Una luce nel labirinto

Una luce nel labirinto
Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

una luce nel labirinto
Non sottomettersi mai.

venerdì 6 ottobre 2023

Vorrei accarezzare il tuo viso.

Vorrei accarezzare il tuo viso con il soffio del mio cuore. Mentre s’immerge nei tuoi occhi, il mio cuore si spettina e la mente s’illumina del tuo amore, immenso come il cielo. Ti dono il mio cuore e il tuo lo porto sempre con me, nel sole e nel vento, nel sorriso e nel pianto. Il tuo sorriso è la porta della gioia, della vita, ed io mi perdo mentre ti guardo. Il vento fa svolazzare i tuoi capelli e noi ci perdiamo nella natura che ci circonda e che ci trasporta in un mondo sereno e dolce, in un bacio intenso come l’aurora di un giorno d’estate. Ti accarezzo, mi accarezzi in un fuoco impetuoso che arde nei nostri corpi e attraversa il tempo e tramuta la dolcezza in passione. E voliamo nell’universo infinito e maestoso. Solo noi, due anime in un’anima, due corpi in un corpo, lontani da ogni ipocrisia, in alto, nello spazio e nel tempo infinito. Giuseppe Calocero

sabato 30 settembre 2023

Illusioni e realtà.

llusioni e realtà. Ogni giorno rappresentanti del capitale, politici al loro servizio, mass-media, indipendenti solo dalla verità, ci raccontano di un modello di società, la democrazia, come il massimo a cui un essere umano possa aspirare. Gli stessi organi d’informazione sono però pieni di notizie di guerre, di miseria, di morti per effetto di esse, di situazioni inumane che miliardi di persone sono costrette a subire. Per rafforzare le loro tesi fanno vedere realtà capitalistiche di Stato come comuniste, onde dimostrare che quella strada non giova alle aspirazioni di emancipazione dell’umanità. Dimostrano così di essere “ignoranti” culturalmente e dal lato della scienza economico-sociale. Pensano di essere eterni e non guardano la storia del mondo e dell’umanità, che ha visto realtà economico-sociali che vanno dal comunismo primitivo all’attuale capitalismo. Ma eterni non sono e le contraddizioni, sempre più acute, tra benessere prodotto e benessere usufruito non reggeranno all’infinito. Il tutto il mondo, a causa della lotta feroce all’interno del capitale internazionale per la conquista di quote di mercato, la politica attuale è indirizzata all’aumento dello sfruttamento dei lavoratori. Si colpiscono gli stipendi, si peggiorano le condizioni di lavoro, si legiferano leggi che liberalizzano il mercato del lavoro e tolgono garanzie ai lavoratori. Ciò che dovrebbe essere un qualcosa di naturale nel rapporto essere umano-natura, il lavoro, diventa un sogno, una manna nel deserto e porta le persone a vivere di speranze, di desiderio, e le allontana dal mettere in campo la passione per la difesa della sua persona, della sua vita, della sua dignità, nella lotta per un mondo migliore. Gli esseri umani vengono sempre più spinti ad una condizione simile ai gabbiani, che vivono alla ricerca continua di cibo, che è la prima necessità per ogni persona, ma che non basta a chi è dotato di cuore e cervello e che questo sistema non garantisce a miliardi di esseri umani. Il piccolo gabbiano Jonathan Livingston si sottrae ai luoghi comuni dominanti: “ Il vostro corpo, dalla punta del becco alla coda, dall’una all’altra punta delle ali, non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero, visibile , concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero ed anche il vostro corpo sarà libero!” La cultura individualista del borghese e piccolo borghese s’impossessa delle menti e dei cuori dei lavoratori. Essi non si rendono conto che la loro arma non è chiudersi in se stessi, ma nell’aprirsi agli altri nelle loro stesse condizioni, di unirsi, essendo il numero l’arma vincente di chi vive utilizzando il proprio cervello o le proprie braccia. Le leggi dei governi, a cui non si sottrae il governo Meloni, non toccano però i privilegi di evasori fiscali e contributivi, non toccano la corruzione. Anzi agevolano, in molti casi, questi fenomeni tanto che viene ritenuto più grave rubare una mela che evadere milioni di euro. La difesa della salute del cittadino dal governo Meloni viene ritenuta un costo non sopportabile, nonostante le tasse pagate, in ispecie dai lavoratori dipendenti. Le liste di attesa sono infinite e, in tanti casi, chi ha necessità di una visita o di un esame ed ha disponibilità finanziarie, si rivolge al privato. La scuola pubblica è in continuo deterioramento. I trasporti privilegiano le tratte ad alta velocità e i pendolari viaggiano, in molti casi, su treni del secolo scorso. In tutto il mondo capitalistico si cerca di allungare l’età pensionabile ed è un modo per aumentare l’estrazione di plusvalore. Coloro che legiferano queste scelte sono poi gli stessi che fanno finta di rammaricarsi per l’aumento della disoccupazione giovanile. La vita per chi vive di lavoro diventa sempre più dura, ma da molti giorni le prime pagine degli organi di stampa sono riempite dalla realtà dei “migranti”, milioni di persone che fuggono da guerre e miserie in cerca di un presente e futuro migliore. Questo fatto non è nuovo nella storia dell’umanità, che, fin dalla sua alba, ha visto migrazioni. Gli Stati Uniti, per esempio, sono un popolo di migranti. Alcuni dicono che bisogna trovare un modo per frenare questo fenomeno, anche usando la forza. Altri che bisogna accogliere solo i profughi dalle guerre e non quelli per motivo economico. Pensate al fatto che si presentino due migranti, uno scappato dal suo Paese per una guerra, l’altro per non morire di fame, al secondo bisognerebbe dire: “No. Tu no. Non puoi restare. Torna al tuo Paese”. Altri che costruiscono muri non soltanto di carta. Mentre si fa bere ai lavoratori questo teatrino per allontanarli dai loro veri problemi, i capitalisti, i politici, i mass-media sanno che l’Europa capitalista ha necessità nel prossimo futuro di milioni di persone per il suo mercato del lavoro, causa l’assenza di nascite e l’invecchiamento della popolazione, per poter mantenere un circuito di esercito che lavora e di esercito di riserva che non lavora. Entro il 2040 l’Europa avrà bisogno di 50 milioni di persone in più. Le aperture degli ultimi giorni, ad iniziare dalla Germania, vanno nella direzione di cui sopra. I lavoratori quindi avrebbero necessità di unirsi a questi altri lavoratori e, tutt’insieme, lottare per condizioni di lavoro e di vita migliori. L’unione tra le persone che lavorano la fa la condizione, al di là della razza, del sesso, della religione, dell’età. Dividersi su queste cose indebolisce la classe lavoratrice e rende forte il capitale. In questo senso bisognerebbe prendere esempio dai capitalisti che non si dividono su questioni di razze, religioni, sesso, età, ma solo di interessi. Se in tv si parla solo d’immigrazione e non si dice nulla sull’aumento degl’incidenti e dei morti sul lavoro ci sarà un motivo? I governi, i capitalisti, i mass-media parlano sempre e solo di aziende, di esigenze delle aziende, dei mercati, dello spread, mai di persone che lavorano con stipendi da fame, mai di luoghi di lavoro simili a caserme, mai delle sofferenze di un disoccupato, di un precario, ormai si è tutti precari, mai dei sacrifici di una donna lavoratrice, mai di chi studia una vita, investe sul suo futuro e si ritrova con niente in mano. L’uguaglianza è una parola desueta, la libertà è solamente intesa nel senso della libertà di fare profitto, non come soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. “Scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che apprendiamo in questo. Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, con le stesse limitazioni.” Dice il gabbiano Jonathan. La realtà capitalistica, al di là della forma che possa assumere, ci insegna che il sistema è fondato sul furto legalizzato, che non esiste libertà materiale, uguaglianza, fraternità, che l’essere umano conta meno di niente ed è solo utile ad essere una bestia da soma per produrre profitti, che l’intelligenza di ognuno viene sottomessa al conformismo più bieco, che il futuro è il presente ed il presente il futuro se non variano i rapporti di produzione e si superano le classi. Se la base di questa realtà dura e difficile per miliardi di persone è nei rapporti di produzione e noi lo capiremo, il mondo futuro dovrà per forza di cose abolirli per instaurare una società di eguali nella libera soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. “Non dar retta ai tuoi occhi, non credere a quello che vedi. Gli occhi vedono quello che è limitato. Guarda con il tuo intelletto, e scopri quello che già conosci, allora imparerai come si vola… Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli, invece, che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano dovunque in un baleno.” Il gabbiano Jonathan Livingston.

lunedì 25 settembre 2023

Un mondo nuovo è necessario.

Un mondo nuovo è necessario. La classe lavoratrice si trova ad affrontare una realtà sempre più misera. Bassi salari, occupazione precaria, disoccupazione, sfruttamento sempre più intenso. I servizi che lo Stato dovrebbe dare ai cittadini in merito alla scuola, alla sanità, al trasporto peggiorano sempre di più. A pagare sono soprattutto i lavoratori dipendenti e pensionati, soggetti al prelievo fiscale per circa il 90 % delle entrate statali. L’evasione fiscale e contributiva cresce e il nuovo governo fa di tutto per non affrontarla, anzi cerca in ogni modo di salvaguardarla. Ancora una volta si dimostra che, seguendo gli illusionisti politici borghesi si passa dalla padella alla brace. Negli ultimi 30 anni abbiamo visto sulla scena diversi imbonitori illusionisti che hanno fatto sperare condizioni di lavoro e di vita migliori. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dopo la fase di ognuno di loro il movimento operaio si è ritrovato sempre in condizioni peggiori. Hanno fatto passare per riforme azioni reazionarie e di supporto al sistema. Hanno creato falsi nemici, hanno diviso i lavoratori. Una delle false rappresentazioni della realtà è stata il rappresentare lo Stato come una famiglia dove ognuno dovrebbe dare il suo contributo per sua sussistenza. Abbiamo avuto finti padri di famiglia. Oggi abbiamo una finta madre. Ebbene, volendo stare nella loro visione di Stato-famiglia, è necessario soffermarsi su alcuni punti. In una famiglia con padre, madre e tre figli, tutti occupati in attività lavorative, è normale che ognuno collabori ai bisogni di essa. Sarebbe inammissibile che uno dei figli usufruisca dei servizi familiari e non partecipi alle spese. Nello Stato, invece, avviene proprio questo. Tutti usufruiscono dei servizi, ma determinate categorie non versano il loro contributo, anzi, in molti casi, si appropriano anche di aiuti finanziari e quindi dei soldi di altri cittadini, che sono costretti a versare aliquote fiscali e altri denari per non incorrere nelle liste di attesa degli ospedali, per pagarsi il trasporto, per far funzionare l’attività scolastica. Non è vero che i soldi non ci sono! I soldi ci sono! Sono le centinaia di miliardi dell’evasione fiscale e contributiva. Con quei denari lo Stato avrebbe un’altra dimensione. Ma i partiti parlamentari, tutti, pare non sentano da questo orecchio. E’ notizia di alcuni giorni fa’ che negli U.S.A. i lavoratori dell’auto hanno iniziato a scioperare. Rivendicano aumenti salariali del 40%, la paga oraria attuale è di 32 $ all’ora, il superamento delle gabbie salariali per i nuovi assunti, paga oraria di 17 $ all’ora, più giorni di ferie, orario settimanale di 32 ore. Sono pochi obiettivi, ma molto chiari. Il sindacato italiano dovrebbe trarre esempio da questa lotta, invece di partecipare al teatrino dove ognuno recita una parte, ma ai lavoratori rimane quella dei cornuti e mazziati. I mass-media, veri pugilatori a pagamento con lingue da schiavi, assecondano il sistema e invece di soffermarsi sulla miseria di tanti cittadini, anche di chi ha un lavoro, danno sempre più spazio alla cronaca nera, al gossip, alla questione migranti con analisi ridicole, dimenticando che il primo a creare la migrazione fu lo stesso Dio quando cacciò Adamo e Eva dal Paradiso e li costrinse a cercare altri lidi. Se vogliamo una vita vera, vissuta, serena; se vogliamo un Mondo nuovo, la prima cosa da fare e allontanarsi dai ciarlatani della politica borghese, poi darsi alla conoscenza per acquisire coscienza della realtà e lottare in prima persona per cambiarla. “ Mai abbattersi e sottomettersi! Il cuore e la mente devono riempirsi di ira, le tigri dell’ira sono più sagge dei cavalli del confromismo, nel vedere le ingiustizie, le disuguaglianze, le false libertà che ci da in pasto il sistema. Questa ira deve essere accompagnata dalla forza della ragione, della conoscenza, della coscienza e realizzarsi in organizzazione, dotata di tattica e strategia per giungere a un Mondo nuovo. “ La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perchè il Re è Re, non si rende conto che in realtà il Re è Re perché essi sono sudditi.” K. Marx

domenica 24 settembre 2023

L' uomo fa la religione, e non la religione l'uomo.

L'esistenza profana dell'errore è compromessa dacché è stata confutata la sua celeste oratio pro aris et focis. L'uomo il quale nella realtà fantastica del cielo, dove cercava un superuomo, non ha trovato che l'immagine riflessa di se stesso, non sarà più disposto a trovare soltanto l'immagine apparente di sé, soltanto il non-uomo, là dove cerca e deve cercare la sua vera realtà. Il fondamento della critica irreligiosa è: l'uomo fa la religione, e non la religione l'uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sé e il sentimento di sé dell'uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l'uomo non è un essere astratto, posto fuori del mondo. L'uomo è il mondo dell'uomo, Stato, società. Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo point d'honneur spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne compimento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell'essenza umana, poiché l'essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque mediatamente la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l'aroma spirituale. La miseria religiosa è insieme l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola. La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso. È dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di là della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. È innanzi tutto compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, quello di smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica. Per la critica della filosofia del diritto di Hegel K. Marx

domenica 23 luglio 2023

Albert Einstein: Perchè il socialismo?

RIPRENDI Perché il socialismo? di Albert Einstein (1 maggio 2009) Argomenti: marxismo , socialismo Luoghi: globale Albert Einstein (1959), disegno a carboncino e acquarello di Alexander Dobkin. Dobkin (1908–1975) è stato un importante pittore della tradizione realista americana della metà del XX secolo insieme ad altri artisti di sinistra come Jack Levine, Robert Gwathmey, Philip Evergood e Raphael e Moses Soyer. Studente e collaboratore del muralista messicano Jose Clemente Orozco, il suo lavoro è nelle collezioni permanenti del Butler Art Institute, del Museum of Modern Art, del Brooklyn Museum, del Whitney Museum of American Art, del Philadelphia Museum of Art, della Biblioteca del Congresso e la Smithsonian Institution. (La didascalia precedente è stata scritta da John J. Simon, " Albert Einstein, Radical: A Political Profile ," Monthly Review vol. 57, n. 1 [2005].) Albert Einstein è il fisico di fama mondiale. Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel primo numero di Monthly Review (maggio 1949). Successivamente è stato pubblicato nel maggio 1998 per commemorare il primo numero del cinquantesimo anno di MR . - GLI EDITORI È consigliabile che uno che non è un esperto di questioni economiche e sociali esprima opinioni sul tema del socialismo? Credo che lo sia per una serie di ragioni. Consideriamo prima la questione dal punto di vista della conoscenza scientifica. Potrebbe sembrare che non ci siano differenze metodologiche essenziali tra astronomia ed economia: gli scienziati in entrambi i campi tentano di scoprire leggi di accettabilità generale per un gruppo circoscritto di fenomeni al fine di rendere l'interconnessione di questi fenomeni il più chiaramente comprensibile possibile. Ma in realtà tali differenze metodologiche esistono. La scoperta di leggi generali nel campo dell'economia è resa difficile dalla circostanza che i fenomeni economici osservati sono spesso influenzati da molti fattori che sono molto difficili da valutare separatamente. Inoltre, l'esperienza accumulata dall'inizio del cosiddetto periodo civilizzato della storia umana è stata - come è noto - largamente influenzata e limitata da cause di natura non esclusivamente economica. Ad esempio, la maggior parte dei principali stati della storia doveva la propria esistenza alla conquista. I popoli conquistatori si stabilirono, legalmente ed economicamente, come la classe privilegiata del paese conquistato. Presero per sé il monopolio della proprietà terriera e nominarono un sacerdozio tra i loro ranghi. I sacerdoti, responsabili dell'istruzione, trasformarono la divisione di classe della società in un'istituzione permanente e crearono un sistema di valori in base al quale le persone furono da allora in poi, in larga misura inconsciamente, guidate nel loro comportamento sociale. la maggior parte dei principali stati della storia deve la propria esistenza alla conquista. I popoli conquistatori si stabilirono, legalmente ed economicamente, come la classe privilegiata del paese conquistato. Presero per sé il monopolio della proprietà terriera e nominarono un sacerdozio tra i loro ranghi. I sacerdoti, responsabili dell'istruzione, trasformarono la divisione di classe della società in un'istituzione permanente e crearono un sistema di valori in base al quale le persone furono da allora in poi, in larga misura inconsciamente, guidate nel loro comportamento sociale. la maggior parte dei principali stati della storia deve la propria esistenza alla conquista. I popoli conquistatori si stabilirono, legalmente ed economicamente, come la classe privilegiata del paese conquistato. Presero per sé il monopolio della proprietà terriera e nominarono un sacerdozio tra i loro ranghi. I sacerdoti, responsabili dell'istruzione, trasformarono la divisione di classe della società in un'istituzione permanente e crearono un sistema di valori in base al quale le persone furono da allora in poi, in larga misura inconsciamente, guidate nel loro comportamento sociale. Ma la tradizione storica è, per così dire, di ieri; da nessuna parte abbiamo davvero superato quella che Thorstein Veblen chiamava "la fase predatoria" dello sviluppo umano. I fatti economici osservabili appartengono a quella fase e anche le leggi che possiamo derivarne non sono applicabili ad altre fasi. Poiché il vero scopo del socialismo è proprio quello di superare e andare oltre la fase predatoria dello sviluppo umano, la scienza economica nel suo stato attuale può gettare poca luce sulla società socialista del futuro. In secondo luogo, il socialismo è diretto verso un fine etico-sociale. La scienza, tuttavia, non può creare fini e, ancor meno, instillarli negli esseri umani; la scienza, al massimo, può fornire i mezzi per raggiungere certi fini. Ma i fini stessi sono concepiti da personalità con alti ideali etici e - se questi fini non sono nati morti, ma vitali e vigorosi - sono adottati e portati avanti da quei tanti esseri umani che, quasi inconsciamente, determinano la lenta evoluzione della società. Per questi motivi, dovremmo stare attenti a non sopravvalutare la scienza e i metodi scientifici quando si tratta di problemi umani; e non dovremmo presumere che gli esperti siano gli unici ad avere il diritto di esprimersi su questioni che riguardano l'organizzazione della società. Innumerevoli voci affermano da tempo che la società umana sta attraversando una crisi, che la sua stabilità è stata gravemente frantumata. È caratteristico di una tale situazione che gli individui si sentano indifferenti o addirittura ostili nei confronti del gruppo, piccolo o grande, a cui appartengono. Per illustrare il mio significato, lasciatemi registrare qui un'esperienza personale. Di recente ho discusso con un uomo intelligente e ben disposto la minaccia di un'altra guerra, che a mio parere metterebbe seriamente in pericolo l'esistenza dell'umanità, e ho osservato che solo un'organizzazione sovranazionale offrirebbe protezione da quel pericolo. Allora il mio visitatore, con molta calma e freddezza, mi disse: "Perché sei così profondamente contrario alla scomparsa della razza umana?" Sono sicuro che fino a un secolo fa nessuno avrebbe fatto una dichiarazione del genere con tanta leggerezza. È l'affermazione di un uomo che ha cercato invano di raggiungere un equilibrio dentro di sé e ha più o meno perso la speranza di riuscire. È l'espressione di una dolorosa solitudine e isolamento di cui tante persone stanno soffrendo in questi giorni. Qual è la causa? C'è una via d'uscita? È facile sollevare domande del genere, ma è difficile rispondere con un certo grado di sicurezza. Devo provarci, tuttavia, come meglio posso, anche se sono molto consapevole del fatto che i nostri sentimenti e le nostre aspirazioni sono spesso contraddittori e oscuri e che non possono essere espressi con formule facili e semplici. L'uomo è, allo stesso tempo, un essere solitario e un essere sociale. Come essere solitario, cerca di proteggere la propria esistenza e quella di coloro che gli sono più vicini, di soddisfare i suoi desideri personali e di sviluppare le sue capacità innate. Come essere sociale, cerca di ottenere il riconoscimento e l'affetto dei suoi simili, di condividere i loro piaceri, di confortarli nei loro dolori e di migliorare le loro condizioni di vita. Solo l'esistenza di questi sforzi vari, spesso contrastanti, spiega il carattere speciale di un uomo, e la loro combinazione specifica determina la misura in cui un individuo può raggiungere un equilibrio interiore e può contribuire al benessere della società. È del tutto possibile che la forza relativa di queste due pulsioni sia, principalmente, fissata dall'eredità. Ma la personalità che finalmente emerge è in gran parte formata dall'ambiente in cui un uomo capita di trovarsi durante il suo sviluppo, dalla struttura della società in cui cresce, dalla tradizione di quella società e dalla sua valutazione di tipi particolari. di comportamento. Il concetto astratto di "società" significa per il singolo essere umano la somma totale dei suoi rapporti diretti e indiretti con i suoi contemporanei e con tutte le persone delle generazioni precedenti. L'individuo è in grado di pensare, sentire, lottare e lavorare da solo; ma dipende così tanto dalla società - nella sua esistenza fisica, intellettuale ed emotiva - che è impossibile pensare a lui, o capirlo, al di fuori della struttura della società. È la "società" che fornisce all'uomo cibo, vestiario, una casa, gli strumenti di lavoro, il linguaggio, le forme di pensiero, e la maggior parte del contenuto del pensiero; la sua vita è resa possibile dal lavoro e dai risultati dei molti milioni di passati e presenti che sono tutti nascosti dietro la piccola parola "società". È evidente, quindi, che la dipendenza dell'individuo dalla società è un fatto di natura che non può essere abolito, proprio come nel caso delle formiche e delle api. Tuttavia, mentre l'intero processo vitale delle formiche e delle api è fissato nei minimi dettagli da istinti rigidi ed ereditari, il modello sociale e le interrelazioni degli esseri umani sono molto variabili e suscettibili di cambiamento. La memoria, la capacità di fare nuove combinazioni, il dono della comunicazione orale hanno reso possibili nell'essere umano sviluppi non dettati da necessità biologiche. Tali sviluppi si manifestano in tradizioni, istituzioni e organizzazioni; in letteratura; nelle realizzazioni scientifiche e ingegneristiche; in opere d'arte. Questo spiega come accade che, in un certo senso, l'uomo possa influenzare la propria vita attraverso la propria condotta, L'uomo acquisisce alla nascita, per eredità, una costituzione biologica che dobbiamo considerare fissa e inalterabile, comprese le pulsioni naturali che sono caratteristiche della specie umana. Inoltre, durante la sua vita, acquisisce una costituzione culturale che adotta dalla società attraverso la comunicazione e molti altri tipi di influenze. È questa costituzione culturale che, con il passare del tempo, è soggetta a mutamenti e che determina in larga misura il rapporto tra individuo e società. L'antropologia moderna ci ha insegnato, attraverso l'indagine comparativa delle cosiddette culture primitive, che il comportamento sociale degli esseri umani può differire notevolmente, a seconda dei modelli culturali prevalenti e dei tipi di organizzazione che predominano nella società. Se ci chiediamo come cambiare la struttura della società e l'atteggiamento culturale dell'uomo per rendere la vita umana il più soddisfacente possibile, dovremmo essere costantemente consapevoli del fatto che ci sono alcune condizioni che non siamo in grado di modificare. Come accennato prima, la natura biologica dell'uomo non è, per tutti gli scopi pratici, soggetta a modifiche. Inoltre, gli sviluppi tecnologici e demografici degli ultimi secoli hanno creato condizioni che sono destinate a restare. In popolazioni relativamente densamente stanziate con i beni indispensabili alla loro continua esistenza, sono assolutamente necessarie un'estrema divisione del lavoro e un apparato produttivo altamente centralizzato. Il tempo - che, guardando indietro, sembra così idilliaco - è passato per sempre quando individui o gruppi relativamente piccoli potevano essere completamente autosufficienti. Sono giunto ora al punto in cui posso indicare brevemente ciò che per me costituisce l'essenza della crisi del nostro tempo. Riguarda il rapporto dell'individuo con la società. L'individuo è diventato più consapevole che mai della sua dipendenza dalla società. Ma non vive questa dipendenza come un bene positivo, come un legame organico, come una forza protettiva, ma piuttosto come una minaccia ai suoi diritti naturali, o anche alla sua esistenza economica. Inoltre, la sua posizione nella società è tale che le pulsioni egoistiche della sua costituzione vengono costantemente accentuate, mentre le sue pulsioni sociali, per natura più deboli, si deteriorano progressivamente. Tutti gli esseri umani, qualunque sia la loro posizione nella società, soffrono di questo processo di deterioramento. Inconsapevolmente prigionieri del proprio egoismo, si sentono insicuri, soli e privati dell'ingenuo, semplice, e godimento non sofisticato della vita. L'uomo può trovare un senso nella vita, breve e pericolosa com'è, solo dedicandosi alla società. L'anarchia economica della società capitalista così com'è oggi è, a mio parere, la vera fonte del male. Vediamo davanti a noi un'enorme comunità di produttori i cui membri si sforzano incessantemente di privarsi a vicenda dei frutti del loro lavoro collettivo, non con la forza, ma nel complesso nel fedele rispetto delle regole legalmente stabilite. A questo riguardo, è importante rendersi conto che i mezzi di produzione, vale a dire l'intera capacità produttiva necessaria per produrre beni di consumo e beni capitali aggiuntivi, possono essere legalmente, e per la maggior parte sono, proprietà privata di individui. Per semplicità, nella discussione che segue chiamerò "lavoratori" tutti coloro che non partecipano alla proprietà dei mezzi di produzione, sebbene ciò non corrisponda del tutto all'uso consueto del termine. Il proprietario dei mezzi di produzione è in grado di acquistare la forza lavoro del lavoratore. Usando i mezzi di produzione, l'operaio produce nuovi beni che diventano proprietà del capitalista. Il punto essenziale di questo processo è la relazione tra ciò che il lavoratore produce e ciò che viene pagato, entrambi misurati in termini di valore reale. Nella misura in cui il contratto di lavoro è "gratuito", ciò che il lavoratore riceve è determinato non dal valore reale dei beni che produce, ma dai suoi bisogni minimi e dai requisiti di forza lavoro dei capitalisti in relazione al numero di lavoratori in competizione per lavori. Il capitale privato tende a concentrarsi in poche mani, in parte a causa della concorrenza tra i capitalisti, in parte perché lo sviluppo tecnologico e la crescente divisione del lavoro incoraggiano la formazione di unità di produzione più grandi a scapito di quelle più piccole. Il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia del capitale privato il cui enorme potere non può essere efficacemente controllato nemmeno da una società politica organizzata democraticamente. Ciò è vero poiché i membri degli organi legislativi sono selezionati da partiti politici, in gran parte finanziati o altrimenti influenzati da capitalisti privati che, a tutti gli effetti pratici, separano l'elettorato dalla legislatura. La conseguenza è che i rappresentanti del popolo infatti non tutelano sufficientemente gli interessi delle fasce meno privilegiate della popolazione. Inoltre, nelle condizioni esistenti, i capitalisti privati controllano inevitabilmente, direttamente o indirettamente, le principali fonti di informazione (stampa, radio, istruzione). È quindi estremamente difficile, e nella maggior parte dei casi addirittura impossibile, per il singolo cittadino giungere a conclusioni obiettive e fare un uso intelligente dei suoi diritti politici. La situazione prevalente in un'economia basata sulla proprietà privata del capitale è quindi caratterizzata da due principi fondamentali: primo, i mezzi di produzione (capitale) sono di proprietà privata e i proprietari li dispongono come meglio credono; secondo, il contratto di lavoro è gratuito. Naturalmente, in questo senso non esiste una società capitalista pura . In particolare, va notato che i lavoratori, attraverso lunghe e aspre lotte politiche, sono riusciti a garantire una forma un po 'migliorata del "contratto di lavoro gratuito" per alcune categorie di lavoratori. Ma nel suo insieme, l'economia odierna non differisce molto dal capitalismo "puro". La produzione viene svolta a scopo di lucro, non per uso. Non è previsto che tutti coloro che possono e vogliono lavorare siano sempre in grado di trovare un impiego; quasi sempre esiste un "esercito di disoccupati". Il lavoratore ha costantemente paura di perdere il lavoro. Poiché i lavoratori disoccupati e mal pagati non forniscono un mercato redditizio, la produzione di beni di consumo è limitata e la conseguenza è un grande disagio. Il progresso tecnologico si traduce spesso in una maggiore disoccupazione piuttosto che in un alleggerimento del carico di lavoro per tutti. Il motivo del profitto, insieme alla concorrenza tra i capitalisti, è responsabile di un'instabilità nell'accumulazione e nell'utilizzo del capitale che porta a depressioni sempre più gravi. La concorrenza illimitata porta a un enorme spreco di manodopera, Considero questo paralizzante degli individui il peggior male del capitalismo. Tutto il nostro sistema educativo soffre di questo male. Un atteggiamento competitivo esagerato viene inculcato nello studente, che è addestrato ad adorare il successo acquisitivo come preparazione per la sua futura carriera. Sono convinto che ci sia un solo modo per eliminare questi gravi mali, vale a dire attraverso l'istituzione di un'economia socialista, accompagnata da un sistema educativo orientato verso obiettivi sociali. In una tale economia, i mezzi di produzione sono di proprietà della società stessa e sono utilizzati in modo pianificato. Un'economia pianificata, che adegua la produzione ai bisogni della comunità, distribuirà il lavoro da fare tra tutti coloro che possono lavorare e garantirebbe il sostentamento a ogni uomo, donna e bambino. L'educazione dell'individuo, oltre a promuovere le sue capacità innate, tenterebbe di sviluppare in lui un senso di responsabilità per i suoi simili invece della glorificazione del potere e del successo nella nostra società attuale. Tuttavia, è necessario ricordare che un'economia pianificata non è ancora socialismo. Un'economia pianificata in quanto tale può essere accompagnata dalla completa schiavitù dell'individuo. Il raggiungimento del socialismo richiede la soluzione di alcuni problemi socio-politici estremamente difficili: come è possibile, vista la centralizzazione di vasta portata del potere politico ed economico, impedire che la burocrazia diventi onnipotente e arrogante? Come si possono tutelare i diritti dell'individuo e quindi assicurare un contrappeso democratico al potere della burocrazia? La chiarezza sugli obiettivi e sui problemi del socialismo è della massima importanza nella nostra epoca di transizione. Poiché, nelle attuali circostanze, la discussione libera e senza ostacoli di questi problemi è caduta sotto un potente tabù, considero il fondamento di questa rivista un importante servizio.

mercoledì 21 giugno 2023

L'uomo è per l'uomo l'essere supremo.

Il fondamento della critica alla religione é: è l’uomo che fa la religione, e non è la religione che fa l’uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sè e il sentimento di sè dell’uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l’uomo non è un'entità astratta posta fuori del mondo. L’uomo è il mondo dell’uomo, lo Stato, la società. Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo punto d’onore spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne completamento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell’essenza umana, poiché l’essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque, mediatamente, la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l’aroma spirituale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, è l'anima di un mondo senza cuore, di un mondo che è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigere la felicità reale. L’esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l’esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola. La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, dia forma alla sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e, perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso. E' dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di la della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. E innanzi tutto è compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica. La critica della religione approda alla teoria che l'uomo è per l'uomo l'essere supremo. (MARX, Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblico)

lunedì 1 maggio 2023

La dichiarazione universale dei diritti umani.

I 30 ARTICOLI DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI Il 10 dicembre 1948 veniva adottata la Dichiarazione universale dei diritti umani. Memori degli orrori della seconda guerra mondiale, gli stati membri delle neonate Nazioni Unite mostrarono grande visione e coraggio, riponendo la loro fede in valori universali che tutelavano la libertà e la dignità di tutti gli esseri umani. Articolo 1 Siamo tutti liberi ed uguali Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 2 Non discriminare 1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. 2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità. Articolo 3 Diritto alla vita Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 4 Nessuna schiavitù Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma. Articolo 5 Nessuna tortura Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti. Articolo 6 Hai i tuoi diritti ovunque tu vada Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica. Articolo 7 Siamo tutti uguali di fronte alla legge Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione. Articolo 8 Tutti i tuoi diritti sono protetti dalla legge Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge. Articolo 9 Nessuna detenzione ingiusta Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. Articolo 10 Diritto al giudizio Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta. Articolo 11 Innocente finché dimostrato 1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa. 2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso. Articolo 12 Diritto alla privacy Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. Articolo 13 Diritto di libertà di movimento 1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. 2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese. Articolo 14 Diritto di asilo 1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni. 2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite. Articolo 15 Diritto alla nazionalità 1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza. Articolo 16 Diritto di matrimonio e famiglia 1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento. 2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. 3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Articolo 17 Diritto di proprietà 1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà. Articolo 18 Libertà di pensiero Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti. Articolo 19 Libertà di espressione Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Articolo 20 Diritto di pubblica assemblea Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica. 2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione. Articolo 21 Diritto alla democrazia 1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. 2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese. 3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione. Articolo 22 Sicurezza sociale Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. Articolo 23 Diritti dei lavoratori 1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. 2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. 3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. 4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi. Articolo 24 Diritto di giocare Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite. Articolo 25 Un letto e cibo per tutti 1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. 2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale. Articolo 26 Diritto all'istruzione 1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. 2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. 3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. Articolo 27 Diritti d'autore 1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici. 2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore. Articolo 28 Un mondo libero e giusto Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati. Articolo 29 Responsabilità 1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità. 2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica. 3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite. Articolo 30 Nessuno può toglierti i tuoi diritti Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.