domenica 27 febbraio 2022
Giuseppe Calocero, Il dolce sapore del cielo.
“Oh, ma che trovo mai qua sotto… oro?
Oro giallo, lucente, oro prezioso?…
No, dèi, non formulo voti insinceri:
radici ho chiesto solo, chiari cieli!
Tant’oro come questo è sufficiente
a fare nero il bianco, bello il brutto,
giusto l’ingiusto, nobile il volgare,
giovane il vecchio, vile il coraggioso.
O dèi, perché? Che cos’è questo, o dèi?
Questo allontanerà dai vostri altari
i vostri preti e i vostri servitori,
e strapperà l’origliere di sotto
la testa dei malati ancora vigorosi.
Questo giallo ribaldo cucirà
insieme e romperà
a vicenda ogni fede,
renderà sacro l’empio,
farà gradita l’aborrita lebbra,
metterà i ladri nei posti migliori e
darà loro titoli onorifici e inchini
e generale approvazione
dai senatori seduto a consesso.
È lui che fa che l’avvizzita vedova si rimariti:
lei, cui l’ospedale e l’ ulcerose piaghe
in tutto il corpo fanno
apparire cosa disgustosa,
l’oro imbalsama,
rende profumata e
riconduce ai giorni dell’aprile.
Vieni, vieni, metallo maledetto,
tu, puttana di tutto l’uman genere,
motivo di discordia tra le genti,
saprò ben io quel che fare di te,
in modo cònsono alla tua natura.”
Shakespeare, Timone di Atene, atto IV, scena III.
“L’oro è una cosa meravigliosa!
Chi lo possiede e’ padrone
di tutto quello che desidera.
Con l’oro si può persino mandare
le anime in paradiso!”
Cristoforo Colombo, lettera dalla Giamaica.
“…In verità per l’uomo nulla ha poteri
così tristi e larghi come il denaro,
che città devasta , uomini strappa alle loro case,
istrutte le menti pure a concepir il male,
le perverte e le muta,
e del diritto indica il passo
e l’esperienza schiude di ogni empietà.”
Sofocle, Antigone.
Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l' oggetto in senso eminente. L'universalità della sua proprietà costituisce l'onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi come ente onnipotente...Il denaro è il mediatore fra il bisogno e l'oggetto, fra la vita e il mezzo di vita dell'uomo. Ma ciò che media a me la mia vita mi media anche l'esistenza degli altri uomini. Per me è questo l'altro uomo. (---) Tanto grande è la mia forza quanto grande è la forza del denaro. Le proprietà del denaro sono mie, di me suo possessore: le sue proprietà e forze essenziali. Ciò ch'io sono e posso non è dunque affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella fra le donne. Dunque non sono brutto, in quanto l'effetto della bruttezza, il suo potere scoraggiante, è annullato dal denaro. Io sono, come individuo storpio, ma il denaro mi dà 24 gambe: non sono dunque storpio. Io sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore. Il denaro è il più grande dei beni, dunque il suo possessore è buono: il denaro mi dispensa dalla pena di esser disonesto, io sono, dunque, considerato onesto; io sono stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di ogni cosa: come potrebbe essere stupido il suo possessore? Inoltre questo può comprarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti non è egli più intelligente dell'uomo intelligente? Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie deficienze nel loro contrario? (---) Poichè il denaro, in quanto concetto esistente e attuale del valore, confonde e scambia tutte le cose, esso costituisce la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane. (---) Il denaro, questa astrazione vuota ed estraniata della proprietà, è stato fatto signore del mondo. L'uomo ha cessato di essere schiavo dell'uomo ed è diventato schiavo della cosa; il capovolgimento dei rapporti umani è compiuto; la servitù del moderno mondo di trafficanti, la venalità giunta a perfezione e divenuta universale è più disumana e più comprensiva della servitù della gleba dell'era feudale; la prostituzione è più immorale, più bestiale dello ius primae noctis . La dissoluzione dell'umanità in una massa di atomi isolati, che si respingono a vicenda, è già in sè l'annientamento di tutti gli interessi corporativi, nazionali e particolari ed è l'ultimo stadio necessario verso la libera autounificazione dell'umanità.
K. Marx, Manoscritti economico filosofici .
VENTICINQUE ANNI DOPO... 1° febbraio dell’anno 2028.
«Nonna... nonna... nonna...! Vieni, Sharon si è svegliata e sta
piangendo!».
Giulia rientrò dal giardino in casa e corse verso la nipotina
nella culla. La prese in braccio.
«Sono qua Sharon... non piangere! Adesso ti preparo la pappa
».
In quel momento un’auto entrò nel giardino e si fermò davanti
al box.
«È arrivato il nonno!» gridò Jonathan, mentre correva fuori
verso Massimo.
Il bambino saltò letteralmente in braccio all’uomo, che, felice,
lo strinse a sé e lo baciò.
«Ciao, Jonathan!».
«Ciao, nonno!».
Insieme, mano nella mano, entrarono in casa.
«Ciao, Giulia!» disse l’uomo, rivolto alla donna, mentre la
baciava sulla guancia.
«Ciao, Massimo! Gli esami... tutto bene?».
«Sì, tutto bene. Pare che sia in piena forma, tenendo conto
dei miei ottant’anni».
«Bene... Meglio così. Fernanda e John hanno telefonato, dicendo
di essere all’aeroporto. Tra poco saranno qui. Tienimi
un attimo Sharon, mentre le preparo la pappa. Poi iniziamo
a prepararci per la festa. A mezzogiorno dobbiamo essere a
Tor Vergata. Oggi sono venticinque anni del Mondo Nuovo e
voglio proprio godermi questo grande giorno!».
«Anch’io voglio godermi questo anniversario! Sharon, vieni
dal nonno!». L’uomo prese in braccio la nipote e si accomodò
sul divano, con accanto Jonathan. Pochi minuti dopo il cibo
era pronto. «Dalla a me. Gliela faccio mangiare io» disse Massimo.
La bambina mangiò con foga e dopo, sazia, sorrideva alle
smorfie del nonno, che era felice di ridere e giocare con i suoi
nipoti.
Jonathan, di quattro anni, e Sharon, di un anno, erano i figli
di Fernanda, la loro figlia, che era, ormai, nel ventiseiesimo
anno di età, e di John Neale, della stessa età, newyorkese di
nascita.
Si erano conosciuti cinque anni prima a una conferenza sulla
situazione climatica del pianeta a Parigi e si erano subito
innamorati.
Fernanda era Presidente del Consiglio dell’Europa, John era
responsabile del Centro Europeo di Climatologia.
La figlia di Giulia e Massimo era uno dei cinque Presidenti
continentali.
A livello superiore c’era il Consiglio Mondiale, di cui era
Presidente Giulia e vicePresidente Massimo.
Il Consiglio mondiale era composto da venti membri, quattro
per continente, che rispondeva a un’assemblea di cento
membri, venti per continente.
La sede era a Roma.
I Consigli continentali erano composti dallo stesso numero
di persone, così come le assemblee e avevano la sede a Roma
per l’Europa, a Pechino per l’Asia, a New York per l’America,
a Sidney per l’Australia, a Il Cairo per l’Africa.
C’erano poi i Consigli regionali, composti da dieci membri
e con un’assemblea di cinquanta persone; i Consigli cittadini,
composti con gli stessi criteri di quelli regionali, e nelle città,
oltre i centomila abitanti, i Consigli di zona, composti da cinque
persone con un’assemblea di venticinque persone.
Tutti questi consessi elettivi avevano il compito di amministrare
la nuova società con l’unico obiettivo di garantire benessere
a tutti e godimento pieno della loro vita e dei beni
prodotti.
Coloro che venivano eletti a queste e altre responsabilità,
all’interno della società, erano revocabili in qualsiasi momento.
Avevano gli stessi diritti di ogni membro della società e gli
stessi doveri. Dovevano perciò dare il loro contributo produttivo
e dovevano partecipare alle ore di studio obbligatorio. La
loro responsabilità era intesa come un servizio alla società e,
chi accettava i vari incarichi, lo faceva per amore della dimensione
sociale in cui viveva e per amore verso gli altri cittadini.
Dedicava tanto tempo agli altri, ma era sempre uno di loro.
La nuova società era basata sul concetto: “Da ognuno secondo
le sue capacità, a ognuno secondo le sue necessità”.
In venticinque anni era sorto un Mondo Nuovo, sempre sognato
da ogni essere umano, che aveva seppellito le barbarie
del passato.
Ogni persona aveva un lavoro, a cui si doveva accedere compiuti
i diciotto anni.
Il tempo di lavoro era di due ore al giorno dal lunedì al venerdì.
Si lavorava, quindi, dieci ore alla settimana.
Due ore ancora della giornata erano dedite allo studio, sempre
dal lunedì al venerdì.
La nuova società voleva persone, che raggiungessero le più
alte vette della conoscenza e dava molta importanza a essa,
come fonte di sapere e di libertà.
Dopo aver dedicato al lavoro e allo studio quattro ore totali
della giornata, ognuno era libero di fare ciò che più gli piacesse.
I lavori più alienanti e faticosi erano svolti dai robot, impostati
per fare i compiti loro assegnati, che sembravano simili agli esseri
umani, dialogavano come esseri umani, ma non lo erano.
L’età lavorativa aveva termine a cinquant’anni per le donne e
a cinquantacinque per gli uomini.
Ogni cittadino era esonerato dal prestare lavoro e dal dedicarsi
allo studio per sei settimane all’anno.
In questo periodo di riposo poteva viaggiare, visitare ogni posto
del mondo, soggiornare in ogni luogo, con la possibilità di
usufruire di alloggi o dei Centri Alberghieri.
La stessa cosa si poteva fare ogni giorno, svolti i compiti lavorativi
e di studio, visto il livello di eccellenza dei trasporti,
che permettevano, tramite i Celesti 120, aerei velocissimi, di
raggiungere le località più lontane in pochissimo tempo.
Il tipo di organizzazione economica e sociale permetteva poi
di svolgere i propri compiti di lavoro e di studio in qualsiasi
parte del mondo.
Era possibile, quindi, per ogni cittadino, con un preavviso
di una settimana, dare il proprio contributo sociale e di studio
una settimana a Roma, una a Los Angeles, una a Mosca, una
Sidney.
In quarantasei settimane di lavoro ogni membro della società
poteva visitare quarantasei posti diversi del mondo.
La lingua non era più un problema.
Le nuove generazioni parlavano tutte l’inglese, scelto, per la
sua semplicità linguistica, come lingua ufficiale.
Le vecchie lo avevano imparato molto velocemente, avendo
la mente sgombra da ogni problema, in appositi corsi.
Nella nuova società non c’era denaro.
Non c’erano, quindi, stipendi, non c’erano banche, assicurazioni,
non c’era niente di collegabile al “vil denaro”.
Non c’erano più merci da vendere o da comprare, non vi
erano, di conseguenza, prezzi, che determinavano il valore di
una merce.
La produzione era esclusivamente per il consumo, per soddisfare
le necessità dei cittadini!
L’essere umano e i suoi bisogni materiali e spirituali era stato
messo al centro di ogni azione economica e sociale.
Ogni persona doveva solo dare il suo contributo produttivo
per ricevere tutto quello che a lei necessitava.
D’altronde i beni prodotti erano di una tale quantità che
ogni membro della società poteva usufruirne in abbondanza,
anche oltre le necessità.
I Centri produttivi avevano dei responsabili di centro e di
settore.
Costoro erano eletti dai lavoratori, che sceglievano chi ritenevano
più capace di svolgere il compito.
Lo Stato, che nei secoli, era stato sinonimo d’imposizione
della volontà di pochi su molti si era andato, negli anni, sgretolando.
Ormai era solo un ricordo!
Un organo molto importante, a cui si accedeva per elezione
revocabile, era l’Amministrazione sociale.
Questa struttura era responsabile di gestire l’anagrafe della
popolazione, la produzione e la distribuzione dei prodotti, i
Centri ristoro, i Centri alberghieri, la sanità, la scuola e i trasporti.
Era un organismo tecnico-organizzativo al servizio del bene
comune e di ogni cittadino.
L’Amministrazione sociale mondiale era strutturata con
gradi di responsabilità cittadina, regionale, continentale, che
rispondevano ai vari livelli dei Consigli.
Tutto veniva gestito con strumenti altamente tecnologici e
con l’ausilio di robot.
Non ci si interessava di altro!
I cittadini, dopo aver svolto il proprio lavoro produttivo e di
studio, erano liberi!
Non avevano imposizione su alcuna scelta individuale!
Ognuno poteva scegliere di vivere la vita che più desiderava.
Potevano unirsi con chi volevano e avere quanti figli sognassero.
Nel periodo di maternità la donna era esonerata dal lavoro.
Dopo la nascita del bambino il periodo di esonero era di un
anno.
Negli ultimi anni c’era stato un aumento delle unioni e delle
nascite.
Nel vecchio mondo un certo Edgar Lee Masters aveva detto:
“In cielo non ci sono matrimoni, ma l’amore sì”.
Nel cielo del Mondo Nuovo era proprio così, c’era tanto
amore e si cercava sempre più l’amore grande, immenso.
Le nascite aumentavano perché non c’era più il terrore del
domani per sé e per i propri figli, ma solo serena fiducia in un
futuro sempre più straordinario.
Questo amore portava le persone ad avere un rapporto diverso
dal passato, basato sull’affetto, sulla stima, sul rispetto.
I Centri ristoro erano sempre pieni.
Le persone volevano stare fuori casa, insieme agli altri, dialogare
con loro, godere della compagnia.
Le strade delle città non erano mai vuote e si respirava la
gioia di vivere ogni minuto della propria vita in modo intenso.
Si assisteva a canti, balli, voglia di essere felici!
Avevano preso piede ultimamente in ogni area del globo
le gare letterarie, che organizzavano gli stessi cittadini e che
riempivano i palazzi dello sport.
La gara consisteva in due sfidanti, che si facevano le domande
l’un l’altro sull’intero scibile del sapere umano con un
arbitro, che garantiva la giustezza o meno delle risposte.
La sfida poteva durare molte ore ed era successo che alcune
fossero durate giorni.
Il vincitore si aggiudicava, soltanto, la soddisfazione del sapere.
Poteva essere poi sfidato da chiunque lo volesse.
Il Consiglio mondiale, vista la rapida diffusione di questo
gioco letterario, stava pensando d’inserirlo nelle discipline
sportive e di organizzare dei veri campionati a livello regionale,
continentale, mondiale.
Pensava anche d’inserirlo nelle discipline olimpioniche
come prima gara a livello mentale in un insieme di discipline
fisiche.
Non che per la nuova società lo sport non fosse importante,
visto che tutti, praticamente, erano divenuti sportivi praticanti,
ma riteneva giusto dare spazio sia alla cura del corpo sia alla
cura della mente.
Per la nuova realtà sociale la salute del corpo era importante
quanto quella della mente.
Questa, per miliardi di persone, diveniva ogni giorno più
importante nel momento in cui capivano che un corpo, seppure
ben allenato, avrebbe potuto essere schiavo; una mente,
invece, allenata al sapere non lo sarebbe stata mai.
Il sistema sanitario era stato strutturato in modo da garantire
a ogni cittadino livelli di difesa della salute eccellenti.
“L’angelo custode” della salute dei cittadini era il “medico
amico”, che aveva la responsabilità della salute di duecento
persone.
Ogni cinquemila persone c’era un centro diagnostico specialistico,
chiamato Centro della salute, che garantiva visite
specialistiche e diagnostiche, in stretto collegamento con il
“medico amico”.
Ogni venticinquemila cittadini c’era un ospedale con cinquecento posti letto, in stretto collegamento con il “medicoamico” e il Centro della salute.
Gli ospedali e i centri, dall’esterno, non sembravano case di
cura, ma dei residence con intorno tanto verde.
Nella struttura ospedaliera c’erano stanze per accogliere i
congiunti del malato, che, volendo, potevano usufruire anche
dell’alimentazione.
L’ospedale era un centro di cultura, di ricerca scientifica, di
aggiornamento professionale continuo.
Ogni cittadino era in questo modo attentamente seguito
nella difesa della sua salute, avendo, oltretutto, l’obbligo di
fare esami generali al suo fisico ogni sei mesi.
Non c’erano liste di attesa e le visite specialistiche o eventuali
ricoveri in ospedale avvenivano in giornata.
Coloro che erano impossibilitati a muoversi ricevevano l’assistenza
domiciliare giorno e notte.
I più anziani non credevano ai loro occhi!
Non avevano mai visto un’assistenza sanitaria di questo
tipo!
La scuola metteva al centro del suo obiettivo l’innalzamento
della conoscenza umana.
Dai due anni ai cinque anni i bambini frequentavano la
scuola per l’infanzia, venendo dotati subito di un computer
per apprenderne l’uso, dai cinque ai dieci la scuola primaria,
dai dieci ai tredici la scuola secondaria, dai tredici ai diciotto
la scuola terziaria.
Queste fasi scolastiche erano obbligatorie, gli asili dalla nascita
ai due anni erano facoltativi.
La scuola, nelle sue varie fasi, aveva un orario complessivo
di otto ore, dalle otto e trenta alle sedici e trenta dal lunedì al
venerdì.
Pranzo e merenda venivano consumati nel Centro ristoro
scolastico.
Era una palestra di apprendimento, ma anche di sport e di
giochi. Era una palestra per far crescere la socialità di ogni
individuo.
Non esistevano compiti da fare a casa, tutto veniva svolto
nelle otto ore.
I programmi toccavano tutto lo scibile del sapere umano,
senza nascondere nulla della storia dell’umanità, affinché
ognuno con il suo sapere liberamente raggiungesse la verità.
Non esistevano voti, né bocciature, né promozioni, eppure
l’impegno degli studenti era massimo nel cercare di scoprire
nella conoscenza le strade dell’amore e della libertà.
Il compito degli insegnanti era quello di costruire persone
libere nella conoscenza e nel sapere, persone con l’animo
nobile, che arrivassero a conoscere bene anche se stessi e si
dessero al prossimo con amore, con rispetto.
Dopo i diciotto anni, iniziava il periodo lavorativo e ognuno
sceglieva in quale ambito operare secondo i suoi desideri e
secondo le sue attitudini.
Questa scelta non era definitiva. Se qualcuno avesse espresso
il desiderio di cambiare, avrebbe potuto.
I trasporti erano al servizio della comunità e venivano organizzati
in modo da servire le esigenze comuni in modo ottimale.
Tutti i mezzi di trasporto pubblico o privato utilizzavano
come carburante l’energia solare con batterie, che si ricaricavano
in continuazione.
La stessa energia solare era utilizzata per la produzione e per
il riscaldamento delle abitazioni e degli uffici.
Nel trasporto pubblico c’erano treni, aerei, elicotteri, bus.
Erano tutti dotati di ogni conforto e garantivano un viaggio
comodissimo.
Le grandi città avevano reti estese di metropolitana, che in
poco tempo collegavano le varie zone.
Ogni persona poteva avere anche più di un’auto. L’Amministrazione
non aveva posto limiti.
Ma i più, stranamente, spesso preferivano il trasporto pubblico
per la comodità, i tempi di percorrenza, la possibilità di
stare insieme ad altre persone.
La rete stradale e autostradale aveva avuto un forte incremento
negli ultimi anni e aveva raggiunto livelli di collegamenti
eccezionali.
Ogni città aveva una tangenziale, in certi casi due, in altri tre,
in altri ancora quattro. Il traffico era sempre scorrevole. Le
strade cittadine erano state impostate in stile romano ed erano
tutte costituite da grandi viali alberati.
I semafori non esistevano più. Agli incroci vi erano solo rotonde
con in mezzo coltivazioni di fiori, che le rendevano bellissime.
Le città erano cambiate, così come pure i paesi.
Non esistevano più case vecchie, brutte e fatiscenti.
Non esistevano grattacieli.
Erano rimasti solo i monumenti e abitazioni di valore storico,
simboli di epoche trascorse.
Le città erano composte tutte da villette singole con cinquecento
metri di area verde intorno.
In ogni zona erano state costruite delle grandi oasi verdi con
dei laghetti artificiali al loro interno.
Nelle stesse aree erano compresi campi da calcio, campi da
tennis, piste ciclabili, isole ginniche, che ogni cittadino poteva
utilizzare liberamente.
In ogni area verde c’era un Centro ristoro.
I più anziani erano strabiliati nel vedere le nuove città!
Dai diciotto anni in poi ogni cittadino aveva diritto alla casa,
oltre che al lavoro e all’auto.
Poteva decidere di abitare da solo o con chi volesse.
Per l’alimentazione, i vestiti, gli elettrodomestici e qualsiasi
altro bene desiderato ogni cittadino poteva utilizzare i Centri di
rifornimento, grandi strutture commerciali, poste intorno alle
città.
Gli anziani potevano ordinare i beni desiderati per telefono e
ricevere la consegna a domicilio.
Per lo più, però, le persone per l’alimentazione si recavano ai
Centri ristoro, sparsi per le città, i paesi, lungo le autostrade e le
strade più trafficate.
Preferivano stare con gli altri, più che con se stessi!
In questi centri i lavori di preparazione, di cottura, di servizio
erano affidati ai robot, così come i lavori di pulizia.
Ogni persona aveva in dotazione un robot, che si occupava di
ogni tipo di lavoro domestico.
Il Mondo Nuovo aveva liberato, finalmente, l’essere umano e,
soprattutto le donne dal lavoro domestico, un’occupazione tra
le più alienanti!
Le persone, che decidevano di avere un rapporto e si mettevano
insieme, non perdevano la loro casa.
Se avevano dei figli, che, prendevano il cognome della madre
e del padre, potevano tenerli in casa oppure, come dicevamo
sopra, portarli all’asilo, prima che iniziasse il periodo scolastico
obbligatorio.
Fino ai quattordici anni, oltre gli orari quotidiani dell’asilo e
delle scuole, c’era la possibilità di lasciare i figli, anche per alcuni
giorni, nei Centri per l’infanzia.
In caso di scelte di vita dei genitori non contemplanti un percorso
comune della loro esistenza essi potevano scegliere di
tenere i bambini o affidarli ai Centri per l’infanzia, i quali si
prendevano cura con amore della loro vita.
In qualsiasi momento comunque i genitori o un singolo genitore
poteva riportare nella sua abitazione il proprio figlio.
In caso di maternità indesiderata la donna era l’unica a poter
decidere se accettarla o meno.
Negli ultimi anni i casi di maternità indesiderata erano scomparsi.
La nuova società difendeva la vita di ogni essere umano e dei
bambini, in particolare, garantendo a tutti, in qualsiasi età, il
presente e il futuro.
La nascita di un bambino era sempre un momento di gioia,
mai di dramma.
La donna, al pari dell’uomo, assumeva sempre più nella società
un ruolo attivo, responsabile e ambedue, seppur diversi
fisiologicamente, si vedevano come esseri umani e parte attiva
di una nuova realtà, che si stava costruendo per il bene di tutti.
Nell’ultimo periodo la percentuale di anziani era diminuita,
proprio grazie a un’ondata imponente di nascite.
Costoro, dopo la pensione, dovevano continuare a frequentare
le due ore giornaliere di studio.
Il percorso della conoscenza non doveva mai essere abbandonato!
A meno che non ci fosse qualche impedimento fisico
o di salute.
In ogni zona delle città, in ogni paese, c’erano tanti Centri del
tempo libero, ove si organizzavano gite, serate gastronomiche,
letterarie, teatrali, cinematografiche, di ballo.
Questi luoghi erano sempre pieni di persone di qualsiasi età
e anche di anziani.
Gli anziani soli e malati erano seguiti da persone qualificate
a rendere la loro vita meno dura nelle loro abitazioni.
Gli ospizi erano stati aboliti, ritenendoli poco adatti a un
percorso di vita sereno.
Le arti e la cultura viaggiavano su livelli eccelsi.
Era un fiorire di nuovi scrittori, nuovi poeti, nuovi pittori,
nuovi scultori, nuovi autori di opere teatrali, cinematografiche,
musicali!
Tutte le opere degli artisti erano portati a conoscenza dei
cittadini, che erano ansiosi e bramosi di scoprirle e godere
delle emozioni, delle riflessioni, delle felicità di ogni prodotto
artistico.
D’altronde questo era l’obiettivo degli artisti: dare emozioni,
riflessioni, felicità al fruitore dell’opera.
I teatri, i cinema, le sale musicali, gli incontri letterari, le mostre
artistiche vedevano sempre una massiccia partecipazione
dei cittadini, che preferivano assistere a eventi dal vivo.
La televisione aveva assunto un carattere informativo culturale.
Non c’era più la pubblicità. Non c’era più nulla da vendere!
C’erano programmi informativi, a carattere scientifico, musicali,
teatrali, film, documentari, ma in casa si stava poco.
Si preferiva stare insieme agli altri e partecipare agli eventi.
L’informazione sia televisiva sia della carta stampata era basata
sul racconto dei fatti, sulla conoscenza globale.
L’obiettivo era di mettere ognuno in condizione di capire e
di promuovere la crescita delle menti e dei cuori delle persone.
L’informazione doveva formare i cittadini alla conoscenza
non all’ignoranza.
Nel Mondo Nuovo l’attività sportiva era ritenuta molto importante
per la salute fisica e psichica delle persone di ogni
età.
Le città erano dotate di innumerevoli Centri dello sport, ove
ognuno, fin da bambino, poteva avvicinarsi all’attività sportiva
preferita.
Tutte le persone facevano attività sportiva almeno tre volte
alla settimana.
Lo sport agonistico aveva campionati cittadini, regionali,
continentali, mondiali.
Veniva praticato in strutture coperte e climatizzate ed era
molto seguito.
Sia i protagonisti attivi dei vari sport sia gli spettatori vedevano
la competizione più come espressione delle proprie
qualità tecniche che come gara da vincere a ogni costo.
Si partecipava per passione e voglia di provare piacere nell’essere
protagonista o spettatore e un bel gesto tecnico, spesso,
dava più emozione di una vittoria immeritata.
Gli sportivi praticanti si dedicavano al loro sport preferito, dopo
aver dato il loro contributo sociale e culturale alla comunità.
Nella nuova società non si producevano armi e quelle che
c’erano erano state distrutte.
Non c’era un esercito e nemmeno un tipo di guardia qualsiasi.
Ogni cittadino era responsabile della sua società.
Molto importante era ritenuto il rapporto con la natura.
Non si utilizzavano fonti di energia inquinanti, si curavano
il territorio, i monti, i mari, i fiumi.
La natura era amata e rispettata, come meritava.
Ogni cittadino pensava che prendersi cura di essa era come
prendersi cura di se stessi, perché l’essere umano non poteva
fare a meno della natura.
Il Mondo Nuovo aveva ricreato le basi di un rapporto uomo
natura sereno, rispettoso, pieno di amore.
L’essere umano nella nuova società progrediva ogni giorno
di più in ogni campo.
Il cancro era stato debellato, l’AIDS pure.
Non esistevano più malattie mortali!
Erano tutte curabili!
La vita media era ormai di cento anni e le previsioni erano
che sarebbe cresciuta al ritmo di due anni per anno.
Nel 2053 sarebbe stata di centocinquant’anni!
Non c’erano più morti sul lavoro, né per droga, né per alcool.
Gli incidenti stradali erano molto rari e, quando accadevano,
a causa di un materiale speciale, scoperto nel 2015, il Prolin,
usato nella costruzione delle auto, non vi erano danni alle persone.
Si moriva solo di morte naturale, praticamente!
L’essere umano aveva trovato, finalmente, la sua vera dimensione,
in cui esprimere il massimo di se stesso, libero di
volare nello spazio dell’amore e della conoscenza!
Il superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno
di ogni epoca umana era realtà.
Coloro che avevano visto il passato ricordavano con terrore
quell’epoca e la cancellavano subito dalla mente.
Tanto forte era il crampo che prendeva lo stomaco!
I nati nella nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano
certi film erano restii a credere che il mondo avesse
visto realtà di quel tipo.
Non osavano immaginare che esseri umani potessero utilizzare,
come schiavi o finti liberi, altri esseri umani per avere dei
miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale ferroso.
Non osavano immaginare che tanta gente non avesse un lavoro,
una casa; che tante persone non mangiassero abbastanza
e altre morissero addirittura di fame; che i bambini morissero
per mancanza di cibo.
Non osavano immaginare che esseri umani uccidessero altri
esseri umani per motivi futili e banali; che ci fossero le guerre;
che si distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni
della storia dell’umanità; che un liquido brutto e nero fosse
così importante.
Non osavano immaginare che donne e uomini vendessero
il loro corpo e, a volte, anche la loro anima per apparire
in televisione, sui giornali; che le persone non esprimessero
quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che conveniva
ai loro interessi; che un organo, chiamato Stato, imponesse
tasse e decidesse sulle scelte delle persone in tema di rapporti
d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto; che si nascondesse
la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza; che un
malato dovesse pagare per essere curato; che la scuola non
insegnasse sapere, ma ideologie; che un laureato non trovasse
occupazione; che non si lavorasse o si lavorasse a segmenti; che
l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del Guadagno
e nascondesse la verità; che chi produceva era povero e chi
non produceva era ricco; che si andasse in pensione, ormai,
vecchi, e, dopo una vita di lavoro, fosse dura tirare avanti; che
non tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona
a persona; che chi praticasse sport non lo facesse per passione
e piacere, ma per denaro; che la donna non fosse ritenuta
pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa; che si
dovessero pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti;
che gli anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai,
improduttivi.
Non riuscivano a immaginare che ci fossero le armi; che ci
fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie; che ci fossero le
banche, le assicurazioni.
Non riuscivano a immaginare una politica, fatta non per le
esigenze comuni, ma per gli interessi di comitati d’affare e, anche,
di bande criminali.
Non riuscivano a immaginare che la stragrande maggioranza
della popolazione, che viveva in condizioni precarie, non si ribellasse
e, anzi, prendesse a modello proprio coloro, che avevano
interesse a tenerli in quella situazione di sottomissione.
I figli della nuova epoca non osavano credere, studiando la
storia dell’umanità, che potessero essere esistiti periodi così bui
e tristi per l’umanità!
Quasi non volevano credere che l’umanità avesse dovuto
aspettare fino al 1° febbraio dell’anno 2003 per aprire le porte
della civiltà, dell’amore, della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza!
***
Si sentì il rombo di un motore di un’auto provenire dal giardino
della villa.
Jonathan corse sulla veranda.
«Mamma... papà... sono arrivati!».
Scese le scale e corse loro incontro.
Fernanda lo prese al volo in braccio.
«Ciao, Jonathan!» disse la donna, mentre lo baciava.
«Ciao, mamma!».
«Ciao, Jonathan!» disse John, appena sceso dall’auto.
Abbracciò e baciò, anche lui, il bambino e tutt’insieme, si
avviarono verso l’ingresso dell’abitazione.
«Sai mamma, il nonno mi ha parlato di Hitler e di Mussolini.
Mamma... come erano cattivi? Hitler bruciava le persone!».
«Oggi, per fortuna, non abbiamo più di questi problemi!»
rispose Fernanda.
Sulla veranda li attendevano Giulia e Massimo, che, appena
furono vicini, abbracciarono e baciarono la donna e l’uomo,
come se fossero due bambini.
Per i genitori i figli non hanno età!
Sharon dormiva nella culla nella stanza a fianco.
«Tutto bene?» chiese poi Massimo ai due giovani.
«Benissimo papà. Voi come state?» rispose Fernanda.
«Anche noi benissimo!» disse il padre.
«Se avete bisogno di qualcosa, fate pure, noi andiamo su a
prepararci» esclamò Giulia.
«Andate, io preparo un bel caffè per me e John... lo vuoi
pure tu giusto...» disse la ragazza, rivolta al ragazzo».
«Certo che lo voglio! Non si rifiuta un tuo caffè, visto che
sei un’artista in questo campo» rispose John.
Un pianto avvisò che la bambina era sveglia.
Fernanda, John e Jonathan accorsero da lei.
Sharon smise di piangere e sorrise, aveva riconosciuto la
mamma e il papà!
«Sharon, vieni... come sei bella...!» disse il papà prendendola
in braccio.
«Sharon... dammi un bacio» esclamò la mamma, prendendo
la bambina dalle braccia dell’uomo.
«Mamma... Papà... voglio andare sulla Luna!» disse il bambino.
«Tra un po’ non ci saranno problemi. Potrai andare sulla
Luna, su Marte e su Saturno. Forse anche su Plutone» rispose
il padre.
«Il nonno ha detto che il primo uomo che andò sulla luna è
stato un certo Armstrong nel secolo scorso».
«È così» disse John.
«Ma perché il nonno non è mai andato sulla Luna?».
«È una domanda che devi fare al nonno» rispose Fernanda.
Il bambino non aspettò che Massimo tornasse, salì le scale,
andò nella camera da letto dei nonni, dove Massimo stava
vestendosi e, sorprendendo l’uomo chiese:
«Nonno, perché non sei mai andato sulla Luna?».
Massimo ancora sorpreso rispose:
«Sulla Luna?».
«Sì, tu non sei mai andato sulla Luna, come mai?».
Il nonno sorrise.
«Nel vecchio mondo le nuove scoperte non erano per tutti.
Chi le scopriva ne diveniva proprietario. Se qualcuno avesse
voluto visitare la Luna doveva pagare e io non avevo tanti
soldi. Oltretutto avevo da fare sulla Terra».
«Proprietario! Cosa significa questa parola?».
«Il proprietario era colui che aveva il diritto di disporre di
una proprietà, cioè di beni».
«Come? Erano solo suoi?».
«Sì, erano solo suoi».
«Non era giusto».
«Lo so. Ma era così».
Mentre il nonno e il nipote parlavano, Giulia entrò nella
stanza.
Vide la scena, si commosse.
Guardò il suo uomo e sentì il cuore stringersi per l’amore,
che sentiva più forte di sempre verso Massimo.
In un istante rivide il loro primo incontro casuale a Torino
in una giornata di pioggia.
Rivide quella notte di aprile indimenticabile!
Ritornò con la mente agli anni bui, in cui erano stati lontani.
Rivisse il dolore della lontananza e la gioia del ritrovarsi.
Ricordò i suoi primi rapporti con l’associazione Mondo
Nuovo, creata da Massimo per far alzare a ogni essere umano
gli occhi oltre il cielo e dare all’umanità il sapore caldo della
speranza.
Ritornarono nella mente tanti momenti belli e meno piacevoli, quali il rapimento, il killer “Iena”, i giorni a Monte Serico,
il rapimento di Fernanda, prima della conquista del cielo.
Forse senza quell’uomo, ormai ottantenne, che parlava con
tanto amore con il nipote, la sua vita non sarebbe stata la
stessa!
Pensò come fosse importante incontrare la persona giusta
e saperlo capire.
Come fosse importante saper scegliere per non pentirsi; saper
sbagliare, ma saper tornare indietro.
Come fosse importante amare, perché l’amore era la vera
forza rigeneratrice di ogni essere umano e dell’intera umanità.
Ricordò una bellissima poesia di Edward Estlin Cummings,
le sue bellissime parole:
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio,
non me divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata.
Qualsiasi cosa venga fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato,
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo,
perché il mio mondo, il più bello,
il più vero sei tu.
Questo è il nostro segreto profondo,
radice di tutte le radici,
germoglio di tutti i germogli,
cielo dei cieli di un albero, chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera.
E la mente nasconde
la meraviglia che le stelle separa,
il tuo cuore esiste nel mio...
Ecco il segreto più profondo,
che nessuno conoscerà mai,
radice delle radici,
germoglio dei germogli,
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima possa sperare,
più vivo di quanto la mente
possa celare.
Prendo il tuo cuore,
lo porto con me... nel mio.
Sentì il cuore quasi scoppiare nel guardare il suo grande
uomo, il suo immenso amore.
«Nonna, tu sei andata sulla Luna?».
La domanda di Jonathan fece tornare Giulia al presente.
«No, ma ci andremo tutti tra poco» rispose la donna.
«Dai, Jonathan, andiamo giù. La nonna ci raggiunge subito»
disse il nonno al nipote.
Giulia rimase sola nella stanza.
Si guardò allo specchio, guardò le sue rughe di donna di
sessantasette anni e sorrise.
“Con l’amore abbiamo conquistato il cielo! Con questo
straordinario sentimento conquisteremo l’intero firmamento!”
disse a se stessa la donna.
Scese poi al piano di sotto, ove Massimo, Fernanda, John,
Jonathan e Sharon erano in attesa per recarsi alla festa di Tor
Vergata.
Giulia, il suo uomo e il nipote salirono su un’auto.
La figlia, John e Sharon su un’altra.
Ambedue le auto si avviarono verso la periferia romana, ove
milioni di persone attendevano la Fata e il Principe per dare
il via ai festeggiamenti del venticinquesimo anniversario del
Mondo Nuovo.
La medesima cosa nella giornata sarebbe avvenuta in ogni
parte del mondo.
Miliardi di persone avrebbero festeggiato questo giorno bellissimo
e straordinario come una sola mente e un solo cuore,
consapevoli che l’umanità aveva, ormai, conquistato il cielo,
sogno di ogni epoca, e che era dolce assaporare le cose belle
che esso portava.
Giuseppe Calocero, Il dolce sapore del cielo, cap.7
sabato 19 febbraio 2022
Solo noi possiamo e dobbiamo fare la storia.
Solo noi possiamo e dobbiamo fare la storia.
Lenin affermava:
“Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere sotto qualunque frase , dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste e quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni.”
E ancora: “ Uno schiavo che non ha coscienza di essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi è veramente uno schiavo. Ma uno schiavo che ha coscienza di essere schiavo e che lotta per liberarsi già non è più schiavo, ma uomo libero.”
E’ di alcuni giorni fa la notizia che Esselunga, in collaborazione con Comau e l’università S. Anna di Pisa, sperimenterà sui propri addetti un esoscheletro, una sorta di tuta robot, una robotica indossabile, che porterà al miglioramento della produttività di circa il 10 %.
Questa nuova realtà mostra ancora una volta come i lavoratori siano, essenzialmente, strumenti finalizzati alla produzione e al profitto. Ma noi siamo esseri umani e meritiamo di vivere in una società nella quale i nostri bisogni materiali e spirituali siano soddisfatti, una società in cui: “ Ciascuno possa dare secondo le sue capacità ed avere secondo i suoi bisogni.”
Non meritiamo di essere schiavi dei bisogni non soddisfatti per miliardi di esseri umani, di vivere in una società con miliardi di disoccupati, di occupati il cui salario non basta per vivere una vita decente, di misere pensioni, di diritti calpestati, di bambini messi al lavoro in tenera età, ad esempio nelle miniere di cobalto in Congo, di due miliardi di persone sottoalimentate, di 50 milioni di bambini che ogni anno muoiono per fame, di donne alla ricerca della completa emancipazione!
Rispetto alla questione salariale, alcuni giorni fa, il governatore della Banca d’ Italia, che percepisce € 450.000 all’anno, ha invitato i sindacati a non chiedere aumenti salariali per recuperare l’inflazione. Secondo lui non è il modo corretto. Il 14 febbraio del 1984, con il decreto di San Valentino, il governo Craxi cancellò gli automatismi della scala mobile, un sistema per riprendere in parte, a posteriori, gli aumenti del costo della vita. La motivazione fu che con l’abolizione di quel meccanismo si poneva un argine all’inflazione. Era un falso, ma ebbe successo anche con la vittoria dei no nel referendum del giugno del 1985.
Oggi senza la scala mobile l’inflazione galoppa e il governatore ci propina lo stesso concetto.
Ci vorrebbe invece una nuova scala mobile!
Il livello di emancipazione di una società si misura sullo stadio di emancipazione della donna. Nella realtà attuale la donna, nonostante si siano compiuti passi in avanti, non è ancora libera sia materialmente sia spiritualmente.
Siamo esseri umani e siamo degni di godere la vita in tutto il suo splendore!
Non esiste libertà con la pancia vuota e il mancato sviluppo della conoscenza!
Il sistema ci riempie la testa di tante belle parole, ma la realtà cruda viene sempre a galla. I dati sul PIL italiano mostrano una crescita del 6,5 % nel 2021 e i pugilatori a pagamento con lingua da schiavi inneggiano a questa realtà, dimenticando la disoccupazione cresciuta, le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori peggiorate, la precarietà delle nuove occupazioni con più di due terzi a breve termine, i bassi salari.
Parlano di diritti, ma quando i lavoratori scendono in piazza per protestare contro il rincaro del gas GPL, come in Kazakistan, non disdegnano che vi siano più di 200 morti e circa 8000 arrestati. I diritti, in molti casi, per chi è costretto per vivere ad offrire al mercato o le proprie braccia o il proprio cervello, sono solo sulla carta.
Di fronte al sacro profitto tutto è lecito per il sistema!
Negli ultimi mesi stiamo assistendo al rincaro crescente del gas e dell’energia elettrica. Il governo, i partiti parlamentari fanno a gara per intestarsi le decisioni sui bonus energia e i mass-media fanno da megafono alla propaganda. In realtà il bonus spetta a famiglie con ISEE fino a € 8265 e ISEE fino a € 20000 per famiglie con un numero eguale o superiore a 3 figli a carico.
Di conseguenza la quasi totalità dei lavoratori dipendenti sono esclusi e dovranno aumentare la spesa per la luce ed il gas, oltre che per l’utilizzo della propria automobile e per i rincari dei beni di prima necessità.
Sarebbe necessario che nei rinnovi contrattuali, risultano scaduti 622 contratti con circa 10 milioni di lavoratori interessati, le organizzazioni sindacali ponessero al primo posto la rivendicazione di sostanziosi aumenti salariali, né diluiti nel tempo né basati su benefits che non costano quasi nulla alle aziende, potendo contare su vantaggi fiscali. Subito dopo bisognerebbe rivendicare una forte riduzione di orario di lavoro, unico modo per difendere la classe lavoratrice dall’ aumento della disoccupazione, quella in corso e quella prevista nella transizione verde.
Il sindacato dovrebbe preparare una piattaforma e , dopo averla discussa con i lavoratori, presentarla alle aziende ed al governo con i seguenti punti principali:
Aumento del salario;
Riduzione di orario a parità di salario;
Riforma del mercato del lavoro con eliminazione dei contratti precari;
Riduzione dell’età pensionabile, con le norme attuali si rischia di andare in pensione a 75 anni e rivisitazione delle norme sul calcolo dell’assegno ;
Salario di vita per chi perde il posto di lavoro.
Durante la pandemia, come sempre, siamo stati noi il motore del sistema. Ognuno in ogni luogo di lavoro con la sua presenza e la sua opera ha permesso che le attività produttive e distributive non si fermassero, rischiando in prima persona il contagio, visto anche che nella propaganda si proclamava il rispetto delle norme, ma nella pratica si assisteva a molte carenze.
In molti casi, all’interno del movimento operaio, durante tale periodo, è scesa in campo una solidarietà di classe, un baluardo di umanità e di lotta, propria di chi vuole essere protagonista e non spettatore della storia, di chi vuole fare la storia. Perché la storia la si fa con i fatti e dai fatti si giudica il valore di ogni essere umano.
La classe lavoratrice è nel presente e nel futuro la classe che può fare la storia!
La sua forza risiede nel numero. Se a questo dato riusciamo ad aggiungere coscienza e organizzazione, siamo imbattibili!
Nessun partito parlamentare è dalla nostra parte. Tutti sono per il profitto e per la rendita.
Tutti vendono fumo ai lavoratori e arrosto per il capitale e la sua base di massa, in ispecie la piccola borghesia. Nell’ultimo periodo le imprese hanno beneficiato di circa 170 miliardi di euro. Al contrario i lavoratori e i pensionati si sono dovuti accontentare di parole vuote. La casse operaia è come l’asino di Buridano che trasportava vino e beveva acqua.
La classe lavoratrice non è rappresentata nelle istituzioni e nella società e ogni “ciarlatano” della politica borghese cerca di portarlo dalla sua parte con lusinghe e inganni che mai soddisfano le necessità di lavoro e di vita del proletariato. In tanti casi le loro pseudo “riforme” servono a peggiorare la sua vita .
Sta a noi, con l’acquisizione di sempre più consapevolezza, di non cadere nella trappola sia con la partecipazione a certe campagne sia con il rifugiarsi nella delusione, nella frustrazione, nel pensare di risolvere da soli i problemi. Da soli i lavoratori non possono difendersi. Lo possono fare solo unendo le forze con gli altri simili, avendo chiari gli obiettivi, la tattica e la strategia per giungere a meta. Deve essere chiaro che chi non è per superamento dei rapporti di produzione è per il capitalismo e le sue contraddizioni. Chi è per il superamento dei rapporti di produzione e delle classi è per una società in cui sul trono sociale vi sia l’essere umano e la soddisfazione dei suoi bisogni. E’ per il comunismo!
Comunismo è una parola latina, deriva dalla parola comune. La società comunista significa: tutto in comune, la terra, le fabbriche, il lavoro. Questo è il comunismo. Il Mondo nuovo in cui libertà, fratellanza, uguaglianza diventano realtà.
F. Engels ne “ La situazione della classe operaia in Inghilterra, scriveva: “ Per i suoi principi , il comunismo è al di sopra del dissidio tra borghesia e proletariato, poiché lo considera giustificato nel suo significato storico soltanto per il presente, non per il futuro; esso intende appunto sopprimere tale dissidio. Riconosce perciò, finchè il dissidio permane, che il risentimento del proletariato contro i suoi oppressori è una necessità, che rappresenta la leva più importante del movimento operaio ai suoi inizi, ma va oltre tale risentimento, perché il comunismo è appunto una causa di tutta l’umanità, non soltanto degli operai.”
Mettiamo uno specchio nell’anima e lottiamo per essere felici!
lunedì 17 gennaio 2022
La pandemia della disuguaglianza. Rapporto di Oxfam
LA PANDEMIA DELLA DISUGUAGLIANZA
lotta disuguaglianze ingiustizia
“Ricchezza e povertà nei tempi moderni” –
I 10 uomini più ricchi del mondo raddoppiano le proprie fortune, mentre nel mondo si stima che 163 milioni di persone in più sono cadute in povertà, in Italia 1 milione di poveri in più nel solo 2020. I 10 super-paperoni detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, ovvero di 3,1 miliardi di persone. Ogni 4 secondi nel mondo 1 persona muore per fenomeni connotati da elevati livelli di disuguaglianza come mancanza di accesso alle cure, fame, crisi climatica e violenza di genere. A fine 2020, il top-10% degli italiani più ricchi possedeva oltre sei volte la ricchezza netta della metà più povera della popolazione.
Le analisi La pandemia della disuguaglianza e DisuguItalia, diffuse in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest’anno si terranno in forma virtuale.
Nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia.
“Già in questo momento i 10 super-ricchi detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto da 3,1 miliardi di persone. – ha detto Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International – Se anche vedessero ridotto del 99,993% il valore delle proprie fortune, resterebbero comunque membri titolati del top-1% globale”.
È quanto emerge da “La pandemia della disuguaglianza”, il nuovo rapporto pubblicato oggi da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest’anno si terranno in forma virtuale.
Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021. Il surplus patrimoniale del solo Jeff Bezos nei primi 21 mesi della pandemia (+81,5 miliardi di dollari) equivale al costo completo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale.
È il virus della disuguaglianza, non solo la pandemia, a devastare così tante vite. Ogni 4 secondi 1 persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere. Fenomeni connotati da elevati livelli di disuguaglianza.
Le donne che hanno subito gli impatti economici più duri della pandemia, hanno perso complessivamente 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020, un ammontare superiore al PIL combinato di 98 Paesi, e stanno affrontando un aumento significativo del lavoro di cura non retribuito, che ancora oggi ricade prevalentemente su di loro. Mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.
“Le banche centrali hanno pompato miliardi di dollari nei mercati finanziari per salvare l’economia, ma gran parte di queste risorse sono finite nelle tasche dei miliardari che cavalcano il boom del mercato azionario. – ha aggiunto Bucher – Alcuni settori hanno beneficiato della crisi con conseguenze avverse per troppi, come nel caso del settore farmaceutico, fondamentale nella lotta alla pandemia, ma succube alla logica del profitto e restio alla sospensione temporanea dei brevetti e alla condivisione di know how e tecnologie necessarie per aumentare la produzione di vaccini Covid e salvare vite anche nei contesti più vulnerabili del pianeta”.
Mentre i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno permesso di realizzare utili per 1.000 dollari al secondo e creare 5 nuovi miliardari, meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito. La percentuale di persone con COVID-19 che muore a causa del virus nei Paesi in via di sviluppo è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata appena il 4,81% della popolazione.
“La disuguaglianza non è una fatalità ma il risultato di precise scelte politiche. – continua Bucher – Non solo i nostri sistemi economici ci hanno reso meno sicuri di fronte a questa pandemia, ma consentono a chi è estremamente ricco di beneficiare della crisi. Non è mai stato così importante intervenire sulle sempre più marcate ingiustizie e iniquità. Per questo servono coraggio e visione per affrancarsi da paradigmi di sviluppo che hanno mostrato il fallimento negli ultimi decenni”.
DISUGUITALIA
La pandemia ha aggravato le condizioni economiche delle famiglie italiane e rischia di ampliare a breve e medio termine i divari economici e sociali preesistenti. Nel primo anno di convivenza con il coronavirus in Italia è cresciuta la concentrazione della ricchezza. La quota, in lieve crescita su base annua, di ricchezza detenuta dal top-1% supera oggi di oltre 50 volte quella detenuta dal 20% più povero dei nostri connazionali. Il 5% più ricco degli italiani deteneva a fine 2020 una ricchezza superiore a quella dell’80% più povero. Nei 21 mesi intercorsi tra marzo 2020 e novembre 2021 il numero dei miliardari italiani della Lista Forbes è aumentato di 13 unità e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%, toccando quota 185 miliardi di euro alla fine dello scorso novembre. I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte).
L’inversione delle fortune, iniziata dalla metà degli anni ‘90, con una marcata divergenza tra le quote di ricchezza del 10% più ricco e della metà più povera della popolazione italiana, non sembra allentarsi nel biennio 2020-2021 con le famiglie più povere incapaci di intercettare la significativa crescita del risparmio registrata durante la pandemia. Alla riduzione delle spese per consumi è corrisposto nel 2020 un significativo aumento dell’incidenza della povertà assoluta. Oltre 1 milione di individui e 400.000 famiglie sono sprofondati nella povertà, sebbene su questo disastro sociale possa aver inciso maggiormente – a differenza della precedente recessione – il cambiamento pandemico delle abitudini di consumo rispetto alla perdita di potere d’acquisto, pur significativa, delle famiglie.
“Il quadro sociale avrebbe potuto essere ancor più grave, se il Governo non avesse potenziato le misure di tutela esistenti e messo in campo strumenti emergenziali nuovi di supporto al reddito – ha dichiarato Elisa Bacciotti, responsabile Campagne di Oxfam Italia – I massicci trasferimenti hanno anche attenuato le disuguaglianze retributive e reddituali, ma le prospettive a breve restano incerte, data la temporaneità degli interventi e i rischi, tutt’altro che scongiurati, di un ritorno allo status quo pre-pandemico. In primis, per quanto riguarda il nostro mercato del lavoro profondamente disuguale e che genera, in modo strutturale, povertà da decenni”.
La ripresa occupazionale del 2021 non è trainata da lavoro stabile e rischia di riproiettarci nel mondo pre-pandemico, che ha visto crescere la quota dei working poor di oltre 6 punti percentuali dall’inizio degli anni ‘90.
“Sono diversi i motivi, non rimossi dalla pandemia, che rendono oggi il lavoro insufficiente a condurre una vita dignitosa per tante persone: l’espansione di lungo corso di occupazioni in settori a bassa produttività e con salari insufficienti, la prevalenza nel tessuto produttivo di piccole e micro imprese con propensione all’innovazione mediamente molto debole e sottoutilizzo del capitale umano, le strategie competitive delle imprese italiane basate sulla compressione del costo del lavoro, la deregulation contrattuale, la diffusione del part-time in prevalenza involontario”, ha proseguito Bacciotti.
Il contrasto alle disuguaglianze e in particolare la portata redistributiva di alcuni interventi strutturali messi in campo nel 2021 dal Governo Draghi sconta le difficili convergenze di una maggioranza disomogenea e la prevalenza di pulsioni conservatrici.
“Crediamo che la razionalizzazione delle misure di sostegno alle famiglie con figli intrapresa dall’attuale Governo sia largamente apprezzabile, così come l’azione sul riordino degli ammortizzatori sociali, anche se ancora incompleta. Le scelte in materia di riforma del sistema fiscale ci appaiono invece discutibili, dimenticando l’obiettivo di garantire maggiore equità orizzontale in favore di una crescita quantitativa, che offusca la dimensione sociale dello sviluppo. L’intervento effettuato sul reddito di cittadinanza nella legge di bilancio è inoltre fortemente deludente, mancando di recepire quasi tutte le indicazioni di riforma per rendere questo strumento più equo ed efficiente nel contrasto alla povertà”, conclude Bacciotti.
UN’AGENDA POLITICA PER L’EQUITA’
Sul fronte nazionale, coerentemente e limitatamente ai focus del rapporto, Oxfam raccomanda al Governo italiano di intervenire nei seguenti ambiti:
• ammodernamento dei sistemi di protezione dei redditi, prevedendo l’ulteriore estensione delle tutele ai lavoratori autonomi e requisiti contributivi meno stringenti, per quanto concerne l’accesso a indennità in mancanza di rapporto di lavoro, per i disoccupati under-35;
• ridare potere al lavoro con interventi pre-distributivi che limitino la svalutazione del fattore lavoro e escludano il ricorso a forme contrattuali atipiche e poco remunerate anche attraverso l’innalzamento dei salari minimi. Va inoltre rafforzata la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese;
• sistemi fiscali equi e progressivi: in assenza di uno spazio politico che recuperi i vulnus dell’impostazione della riforma fiscale, non resta che auspicare nel contesto attuale quantomeno di realizzare la riforma del catasto, di non ridurre significativamente il prelievo sui redditi da capitale e di non conservare l’aberrante regime forfetario;
• trasferimenti per il supporto delle famiglie con figli e reddito di cittadinanza: per quanto concerne l’assegno unico suggeriamo di valutare in itinere la riduzione della componente patrimoniale dell’ISEE nella determinazione dell’importo dell’assegno e di estendere per almeno il biennio 2023-2024 la clausola di salvaguardia oltre i 25.000 euro di ISEE, per garantire che nessun nucleo familiare riceva un supporto inferiore ai trasferimenti previgenti. Per il reddito di cittadinanza auspichiamo che si possa ancora trovare spazio per rivedere almeno i criteri di accesso e il calcolo dell’importo per non penalizzare le famiglie numerose e con minori e per ridurre l’aliquota minima effettiva per i beneficiari della misura che inizino un’attività lavorativa;
• valorizzazione del capitale umano e accesso alla conoscenza: la creazione di posti di lavoro qualificato passa anche per processi di innovazione da incentivare e accompagnare con un supporto pubblico al trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese italiane, fortemente limitate nell’accesso alla conoscenza.
Inoltre, per contribuire alla riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi, Oxfam chiede al Governo italiano di agire sullo scacchiere internazionale per:
• porre fine all’apartheid vaccinale sospendendo i brevetti, favorendo la condivisione di know-how e tecnologia sui vaccini COVID-19, investendo in centri di produzione vaccinale nel Sud del mondo, redistribuendo immediatamente ed equamente i vaccini esistenti e mantenendo le promesse fatte di donare 45 milioni di dosi ai Paesi in via di sviluppo;
• riallocare, a favore dei Paesi vulnerabili, una generosa quota dei diritti speciali di prelievo (DSP), assicurando la fruibilità senza condizionalità di tali risorse da parte dei Paesi beneficiari, riconoscendone la natura concessionale e il carattere addizionale rispetto ad altri impegni finanziari;
• riportarsi sulla traiettoria del rispetto dell’impegno a destinare entro il 2030 lo 0,7% del reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo;
• supportare la creazione di un organismo internazionale autonomo con mandato di sovrintendere alle sospensioni temporanee e occuparsi della sostenibilità nel lungo periodo delle esposizioni debitorie, e vagliare i necessari interventi di riduzione/ristrutturazione del debito.
Da News Oxfam Italia
sabato 15 gennaio 2022
Analfabetismo funzionale.
Lingua italiana e analfabetismo: Italia divisa tra orgoglio e vergogna
BY ALICE PORTAPOSTED ON19 OTTOBRE 2021POSTED IN ORIZZONTI
Lingua italiana e analfabetismo: al via oggi la XXI Settimana di celebrazione della nostra lingua ma sette italiani su dieci sono analfabeti funzionali.
La settimana della lingua italiana nel mondo
La settimana di celebrazione della lingua italiana è nata su iniziativa dell’Accademia della Crusca nel 2001, dall’allora presidente Francesco Sabatini. Si svolge in collaborazione con la Farnesina e coinvolge tutto il mondo, non solo il territorio del nostro Paese. Partecipano live o in videoconferenza cattedre universitarie, associazioni di linguistica e consolati italiani sparsi nei cinque continenti. Il tema di quest’anno sarà Dante Alighieri. Nell’ottica di celebrare la lingua italiana ma anche la creatività ad essa collegata, si tenta di far rivivere, reinterpretare e attualizzare l’opera del Poeta. Spontaneo quindi interrogarsi su quale sia il rapporto tra gli italiani, la lingua italiana e analfabetismo (funzionale).
Cambiamento linguistico
Forse mai come ora si sente la necessità di fermarsi e fare il punto sulla lingua italiana. Chiedersi se debba avere anche un significato politico, farsi promotrice di cambiamento sociale. Insomma: è la lingua che si adatta alla società oppure il contrario? Annosa domanda che si inserisce in uno tsunami di cambiamenti linguistici (e di polemiche!) che investe ogni ambito teorico associato alla lingua: il lessico, la fonetica, la morfologia sono ora in discussione più che mai. La ricerca di un genere neutro, l’asterisco al posto dell’ultima lettera di una parola, la declinazione al femminile dei mestieri e la tanto indigesta, e anche poco compresa, schwa rientrano in questo momento storico di rivoluzioni linguistiche e sociali. In questo senso pare logico interpellare il più sommo dei italiani, proprio Dante Alighieri, e scomodarlo per comprendere dove stia di casa l’italiano più corretto ma anche il più giusto possibile. Un senso di giustizia linguistica che non può lasciare indietro un ragionamento circa la lingua italiana e l’analfabetismo di ritorno.
Analfabetismo e lingua italiana
Possiamo distinguere due tipologie:
– analfabetismo strutturale, cioè quello di coloro che non sanno leggere e scrivere. In Italia gli analfabeti strutturali sono circa l’1%, sicuramente un problema da risolvere ma talmente minoritario che già da tempo si è sentita la necessità di creare una nuova categoria per rapportare lingua italiana e analfabetismo –>
– analfabetismo funzionale, cioè quello di coloro che sanno leggere e scrivere ma sono di fatto incapaci, parzialmente o totalmente, di comprendere un testo scritto, elaborare le sue informazioni e poi trasmetterle correttamente.
Si distinguono sei livelli di alfabetizzazione nella lingua italiana, ognuno dei quali quantifica la capacità della persona di comprendere un testo. Il livello 1 riguarda un alfabetismo molto moderato, al limite con l’analfabetismo. Il livello 3 è quello invece delle competenze sufficienti alla comprensione di un testo semplice, familiare. Questo livello è considerato il minimo indispensabile per garantire un corretto inserimento della persona nella dinamiche sociali, relazionali ed economiche della collettività. Secondo gli studi Ocse dal 2015 ad oggi, sette italiani su dieci sono di fatto analfabeti: raggiungono appena questo livello minimo, il 28% dei quali si trova ben al di sotto. L’amaro in bocca aumenta se consideriamo che la stima riguarda gli italiani tra i 16 e i 65 anni. Il rapporto più stretto tra lingua italiana e analfabetismo riguarda proprio gli italiani tra i 25 e i 34 anni.
Società e lingua italiana
Questi dati stridono con la XXI Settimana di celebrazione della lingua italiana. Ci impongono una riflessione sulle cause e sulle possibili soluzioni. L’analfabetismo funzionale è di fatto un problema collettivo. Inficia la produttività, orienta il voto, che diventa strumentalizzabile e quindi poco veritiero (e democratico) e infine impatta sull’informazione, si pensi alla circolazione delle fake news e ai danni che possono provocare. Correggere il tiro spetta innanzitutto alla scuola. Revisionare e rivoluzionare i programmi scolastici dalle elementari e all’università, rendendo centrali la lingua italiana e la sua comprensione. Anche le famiglie hanno un ruolo fondamentale: il 75% dei genitori dei ragazzi analfabeti dichiara di avere meno di 25 libri in casa. Se non si vuole scegliere correttamente per se stessi è necessario però farlo per i propri figli, mettendo a disposizione tutti gli strumenti linguistici e culturali possibili. In ultimo lo Stato: la scarsa conoscenza della lingua italiana è strettamente collegata alla disponibilità economica, alla depressione lavorativa e al luogo geografico. Insomma il numero di analfabeti non è un caso: le classi linguistiche sono lo specchio delle classi sociali.
Un’Italia divisa, a due velocità
E così mentre meno del 6% degli italiani, cioè coloro che raggiungo il livello 5 e 6 di comprensione, elaborazione e trasmissione scritta dei testi, celebra la bellezza della lingua italiana e si interroga sui cambiamenti sociali che questa può favorire, il resto del Paese arranca. Un’Italia divisa, di fatto a due velocità che però può sfruttare questo momento di cambiamento e di ripartenza: rafforzare la lingua italiana e orientarla, perché no, per promuovere giustizia civile e sociale, per fissare concetti di parità. Tramite i social raggiungere più persone possibili è molto più facile. Ognuno nel suo piccolo, senza boria né arroganza, per migliore tutti insieme perché la lingua italiana è di tutti allo stesso modo. Conoscerla e saperla usare dovrebbe essere motivo di impegno e vanto per tutti. Del resto, parafrasando un po’, fatti non fummo per vivere come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza.
Alice Porta
venerdì 7 gennaio 2022
Accordo commerciale Asia -Pacifico
05/01/22, 20:27 5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa – POLITICO
https://www.politico.eu/article/5-reasons-the-asia-pacific-trade-deal-matters-for-europe/# 1/3
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L'Europa dovrà prestare molta attenzione alle conseguenze dell'enorme accordo commerciale concluso
questa settimana tra 15 nazioni dell'Asia-Pacifico, che copre un terzo della popolazione mondiale e del
prodotto interno lordo.
Quasi un decennio di lavoro, il partenariato economico globale regionale (RCEP) eliminerà le tariffe su
un'ampia gamma di prodotti per i suoi paesi membri e stabilirà regole comuni per il commercio elettronico, il
commercio e la proprietà intellettuale.
I 15 paesi membri sono Cina, Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, insieme alle 10 nazioni
del raggruppamento regionale ASEAN del sud-est asiatico (Indonesia, Myanmar, Brunei, Vietnam,
Thailandia, Singapore, Malesia, Laos, Cambogia e Filippine).
Per la Cina, l'accordo è una vittoria geopolitica oltre che economica, poiché cerca di diventare il principale
motore commerciale della regione dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dal più ambizioso partenariato
transpacifico nel 2017.
Ecco cinque cose da sapere sul gigantesco accordo e sul suo impatto sull'UE:
Questo potrebbe far oscillare il pendolo verso la produzione in Asia
5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa
Un mega accordo tra 15 economie asiatiche fa venire il mal di testa a Bruxelles.
DI ELEANOR MEARS
19 novembre 2020 15:16
Il primo ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc e il ministro dell'industria e del commercio Tran Tuan Anh
(a destra) partecipano alla cerimonia di firma del partenariato economico globale regionale ad Hanoi il 15
novembre 2020 | Nhac Nguyen/AFP tramite Getty Images
05/01/22, 20:27 5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa – POLITICO
https://www.politico.eu/article/5-reasons-the-asia-pacific-trade-deal-matters-for-europe/# 2/3
Gli analisti hanno affermato che i firmatari dell'accordo probabilmente sposteranno le loro catene di
approvvigionamento lontano dall'Europa una volta che l'accordo entrerà in vigore, che potrebbe essere già il
prossimo anno.
L'accordo "renderà più facile per paesi come il Giappone diversificare le loro catene di approvvigionamento
globali con l'Asia", ha affermato Max Zenglein, capo economista presso il Mercator Institute for China
Studies, poiché armonizza le regole di origine tra i paesi partner.
Le regole di origine dovrebbero garantire che il valore di un prodotto acquistato in base a un accordo
commerciale sia realmente creato nel paese che lo esporta. Se stai acquistando televisori in base a un accordo
commerciale, ad esempio, le regole dovrebbero garantire che un livello elevato dei componenti e dei costi di
manodopera per i televisori provenga dal paese esportatore e che i televisori non siano effettivamente
riesportati da paesi più economici con standard inferiori.
"Le regole di origine europee sono considerate eccessivamente complesse in Asia", ha affermato Hosuk Lee-
Makiyama, direttore del Centro europeo per l'economia politica internazionale. Sotto RCEP, i membri
"possono commerciare in tutti i 15 paesi con un unico certificato ... Se hai semplici regole di origine che puoi
capire, perché dovresti commerciare con l'UE?"
Le ambizioni dell'Europa come standard di riferimento hanno avuto un successo
Oltre a rendere l'Europa meno competitiva in uno dei mercati in più rapida crescita al mondo, RCEP
potrebbe anche smorzare le ambizioni europee di essere un creatore di regole nell'economia digitale globale,
ha affermato Deborah Elms, direttore esecutivo dell'Asian Trade Centre.
"Mentre l'integrazione della RCEP continua, la regione potrebbe iniziare a creare accordi e standard
puramente asiatici, con meno tentativi di allinearsi alle regole o agli standard europei", ha affermato. “Non si
tratta solo della Cina. Tutto il RCEP sarà probabilmente incluso nella creazione di nuovi percorsi e quadri
economici per il commercio in futuro”.
L'Europa sembra più isolata sugli accordi commerciali etici
Nonostante le dimensioni dell'accordo RCEP, è stato criticato per la mancanza di ambizione perché non
contiene capitoli sulla sostenibilità o sui diritti dei lavoratori, un'area che l'UE considera una dimensione
sempre più importante della politica commerciale.
Bernd Lange, presidente della commissione per il commercio del Parlamento europeo, ha scritto in
un tweet che l'accordo RCEP doveva "migliorare" a causa della mancanza di disposizioni in materia di lavoro
e ambiente.
Tuttavia, da un punto di vista legale, RCEP non dovrebbe porre alcun problema per gli accordi commerciali
attuali o futuri tra l'UE (con le sue clausole etiche) ei paesi coinvolti nel mega-accordo asiatico.
"Paesi come Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Australia e Nuova Zelanda accettano che l'inclusione dei
capitoli [commercio e sviluppo sostenibile] sia una condizione essenziale per concludere un accordo di libero
scambio con l'UE", ha affermato Isabelle Van Damme, avvocato specializzato in commercio. presso Van Bael
& Bellis. "Tuttavia, ci sono anche limiti alla disponibilità dei partner commerciali dell'UE ad accettare gli
standard dell'UE in materia di protezione sociale e ambientale".
Crescerà la pressione per l'Europa e gli Stati Uniti per riorganizzarsi sulla Cina
Innanzitutto, la Cina è vincente. "E' un enorme successo diplomatico per la Cina", ha detto Zenglein. Dopo
che gli Stati Uniti si sono ritirati dalla Trans-Pacific Partnership, la Cina "ha sfruttato il momento per
manifestare la sua posizione all'interno della regione del Pacifico".
Come primo accordo commerciale multilaterale della Cina, RCEP le consente anche di commerciare più
facilmente con paesi come il Giappone e la Corea del Sud, dove concludere un accordo bilaterale sarebbe
troppo delicato dal punto di vista politico, ha affermato Lee-Makiyama.
05/01/22, 20:27 5 motivi per cui l'accordo commerciale Asia-Pacifico è importante per l'Europa – POLITICO
https://www.politico.eu/article/5-reasons-the-asia-pacific-trade-deal-matters-for-europe/# 3/3
Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo al Parlamento europeo, tuttavia, ha affermato che
la RCEP dovrebbe spingere l'Europa e gli Stati Uniti a "unire le forze" contro la crescente influenza della
Cina.
“Abbiamo bisogno di una riunificazione del cosiddetto mondo occidentale, ora con Joe Biden come partner
costruttivo, per affrontare questa sfida della Cina. È la domanda chiave per il prossimo decennio", ha detto
al South China Morning Post . Weber ha anche avvertito che Pechino potrebbe affrontare misure più
restrittive se non firmasse un accordo di investimento con l'UE entro la fine dell'anno.
Piuttosto che essere una minaccia, Lange ha affermato di vedere l'accordo come "più di un campanello
d'allarme per l'Europa per rinvigorire il suo impegno" con la regione Asia-Pacifico.
L'India è ancora là fuori come il (difficile) alleato anti-Cina
Nel novembre dello scorso anno, il primo ministro Narendra Modi ha annunciato che l'India si sarebbe
ritirata dall'accordo. Questa è stata un'enorme battuta d'arresto per i negoziatori, poiché l'India è ora la quinta
economia mondiale e il suo mercato sta crescendo rapidamente.
Una grande preoccupazione per l'India era che sarebbe stata inondata di merci a basso costo dalla Cina e
altrove. L'India ha già un grande deficit commerciale con i paesi RCEP e voleva protezioni specifiche per la
sua industria e gli agricoltori. Si preoccupava che tariffe basse potessero danneggiare i produttori locali.
In una certa misura, ciò significa che c'è slancio per cercare di riportare il riavvicinamento commerciale UEIndia
all'ordine del giorno. Questa è sempre stata una grande sfida per Bruxelles, tuttavia, grazie alle
lamentele dell'UE di lunga data sulle protezioni di Nuova Delhi per l'agricoltura e la proprietà intellettuale in
settori come quello farmaceutico.
Questo articolo fa parte del servizio di polizza premium Pro Trade di POLITICO . Dalle guerre commerciali
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giovedì 6 gennaio 2022
Sembrano giganti, ma sono nani...
Sembrano giganti , ma sono nani, ombre proiettate, ombre di pigmei, trasfigurati dalla posizione del sole.
Coloro che potrebbero essere giganti, si inginocchiano ai nani, giganti apparenti, comportandosi da nani.
Rimane il fatto che
" Anche se un nano sale sulla più alta montagna delle Alpi,
sarà sempre piccolo,
mentre un colosso sarà sempre grande,
anche in fondo a un pozzo."
Seneca
Ogni riferimento non è puramente casuale.
venerdì 31 dicembre 2021
Un anno nuovo sarà...
Un anno nuovo sarà….
Un anno nuovo sarà
quando tutti avranno un lavoro, una casa;
quando tutti gli esseri umani avranno abbastanza cibo e non moriranno per fame;
quando non vi saranno più bambini sottoalimentati e morti per inedia;
quando nessun essere umano ucciderà un suo simile e non vi saranno guerre;
quando bombe” intelligenti” non distruggeranno tesori millenari, testimonianza della storia dell’umanità;
quando uomini e donne non venderanno più il loro corpo e la propria anima per sopravvivere;
quando un organo, chiamato Stato non imporrà le scelte delle persone in tema d’amore e di vita;
quando non sarà nascosta la conoscenza e valorizzata l’ignoranza;
quando un malato potrà avere cure di qualsiasi tipo in modo gratuito;
quando la scuola insegnerà sapere e non ideologie, falsa coscienza della realtà;
quando l’informazione sarà al servizio dei cittadini e non dei vari gruppi di potere;
quando la produzione non servirà più ai non produttori di arricchirsi sempre più, lasciando i produttori nella povertà;
quando si potrà smettere di lavorare non prossimi alla morte con pensioni da fame;
quando non vi sarà più differenza tra esseri umani per sesso e colore della pelle;
quando la donna sarà con la sua emancipazione il simbolo di una nuova società;
quando non ci saranno più eserciti e polizie;
quando le banche non avranno modo di esistere;
quando gli esseri umani saranno coscienti della realtà, stanchi delle illusioni propagandate, e lotteranno per mettere al centro del mondo essi stessi e non il profitto;
quando, guardando le grandi calamità economiche, politiche, sociali, naturali, che si abbattono con violenza sulla società capitalistica, espressione di un determinato grado di sviluppo delle forze produttive, gli esseri umani rifletteranno sull’esigenza oggettiva di una forma superiore, razionale di organizzazione sociale verso la quale il mondo intero, non senza travaglio, dovrà evolvere, sapendo che essa non cadrà dal cielo, ma sarà un prodotto della terra, della natura, della lotta.
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