Una luce nel labirinto

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Non sottomettersi mai.

giovedì 24 dicembre 2020

Cristianesimo e miti preesistenti.

Cristianesimo e miti preesistenti Per molti il cristianesimo è una dottrina originale e rivoluzionaria; in realtà esistono molti miti preesistenti che sono serviti come spunto per elaborare una nuova religione. Cristianesimo e mitraismo Il mitraismo fu un’antica religione ellenistica, basata sul culto di un dio probabilmente derivato dal dio persiano Mitra e da altre divinità dello zoroastrismo. Il mitraismo nacque nell’area del Mediterraneo orientale intorno al II-I sec. a.C. e venne praticata anche nell’Impero Romano, a partire dal I secolo a.C., per raggiungere la sua massima diffusione tra il III ed il IV secolo, quando fu molto popolare tra i soldati romani. In seguito al decreto di Teodosio (391) che bandì tutti i riti pagani, il mitraismo scomparve come pratica religiosa. Presso i romani il culto di Mitra divenne molto popolare soprattutto per alcune concezioni molto sofisticate come l’esistenza dell’anima e della sua possibilità di pervenire, attraverso le sette sfere planetarie, all’aeternitas: nel giorno del giudizio i non credenti sarebbero morti, mentre i credenti sarebbero vissuti in cielo o nel paradiso (parola di origine sanscrita, paradesha, Paese supremo; i persiani lo trasformarono in pairidaeza). Mitra nacque da una vergine alla presenza di pochi pastori; presso i suoi fedeli era chiamato con termini come la Via, la Verità, la Luce, la Vita, il Verbo, il Figlio di Dio, il Buon Pastore. Spesso è dipinto con un agnello sulle spalle. Per i seguaci di Mitra la domenica era il giorno del Signore e il 25 dicembre, durante una grande festa, i fedeli “facevano la comunione”: iniziava il periodo dei “quaranta giorni” (notevole l’analogia con la Quaresima cristiana). Quando morì, Mitra fu sepolto in una tomba detta Petra e dopo tre giorni fu rimosso con una grande festa. Le somiglianze con il cristianesimo sono impressionanti, tanto che è ragionevole l’ipotesi che Paolo si sia appropriato di questi miti e li abbia attribuiti a Gesù (che neppure aveva conosciuto), dando vita alla mitologia cristiana. Cristianesimo e zoroastrismo Lo zoroastrismo è una religioni delle più antiche; prende il nome dal suo fondatore, Zarathustra (Zoroastro), vissuto in Persia fra il VII e il VI sec. a.C. Zoroastro elaborò le precedenti religioni persiane, prendendo spunti anche dalla religione vedica indiana. Lo zoroastrismo è conosciuto anche come mazdeismo perché nell’antica mitologia persiana Ahura Mazdā era il saggio signore della luce; originariamente allo stesso livello di Mitra (cui era attribuita la sfera della giustizia), venne elevato a Dio supremo da Zoroastro che ne accorciò anche il nome in Ormazd. Lo zoroastrismo fu per secoli la religione dominante in quasi tutta l’Asia centrale, finché non fu soppiantato dall’islam (VII sec.). Attualmente non conta più di 200.000 fedeli. Ahura Mazdā è un dio-padre onnisciente che si preoccupa delle sorti degli uomini tanto da mandare sulla terra Zoroastro per diffondere il suo verbo. I seguaci di Zoroastro credono nella venuta del “regno di Dio”, nell’inferno (il loro Satana è Angra Mainyu) e nel paradiso (per loro pairidaeza), in angeli e arcangeli, ma soprattutto nella risurrezione finale dei morti. Secondo alcune fonti i Magi che visitarono Gesù altro non erano che sacerdoti zoroastriani. Il cristianesimo e Horo Horo è una divinità egizia che simboleggiava l’immortalità, la vita dell’anima dopo la morte. Infatti risale alla prima dinastia (3.000 a.C. circa) il libro per vivificare l’anima per sempre. Gli studi compiuti da G. Massey proposero il parallelismo fra Horo e Gesù; Massey basò la sua teoria su un rilievo che si trova a Luxor, da lui esaminato e interpretato (The Historical Jesus and The Mythical Christ), trovando moltissime e impressionanti somiglianze fra la vita di Horo e quella di Gesù. Le osservazioni di Massey influenzarono altri studiosi come A. B. Kuhn e H. P. Blavatsky, ma non sono state accettate dagli egittologi (Massey era un autodidatta). Nel 1999 però la storica e archeologa D.M. Murdock (The Christ Conspiracy) riprese le teorie di Massey e, in quanto archeologa (a torto o a ragione, ben più autorevole di un autodidatta!), suscitò un dibattito molto acceso, cui la Murdock nel 2009 (Christ in Egypt) replicò citando le sue fonti (fra le quali anche l’egittologa M. Murray). Il dibattito in corso è sicuramente influenzato dalle tendenze religiose degli studiosi, ma il lavoro di Massey e (cent’anni dopo) quello di Murdock pongono talmente tante analogie fra Horo e Gesù che, se anche alcune decifrazioni dei geroglifici fossero errate, le rimanenti corrette basterebbero per sostenere l’ipotesi del parallelismo (si noti che gli egittologi cristiani che sostengono la cattiva interpretazione/traduzione dei geroglifici, di fatto, rendono l’egittologia una scienza del tutto opinabile!). Ecco le principali analogie che Horo ha con Gesù: • vi fu l’annunciazione della sua nascita alla madre da parte di un angelo (Thot) che le comunicò anche che il figlio sarebbe stato concepito verginalmente; • nacque in una grotta il 25 dicembre dalla vergine Iside, annunciato da una stella d’Oriente; • fu adorato da pastori e da tre saggi che portarono in dono oro, incenso e mirra; • da bambino insegnò in un tempio; • ebbe 12 discepoli; • a 30 anni fu battezzato da Anubi che venne in seguito decapitato (come Giovanni Battista); • combatté 40 giorni nel deserto contro Satana; • compì miracoli, come la resurrezione dei morti e la camminata sulle acque; • fu chiamato il “Santo Bambino”, “La Verità”, “La Luce”, “La Vita”, “L’Unto Figlio di Dio” e “Il Buon Pastore”, “L’Agnello”, “La Stella del Mattino”; • Horo nacque a Annu, il “posto del pane”, mentre Gesù nacque a Betlemme, la “casa del pane”; • assieme a Iside e Osiride, Horo costituisce un membro della trinità egizia. Molte altre analogie si trovano nel libro Book of Religion (1924) di A. Churchward. La creazione Uno degli argomenti che più sottolinea l’analfabetismo religioso delle persone è la creazione. Ogni credente è convinto che il “suo” racconto della creazione sia originale e quindi perfettamente credibile. In realtà, le storie sulla creazione hanno subito influenze reciproche tanto che in molte si possono trovare elementi comuni: l’età dell’oro in cui l’uomo viveva felice, la caduta, la responsabilità della donna ecc. Zoroastrismo – Nell’Avesta, il libro sacro dei Parsi (V sec. a.C. circa), il dio Ahura Mazda crea l’universo in sei periodi (prima il cielo, poi le acque, la terra, i vegetali, gli animali e l’uomo), poi si riposò. Nel Bundehesh si dettaglia la creazione e si introduce la prima coppia umana, Mashya e Mashyana. Essi vivevano felici, ma un demone mandato dal principe del male (Angra Mainyu), presentandosi sotto forma di serpente offrì loro un frutto che avrebbe dovuto renderli immortali. In realtà divennero cattivi e persero il diritto alla felicità eterna. Babilonesi – G. Smith (British Museum) ha scoperto da iscrizioni cuneiformi che i babilonesi conoscevano la leggenda della creazione 1.500 anni prima degli ebrei. Greci – Anche per i greci gli uomini vivevano come dei finché la curiosità non alterò questa situazione: Zeus donò a Epimeteo una bellissima donna, Pandora, che portava con sé un vaso che avrebbe dovuto rimanere sempre chiuso; il marito però l’aprì e da esso uscirono tutti i problemi dell’umanità. Induismo – Siva tentò Brama (che aveva preso sembianze umane nel corpo di Swayambhura) mandandogli il fiore del sacro albero di fico. La moglie di Swayambhura, Satarupa, fece credere al marito che il possesso del fiore lo avrebbe reso immortale e divino, ma mentre ne prende possesso, Siva lo maledice e lo condanna alla miseria. Cinesi – L’uomo viveva felice in un giardino dove c’era l’albero delle mele dell’immortalità, difeso da un serpente alato (drago); a causa della sensualità della donna (il tema dell’incapacità di gestire la propria sessualità è ricorrente in molte “creazioni” ed è causa del peccato originale), l’uomo si dannò. Come racconta il Chi-King, l’uomo cercò di difendersi innalzando un muro, ma la donna lo demolì. Da allora “il mondo è perduto e il vizio inonda tutto come un veleno mortale”. Madagascar – L’uomo fu creato dalla polvere della terra e viveva felice in un giardino, libero dalle malattie e dalle passioni. Dio gli aveva proibito di mangiare e di bere, ma il diavolo andò da lui raccontandogli della dolcezza dei frutti (la mela, il dattero, l’arancia). Alla fine l’uomo cedette e mangiò il frutto, rovinandosi per sempre. Tahiti – W. Ellis riferisce di una leggenda tahitiana che racconta la creazione da parte di Ta’aroa (Dio); Ta’aroa usò la terra rossa che fu anche l’unico cibo dell’uomo fino alla creazione del pane. Un giorno Ta’aroa addormentò l’uomo, gli staccò un osso e con questo creò la donna che chiamo Ivi, cioè “osso”. Ce n’è abbastanza per comprendere come la leggenda della creazione, comune a tantissimi popoli, sia frutto e di influenze reciproche e di una traduzione in termini fantastici delle difficoltà umane (le malattie, le miserie, le pulsioni sessuali ecc.). D’altro canto, se la creazione è una leggenda, come si può credere che non lo sia tutta la Bibbia? Del resto gli scienziati hanno trovato moltissimi errori scientifici nei racconti biblici. Per esempio, come fa notare B. Robinson, la Bibbia ci dice che Noè caricò l’arca con due (o sette) esemplari di ogni specie in un solo giorno. Appare evidente a qualunque mente razionale che il racconto è frutto di un uomo che ignorava che già al tempo di Noè le specie erano tantissime e che per compiere ciò che è raccontato nella Bibbia, Noè avrebbe dovuto caricare 480 specie al secondo! Purtroppo però ancora oggi esistono scienziati che tentano di raccontarci che la storia è vera e che Dio creò le specie animali non prima del 10.000 a.C.! Nonostante le ormai evidenti prove scientifiche che le prime forme di vita risalgono a milioni di anni fa (alcuni sostengono miliardi), i creazionisti continuano imperterriti a essere vittime della loro cecità religiosa. I sedici salvatori La figura di Gesù è unica per i cristiani, ma in realtà esistono molte figure simili in altre religioni. Kersey Graves (The World’s Sixteen Crucified Saviours – Christianity before Christ, 2001) analizza tutti i salvatori che sono comparsi sulla Terra prima di Gesù, sottolineando come ci sia un’analogia di fondo nelle loro storie: incarnazione divina, miracoli, sacrificio, ascensione al cielo ponendo le basi per la salvezza del mondo. Sedici di questi salvatori sono stati crocifissi! Come esempio riporto solo una testimonianza tratta dal testo di Graves, relativa a uno di questi salvatori. Riguarda il dio cinese chiamato Beddou, la cui storia era già nota in Occidente fin dal XIX sec. Tutti gli scrittori orientali concordano nel dichiarare che la nascita di Beddou risale al 1027 a.C.; la diffusione dei suoi insegnamenti era estesa a Giappone, Cina e Ceylon. In base ai riti sacri di questa religione “Dio s’incarna di continuo”, ma la sua incarnazione più grande e solenne avvenne tremila anni fa, nella provincia di Cashmere, quando si incarnò con il nome di Fot, o Beddou. Si riteneva che la sua nascita fosse avvenuta dalla parte destra del costato di una vergine di sangue reale che, pur essendo diventata madre, non aveva cessato di essere vergine; che il re del suo paese, turbato dalla sua nascita, volesse ucciderlo, e per questo motivo fece mettere a morte ogni maschio nato nello stesso periodo e che, salvato dai pastori, visse nel deserto fino a 30 anni, quando iniziò la sua missione predicando la verità e scacciando i demoni; che fu autore dei più incredibili miracoli e che visse digiunando e sottoponendosi alle più dure mortificazioni e infine alla sua morte tramandò ai suoi discepoli il libro in cui sono contenuti i principi della sua religione. La seconda testimonianza riguarda il dio azteco Quetzalcoatl, dio incarnato, nato nel 300 a.C. dalla vergine immacolata Chimalman (anche l’altro dio azteco Huitzilopochtli è concepito senza contatto carnale; il messaggero divino è anche stavolta un uccello che lascia cadere una piuma nel grembo di Coatlicue; e anche il bimbo Huitzilopochtli deve sfuggire alla persecuzione di un mitico Erode); Quetzalcoatl visse una vita semplice finché, caduto nel peccato per colpa di una donna, la bella Quetzalpétatl, si ritirò nel deserto dove digiunò per 40 giorni. Qui la sua vita diverge in varie versioni; secondo una di esse (avvalorata da Lord Kingsborough e Niebuhr, Storia di Roma), in seguito fu crocifisso fra due ladri e dopo tre giorni dalla sua discesa agli inferi resuscitò. Può darsi che questa versione sia stata ripresa proprio dal cristianesimo, ma è un’ulteriore dimostrazione di come le varie religioni tendano a influenzarsi, riprendendo una dall’altra gli aspetti più eclatanti della vita delle divinità. Riguardo alle incarnazioni divine, il filosofo francese Bagin ricorda che il filone unificatore di tutti i miti è la discesa degli dei sulla Terra. Le modalità di tale discesa (nascita da una vergine) e la vita del dio incarnato sono spesso simili, di fatto annullando la pretesa delle varie religioni che l’unico salvatore sia il proprio. I cristiani hanno sempre cercato di smontare le presunte storie parallele (in parte grazie anche alla partigianeria dei “laici” che, in alcuni casi, hanno forzato molte interpretazioni), ma non sono mai riusciti a smontarle del tutto: poiché non esistono prove storiche attendibili della vita di Gesù, non si può escludere che molti dei fatti a lui attribuiti non siano che rielaborazioni di miti precedenti.

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