Chi di speranza vive di speranza muore…
indirette sono state di 215,6 miliardi, +2,7 sul 2017.
La rimanente cifra deriva dai giochi e da accertamenti di controllo. Il gettito
dell’imposta sul reddito delle società evidenzia una flessione del 7,2 %per
effetto della riduzione dell’aliquota IRES. Nell’anno 2018 le
entrate tributarie dello stato italiano sono state di 463,2 miliardi, +1,7 sul
2017. Le imposte dirette ammontano a 247,6 miliardi, +0,8 sul 2017, sostenute
in particolare dalla dinamica delle ritenute IRPEF da lavoro dipendente e da
pensione. Le imposte
Fonte: ISTAT
Il bilancio di previsione del
2019 prevede entrate correnti per 576.379 md.
Sulla base delle dichiarazioni
del 2018 13 milioni di italiani sono a IRPEF zero, il 45 % dei contribuenti è
al di sotto dei 15.000 €, che vale il 4% dell’Irpef totale. Tra 15.000 e 50.000
€ troviamo il 50% delle dichiarazioni, che coprono il 50% dell’Irpef totale.
L’ammontare dei pagamenti in nero
è stimato in 80 miliardi. L’ammontare tra imposte teoriche e quelle versate è
di 107 miliardi, di cui l’11,6 % per le sole entrate contributive. L’Iva è
evasa per 35 miliardi ed ha effetto di trascinamento sul altri tributi: IRAP,
IRES, IRPEF per lavoro autonomo e impresa. Mancano altri 48,8 miliardi.
Complessivamente il tasso di evasione è del 21,3 %, ma se si escludono i
lavoratori dipendenti e pensionati, sui quali grava quasi la totalità del peso
fiscale, su 100 € di tasse e contributi teorici ne vengono evasi mediamente
oltre 30. Se guardiamo la platea dei contribuenti che paga l’IRPEF da lavoro autonomo e impresa : ogni
100 € dovuti se ne evadono circa 68. Questa è la fascia dei cittadini premiata
con la cosiddetta flat tax del governo del cambia niente.
Uno studio di marzo 2019 di The
Tax Research LLP dice che l’Italia è prima in Europa per evasione con la cifra
di 190,9 miliardi.
Nel 2019 i dai di spesa dello
stato italiano prevedono Rimborso titoli del debito statale : 228.3 md;
Oneri finanziari su titoli del
debito statale: 67 md;
Fonte: gov.it.
Come si nota 295,3 md. sono per
coprire il debito pubblico.
Nello stesso bilancio vi sono
41,6 miliardi di € a favore delle imprese, oltre ad altre agevolazioni nascoste
che portano altri soldi alle stesse.
Da questi dati emerge in modo
chiaro quale sia l’azione prioritaria da intraprendere per avere un bilancio
dello Stato meno esposto ai prestiti del mercato e che affronti i problemi socio-economici
del sistema Italia. La vera emergenza è la lotta seria all’evasione fiscale e
contributiva! Quando si tratta di colpire i lavoratori si prendono esempi da
altri Paesi, per stanare gli evasori si faccia lo stesso! Si copi il sistema
americano ove la maggioranza dei carcerati appartengono a questa categoria. Se
si facesse una lotta seria ed incisiva a questa piaga, tanti problemi si
potrebbero risolvere ad iniziare da una vera riduzione fiscale per giungere ad
un’età pensionabile accettabile, ad un reddito universale per chi è senza
lavoro, ben diverso dal reddito di cittadinanza, ad una sanità pubblica vera,
ad una scuola dove non bisogna portare la carta igienica ed altro per farla
andare avanti, ad una rete di trasporti vicina ad ogni cittadino e non solo ai
più abbienti, ad una cura del territorio reale, ad un’edilizia popolare concreta.
Ma le forze politiche da questo orecchio non sentono. Parlano di tutto,
inventano proposte come l’abolizione della “Fornero” e l’eliminazione delle
accise sulla benzina al primo Consiglio dei ministri, l’espatrio di 600.000
migranti, asili nido gratis, che non si realizzano o ciarlano di sesso degli
angeli quando si riempiono la bocca della necessità di più lavoro, di stare
vicino ai sofferenti senza una proposta concreta. Sono gli stessi che erano
contro la “Fornero”, contro il Jobs act, contro il mercato del lavoro sempre
più precario, dove lo sfruttamento regna sovrano, ma che nulla fanno per
superare queste leggi e queste realtà. Nel chiacchiericcio politico e mediatico
quotidiano si parla sempre di imprese e delle loro esigenze, non si parla quasi
mai, se non in termini pietistici della condizione dei lavoratori in balia di
leggi sul lavoro propedeutiche allo sfruttamento più bieco ed alla negazione
della dignità degli esseri umani, a cui si nega sia il presente sia il futuro.
Nei milioni di poveri assoluti, in aumento, vi sono anche persone che hanno un
lavoro. Questa realtà mostra a quali livelli salariali sono costretti a vendere
la propria forza lavoro milioni di persone. Il capitalismo straccione italiano
è in grado di competere con altri Paesi solo con salari da fame, non avendo
produzioni ad alto contenuto tecnologico e non avendo strutture produttive di
medie e grandi dimensioni. Un capitalismo serio si porrebbe come obiettivo
investimenti in settori a tecnologia avanzata e lo sviluppo di medie e grandi
unità produttive mettendoci denari. Invece i prenditori nostrani, privati e
pubblici, sanno solo investire con i soldi dello Stato, con i nostri euro. Per
nascondere queste realtà, avvantaggiati su altre epoche anche dal progresso
delle rete, utilizzano, oltre alle solite ideologie religiose, alla cronaca
nera, al gossip, allo sport, in primis la questione migranti, mettendo poveri
contro poveri, i quali, invece di guardare verso l’alto, si fermano allo
sguardo verso il basso. I lavoratori, non tutti, visto che alle ultime elezioni
europee dei non votanti il 34% appartiene alla classe lavoratrice ed il 14%
alla platea dei pensionati, nella loro miseria quotidiana si scagliano contro
il diverso per nazionalità, colore della pelle, credenza religiosa. Senza
volerlo e nella pura incoscienza, così facendo si danno ancora di più la zappa
sui piedi. In alcuni casi si lasciano prendere da ideologie, ignorando la
storia, che tanto male hanno prodotto ai lavoratori ed al genere umano. Il
sistema incoraggia a suo piacimento questa falsa coscienza della realtà, perché
serve a tenere sotto il tallone di ferro il mondo del lavoro. Eppure la realtà
nella sua verità è semplice: il capitalismo è sfruttamento, povertà, negazione
della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza per
milioni di persone. Il motivo è semplicissimo: esso è basato sui rapporti di
produzione, su una società divisa in classi ed ha come scopo principe la
ricerca del profitto, il quale non potrà mia esservi se non si estrae
plusvalore al lavoro della persona che lavora. I rappresentanti politici del
sistema che ogni volta promettono la luna, stante la realtà dei rapporti di
produzione e della ricerca del profitto, nulla potranno fare per mutare
determinate realtà di miseria e di sfruttamento. Negli ultimi vent’anni abbiamo
visto all’opera apprendisti stregoni della cosiddetta destra e della denominata
sinistra, i termini derivano dal posto occupato in Parlamento, che in concreto
nelle azioni sembrano rifarsi alle linee
ideologiche dei conservatori e dei liberali, non certo a storie politiche della classe lavoratrice.
Nonostante i proclami di Prodi, D’Alema, Berlusconi, Monti, Letta Renzi, oggi
Salvini, che sembra il B.2.0 aggiornato, e Di Maio, chi vive di lavoro oggi sta
peggio di vent’anni fà. La situazione è peggiorata per la classe lavoratrice,
ma anche per molti del lavoro autonomo. Quando Salvini passerà, come è successo
per Renzi, il tempo oggi corre veloce, stante l’attuale realtà socio-economica,
verrà un altro imbonitore che dirà che la colpa è di chi c’era prima,
dell’Europa, della Cina, del cane di Pompeo e del gatto nero in una notte buia.
Prometterà non solo la luna, ma anche Marte e tutto rimarrà tale e quale,
poiché la politica borghese è quella cosa con la quale e senza la quale tutto
rimane tale e quale. Negli ultimi vent’anni hanno sfregiato il mondo del
lavoro, eliminando tanti diritti e rendendo il lavoratore sempre più una merce
da usare quando serve e da buttare quando non è più utile allo scopo. E la
dirigenza sindacale cosa ha messo in atto per contrastare questo brutale
attacco alla persona che lavora? Nulla. Bisogna aver chiaro in mente che il
sindacato è necessario ai lavoratori, perché il sindacato è organizzazione
delle loro esigenze, tramutate in istanze, per la difesa nella fase
capitalistica dagl’interessi del profitto. Il sindacato è uno strumento
essenziale per chi lavora! Il problema nasce quando alla guida non vi sono gli
stessi lavoratori, ma rappresentanti dei partiti che si riferiscono a forze
politiche della borghesia o della piccola borghesia, preminente in Italia.
Negli ultimi vent’anni, iniziando dalla “riforma Treu” per continuare con
quella di Maroni, con il Jobs act, con la “Fornero”, mentre i diritti dei
lavoratori, conquistati con lotte intense, venivano calpestati a tutto spiano,
si assisteva ad una debole risposta sindacale. Il caso della riforma, parola usata spesso a
sproposito, “Fornero” è emblematico. Furono proclamate solo tre ore di sciopero
senza un minimo di preparazione di fronte ad una legge che avrebbe cambiato in
peggio la vita di milioni di lavoratori e lavoratrici. Oggi ci troviamo con un
mercato del lavoro che dire precario è un eufemismo, quando le persone sono sempre
e solo merce e quando crescono i casi di vera e propria schiavitù. Di fronte a
questa triste e tragica realtà cosa si fa? Si dice che le politiche del governo
sono sbagliate, che ci vuole più lavoro, che ci vogliono investimenti pubblici
e privati. Enunciazioni! Conseguenza: i lavoratori hanno sfiducia nella loro
organizzazione e, spinti dalla paura del presente e del futuro, rifugiano le
loro menti in ideologie ancora più nocive per i loro interessi, perché,
comunque illudono. “Nulla è più facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo
desidera, crede che sia vero.” Demostene. Invece bisogna sfidare la realtà con
la propria organizzazione che dovrebbe dettare l’agenda, non subirla. E’ necessario preparare una proposta
rivendicativa, discuterla in assemblee con i lavoratori, presentarla alle
aziende ed al governo e rafforzarla con momenti di lotta settoriali e generali
fino al raggiungimento degli obiettivi.
I punti essenziali da inserire
nella piattaforma devono partire dal fare chiarezza sulla questione fiscale in
modo che sia chiaro che i soldi ci sono e che non si può far parte di una
comunità, goderne i benefici e non partecipare al suo sostentamento. Nel fare
questo bisogna chiarire che INPS raccoglie i contributi dei lavoratori per la
previdenza e non per fare assistenza. L’assistenza è un dovere dello Stato. Le
varie casse dell’Istituto devono essere coperte dai settori che rappresentano.
In questo momento l’unica gestione in attivo è quella dei lavoratori
dipendenti. Questo per sgombrare il
campo dalla difficoltà di erogare pensioni da parte dell’Istituto di
previdenza. Essendoci i soldi si passa ai punti rivendicativi:
riforma del mercato del lavoro
con contratti di lavoro basati su tempo indeterminato, tempo parziale, tempo
determinato per sostituzione maternità, ferie e periodi d’intensificazione
produttiva;
reintroduzione dell’art. 18 per
tutti;
riduzione dell’orario di lavoro a
32 ore settimanali a parità di stipendio, unico modo per aumentare l’occupazione,
visto che, se non vi sono nuovi insediamenti produttivi, sono intensivi, ovvero
in tecnologie, ed hanno come conseguenza la diminuzione degli occupati;
reddito di vita universale;
età pensionabile a 62 anni per
tutti con l’80% dell’ultimo stipendio e, per coloro che raggiungono i 40 anni
di contributi, trattamento pensionistico anche con età inferiore.
Con questi pochi punti non
staremmo più a parlare di Di Maio, Salvini e compagnia che fanno finta di
volere il bene dei lavoratori. Sarebbero smascherati nella loro nullità e
insipienza. Daremmo anche una spinta alla revisione della cultura d’impresa in
Italia verso un capitalismo più moderno e non straccione come l’attuale.
Il sindacato dei lavoratori deve
fare il suo mestiere ed il suo ruolo si svolge nella difesa di chi vive vendendo
o le braccia o la propria intelligenza, ricordandoci sempre che il sindacato non può mirare a superare i
rapporti di produzione. Esso ci può consentire la difesa ordinata all’interno
di essi, ci può aiutare nella formazione della coscienza. Per superare i
rapporti di produzione e la produzione per la produzione e non per il consumo,
per mettere l’essere umano sul piedistallo del sistema e non il profitto, è
necessario la frontiera del comunismo.
“Da ognuno secondo le sue
capacità, ad ognuno secondo le sue necessità.”
K.Marx
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