Una luce nel labirinto

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Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

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Non sottomettersi mai.

venerdì 6 marzo 2020

La giornata internazionale della donna.


Una storica testimonianza su “ La giornata internazionale delle donne” affinchè  la memoria della storia non venga offuscata dall’uso consumistico di questa giornata.
L’emancipazione della donna è la misura del livello di sviluppo della società. Purtroppo, allo stato attuale, lo sviluppo economico-sociale del sistema non determina l’emancipazione delle donna e relega, non solo la donna, ma tanti esseri umani in situazioni di disuguaglianza, di ingiustizia, di falsa libertà.
Ci sono ancora tanti passi da percorrere per giungere alla nuova frontiera!
Bisognerebbe allungare il passo!
E’ inutile avere le gambe se non si tenta qualche volta un passo più lungo!

“ Considerate la vostra semenza;
fatti non foste per vivere come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza.”

Dante Alighieri
Inferno
Canto XXVI




La giornata internazionale delle donne

Aleksandra Kollontaj | Mezhdunarodnyi den' rabotnitz (International Women's Day), Moscow 1920

marzo 1920

Una celebrazione militante [1]

La Giornata delle Donne (o Giornata delle donne lavoratrici) é una giornata di solidarietà internazionale e un giorno per ricordare la resistenza e l'organizzazione delle donne proletarie.

Ma questa non è una giornata speciale solo per le donne. L'8 marzo è una data storica e memorabile per gli operai e i contadini, russi e di tutto il mondo. Nel 1917, in questo giorno prese avvio la grande Rivoluzione di Febbraio [2]. Furono le operaie di Pietrogrado ad iniziare questa Rivoluzione; furono esse che decisero di innalzare la bandiera dell'opposizione allo zar e ai suoi sostenitori. E così questo giorno, per noi, è una doppia celebrazione.

Ma se questa è una festa per tutto il proletariato perché la chiamano Giornata della donna? Perché teniamo incontri e celebrazioni dedicate in modo particolare alle operaie e alle contadine? Non può questo, forse, offuscare l'unità e la solidarietà della classe lavoratrice?

Per rispondere a queste domande dobbiamo fare un passo indietro. A come e perché fu organizzata la Giornata della donna.

Come e perché è stata organizzata la giornata della donna?

Non molto tempo fa, in effetti circa dieci anni fa, la questione dell'uguaglianza della donna e la questione della sua partecipazione al governo accanto agli uomini erano fortemente dibattute. La classe operaia in tutte le nazioni capitalistiche lottava per i diritti delle lavoratrici: la borghesia non voleva accettare queste rivendicazioni. Non era nel suo interesse rafforzare il voto della classe operaia nel parlamento; e in tutti i paesi i borghesi ostacolarono il passaggio di leggi che davano più diritti alle lavoratrici.

I socialisti del Nord America premevano sulla propria rivendicazione del voto con particolare insistenza.

Il 28 febbraio 1909 le donne socialiste degli Stati Uniti organizzarono grandi manifestazioni e incontri in tutto il paese, rivendicando i diritti politici per le donne lavoratrici. Questa fu la prima "Giornata della donna". L'iniziativa per l'organizzazione di questa giornata spetta quindi alle operaie d'America.

Nel 1910 alla Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Operaie, Clara Zetkin portò avanti la proposta di organizzare una Giornata internazionale delle donne lavoratrici. La conferenza decise che ogni anno, in ogni paese, si sarebbe celebrata nello stesso giorno, una "Giornata della Donna" sotto lo slogan "Il voto alle donne unirà la nostra forza nella lotta per il socialismo".

In quegli anni la richiesta di rendere il parlamento più democratico allargando appunto il suffragio ed estendendolo alle donne era una questione vitale. Precedentemente alla prima guerra mondiale gli operai avevano il diritto di voto in tutte le nazioni borghesi ad eccezione della Russia. Solo le donne, come i malati di mente, rimanevano senza questo diritto. Allo stesso tempo però, la dura realtà del capitalismo esigeva che la donna partecipasse all'economia della nazione. Ogni anno c'era un incremento nel numero di donne che lavoravano nelle fabbriche e nei negozi, o come domestiche o donne a ore. Queste donne lavoravano accanto agli uomini e producevano con le loro mani la ricchezza del paese. Ma restavano senza diritto di voto.

Ma negli ultimi anni prima della guerra l'aumento dei prezzi spinse anche le casalinghe più pacifiche ad interessarsi delle questioni politiche ed a protestare ad voce alta contro la politica di saccheggio della borghesia. Le "rivolte delle casalinghe" divennero sempre più frequenti, infiammandosi in momenti diversi in Austria, Inghilterra, Francia e Germania.

Le lavoratrici compresero che non era sufficiente fracassare i banchetti al mercato o minacciare qualche commerciante: capirono che queste azioni non abbassavano il costo della vita. Bisognava cambiare la politica del governo. E per realizzare questo, la classe lavoratrice doveva ottenere che fosse esteso il diritto di voto.

Fu deciso di istituire una Giornata delle donne in ogni nazione come forma di lotta per il diritto di voto. Questa giornata doveva essere una giornata di solidarietà internazionale nella lotta per obiettivi comuni e per misurare la forza delle donne lavoratrici organizzate sotto la bandiera del socialismo.

La prima giornata internazionale delle donne

La decisione presa al Secondo Congresso Internazionale delle Donne Socialiste non fu lasciata sulla carta. Fu deciso di tenere la prima Giornata Internazionale delle donne il 19 marzo 1911. Questa data non fu scelta a caso. Le nostre compagne tedesche scelsero questo giorno perché rivestiva un'importanza storica per il proletariato tedesco. Il 19 marzo 1848 il re di Prussia conobbe per la prima volta la forza del popolo armato e si arrese di fronte alla minaccia della rivolta proletaria. Fra le molte promesse fatte - e che più tardi si sarebbe rimangiato - c'era l'introduzione del diritto di voto per le donne.

Dopo l'11 gennaio vennero compiuti molti sforzi in Germania e in Austria per preparare la Giornata delle donne. Fu reso noto, sia attraverso il "passa parola" che tramite la stampa, il progetto di una manifestazione. Nella settimana antecedente alla Giornata delle donne apparvero due giornali: "Il voto alle donne" in Germania e la "Giornata delle donne" in Austria. I vari articoli dedicati alla Giornata della donna - Donne e parlamento, Le donne lavoratrici e gli affari comunali, Cosa deve fare la casalinga rispetto alla politica ?... - analizzavano a fondo la questione dell'uguaglianza delle donne nel governo e nella società. Tutti gli articoli sottolineavano lo stesso punto e cioè che era assolutamente necessario rendere il parlamento più democratico estendendo il diritto di voto alle donne.

La prima Giornata Internazionale delle Donne si tenne nel 1911. Il suo successo andò oltre ogni aspettativa. In Germania e in Austria la giornata fu un mare impetuoso di donne. Incontri furono organizzati ovunque - nelle piccole città e perfino nei villaggi le sale erano così stracolme che si doveva chiedere ai lavoratori uomini di lasciare il posto alle donne.

Questa fu certamente la prima manifestazione di militanza delle lavoratrici. Gli uomini rimanevano a casa con i bambini mentre le mogli, le casalinghe-prigioniere, andavano agli incontri. Durante il più largo dei cortei, cui presero parte circa 30.000 donne, la polizia decise di sequestrare le bandiere delle dimostranti: le operaie resistettero. Nei tafferugli che seguirono, solo l'intervento dei parlamentari socialisti evitò spargimenti di sangue.

Nel 1913 la "Giornata internazionale delle Donne" fu spostata all'8 Marzo. Questo giorno è rimasto un giorno di militanza delle donne lavoratrici.

È necessaria la giornata della donna?

In America ed in Europa questa giornata ottenne risultati straordinari. E' pur vero che nessun singolo parlamento borghese intese fare concessioni ai lavoratori o rispondere alle rivendicazioni delle donne. In quel momento, la borghesia non era minacciata da una rivoluzione socialista.

Ma la Giornata della donna ottenne qualcosa. Divenne soprattutto un eccellente metodo di agitazione tra le meno politicizzate delle nostre sorelle proletarie. Anche quando non potevano intervenire, la loro attenzione veniva attirata dagli incontri, dalle manifestazioni, dalle locandine, dai volantini e dagli articoli sui giornali dedicati alla Giornata della donna. Anche le più arretrate politicamente tra le donne lavoratrici dicevano a sé stesse: "oggi è il nostro giorno, la festa delle donne che lavorano" e correvano agli incontri e alle manifestazioni. Dopo ogni Giornata delle donne lavoratrici sempre più donne entravano a far parte dei partiti socialisti e i sindacati dei lavoratori crescevano. L'organizzazione migliorava e la coscienze politica si sviluppava.

La Gior­nata delle donne ebbe anche un'altra funzione: rafforzò la solidarietà internazionale fra i lavoratori. Solitamente, in questa occasione, i partiti di paesi diversi si scambiavano gli oratori: i compagni tedeschi andarono in Inghilterra, i compagni inglesi in Olanda... La coesione internazionale della classe operaia diventava più forte e più risoluta e ciò significava che la lotta collettiva del proletariato stava crescendo.

Ecco il grande risultato di questa giornata di mili­tanza. La giornata di militanza delle donne lavoratrici aiutava la crescita della coscienza e dell'organizzazione del proletariato femminile, il cui contributo è necessario ed essenziale al successo di tutte le battaglie per un futuro migliore della classe operaia.

La giornata delle donne lavoratrici in Russia

Le lavoratrici russe presero parte per la prima volta ad una Giornata delle donne nel 1913. Erano tempi reazionari in cui lo zarismo teneva operai e contadini nella sua stretta morsa. Non erano pensabili celebrazioni della Giornata delle donne con aperte manifestazioni. Ma le lavoratrici organizzate furono comunque capaci di partecipare alla giornata internazionale.

Entrambi i giornali legali della classe operaia - il bolscevico "Pravda" e il menscevico "Looch" - riportavano articoli circa la Giornata Internazionale delle donne: riportavano articoli speciali, ritratti di alcune militanti nel movimento delle donne lavoratrici e saluti da compagni come Bebel e Clara Zetkin.

In questi anni tristi gli incontri erano vietati. Ma a Pietrogrado, al Kalashaikovsky Exchange, le donne operaie che appartenevano al partito organizzarono un dibattito pubblico sulla "Questione della donna". L'entrata costava cinque copechi. Pur essendo l'incontro illegale la sala era stracolma. Parlarono membri del partito. Ma questo animato e "chiuso" dibattito si interruppe bruscamente quando la polizia, avvertita del'incontro, intervenne e arrestò molti degli oratori. Per i lavoratori di tutto il mondo ebbe un grande significato che le donne russe, pur sotto la repressione zarista, potessero unirsi in qualche modo alla Giornata internazionale delle donne. La Russia si stava svegliando; le prigioni zariste e le forche avevano sempre meno potere e non potevano più sopprimere lo spirito di lotta e di protesta degli operai.

Nel 1914, la Giornata delle donne in Russia fu organizzata meglio. Entrambi i giornali dei lavoratori parteciparono alla celebrazione. Le nostre compagne si impegnarono a fondo nella preparazione di questa giornata. A causa dell'intervento della polizia non riuscirono a promuovere una manifestazione e quelle coinvolte nella progettazione della Giornata delle donne lavoratrici si ritrovarono rinchiuse nelle prigioni zariste e molte furono successivamente mandate al freddo confino del nord. Per questo lo slogan "per il voto alle lavoratrici" è diventato in Russia un richiamo aperto al rovesciamento dell'autocrazia zarista.

Le donne lavoratrici durante la guerra imperialista

Scoppia la prima guerra mondiale. La classe operaia di ogni paese versa il proprio sangue. Nel 1915 e 1916 il Giorno delle Donne non ebbe molta risonanza. Le donne socialiste che condividevano le idee del partito bolscevico provarono a trasformare l'8 marzo in una manifestazione di donne operaie contro la guerra. Ma i traditori del Partito Socialista in Germania e in altri paesi non permisero alle donne socialiste di organizzare incontri e furono rifiutati loro i passaporti che servivano per andare nei paesi neutrali dove le lavoratrici intendevano tenere incontri internazionali e mostrare in faccia alla borghesia che lo spirito della solidarietà internazionale continuava a vivere.

Nel 1915 solo in Norvegia fu organizzata una manifestazione internazionale nella Giornata delle donne; vi parteciparono rappresentanti della Russia e dei Paesi neutrali. Non si poteva pensare ad organizzare una Giornata delle donne in Russia perché il potere zarista e la sua macchina militare erano scatenati.

Quindi arrivò il grande, meraviglioso, 1917. Fame, freddo e tribolazioni della guerra ruppero la pazienza delle operaie e delle contadine russe. L'8 marzo del 1917 (23 febbraio), proprio nella Giornata delle donne, invasero le vie di Pietrogrado. Le donne - lavoratrici, mogli di soldati, contadine - chiedevano "pane per i nostri figli", "ritorno dei nostri mariti dal fronte". In quei momenti decisivi, le proteste delle lavoratrici furono così decise che persino le forze di sicurezza zariste non usarono le solite maniere contro la rivolta ma, disorientate, guardavano quel mare tempestoso di rabbia popolare.

Il "giorno delle donne" del 1917 divenne una data memorabile nella storia. Le donne russe impugnarono la torcia della rivoluzione proletaria e incendiarono il mondo intero. La Rivoluzione di Febbraio data il suo inizio in questo giorno.

Il nostro richiamo alla battaglia

La Giornata della donna lavoratrice fu organizzata per la prima volta 10 anni fa nella campagna per l'uguaglianza della donna e la lotta per il socialismo. Questo obiettivo è stato raggiunto dalla donna della classe operaia in Russia. Nella Repubblica Sovietica le operaie e le contadine non hanno più bisogno di lottare per il diritto di voto e per i diritti civili. Hanno già ottenuto queste vittorie. Le operaie e le contadine russe hanno uguale cittadinanza - nelle loro mani c'è un'arma potente nella lotta per una vita migliore - il diritto al voto per prendere parte ai Soviet e in tutte le organizzazioni collettive.

Ma ottenere i diritti, di per sé, non è abbastanza. Dobbiamo imparare ad usarli. Il diritto al voto è un'arma che dobbiamo maneggiare a nostro vantaggio e per il benessere della Repubblica dei lavoratori.

Nei due anni di potere sovietico, la vita non è cambiata del tutto. Siamo ancora solo allo stadio della lotta per il Comunismo, accerchiate dal mondo che abbiamo ereditato da un passato buio e repressivo. Le catene della famiglia, del lavoro domestico, della prostituzione… gravano ancora pesantemente sulle donne. Le operaie e le contadine possono sbarazzarsi di questa situazione e conquistare una vita di reale uguaglianza, non solo attraverso le leggi, ma mettendo tutte le proprie energie per far diventare la Russia una vera società comunista.

E per accelerare i tempi dobbiamo anzitutto rimettere in sesto quest'economia frantumata. Dobbiamo affrontare in modo prioritario due compiti: la creazione di una forza lavoro politicamente cosciente e ben organizzata e la ristrutturazione dei trasporti. Se lavoreremo bene avremmo di nuovo motori, le ferrovie cominceranno a funzionare. Questo vuol dire che le operaie e gli operai avranno pane e legna da ardere che servono disperatamente.

Con i trasporti efficienti anche la vittoria del comunismo sarà più spedita. E con la vittoria del comunismo avremo la completa e fondamentale uguaglianza delle donne. Per questa ragione il messaggio della Giornata delle donne lavoratrici di quest'anno deve essere "donne operaie, contadine, madri, mogli e sorelle tutti gli sforzi dovranno essere concentrati nell'aiutare gli operai e i compagni a superare il caos delle ferrovie e a ristabilire i trasporti. Tutti gli sforzi per il pane, la legna e le materie prime". L'anno scorso lo slogan era "tutta la vittoria sul fronte rosso". Ora chiamiamo le operaie a dimostrare la loro forza su un nuovo fronte: il fronte del lavoro !

L'Armata Rossa sconfisse il nemico esterno perché era organizzata, disciplinata e pronta al sacrificio. Con l'organizzazione, il duro lavoro, l'autodisciplina e il sacrificio la Repubblica dei Lavoratori sconfiggerà il nemico interno - la destrutturazione dei trasporti e dell'economia, la fame, il freddo, le malattie. "Tutti sul fronte del lavoro fino alla vittoria! Tutti per questa vittoria !"

I nuovi obiettivi del "giorno delle donne"

La Rivoluzione d'Ottobre dette alle donne gli stessi diritti civili degli uomini. Le donne del proletariato russo che non molto tempo fa erano le più sfortunate e oppresse, ora, nella Repubblica Sovietica riescono a mostrare con orgoglio ai compagni d'altre nazioni il percorso per l'uguaglianza politica attraverso la dittatura del proletariato e il potere sovietico.

La situazione è molto differente nelle nazioni capitaliste dove le donne sono ancora oberate di lavoro e sottopagate. In questi paesi la voce della donna operaia è debole e senza vita. È vero che in Norvegia, Australia, Finlandia e in alcuni stati del Nord America le donne hanno ottenuto diritti civili prima della guerra. In Germania, dopo la caduta del Kaiser, si instaurò la repubblica borghese capeggiata dai "conciliatori"; 36 donne entrarono in Parlamento, ma neppure una comunista! Nel 1919, in Inghilterra, una donna fu eletta per la prima volta membro del Parlamento. Ma chi era ? Una "lady", un'aristocratica, una latifondista. Anche in Francia la questione del voto alle donne ha assunto un'importanza sempre maggiore. Ma a cosa servono questi diritti per le lavoratrici in un parlamento borghese? Fino a quando il potere è nelle mani dei capitalisti e dei latifondisti, i diritti politici non salveranno l'operaia dalla tradizionale condizione di schiavitù nella casa e nella società. La borghesia francese è pronta a dare il voto alle donne, sì, ma solo per contrastare la diffusione delle idee bolsceviche nel proletariato.

Signor borghese è troppo tardi !

Dopo l'esperienza della Rivoluzione d'Ottobre è chiaro ad ogni operaia, in Francia, in Inghilterra e in altri paesi, che solo la dittatura del proletariato, solo il potere dei Soviet può garantire una completa ed assoluta uguaglianza; la vittoria definitiva del comunismo spezzerà le catene secolari della repressione e della mancanza di diritti.

Se in origine lo scopo della Giornata internazionale della donna lavoratrice era di lottare contro la supremazia parlamentare della borghesia e per il diritto di voto alle donne, la classe operaia adesso ha un nuovo compito: organizzare le lavoratrici intorno alle parole d'ordine della Terza Internazionale. Invece di partecipare solo ai lavori del parlamento borghese ascoltate il richiamo della Russia:

Donne di tutte le nazioni! Organizziamoci in un fronte proletario unito nella lotta contro coloro che stanno saccheggiando il mondo! Basta con il parlamentarismo della borghesia! Salutiamo il potere sovietico! Basta con le disuguaglianze patite dai lavoratori e dalle lavoratrici! Lottiamo con gli operai per il trionfo mondiale del comunismo!

Questa chiamata che è stata ascoltata per la prima volta nelle lotte per una nuova società e nelle battaglie della guerra civile sarà recepita nei cuori delle operaie di altri paesi. Le lavoratrici ascolteranno e comprenderanno la giustezza di questo richiamo.

Fino a poco tempo fa le lavoratrici pensavano che mandare qualche rappresentante in Parlamento potesse migliorare la loro vita e rendere più tollerabile l'oppressione del capitalismo. Adesso la pensano diversamente. Solo l'abbattimento del capitalismo e l'instaurazione del potere sovietico le salverà dalle sofferenze, dalle umiliazioni e dalle disuguaglianze che rendono, nel capitalismo, la vita delle lavoratrici così dura. La Giornata della donna lavoratrice passa da giornata di lotta per il diritto al voto a giornata di lotta internazionale per la completa e assoluta liberazione delle donne, vale a dire lotta per la vittoria dei Soviet e per il comunismo !

Basta con il mondo della proprietà e del potere del capitale!

Via la disuguaglianza, la mancanza di diritti e l'oppressione delle donne, eredità del mondo borghese!

Verso l'unità internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici nella lotta per la dittatura del proletariato - il proletariato di entrambi i sessi!


sabato 22 febbraio 2020

Lo stregone...



(7° giorno – Lo stregone non è più capace di dominare le potenze oscure)  Ma abbiamo visto che i mezzi di produzione e di scambio sulla cui base si era venuta costituendo la borghesia erano stati prodotti entro la società feudale. A un certo grado dello sviluppo di quei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, l’organizzazione feudale dell’agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in altrettante catene. […]
(7° giorno – Lo stregone non è più capace di dominare le potenze oscure)
 Ma abbiamo visto che i mezzi di produzione e di scambio sulla cui base si era venuta costituendo la borghesia erano stati prodotti entro la società feudale. A un certo grado dello sviluppo di quei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, l’organizzazione feudale dell’agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in altrettante catene. Dovevano essere spezzate e furono spezzate.
Ad esse subentrò la libera concorrenza con la confacente costituzione sociale e politica, con il dominio economico e politico della classe dei borghesi.
Sotto i nostri occhi si svolge un moto analogo. I rapporti borghesi di produzione e di scambio, i rapporti borghesi di proprietà, la società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia dell’industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio. Basti ricordare le crisi commerciali che col loro periodico ritorno mettono in forse sempre più minacciosamente l’esistenza di tutta la società borghese.
Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta non solo una parte dei prodotti ottenuti, ma addirittura gran parte delle forze produttive già create. Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in tutte le epoche precedenti sarebbe apparsa un assurdo: l’epidemia della sovraproduzione. La società si trova all’improvviso ricondotta a uno stato di momentanea barbarie; sembra che una carestia, una guerra generale di sterminio le abbiano tagliato tutti i mezzi di sussistenza; l’industria, il commercio sembrano distrutti. E perché? Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio. Le forze produttive che sono a sua disposizione non servono più a promuovere la civiltà borghese e i rapporti borghesi di proprietà; anzi, sono divenute troppo potenti per quei rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine tutta la società borghese, mettono in pericolo l’esistenza della proprietà borghese. I rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi stessi prodotta. -Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall’altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse.
Marx, Engels,
II manifesto


martedì 11 febbraio 2020

La ricchezza...


La ricchezza cresce per pochi, la miseria per molti.
L’automazione e la robotica, applicate ai cicli produttivi,  nei prossimi anni e decenni, secondo studi di esperti dell’economia e del progresso tecnologico del sistema, porteranno ad una divaricazione tra crescita economica ed occupazione. Queste analisi mostrano che nei prossimi anni si avrà una crescita senza occupazione, “ Jobless growth”. Gl’investimenti delle aziende, per buona pace dei pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, non porteranno nuova occupazione, ma più disoccupazione. Essi saranno in massima parte intensivi, in automazione. Tra il 2000 e il 2017 negli Usa nella manifattura si sono persi 5 milioni di posti di lavoro. La stessa realtà si è realizzata in Europa. I robot introdotti nei processi produttivi a livello globale sono passati da 83000 nel 2005 a 250000 nel 2017. Diventeranno 600000 nel 2021. Secondo la Oxford University il 47 % dei posti di lavoro negli Usa è a alto rischio automazione nei prossimi vent’anni. Il Centro studi Bruegel prevede che in Europa siano a rischio oltre il 50 % dei lavoratori. Nomura stima che in Giappone il 50 % degli impiegati saranno sostituiti dai robot entro il 2035. Nello stesso periodo The European House Ambrosetti stima uno sostituzione dei lavoratori con robot per il 15 %. A questa futura realtà bisogna aggiungere nei prossimi anni la sostituzione la sostituzione del motore a scoppio con il motore elettrico, che porterà una diminuzione dell’occupazione.

Motore a scoppio                                                                                                elettrico

Parti in movimento      2000                                                                                      20

Pari installate              1200                                                                                     200                                                        

Lavoratori necessari    100 %                                                                                    25%

Per produrre un’auto elettrica serve un quarto della forza lavoro attuale. Le aziende stimano che portando avanti il processo verde i profitti potranno aumentare del 50%. Di fronte alla realtà attuale ed a quella che si prospetta il sistema,  le sue forze politiche, i suoi mass-media, pur di nascondere la condizione presente e futura, danno in pasto ai cittadini lavoratori il bau bau dei migranti, della cronaca nera ed altre amenità, che servono solo a distrarre l’attenzione dalla dimensione socio-economica in cui viviamo e da quello che si prefigura nel futuro. Un rapporto essere umano-natura equilibrato e rispettoso non ci potrà mai essere in una dinamica socio-economica, basata sul profitto, perché il profitto è tutto per il capitalista. Ne consegue che la campagna verde sottintende una ricerca di nuovi profitti. Solo in una società che non produce per la produzione, ma per il consumo, non per il profitto, ma per le esigenza degli esseri umani Madre Natura potrà avere il rispetto che merita.
Tornando alla questione degli investimenti tecnologici ed alle conseguenze che si realizzeranno nei prossimi anni è necessario che si prenda coscienza che l’unico modo per una difesa ordinata degl’interessi dei lavoratori è porre sul tavolo del confronto con i governi e le aziende pochi punti, ma basilari:
Riduzione degli orari di lavoro;
reddito di vita universale;
età di pensione ridotta  a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne.
I presunti esperti che riempiono i canali televisivi e le pagine dei giornali faranno subito la faccia scandalizzata nel sentire queste proposte e la prima risposta sarà: “ Non ci sono  i soldi.”
“I soldi ci sono!” Sono i circa 300 miliardi di evasione autorizzata, che recuperandoli porterebbero a risolvere tutti i problemi nei vari settori della società.
Certamente le rivendicazioni di cui sopra possono servire a difendere la condizione nell’immediato, ma non garantiranno la speranza di futuro sereno, tranquillo e felice.
Per garantirsi una tale dimensione socio-economica in cui l’essere umano sia libero dai bisogni materiali e spirituali ed abbia un rapporto corretto e rispettoso con la Natura serve andare oltre i rapporti di produzione ed avere una società che produca per il consumo.

giovedì 30 gennaio 2020

Chi muore.





Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
Ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
Chi non cambia la marcia, chi non rischia
E cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce
Il nero sul bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni,
Proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
Quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
Quelle che fanno battere il cuore
Davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
Chi è infelice sul lavoro,

Chi non rischia la certezza per l’incertezza,
Per inseguire un sogno,
Chi non si permette almeno una volta nella vita
Di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
Chi non ascolta musica,
Chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
Chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi
Della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto
Prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
Chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
Ricordando sempre che essere vivi
Richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
Del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà
Al raggiungimento di una splendida felicità.


Chi muore
Martha Medeiros