Una luce nel labirinto

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Non arrendersi mai.

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Non sottomettersi mai.

lunedì 20 maggio 2013

Il diritto alla sussistenza

Il diritto alla sussistenza. Ogni giorno che passa nel mondo capitalistico crescono i ricchi di pari passo con un aumento vertiginoso della massa di poveri, comprendente anche chi un lavoro ce l’ha, ma retribuito con un salario da fame. La “crisi”, intesa come calo di domanda in certe aree del globo, che non inficia la crescita mondiale intorno al 3.8 %, è servita e serve a peggiorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori in ogni settore. Con essa sono passate leggi che hanno aumentato la precarietà, l’età pensionabile, la disoccupazione, la miseria e lo sfruttamento, pur di salvaguardare i profitti e le rendite. E si continua su questa strada! A parole si dice di cercare di mettere al primo posto il lavoro, nei fatti lo si precarizza ancora di più e si accentua al massimo la flessibilità nei luoghi di lavoro. A parole si racconta di voler spingere la domanda, in realtà si riducono ancora di più gli stipendi. A parole si grida di puntare a sconfiggere l’evasione fiscale e contributiva, in concreto la si favorisce creando condizioni tali che i più benestanti possano non pagare o contribuire in modo minimo all’uso della sanità pubblica, della scuola e di altri servizi pubblici. A parole si afferma che “nessuno sarà lasciato indietro” , nei fatti milioni di persone vivono nella miseria più nera ed altri milioni fanno fatica ad arrivare a fine mese. In questo balletto miserevole partecipano tutti i partiti o movimenti parlamentari e non, comprese le dirigenze-burocrati sindacali, divenute per lo più uffici statistici e non luoghi di organizzazione degl’interessi dei lavoratori, i mass-media, sempre più pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, i pseudo economisti, i vari gruppi religiosi in nome della democrazia, dell’unità, della compattezza . Dimenticano o fanno finta di dimenticare che la democrazia fa a pugni con unità e compattezza, anche se etimologicamente significa “governo del popolo”, poiché in realtà da il potere ad una maggioranza, rappresentante di interessi ben distinti, ma non certo di quelli della minoranza. La democrazia è divisione non unità e la maggioranza politica va di pari passo con chi detiene il potere economico e finanziario. Da molti anni poi bisogna notare che, al di là dei falsi ideologismi, le maggioranze e minoranze parlamentari rappresentano unite il potere economico e finanziario. Di conseguenza per loro è semplice unirsi in nome del Paese! Rappresentano gli stessi interessi! E’ più difficile farlo nella realtà tra chi è ricco e chi è povero, tra il capitalista ed il disoccupato, tra lo sfruttato e lo sfruttatore. Ci sono gruppi politici oggi in Italia, fatti sorgere per cercare d’incanalare il malcontento crescente, che discutono più di diarie e scontrini che di lotta per il diritto alla sussistenza di ogni cittadino. Questa visione della realtà socio-economica capitalistica mostra sempre più che questo sistema non è riformabile e che vive sulla contrapposizione d’interessi. Chi dice il contrario lo fa in malafede e per suoi interessi. Il diritto alla sussistenza deve essere rivendicato da ogni essere umano, poiché solo con esso la persona acquisisce le prime basi della libertà spirituale e materiale, solo con esso può iniziare a sentirsi membro di una comunità. Se una società non è in grado di soddisfare questo diritto, ed insieme una necessità, non è una società, ma un sistema per garantire i più forti contro i più deboli. E’ il diritto alla vita, tanto sbandierato da alcuni gruppi politici e religiosi, che non si limita all’ambito del diritto alla nascita. Il diritto alla sussistenza ed alla vita significa che ogni essere umano possa mangiare, bere, vestirsi, avere una casa, usufruire dei beni della produzione sociale. Questo diritto, cancellato dalla prosopopea e dalla realtà economico-sociale del sistema capitalistico, grida che il capitalismo ha finito ormai il suo corso positivo nella storia e che cederà a nuove frontiere che sappiano unire produzione sociale ed appropriazione sociale e dire “basta con il sistema del salario”. “Nei paesi industriali più progrediti noi abbiamo domato le forze naturali e le abbiamo costrette al servizio degli uomini; abbiamo così moltiplicato all’infinito la produzione, tanto che un fanciullo oggi produce più di quello che producevano cento adulti. E quali sono i risultati? Crescente sopralavoro a miseria crescente delle masse, e una grande crisi ogni dieci anni. Darwin non sapeva quale amara satira scrivesse sugli uomini, ed in particolare sui suoi compatrioti, quando dimostrava che la libera concorrenza, la lotta per l’esistenza, che gli economisti esaltano come il più alto prodotto storico, sono lo STATO DEL REGNO ANIMALE. Solo un’organizzazione cosciente della produzione sociale nella quale si produce e si ripartisce secondo un piano può sollevare gli uomini al di sopra del restante mondo animale sotto l’aspetto sociale di tanto, quanto la produzione in generale lo ha fatto per l’uomo come specie. L’evoluzione storica rende ogni giorno più indispensabile, ma anche ogni giorno più realizzabile, una tale organizzazione. Essa segnerà la data iniziale di una nuova epoca storica nella quale l’umanità stessa, e con essa tutti i rami della sua attività, in particolare la scienza della natura, prenderanno uno slancio tale da lasciare in una fonda ombra tutto ciò che c’è stato prima.” Introduzione a “Dialettica della natura”. F. Engels Se vogliamo andare al di sopra del mondo animale e passare da regno della necessità al regno della libertà bisogna prendere coscienza della necessità del superamento del dissidio produzione sociale ed appropriazione oligarchica.