Una luce nel labirinto

Una luce nel labirinto
Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

una luce nel labirinto
Non sottomettersi mai.

lunedì 18 dicembre 2017

E il popolo...


E il POPOLO? Ci dice Mussolini chi è il POPOLO.

" ....il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna.... I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale.... Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La sovranità gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione....quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i Governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso.
(Mussolini, in Preludio al Machiavelli, in Gerarchia dell'aprile 1924. S.e.D., vol. IV, pagg. 109- 110).

“ Il pubblico è come un bambino di undici anni, neanche tanto intelligente". - "La media degli Italiani è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco.....E' a loro che devo parlare". (S. Berlusconi)

Democrazia e fascismo: due facce della stessa medaglia. Ambedue i sistemi sono utili per perpetuare il giogo capitalistico e del profitto, per  eternare il disegno degli sfruttatori sugli sfruttati. Si avvicinano nuove elezioni ed ogni partito parlamentare, nessuno dei quali rinnega il sistema delle classi, enuncia promesse varie per illudere gli elettori di un futuro migliore, dopo che per decenni la cosiddetta destra e la cosiddetta sinistra hanno contribuito a peggiorare la realtà di vita e di lavoro di tanti lavoratori e lavoratrici, smantellando il sistema pensionistico, delle liquidazioni, degli scatti di anzianità, del mercato del lavoro. Si sta sempre peggio, almeno per quanto riguarda i lavoratori ed i pensionati, ed essi, fieri di quanto ottenuto per il capitale, continuano a parlare ed a promettere un futuro migliore, che non potrà mai esserci per opera loro e del capitale. Anzi, se si rimane soggiogati  dalle loro parole, il futuro potrà essere ancora peggiore. Il nemico non è l’immigrato! Tanti stanno tornando nel loro Paese, vista la situazione in Europa. I dati Istat, inoltre, chiariscono che in un anno l’Italia è calata come popolazione di 200.000 unità, nonostante la fantasiosa invasione. L’immigrazione fa parte della storia dell’umanità. E’ sempre esistita e sempre esisterà, almeno in questa forma nel capitalismo. L’immigrato è parte della nostra classe e vederlo come un nemico giova al sistema per applicare la divisione e comandare. Il vero nemico è il sistema capitalistico che non soddisfa le esigenze materiali e spirituali di miliardi di esseri umani. E’ con lui che bisogna prendersela. Con chi costringe a vivere una vita sempre in bilico che si lavori o no; con chi ci da stipendi magri; con chi ci obbliga a lavorare in condizioni precarie e schiavistiche; con chi ci manda in pensione quasi vicini alla morte; con chi, nonostante le tasse, non ci assicura un’assistenza sanitaria adeguata; con chi ci offre una scuola sempre più fabbrica e non palestra d’insegnamento; con chi assicura una rete di trasporti decenti solo per certe classi; con chi oscura la voglia di conoscere per essere liberi, almeno spiritualmente; con chi propaganda l’individualismo, proprio della classe borghese, e non il comune, proprio della classe lavoratrice e della stessa società. Dobbiamo prendere coscienza che la nostra forza è nel numero e che solo la sua compattezza può portarci a dimensioni economico-sociali diverse e migliori. Oggi nel chiedere stipendi decenti, riduzione dell’orario di lavoro per aumentare l’occupazione, forme di stipendio anche da disoccupati, già esistenti in altri Paesi europei, abolizione della legge Fornero e del jobs act, domani per determinare una società in cui ogni essere umano possa soddisfare ogni sua necessità materiale e morale.

mercoledì 15 novembre 2017

Esiste ancora la schiavitù.


Esiste ancora la schiavitù.

Ieri la CNN ha pubblicato un video in cui si mostra un’asta per la vendita come schiavi di esseri umani in Libia. La notizia, nonostante la gravità, ha avuto poco impatto sui mass-media ed ha lasciato spazio a parole di circostanza. Eppure questa realtà, che riguarda anche donne e bambini, dovrebbe far rivoltare le viscere agli esseri umani; esseri umani appunto, non certo a chi si crede di esserlo, ma, intontito dalla propaganda dominante, fatta di luoghi comuni, è ridotto ad un cartone animato. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, nel mondo vi sono, calcolo fatto per difetto, ancora 40 milioni di persone ridotte a forme di schiavitù e 152 milioni di bambini costretti a lavorare . Sempre l’Ilo stima per questa cruda realtà un giro d’affari di 150 miliardi di dollari. E’ trascorso un secolo e mezzo da quando Lincoln ha abolito la schiavitù. Quasi settant’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che vieta la schiavitù, ma ancora oggi i lavoratori sfruttati sull’orlo della schiavitù, essendo labile il confine tra questa realtà e i lavori più infami e degradanti, sono tantissimi. Rientrano  nella definizione di schiavitù certamente i lavori forzati, le prestazioni professionali svolte non volontariamente o con costrizioni fisiche. Anche la prostituzione, la tratta di umani , lo schiavismo sessuale fanno parte di questa barbarie. L’Ilo non considera  forme di schiavitù i lavori sottopagati o svolti in condizioni ambientali inadeguate. Non si include qualsiasi fenomeno di costrizione. Questo fenomeno riguarda anche Paesi che,  a parole, sono per la libertà, la democrazia ed i diritti. In Michigan, il più grande produttore di mirtilli degli U.S.A. bambini, immigrati dal Messico, vengono sfruttati nei campi per raccogliere i frutti, perché hanno le mani piccole, più adatte a raccogliere le piccole bacche. In Florida i raccoglitori di pomodori devono lavorare su turni di dieci ore per una paga settimanale di 40 dollari. Raccolgono 480 chili di pomodori al giorno e vivono “ come animali in anguste baracche.” In Italia vi è la stessa realtà, in ispecie , nell’area meridionale. Si lavora, anche italiani, dall’alba al tramonto per pochi euro e si è costretti a vivere in contesti degradanti, senza alcuna tutela igienico-sanitaria. A queste situazioni si aggiunge la realtà dei minori di 18 anni attualmente impegnati in conflitti bellici nel mondo, sono più di 300.000. La maggioranza di loro va dai 15 ai 18 anni, ma vi sono  reclute di 10 anni. Anche le ragazze, in misura minore, sono reclutate e, probabilmente, costrette a subire stupri e prevaricazioni sessuali. Il lavoro forzato era diffuso nelle civiltà più antiche. La storia di Spartaco, gladiatore romano di origini tracie, che nel 73 a.c.  fu a capo di una rivolta di schiavi e tenne testa alle legioni romane per più di un anno, prima di essere soffocata nel sangue con 6000 crocifissi sulla strada tra Capua e Roma, è emblematica. La civiltà cristiana, giudaica, greca, romana e persiana praticavano tutte la schiavitù. La nascita dell’Islam e del diritto islamico, che proibiva di schiavizzare i musulmani, favorì una tratta di schiavi durata oltre mille anni. Il cristianesimo, diffuso tra gli schiavi dell’impero romano, nei primi tre secoli di vita non ha controllato alcun governo, però non pare che abbia influito più di tanto nell’economia della schiavitù, dato che quando arrivò al potere poco cambiò. La schiavitù è esistita nella parte orientale dell’impero romano, a Bisanzio, fino alla presa dei turchi nel 1452. La schiavitù era scomparsa nell’anno mille nell’occidente cristiano, sostituita dal sistema feudale ove le persone più modeste erano, comunque, ridotte in stato di schiavitù. Con la colonizzazione delle Americhe nel cinquecento, gli europei hanno cominciato ad acquistare schiavi dall’ Africa, come gl’imperi islamici di Medio Oriente ed India avevano continuato a fare. Gli schiavisti musulmani catturavano, generalmente, più donne che uomini, esistendo una maggiore domanda di schiave sessuali che di schiavi guerrieri. La domanda di lavoratori agricoli era inesistente. Gli schiavisti europei sequestravano 2 o 3 maschi per ogni donna , avendo interesse ad avere forza lavoro per l’agricoltura commerciale. A fine 700 sorse il primo vero movimento di massa per l’abolizione della schiavitù. Una delle prime battaglie fu il boicottaggio dello zucchero delle colonie al grido: “ lo zucchero si fa col sangue.” La prima vittoria fu l’abolizione della tratta da parte della Gran Bretagna nel 1807, che decise di estendere il divieto in tutto il mondo e mise in mare una flotta che dava la caccia ai vascelli negrieri. Prima dei britannici, in verità, nel 1792 i danesi avevano già compiuto questo passo. A fine 800 la schiavitù era ancora diffusa nei regni africani, arabi e nell’impero ottomano. Il suo sradicamento fu uno dei pretesti per le potenze europee per avviare la conquista coloniale di Africa  e Medio Oriente. Anche in America, nell’800, iniziarono le ribellioni degli schiavi, tanto che alcuni Stati la proibirono. Molti schiavi tentarono di rifugiarsi in quei territori. Con la vittoria degli Stati dell’Unione nella guerra di secessione la schiavitù venne abolita. La Dichiarazione di emancipazione, pronunciata da Lincoln il 1.1.1863, decretò la fine di tale pratica. Il 13° emendamento della Costituzione americana entrò in vigore il 18.12.1865. La Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata a Parigi il 10.12 1948, dichiara: “ Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.” La realtà quotidiana mostra ogni giorno come ancora oggi esistano forme di schiavitù ed asservimento, che vengono ignorate.  La libertà consiste nella soddisfazione delle necessità materiali e spirituali di ogni essere umano. Fin quando un sistema non riesce a garantire  queste necessità, gli asservimenti e le varie forme di schiavitù di uomini, donne e bambini non spariranno.

“ L’organizzazione feudale del lavoro sociale poggiava sulla disciplina del bastone, quando i lavoratori, spogliati e vessati da un pugno di grandi proprietari fondiari, erano estremamente ignoranti ed abbruttiti. L’organizzazione capitalistica del lavoro sociale poggia sulla disciplina imposta dalla fame, e la grandissima massa dei lavoratori, nonostante tutto il progresso della cultura borghese e della democrazia borghese, resta, anche nelle repubbliche più avanzate, civili e democratiche, una massa ignorante e timorosa di schiavi salariati…, spogliati e vessati da un pugno di capitalisti. L’organizzazione comunista del lavoro sociale… poggerà sempre più sulla disciplina libera e cosciente dei lavoratori stessi, che hanno scosso il giogo… dei capitalisti.”

Lenin, “ La grande iniziativa”.

domenica 12 novembre 2017

SE...


Se la sanità è sempre meno pubblica, se la scuola è un’azienda e sempre meno palestra di studio, se i trasporti peggiorano sempre più, se si va in pensione così tardi, se non vi è uno stipendio anche per i disoccupati, come in altre nazioni  prenditela con chi evade il fisco ed i contributi e con chi nulla fa per superare questo latrocinio.

giovedì 12 ottobre 2017

La democrazia borghese.


La democrazia borghese.

Lo Stato non è un organismo al di sopra delle classi. Lo stato è sorto proprio dall’inconciliabilità degl’interessi di classe , come strumento di dominio di una classe sull’altra. La democrazia è una forma particolare del potere col quale la borghesia tiene sottomessi i lavoratori. Democrazia e fascismo sono due facce della stessa medaglia. I capitalisti, i partiti borghesi, i pugilatori a pagamento con lingua da schiavi sostengono che con il suffragio universale, con le schede elettorali, i lavoratori possono condizionare il capitale, possono esercitare il loro potere. Gli opportunisti esaltano la democrazia delle schede elettorali, organizzano elezioni in tutti i luoghi ed in tutti i modi purchè non si tocchi il potere reale dei capitalisti, lo sfruttamento dei lavoratori.

“… va da sé che la borghesia si compiace di definire libere, uguali, democratiche, universali le elezioni effettuate in tali condizioni, poiché tali parole servono ad occultare il fatto che la proprietà dei mezzi di produzione e il potere politico rimangono nelle mani degli sfruttatori e che è quindi impossibile parlare di effettiva libertà, di effettiva uguaglianza per gli sfruttati, cioè per la stragrande maggioranza della popolazione.”

Democrazia e dittatura

Lenin

I partiti parlamentari sommergono i lavoratori di schede elettorali, di voti on line, di discorsi sulla democrazia per impedire loro di vedere il vero centro del potere, che non risiede nell’urna, ma nelle banche, nelle associazioni finanziarie e nei consigli di amministrazione delle aziende.

Parlare di democrazia pura, di democrazia generale, di uguaglianza, di libertà, universalità mentre i lavoratori vengono affamati, mentre i capitalisti continuano a detenere la “proprietà” e l’apparato del potere statale, significa prendersi gioco dei lavoratori e degli sfruttati. La democrazia è un immenso progresso storico rispetto al feudalesimo, ma non bisogna mai dimenticare  il suo carattere borghese. Lo Stato, persino nella repubblica più democratica, è soltanto una macchina di oppressione di una classe su un’altra. I partiti borghesi ed opportunisti dimenticano questa verità e si riempiono la bocca di discorsi sulla democrazia e sullo Stato. Sostengono che la realtà oggi è cambiata, è complessa; che bisogna affrontare il presente ed il futuro con nuove strategie e nuove tattiche. Sono solo vecchi discorsi, vecchie formule, vecchie ideologie trite e ritrite che gli opportunisti hanno sempre utilizzato per tenere sottomessi i lavoratori al “Dio Profitto”. Essi parlano di maggioranza, pensando che l’uguaglianza delle schede elettorali significhi uguaglianza tra lo sfruttato e lo sfruttatore, tra il lavoratore ed il capitalista, tra il povero ed il riccone, tra l’affamato e chi ha la pancia piena. Secondo loro i miti, leali, nobili, pacifici capitalisti non impiegherebbero mai la forza della ricchezza, del denaro, del capitale, il giogo della burocrazia e della dittatura militare, ma risolverebbero gli affari secondo “ la maggioranza”. Sia per ipocrisia sia per estrema ottusità imbellettano la democrazia borghese, il parlamentarismo borghese, la repubblica borghese,  e presentano le cose come se i capitalisti risolvessero le questioni di Stato secondo la volontà della maggioranza e non secondo la volontà del capitale per mezzo dell’inganno, dell’oppressione, della violenza  dei ricchi sui poveri. La borghesia è sempre stata ipocrita ed ha chiamato democrazia un’uguaglianza formale, in cui i lavoratori subiscono varie forme d’inganno, di oppressione, di sfruttamento. Chi propina il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, dei disoccupati, delle donne in democrazia per mezzo di riforme è un ingannatore e nasconde la verità. Non si può condizionare lo Stato con il Parlamento. Non è in Parlamento che si prendono le decisioni, ma nelle banche , nelle società finanziarie, nei consigli di amministrazione delle aziende.

“Tutta la storia dei Paesi a parlamentarismo borghese mostra che i cambiamenti di ministeri o di ministri non hanno che pochissima importanza, perché tutto il lavoro effettivo, tutta l’amministrazione si trova nelle mani di un gigantesco esercito di funzionari. Volere , attraverso siffatto apparato statale realizzare delle trasformazioni sociali significa illudersi al più alto grado e nello stesso tempo illudere i lavoratori. Questo apparato può servire ad una borghesia repubblicana per creare una repubblica sotto forma di una monarchia senza monarca. E’ assolutamente incapace di realizzare delle riforme che, sia pure senza abolire, semplicemente limitino in modo più o meno effettivo i diritti del capitale.”

Lenin

I partiti borghesi, su spinta degl’interessi borghesi, utilizzano a piene mani varie ideologie per dividere i lavoratori, l’antisemitismo, il razzismo, il maschilismo, la contrarietà ai migranti, in modo da nascondere la vera causa delle condizioni di vita e di lavoro di chi vive mettendo nel mercato del lavoro la proprie braccia e la propria intelligenza. Se non tutti hanno un lavoro decente, se vi sono bassi salari, se vi è disoccupazione, se vi è miseria per miliardi di persone, la causa è da ricercarsi nel sistema capitalistico e non altrimenti. Se gli effetti sono disastrosi è inutile sognare di risolverli con palliativi. L’unica soluzione logica e razionale è superare la causa.

“Il marxismo è una guida per l’azione”

Lenin

Marxista è colui che estende il riconoscimento della lotta di classe al riconoscimento della lotta per il comunismo.

Solo in una dimensione sociale, economica e politica tale tutti avranno un lavoro, tutti potranno soddisfare i bisogni della pancia e della mente, tutti potranno assaporare il dolce sapore del cielo.

 

venerdì 22 settembre 2017

Chi di speranza vive, disperato muore.


“Chi di speranza vive, disperato muore”.

Ogni giorno di più la realta’  economico-sociale mostra l’aumento della pauperizzazione delle masse e l’aumento della ricchezza in mano di pochi. I vari partiti politici, rappresentanti degl’interessi delle frazioni borghesi, hanno “l’illuminazione di padre Cuio, che con molti lumi faceva buio” e fanno discorsi che lasciano il tempo che trovano e non chiariscono nulla, pur di non rendere consapevoli i cittadini della cruda verità. Il capitalismo è disuguaglianza, è miseria per molti e ricchezza per pochi, è guerra, è un furto legalizzato ai danni della classe lavoratrice. La lotta  donchisciottesca agl’ immigrati, che regolarmente vengono sfruttati e che sono nostri fratelli con cui unirci nella lotta, alla povertà, alle disuguaglianze sono parole vuote se non si affronta il nodo della questione, che è quello di vivere in una società, basata sul profitto e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Dicono :” Nessuno rimarrà indietro!” Stanno aumentando quelli che non riescono a tenere la marcia. Ci parlano di destra e sinistra, consapevoli che sono solo i posti occupati in Parlamento, poiché ambedue hanno un’idea di società comunque capitalista, solo per illudere che vi siano differenze sostanziali. Non stufi di aver propagandato la controrivoluzione borghese di Stalin  ed altre aberrazioni capitalistiche come comunismo, addirittura parlano della Cina come comunista. Scambiare il capitalismo di Stato, che sempre capitalismo è, per comunismo è quantomeno ignoranza culturale. Tutto serve a nascondere la verità ed ad allontanare i lavoratori dalla coscienza  che, fin quando ci sarà il capitalismo, ci saranno disuguaglianze, disoccupazione, miseria, guerre. Tanti esseri umani in questo sistema vivono nella speranza che qualcosa cambi, senza rendersi conto di fare come “l’asino che porta vino e beve acqua”. Chi spera in un partito, chi nella religione, chi in un colpo di fortuna, ma, alla fine, la speranza lascia il posto alla disillusione, allo sconforto, alla depressione, senza accorgersi che piano piano così si muore e si lascia campo libero all’avversario di classe. La dimensione economico-sociale attuale non potrà mai essere cambiata con il romanticismo, con la speranza, con le illusioni , con la fede, ma con la scienza. Se noi ci appropriamo di essa, non solo avremo un’ analisi corretta delle situazioni immediate e storiche della società capitalistica, ma sapremo come agire nel presente e nel futuro nel determinarsi  di realtà storiche diverse e non avremo false speranze, illusioni, demoralizzazioni, perché avremo la coscienza. La conoscenza fa paura! Dicono, quando bisogna prendere un provvedimento per i lavoratori o i pensionati, “Non ci sono i soldi”! Per la banche, per le imprese però ci sono ! Sopportare nel bilancio dello Stato un’evasione di centinaia di miliardi è possibile! Non sono incidenti di percorso, ma, semplicemente, situazioni coerenti con il sistema, dove comanda la borghesia , che cerca di salvaguardare la sua base di massa, la piccola borghesia, in Italia, in gran parte, parassitaria. Paragonano lo Stalinismo, che non c’entra nulla con il comunismo, al nazismo ed al fascismo, pur di demonizzare il loro vero incubo: il comunismo. Sembra di essere al tempo di Cavour, quando diceva:” Uno spettro si aggira per l’Europa. E’ il comunismo!” Intanto sempre più si rivaluta il fascismo ed il nazismo, l’altra faccia della democrazia borghese, senza spiegare e far conoscere la ferocia barbarica di quelle esperienze storiche, e s’illude che possano migliorare la condizione dei lavoratori senza coscienza. I capitalisti hanno la loro forza nel denaro, con cui, tra l’altro, foraggiano i pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, noi abbiamo il numero, che, senza strategia ed organizzazione, è ininfluente. Se, invece, si appropria di scienza, organizzazione e strategia, è imbattibile!

“ Il più grande movimento di liberazione di una classe oppressa, della classe più rivoluzionaria della storia, non potrebbe esistere senza una teoria rivoluzionaria…Si chiama marxismo…”

Lenin

Il marxismo è la scienza per una nuova realtà economico-sociale, in cui ogni essere umano possa, liberamente esprimere le sue capacità ed avere secondo la sue necessità. Con lo sviluppo attuale ogni essere umano nel mondo potrebbe vivere nell’abbondanza, mentre nel capitalismo miliardi di persone sono sotto alimentate e soffrono la fame. Non è un accidente, ma una scelta di sistema, di un sistema, basato sul profitto.

“La ripartizione degli oggetti di consumo è ogni volta soltanto conseguenza della ripartizione delle condizioni di produzione.  Ma quest’ultima ripartizione è un carattere  del modo stesso di produzione.”

Marx

Il capitale è un prodotto comune e non può essere messo in moto se non dall’attività comune di molti membri della società, anzi, in ultima istanza, soltanto dall’attività comune di tutti i membri della società. Se dunque il capitale viene trasformato in proprietà comune, appartenente a tutti i membri della società, ciò non vuol dire che si trasformi una proprietà personale in proprietà sociale. Si trasforma soltanto il carattere sociale della proprietà. La proprietà perde il suo carattere di classe.

Se si vuole un futuro diverso la strada passa per una nuova dimensione sociale, che bisogna conquistarsi con la scienza, l’organizzazione, la strategia.  Passare dal regno della necessità al regno della libertà, nel senso della soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali, si può e così sarà. Il capitalismo è ormai al termine della sua funzione storica. Lottare per il comunismo è lottare per il futuro!

lunedì 1 maggio 2017

Sinistra, destra, centro...


Sinistra, destra. centro, populismo.

Sinistra, destra, centro, populismo sono parole che mediaticamente si sentono spesso per definire posizioni di partiti e movimenti borghesi. Le differenze  a volte sono minime a volte più profonde su temi quali il ruolo dello Stato, l’immigrazione, il lavoro, l’Unione europea, la moneta unica, i diritti civili, il rapporto con le religioni. Sono strumenti di lotta politica borghese per cercare di conquistare posizioni politiche ed economiche e sviare la classe lavoratrice dai suoi veri interessi. Tutti concordano che “ i soldi non ci sono” e che bisogna accettare sacrifici e tagli di ogni tipo. I soldi, invece, ci sono! Sono le centinaia di miliardi di evasione fiscale e contributiva, che, recuperate, coprirebbero più della metà del fabbisogno statale, circa 500,00 miliardi di euro, gli altri 300,00 sono il corrispettivo degl’interessi sul debito. Con l’utilizzo di quella cifra si risolverebbero tanti problemi. Si potrebbero avviare politiche d’investimento su settori produttivi e sulla difesa del territorio, si potrebbe abbassare l’età pensionabile, si potrebbe avere una scuola, una sanità, una rete di trasporti veramente pubblica ed efficiente; si potrebbe dare uno stipendio a chi è disoccupato ed in cerca di lavoro. Si preferisce, invece, non colpire determinate categorie sociali e colpire sempre i lavoratori dipendenti ed i pensionati con una scuola, una sanità, una rete di trasporti sempre più  spinte verso gestioni privatistiche, avvantaggiando gli evasori che, dichiarando redditi bassi, usufruiscono di vantaggi ulteriori, ad esempio sui ticket sanitari, sulle mense scolastiche e sulle tasse universitarie. Tutti, al di là delle differenze parolaie, sono d’accordo sul tenere bassi gli stipendi, affinchè l’economia italiana, basata su settori maturi e da economia in via di sviluppo, con rare eccezioni, possa competere sul mercato mondiale. L’attacco agli stipendi, al di là delle differenze, è comunque un dato comune a tutte le potenze mondiali. D’altronde più bassi sono i salari, più si estrae plusvalore, più si fa profitti. Con la scusa dell’aumento della vita media si manda in pensione più tardi le persone. Questo fatto comporta sia aumento del plusvalore sia del profitto. I diritti del lavoro vengono sempre più smantellati e con l’ottica del nuovo e del mondo che cambia si ritorna ad epoche novecentesche di puro sfruttamento. I luoghi di lavoro sono sempre più caserme. I lavoratori ed i disoccupati sono demoralizzati, senza speranza, persi nella mancanza di sentirsi persone. Sono sballottati da un’ideologia, falsa coscienza della realtà, ad un’altra e, spesso, vedono il nemico nel diverso, nell’immigrato. L’immigrazione serve alla borghesia per avere braccia da utilizzare in settori abbandonati dai residenti e per avere un esercito di riserva di disoccupati, in modo da tener bassa la merce forza lavoro. Nonostante ciò la canea anti immigrazione riempie i mass-media e viene utilizzata per mettere contro  ì lavoratori, simili contro simili. Il nemico non è l’immigrato! Il nemico è il capitalista che sfrutta chi lavora al di là del colore delle pelle! Questa divisione della classe lavoratrice è fonte d’indebolimento e di rafforzamento del capitale. Ogni giorno si vive sulla propria pelle questa realtà nei luoghi di lavoro, nella ricerca di  lavoro, nelle leggi sul lavoro, nell’espulsione dal lavoro. Ognuno sogna una realtà diversa e migliore ed, in tanti casi, segue le ideologie e le illusioni propagandate dal sistema. Ma la realtà non cambia. Sinistra, destra, centro, populismo sono sempre più parole vuote e senza differenza, come è giusto che sia, essendo tutti al servizio del capitale. S’inventa allora in vitro “l’uomo nuovo” né di destra, né di sinistra, né di centro, né populista pur di tenere gl’individui aggrappati al carro della democrazia borghese. Ma “ l’uomo nuovo” è giovane di età, ma vecchio di idee, visto che i suoi concetti sono quelli del massimo liberismo economico e sociale. Di conseguenza ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita di chi vive vendendo il proprio cervello o le proprie braccia. Il capitalismo, nonostante sembri forte per la debolezza della classe lavoratrice, è ormai all’epilogo della storia. Nulla più può dare all’umanità di positivo. E’ nato “grondante di sangue”, è vissuto è si avvierà alla conclusione allo stesso modo. La materia è dinamica. Lo stesso concetto vale per l’economia e la società. Il capitalismo, al di là dei suoi travestimenti ideologici, non è per sempre, ma solo una fase della storia dell’umanità. Chi spera in una vita migliore in questo sistema potrà solo illudersi di poterla avere. Le varie forze politiche borghesi, al di là della forma, nella sostanza difendono tutte il sistema capitalistico. Nessuna di loro è contro i rapporti di produzione, contro il profitto, contro la miseria, contro le guerre. Per tutte l’azienda è il caposaldo della loro azione. Dicono che senza aziende non ci sarebbero lavoratori. Semmai è il contrario, senza lavoratori non ci sarebbero aziende. La produzione mondiale per soddisfare le esigenze dell’umanità potrebbe benissimo esserci senza sfruttatori se fosse indirizzata unicamente per la soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali del genere umano, se fosse tutto in comune. Il dilemma è produzione sociale ed appropriazione di pochi o produzione sociale, già esistente, ed appropriazione di tutti. Questa è la differenza tra chi blatera di voler cambiare per non cambiare nulla e chi vuole veramente un mondo nuovo in cui ogni essere umano possa concretamente essere tale. Nell’immediato i burocrati sindacali, invece di farsi propaganda con i referendum, organizzino ed uniscano i lavoratori su riduzione dell’orario di lavoro per avere più occupazione, su stipendio per chi è disoccupato o perde il posto di lavoro, su superamento della legge Fornero, anche questo strumento per aumentare l’occupazione. I capitalisti lottano tra loro per spartirsi i mercati, ma su un punto sono uniti al massimo: il profitto. I lavoratori, divisi  su tutto, prede delle ideologie borghesi, possono trovare l’unità su questi tre obiettivi e lottare per un presente migliore.

“ Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”

“ …salimmo su, el primo e lo secondo,

tanto ch’i vidi de le cose belle

che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo:

e quindi uscimmo a riveder le stelle

Dante Alighieri

“ Per l a filosofia dialettica non vi è nulla di definitivo, di assoluto di sacro; di tutte le cose e in tutte le cose essa mostra caducità e null’altro esiste per essa all’infuori del processo ininterrotto del divenire e del perire, dell’ascensione senza fine del più basso al più alto, di cui essa stessa non che il riflesso nel cervello pensante.”

Marx

La dialettica per Marx  è la scienza delle leggi generali del movimento, così del mondo esterno come del pensiero umano.

Per i capitalisti ed i suoi pugilatori a pagamento con lingua da schiavi il capitalismo e le sue forme sono immutabili.

E’ la fede contro la scienza.

La natura e la storia procedono dialetticamente e non metafisicamente.

Oggi è il primo maggio, una data simbolo per la classe lavoratrice in tutto il mondo. Nato nel 1866 a Chicago nella lotta per le otto ore, fu assunto dalla Seconda internazionale nel 1869 quale giornata internazionale per la riduzione dell’orario di lavoro : “otto ore per lavorare, otto ore per dormire otto ore per educarsi”. Ha segnato oltre cento anni di storia, di lotte economiche e politiche, di vittorie e di sconfitte. E’ un giorno di lotta e di riflessione sul presente ed il futuro dell’unica classe che ha interesse a modificare l’attuale realtà socio-economica ed ad instaurare una società senza classi dove “ Ognuno possa dare secondo le sue capacità ed avere secondo le sue necessità”.

 

 

 

 

 

venerdì 24 febbraio 2017

Superare il capitalismo.

Superare il capitalismo. “Il capitalismo per il suo auto sostentamento avrà bisogno nel tempo di sempre più schiavi e che questi lottino furiosamente l’uno conto l’altro per far si che diminuiscano progressivamente sia le loro retribuzioni sia i loro diritti…” Marx. Viviamo una fase storica in cui la lotta per il profitto realizza la diminuzione delle retribuzioni, la perdita di diritti, maggiore intensità nell’utilizzo della forza lavoro, più sfruttamento . A questa realtà si accompagna una crescita della disoccupazione e forme contrattuali che legalizzano il lavoro nero. Per vivere una vita decente non basta più avere un lavoro, non bastano, in molti casi, neanche averne due. Chi è costretto a vendere le proprie braccia o la propria mente per vivere, vede il presente ed il futuro sempre più incerti. E’ il capitalismo! I pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, pur di allontanare le menti dal vedere la vera causa di questa situazione, creano falsi nemici pur di dividere i lavoratori. Fanno sembrare che un governo diverso, dei politici diversi, dei programmi diversi possano mutare la realtà. Ma essa ha la testa dura e non cambia mai in meglio per chi lavora, per il semplice motivo che il capitalismo è basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sul profitto, sui rapporti di produzione, sulle classi. Se non ci si libera delle basi del sistema attuale, mai l’umanità potrà vivere una vita vera e “goderla in tutto il suo splendore”. Coloro che, nella storia, hanno propagandato e propagandano la riformabilità del capitalismo o sono degl’illusi, se sono in buna fede, o sono degl’ignoranti. Il capitalismo non è riformabile! Vi possono essere momenti storici in cui la lotta dei lavoratori porta a condizioni migliori di lavoro e di vita, ma, appena la forza del movimento cala, anche per mutamenti economico-sociali, il capitale si riprende con gl’interessi ciò che ha dovuto concedere. I pugilatori a pagamento con lingua da schiavi che dicono che non c’è altra società possibile e che propagandano il fallimento del comunismo, prendendo ad esempio la Russia, la Cina ed altre realtà, nelle quali solo loro hanno visto quella forma socio-economica, sono dei falsari della storia. Il tentativo di costruzione di una società comunista, a parte l’esperienza della Comune di Parigi, ha visto nella storia solo l’esperienza della Rivoluzione di ottobre in Russia, che con l’avvento di Stalin ha significato la controrivoluzione e l’instaurazione di un sistema capitalistico di Stato. Dire diversamente è, come minimo, mancanza di cultura. “Abbiamo detto sempre nettamente che questa vittoria non sarà duratura, se non sarà sorretta dalla rivoluzione proletaria in Occidente e che l’unica valutazione giusta della nostra rivoluzione può essere fatta solo dal punto di vista internazionale” Lenin, 1920 L’essere umano che spera e sogna, fin dalla nascita, una vita serena e di soddisfazioni materiali ed intellettuali non vedrà mai realizzare quanto sperato e sognato nel sistema capitalistico. Pensare che ciò avvenga con Tizio o Caio è vera e pura illusione. Il capitalismo ha le sue leggi! O le si accetta o le si supera. Le guerre, la miseria, la disoccupazione, la disuguaglianza, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’incertezza nel presente e nel futuro sono insite in questo sistema. Se si accetta il capitalismo, si accettano le realtà di cui sopra e mai alcun “ciarlatano borghese della politica borghese” potrà cambiarle, al di là delle frasi roboanti, ma prive di contenuto, sulla libertà, sull’uguaglianza, sulla giustizia, sull’amore, sul futuro. Le leggi del capitale si eliminano solo e soltanto superando il suo sistema. “ Ma la democrazia pura e semplice è incapace di sanare i mali sociali. L’eguaglianza democratica è una chimera. La lotta dei poveri contro i ricchi non può essere combattuta sul terreno della democrazia o della politica. Anche questo grado è dunque puramente transitorio, l’ultimo mezzo puramente politico che ancora dev’essere sperimentato e dal quale deve svilupparsi un nuovo elemento, un principio che oltrepassa la politica. Questo principio è il socialismo.” F. Engels. “ Lineamenti di una critica dell’economia politica”. Le forze politiche borghesi parlano, parlano, parlano …ma solo di ciò che interessa alla borghesia . Per le banche i soldi ci sono, per i disoccupati, per chi perde il posto di lavoro sono scarsi ed a tempo breve! Il motivo è semplice: in questo sistema domina il profitto, non le esigenze dell’essere umano. Se si vuole avere un mondo migliore, in cui ogni persona possa vivere la vita e non sopravvivere ad essa, bisogna convincersi che l’unica strada possibile è una società in cui “ognuno da secondo le sue capacità e riceve secondo le sue necessità.” “ …il comunismo in quanto effettiva soppressione della proprietà privata quale autoalienazione dell’uomo, e però in quanto reale appropriazione dell’umana essenza da parte dell’uomo e per l’uomo; e in quanto ritorno completo, consapevole, compiuto conservando tutta la ricchezza dello sviluppo precedente, dell’uomo per se quale uomo sociale, cioè uomo umano. Questo comunismo è, in quanto compiuto naturalismo, umanismo… è la verace soluzione del contrasto dell’uomo con la natura e con l’uomo; la verace soluzione del conflitto fra esistenza ed essenza, fra oggettivazione e affermazione soggettiva, fra libertà e necessità, fra individuo e genere. E’ il risolto enigma della storia e si sa come tale soluzione.” K. Marx “Manoscritti economici filosofici”