili miracoli e che visse digiunando e sottoponendosi alle più dure mortificazioni e infine alla sua morte tramandò ai suoi discepoli il libro in cui sono contenuti i principi della sua religione. La seconda testimonianza riguarda il dio azteco Quetzalcoatl, dio incarnato, nato nel 300 a.C. dalla vergine immacolata Chimalman (anche l’altro dio azteco Huitzilopochtli è concepito senza contatto carnale; il messaggero divino è anche stavolta un uccello che lascia cadere una piuma nel grembo di Coatlicue; e anche il bimbo Huitzilopochtli deve sfuggire alla persecuzione di un mitico Erode); Quetzalcoatl visse una vita semplice finché, caduto nel peccato per colpa di una donna, la bella Quetzalpétatl, si ritirò nel deserto dove digiunò per 40 giorni. Qui la sua vita diverge in varie versioni; secondo una di esse (avvalorata da Lord Kingsborough e Niebuhr, Storia di Roma), in seguito fu crocifisso fra due ladri e dopo tre giorni dalla sua discesa agli inferi resuscitò. Può darsi che questa versione sia stata ripresa proprio dal cristianesimo, ma è un’ulteriore dimostrazione di come le varie religioni tendano a influenzarsi, riprendendo una dall’altra gli aspetti più eclatanti della vita delle divinità. Riguardo alle incarnazioni divine, il filosofo francese Bagin ricorda che il filone unificatore di tutti i miti è la discesa degli dei sulla Terra. Le modalità di tale discesa (nascita da una vergine) e la vita del dio incarnato sono spesso simili, di fatto annullando la pretesa delle varie religioni che l’unico salvatore sia il proprio. I cristiani hanno sempre cercato di smontare le presunte storie parallele (in parte grazie anche alla partigianeria dei “laici” che, in alcuni casi, hanno forzato molte interpretazioni), ma non sono mai riusciti a smontarle del tutto: poiché non esistono prove storiche attendibili della vita di Gesù, non si può escludere che molti dei fatti a lui attribuiti non siano che rielaborazioni di miti precedenti.

martedì 8 dicembre 2020

A. Bebel, la donna e il socialismo, la donna nel presente, nel passato e nell'avvenire.

“La donna e il socialismo, la donna nel passato, nel presente, nell’avvenire.” Un libro che ogni essere umano, uomo e donna, dovrebbe studiare per eliminare dalla propria mente e dal proprio cuore credenze ideologiche false e ipocrite, miranti all’ignoranza e all’asservimento spirituale e materiale dell’essere umano, e della donna in particolare, e per comprendere che l’emancipazione della donna va di pari passo con quella del proletariato, di chi vende braccia e cervello per vivere, e dell’intera umanità, nell’ottica della nuova frontiera basata su “Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni.” Metti uno specchio nell’anima e lotta per essere felice! “Sorse il Cristianesimo. Esso personificò l’opposizione contro il materialismo bestiale dominante fra i grandi e i ricchi dell’impero romano, rappresentò la ribellione contro il disprezzo e l’oppressione delle masse; ma cadde nell’estremo opposto, predicando l’ascetismo. Sorto in un tempo che non riconosceva alcun diritto alla donna, considerandola sotto un falso aspetto come l’origine prima dei visi dominanti, esso predicò il disprezzo della donna. Nelle sue inumane dottrine insegnava l’astinenza e la mortificazione della carne. Ma colle su frasi ambigue relative a un regno celeste e ad uno terreno, trovò un sottosuolo fecondo nel terreno paludoso dell’impero romano. La donna, come tutti i miseri, sperando nella sua redenzione, lo abbracciò subito con fervore. Tuttavia fino ad oggi si può dire che non si è compiuto nel mondo nessun importante movimento a cui anche le donne non abbiano partecipato attivissimamente come combattenti e come martiri. Coloro quindi che magnificano il cristianesimo come una grande conquista della civiltà, non dovrebbero dimenticare che furono appunto le donne alle quali esso va debitore di una gran parte del suo successo. Il loro zelo per la conversione fu di grande efficacia nell’impero romano nei primi tempi del cristianesimo, e fra i popoli barbari nel medio evo, e per loro mezzo i più potenti vennero convertiti. Ricordiamo fra le altre Clotilde, che indusse Clodoveo, re dei Franchi, ad abbracciare il cristianesimo; e Berta, regina di Gand, e Gisella regina d’Ungheria, che lo introdussero nei loro Stati. Si deve pure all’influenza della donna la conversione del duca di Polonia e dello czar Iarislao e di molti altri grandi. Ma il cristianesimo ricompensò male la donna. Esso nelle sue dottrine dimostra per essa lo stesso disprezzo che le dimostrano tutte le religioni dell’Oriente; le impone di essere la serva obbediente dell’uomo cui, anche oggidì, essa deve promettere obbedienza davanti all’altare. àgVediamo come la Bibbia ed il cristianesimo parlano della donna e del matrimonio. Già nella storia della creazione viene imposto alla donna di essere sottomessa all’uomo. Nella scena del paradiso. È la donna che seduce l’uomo ed ha la colpa della cacciata dal paradiso. Si vede che i libri di Mosè furono scritti in un tempo in cui l’uomo era già diventato padrone. I dieci comandamenti dell’antico testamento sono rivolti all’uomo; soltanto nel nono comandamento la donna viene nominata insieme ai servi e agli animali domestici, e l’uomo viene avvertito di non lasciarsi tentare né dalla donna del prossimo, né dal suo servo, né dalla sua domestica, né dai buoi né dagli asini, e da tutto ciò che il prossimo possiede. Qui dunque la donna appare come un oggetto; essa era un brano di proprietà che l’uomo acquistava o contro una somma di denaro o contro prestazione di servizi. Gesù, che appartiene a una setta che si era imposta il più rigoroso as significa “racconto”. Nella letteratura rabbinica, l’insieme di racconti, parabole, proverbi e simili a scopo edificante, asce 28 tismo (astinenza) e l’auto evirazione (35), interrogato dai suoi discepoli se fosse bene pigliar moglie, risponde: «Non tutti comprendono la parola, ma soltanto quelli ai quali è dato; imperocché vi sono evirati che così uscirono dall’utero materno, ve ne sono di quelli che vennero evirati dagli uomini; altri poi si sono evirati da sé per ottenere il regno dei cieli» (36). L’evirazione dunque, stando a queste parole, è opera gradita a Dio e la rinunzia all’amore e al matrimonio è un’opera buona. E Paolo che può essere chiamato più che lo stesso Gesù il fondatore del cristianesimo e che fu il primo a dare caratteri internazionali a questa dottrina e la sottrasse alle sette giudaiche, predicava: «Il matrimonio è una condizione infima; maritarsi è bene, ma non maritarsi è meglio», …«Vivi nello spirito e resisti agli stimoli della carne…». «Coloro che furono guadagnati da Cristo, hanno mortificato la loro carne insieme alle loro passioni e ai loro appetiti». Egli stesso seguì le sue dottrine e non contrasse matrimonio. Quest’odio contro la carne e l’odio contro la donna, che viene rappresentata come la seduttrice dell’uomo (veggasi la scena del Paradiso). In questo senso predicavano gli apostoli e i padri della chiesa ed in questo senso operò la Chiesa in tutto il medio evo, creando chiostri e introducendo il celibato dei preti, ed anche oggi essa conserva lo stesso indirizzo. La donna, secondo il cristianesimo, è la impura, la seduttrice che portò il peccato nel mondo e trasse l’uomo a rovina. Perciò gli apostoli e i padri della Chiesa considerarono sempre ilmatrimonio soltanto come un male necessario, come oggi si considera la prostituzione. Tertuliano esclama: «Donna tu dovresti sempre menar vita misera, e triste, con gli occhi pieni di lagrime di pentimento, per far dimenticare che fosti tu a condurre in rovina il genere umano. Donna! tu sei la porta dell'Inferno!». S. Girolamo dice: «Il matrimonio è sempre un peccato; tutto ciò che si può fare è di scusarlo e santificarlo» – perciò se ne fece un sacramento della chiesa. Origene dichiara: «Il matrimonio è qualche cosa di impuro e di irreligioso; stromento di piaceri sensuali » e per resistere alla tentazione si evirò. – Tertulliano: «Il celibato deve essere preferito quand'anche il genere umano perisca». S. Agostino: «I celibi risplenderanno in cielo come lucenti stelle, mentre i loro genitori che li procrearono somiglieranno ad astri senza luce». S. Eusebio e S. Gerolamo concordano nell’affermare che l’espressione della Bibbia: «Crescete e moltiplicatevi» non risponda più ai tempi e la donna cristiana non se ne debba curare. Si potrebbero citare ancora cento dei più illustri luminari della chiesa i quali insegnavano allo stesso modo e predicando di continuo diffusero quei principi contrari alla natura sulle questioni sessuali e sull’accoppiamento fra i due sessi, che pure è un precetto naturale e il ,cui adempimento costituisce uno dei doveri più importanti del compito della vita. L’odierna società è ancora gravemente malata di queste dottrine, e se ne rimette solo a rilento. San Pietro apostrofa le donne energicamente così: «Donne, siate obbedienti all’uomo». San Paolo scrive agli Efesi: «L’uomo è il signore della donna, come Cristo della Chiesa», e ai Corinti: «L’uomo è l’immagine e la gloria di Dio, e la donna è la gloria dell’uomo». A questa stregua ogni minchione d’uomo può tenersi migliore della donna più distinta, e infatti in pratica anche oggi è così. San Paolo alza pure la sua voce autorevole contro una più elevata educazione ed istruzione della donna, dicendo: «Non si permetta a una donna di educarsi od istruirsi, essa deve ubbidire, servire e stare tranquilla». Tali dottrine non erano proprie soltanto del cristianesimo. Come questo è unamiscela di giudaismo e di filosofia greca, e questa ha a sua volta le proprie radici nelle più antiche civiltà degli Egizi, deiBabilonesi, degli Indi; così la posizione subordinata fatta dal cristianesimo alla donna era stata comune ad ogni antica civiltà umana. Ogni rapporto di dominio contiene la degradazione dei dominati. E questa posizione subordinata della donna si è conservata fino ad oggi in Oriente, ove la civiltà non raggiunse che un mediocre sviluppo, più assai che nella cristianità. Non fu il cristianesimo che migliorò a poco a poco la condizione della donna, ma la civiltà progredente dei paesi occidentali, malgrado il cristianesimo. Il cristianesimo non ha proprio nessun merito se oggi la condizione della donna è più elevata di quella che era al tempo della sua origine. Esso, nei riguarda della donna, ha solamente, nolente o costretto, rinnegato la sua vera natura. I fanatici della «missione redentrice del cristianesimo », in questo caso come in molti altri riguardi, sono certo di diverso avviso. Essi sostengono che il cristianesimo ha redento la donna dall’antica servitù, e si appoggiano soprattutto sul culto di Maria madre di Dio sorto più tardi nel cristianesimo, culto che serve per il sesso femminile come tale. Al contrario la chiesa cattolica, che fino ad oggi di questo culto ebbe cura, dovrebbe protestare decisamente. I santi e i padri della Chiesa già citati, e dei quali sarebbe agevole riferire molti altri brani, e tra essi i primi e i più grandi collettivamente e individualmente, si mostrano avversari della donna e del matrimonio. Il Concilio diMacon, che discusse nelVI secolo la questione se la donna ha un anima o non l’ha, si esprime sfavorevolmente sulla intelligenza della donna. L’introduzione del celibato ad opera di papaGregorio VII (37), il furore di una parte dei riformatori, 35) Mantegazza, L’amore nell’umanità (Nota di A. Bebel). Probabilmente si tratta di Paolo Mantegazza, Gli amori degli uomini, 2 voll.,Milano 1886. (36)Matteo [evangelista]: cap. 19, ver. 11 e 12 (Nota diA. Bebel). (37) Fu un provvedimento del quale i parroci, fra gli altri, della diocesi di Magonza si dolsero in questi termini: Voi vescovi e abati possedete grandi ricchezze, una tavola principe 29 e specialmente di Calvino e dei riformatori della chiesa scozzese e dei preti contro i «piaceri della carne», e soprattutto il «Libro dei libri», la Bibbia nelle sue numerose espressioni sfavorevoli alla donna e all’uomo, insegnano il contrario. La chiesa cattolica introducendo il culto diMaria poneva, con astuto calcolo, il suo proprio culto della dea, in luogo del culto pagano delle dee, che esisteva presso tutti i popoli tra i quali si diffuse il cristianesimo. Maria fece le veci di Cibale,Militta,Afrodite, Venere, Cerere ecc. dei popoli meridionali; di Edda, Troia ecc. dei popoli germanici; solamente essa venne idealizzata spiritualmente e cristianamente.” Augusto Bebel,La donna e il socialismo, la donna nel passato, nel presente, e nell’avvenire.