Negli anni ’70 i mass-media e i
pugilatori a pagamento con lingua da schiavi propagandavano che l’informatica
avrebbe fatto si che i lavoratori sarebbero spariti e che sarebbe bastato una
persona con camice bianco per mandare avanti la produzione nei vari centri di
produzione. In effetti in 50 anni la
tecnologia ha fatto passi in avanti eccezionali, ma non ha abolito la presenza
di milioni di lavoratori per mandare avanti produzioni di ogni genere. Negli
anni 2000 la canzone della presenza irrilevante dei lavoratori nella produzione
di beni è andata avanti. I robot avrebbero preso il posto degli esseri
umani. La realtà però si presentava in modo diverso.
Oggi, con la presenza del covid-19, i fatti, che hanno la testa dura e che sono
ruote quadrate, mostrano l’essenzialità della presenza umana nel processo
produttivo e dei servizi. Senza le persone che lavorano, anche con l’ausilio
della tecnologia è impossibile mandare avanti, ogni tipo di produzione di beni
e di servizi. Oggi milioni di lavoratori, mentre impera lo slogan “ Stiamo a
casa”, sono costretti a recarsi al lavoro. Si comanda di utilizzare lo
distanziamento, ma i mezzi pubblici di trasporto sono pieni, anche per la
riduzione dei veicoli, e lo distanziamento è inesistente. Nei posti di lavoro,
in molti casi, si lavora senza distanziamento e, addirittura, senza dispositivi
di sicurezza. Si attua “la carcerazione domiciliare” a milioni di persone, ma
non a tanti lavoratori, milioni di persone che ogni giorno escono da casa non
per propria volontà. Si fa passare il covid-19 come una disgrazia, si analizza
la causa nei pipistrelli ed in altre teorie, ma non si studia se non vi siano
altri fattori, anche di interesse economico e di lotta tra le nazioni o gruppi
economico-finanziari, che abbiano determinato questa realtà. Si prende
provvedimenti sanitari o sociali, senza prendere esempio da Paesi che hanno
affrontato la situazione con strumenti tecnologici, senza limitare più di tanto
la libertà di movimento dei cittadini e la produzione di beni e servizi. Appare
chiaro e lampante che le persone che operano nei processi produttivi e dei
servizi sono basilari nel mandare avanti l’economia e la società stessa. Che
senza queste persone i capitalisti non possono fare alcun profitto. Il lavoro è
essenziale in ogni dimensione sociale! Il lavoro è il rapporto tra essere umano
e natura! E la natura va rispettata e trattata con equilibrio. Nell’attuale
sistema, purtroppo, né l’essere umano né la natura sono rispettati. In nome del
profitto, del dio denaro, si sfrutta sia l’essere umano, da cui trarre
plusvalore che determina il profitto, sia la natura, calpestata per avere la
possibilità di guadagni illimitati. Ogni lavoratore ed ogni lavoratrice sia che
adoperi le sue braccia sia che utilizzi il proprio cervello sono la base della
società. Senza di essi non vi è alcuna produzione di beni e servizi. Tutti
coloro che non partecipano attivamente al processo produttivo sono parassiti,
che vivono del sangue di chi lavora e produce! Ogni qualsiasi tipo di società
non potrebbe vivere senza la produzione di beni e servizi, ma una società che
metta al centro della sua azione non il profitto ma l’essere umano non ha
bisogno di parassiti. Con il livello di sviluppo economico-sociale attuale, con
il livello tecnologico presente e futuro, lavorando tutti due ore al giorno,
potendo dedicare l’altro tempo alla conoscenza ed ai propri hobby, tutti
potremmo godere di ogni bene prodotto per soddisfare le proprie necessità
materiali e dedicare tanto tempo a migliorare la spiritualità di ognuno. Già
oggi la produzione mondiale di beni e servizi potrebbe soddisfare il
doppio della popolazione mondiale
esistente. Eppure vi sono 2,5 miliardi di esseri umani sotto alimentati , 50
milioni di bambini che muoiono per fame, milioni di persone che perdono la vita
per malattie non curate o per mancanza di medicinali. Questa dimensione
economico-sociale non è per l’essere umano, ma per coloro che utilizzano gli
esseri umani e la natura per i loro interessi finanziari. Chi lavora è il
motore del mondo! Meriterebbe un mondo diverso e nuovo dove
“ognuno possa dare secondo le sue
capacità ed avere secondo le sue necessità”
Se lo vogliamo, possiamo rendere reale
il sogno di ogni essere umano di vivere una vita tranquilla, serena, felice!
Il dolce sapore
del cielo
Il
superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno di ogni epoca umana
era realtà.
Coloro che
avevano visto il passato ricordavano con terrore quell’epoca e la cancellavano
subito dalla mente. Tanto era forte il crampo che prendeva lo stomaco!
I nati nella
nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano certi film erano restii a
credere che il mondo avesse visto realtà di quel tipo.
Non osavano
immaginare che esseri umani potessero utilizzare, come schiavi o finti liberi, altri
esseri umani per avere dei miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale
ferroso.
Non osavano
immaginare che tanta gente non avesse un lavoro, una casa;
che tante
persone non mangiassero abbastanza e altre morissero addirittura di fame ;
che i bambini
morissero per mancanza di cibo.
Non osavano
immaginare che esseri umani uccidessero altri esseri umani per motivi futili e
banali; che ci fossero le guerre;
che si
distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni della storia
dell’umanità;
che un
liquido brutto e nero fosse così importante.
Non osavano
immaginare che donne e uomini vendessero il loro corpo e, a volte, anche la
loro anima per apparire in televisione, sui giornali;
che le
persone non esprimessero quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che
conveniva ai loro interessi;
che un
organo, chiamato Stato, imponesse tasse e decidesse sulle scelte delle persone
in tema di rapporti d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto;
che si
nascondesse la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza;
che un
malato dovesse pagare per essere curato;
che la
scuola non insegnasse sapere, ma ideologie;
che un
laureato non trovasse occupazione;
che non si
lavorasse o si lavorasse a segmenti;
che
l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del guadagno e nascondesse
la verità;
che chi
produceva era povero e chi non produceva era ricco;
che si
andasse in pensione, ormai vecchi e , dopo una vita di lavoro, fosse dura
tirare avanti;
che non
tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona a persona;
che chi
praticasse lo sport non lo facesse per passione e piacere, ma per denaro;
che la donna
non fosse ritenuta pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa;
che si dovessero
pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti;
che gli
anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai, improduttivi.
Non
riuscivano ad immaginare che ci fossero le armi;
che ci
fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie;
che ci
fossero le banche, le assicurazioni.
Non
riuscivano ad immaginare una politica, fatta non per le esigenze comuni, ma per
gl’interessi di comitati d’affare e, anche, di bande di criminali.
Non
riuscivano ad immaginare che la stragrande maggioranza della popolazione, che
viveva in condizioni precarie, non si ribellasse e, anzi, prendesse a modello
proprio coloro, che avevano interesse a tenerli in quella situazione di
sottomissione.
I figli
della nuova epoca non osavano credere, studiando la storia dell’umanità, che
potessero essere esistiti periodi così bui e tristi per l’umanità! “
Da “Il dolce
sapore del cielo”
di Giuseppe Calocero

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