Una luce nel labirinto

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Non arrendersi mai.

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Non sottomettersi mai.

venerdì 1 febbraio 2019

L'essere umano...


L’essere umano e la sua essenza universale.

In un mondo in cui l’interesse è soggettivo ed egoistico si ha, di conseguenza, la concentrazione degl’individui su se stessi, la trasformazione dell’umanità in un aggregato di atomi che si respingono a vicenda. Sul trono viene posto il denaro, elemento privo di spirito, vero signore del pianeta. L’ essere umano, che non ha cessato di essere schiavo di altri esseri umani, è divenuto schiavo della “cosa”. La venalità, giunta a perfezione, è ormai universale ed è disumana. Molti individui si prostrano dinanzi a false realtà, a vuoti nomi e negano la realtà. Ci si rifiuta di riconoscere il reale e si adopera un linguaggio convenzionale di categorie fittizie. Ci si aggrappa a vuote astrazioni, ciascuna delle quali è una diffamazione della realtà. Tutta la realtà di questa dimensione economico-sociale è una grande menzogna , che è occultata da una quantità di altre menzogne allorchè si rivela nella sua natura con chiarezza. Persino quando ci si convince che tutti questi artifizi non sono che vane falsità e finzioni ci si ostina a non volersene distaccare. Anzi ci si aggrappa ad esse più saldamente che mai, affinchè quelle parole vuote non si dissolvano. La lotta della prassi contro la teoria , della realtà contro l’astrazione , dell’essere umano contro l’inumanità dovrà avere sempre più forza per giungere alla meta ed elevare l’interesse di tutti gli esseri umani a vincolo unificante di tutta l’umanità. Il risolto enigma della storia è nel superare il contrasto dell’uomo con la natura e con l’uomo, il conflitto fra esistenza ed essenza, fra necessità e  libertà, fra oggettivazione ed affermazione soggettiva, fra individuo e genere. L’essere umano in tal modo si appropria della sua essenza universale in maniera universale, in quanto uomo totale. Ognuno dei suoi rapporti umani con il mondo, il vedere, l’udire, l’odorare , il gustare, il toccare, il pensare, l’intuire, il sentire, il volere, l’agire, l’amare, organi della sua individualità, si appropriano della realtà umana nell’essere organi sociali. Nell’attuale società tutti i sensi fisici e spirituali sono stati sostituiti dall’alienazione di essi dal senso dell’avere. L’emancipazione dei sensi umani passa dal superamento dei rapporti di produzione, unico modo per umanizzarli sia soggettivamente sia oggettivamente. A seconda dei momenti storici nuovi ciarlatani, simoniaci e barattieri vengono posti dal sistema a guardia dei propri interessi. Tutti promettono mari e monti, ma la realtà, per chi vive sull’utilizzo del proprio cervello o delle proprie braccia, diventa sempre più dura e sofferente. Negli ultimi vent’anni abbiamo visto alcuni di costoro all’opera, forse stiamo meglio di vent’anni fa? Tutti cercano di orizzontilizzare il contrasto sociale e mettono i deboli contro i deboli, invece di verticalizzarlo, come sarebbe corretto. La verità è che chiunque sproloquia di migliori condizioni sociali senza superare i rapporti di produzione è un ingannatore o in malafede o per ignoranza. In questa società l’essere umano, reso individualista ed egoista, in realtà è un essere asociale. I suoi sensi sono profondamente diversi dall’essere umano sociale. Soltanto con la dispiegata ricchezza oggettiva dell’essenza umana si può avere la soggettiva dell’umana sensibilità. Giacchè non solo i cinque sensi, ma anche i sensi spirituali, la sensibilità pratica, la volontà, l’amore, in una parola l’umanità dei sensi,  si formano soltanto nella natura umanizzata. Il senso costretto dal rozzo bisogno pratico ha una sensibilità limitata. Per l’individuo affamato non esiste il carattere umano del cibo, ma soltanto la sua astratta esistenza di cibo. Questo potrebbe presentarsi a lui nella forma più rozza e non si distinguerebbe in questa attività nutritiva da quella bestiale. Il mercante di minerali vede solo il loro valore mercantile, non la bellezza e la peculiare natura del minerale. Se l’essere umano si forma ogni cognizione, ogni sensazione dal mondo sensibile e dall’esperienza del mondo sensibile, bisogna rendere  umano il mondo empirico, in modo che faccia esperienza di ciò che è veramente umano e si abitui a riconoscersi come essere umano. Se l’essere umano è formato dalle circostanze, si devono rendere umane le circostanze. Se egli è sociale per natura, sviluppa la sua vera natura solo nella società e la potenza della sua natura deve trovare la sua misura non nella potenza dell’individuo singolo, ma nella potenza della società, ove al centro vi è l’interesse dell’intera umanità ed ogni essere umano si appropria della sua essenza universale.

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