mercoledì 15 luglio 2020
Seneca sull' emigrazione.
“Si trassero dietro i figli e le mogli e i genitori carichi di vecchiaia.
Alcuni, sbattuti qua e là da un lungo errare, non scelsero un luogo a ragion
veduta, ma occuparono per stanchezza il più vicino, altri con le armi fecero
valere il proprio diritto in terra altrui; certe genti, in cerca dell’ignoto,
fu il mare a inghiottirle, certe si fermarono là dove le lasciò la mancanza di
ogni cosa. E il motivo di abbandonare la patria e di cercarne un’altra non fu
lo stesso per tutti: alcuni, fu la distruzione delle loro città a cacciarli in
terre altrui, spogliati delle proprie, in fuga dalle armi nemiche; altri, fu un
conflitto civile ad esiliarli; altri, un eccesso di sovrappopolazione a farli
emigrare in gran numero; altri ancora, li fece andar via una pestilenza o il
frequente aprirsi della loro terra in voragini o qualche guaio intollerabile
dovuto a un suolo infecondo; certi, li sedusse la fama di una regione fertile,
esageratamente magnificata. Chi è stato indotto ad emigrare da un motivo, chi
da un altro: è chiaro, in ogni caso, che nulla è rimasto nello stesso luogo in
cui è nato. Incessante è l’andirivieni del genere umano; ogni giorno c’è
qualche cambiamento in un mondo così grande: vengono gettate nuove fondamenta
di città, nuove genti hanno inizio, con l’estinguersi delle precedenti o il
loro andarsi ad aggiungere ad altre più potenti. Ma tutti codesti spostamenti
di popoli, che altro sono se non esili pubblici?“
Seneca
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