Una luce nel labirinto

Una luce nel labirinto
Non arrendersi mai.

una luce nel labirinto

una luce nel labirinto
Non sottomettersi mai.

domenica 24 settembre 2023

L' uomo fa la religione, e non la religione l'uomo.

L'esistenza profana dell'errore è compromessa dacché è stata confutata la sua celeste oratio pro aris et focis. L'uomo il quale nella realtà fantastica del cielo, dove cercava un superuomo, non ha trovato che l'immagine riflessa di se stesso, non sarà più disposto a trovare soltanto l'immagine apparente di sé, soltanto il non-uomo, là dove cerca e deve cercare la sua vera realtà. Il fondamento della critica irreligiosa è: l'uomo fa la religione, e non la religione l'uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sé e il sentimento di sé dell'uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l'uomo non è un essere astratto, posto fuori del mondo. L'uomo è il mondo dell'uomo, Stato, società. Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo point d'honneur spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne compimento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell'essenza umana, poiché l'essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque mediatamente la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l'aroma spirituale. La miseria religiosa è insieme l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola. La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso. È dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di là della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. È innanzi tutto compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, quello di smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica. Per la critica della filosofia del diritto di Hegel K. Marx

domenica 23 luglio 2023

Albert Einstein: Perchè il socialismo?

RIPRENDI Perché il socialismo? di Albert Einstein (1 maggio 2009) Argomenti: marxismo , socialismo Luoghi: globale Albert Einstein (1959), disegno a carboncino e acquarello di Alexander Dobkin. Dobkin (1908–1975) è stato un importante pittore della tradizione realista americana della metà del XX secolo insieme ad altri artisti di sinistra come Jack Levine, Robert Gwathmey, Philip Evergood e Raphael e Moses Soyer. Studente e collaboratore del muralista messicano Jose Clemente Orozco, il suo lavoro è nelle collezioni permanenti del Butler Art Institute, del Museum of Modern Art, del Brooklyn Museum, del Whitney Museum of American Art, del Philadelphia Museum of Art, della Biblioteca del Congresso e la Smithsonian Institution. (La didascalia precedente è stata scritta da John J. Simon, " Albert Einstein, Radical: A Political Profile ," Monthly Review vol. 57, n. 1 [2005].) Albert Einstein è il fisico di fama mondiale. Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel primo numero di Monthly Review (maggio 1949). Successivamente è stato pubblicato nel maggio 1998 per commemorare il primo numero del cinquantesimo anno di MR . - GLI EDITORI È consigliabile che uno che non è un esperto di questioni economiche e sociali esprima opinioni sul tema del socialismo? Credo che lo sia per una serie di ragioni. Consideriamo prima la questione dal punto di vista della conoscenza scientifica. Potrebbe sembrare che non ci siano differenze metodologiche essenziali tra astronomia ed economia: gli scienziati in entrambi i campi tentano di scoprire leggi di accettabilità generale per un gruppo circoscritto di fenomeni al fine di rendere l'interconnessione di questi fenomeni il più chiaramente comprensibile possibile. Ma in realtà tali differenze metodologiche esistono. La scoperta di leggi generali nel campo dell'economia è resa difficile dalla circostanza che i fenomeni economici osservati sono spesso influenzati da molti fattori che sono molto difficili da valutare separatamente. Inoltre, l'esperienza accumulata dall'inizio del cosiddetto periodo civilizzato della storia umana è stata - come è noto - largamente influenzata e limitata da cause di natura non esclusivamente economica. Ad esempio, la maggior parte dei principali stati della storia doveva la propria esistenza alla conquista. I popoli conquistatori si stabilirono, legalmente ed economicamente, come la classe privilegiata del paese conquistato. Presero per sé il monopolio della proprietà terriera e nominarono un sacerdozio tra i loro ranghi. I sacerdoti, responsabili dell'istruzione, trasformarono la divisione di classe della società in un'istituzione permanente e crearono un sistema di valori in base al quale le persone furono da allora in poi, in larga misura inconsciamente, guidate nel loro comportamento sociale. la maggior parte dei principali stati della storia deve la propria esistenza alla conquista. I popoli conquistatori si stabilirono, legalmente ed economicamente, come la classe privilegiata del paese conquistato. Presero per sé il monopolio della proprietà terriera e nominarono un sacerdozio tra i loro ranghi. I sacerdoti, responsabili dell'istruzione, trasformarono la divisione di classe della società in un'istituzione permanente e crearono un sistema di valori in base al quale le persone furono da allora in poi, in larga misura inconsciamente, guidate nel loro comportamento sociale. la maggior parte dei principali stati della storia deve la propria esistenza alla conquista. I popoli conquistatori si stabilirono, legalmente ed economicamente, come la classe privilegiata del paese conquistato. Presero per sé il monopolio della proprietà terriera e nominarono un sacerdozio tra i loro ranghi. I sacerdoti, responsabili dell'istruzione, trasformarono la divisione di classe della società in un'istituzione permanente e crearono un sistema di valori in base al quale le persone furono da allora in poi, in larga misura inconsciamente, guidate nel loro comportamento sociale. Ma la tradizione storica è, per così dire, di ieri; da nessuna parte abbiamo davvero superato quella che Thorstein Veblen chiamava "la fase predatoria" dello sviluppo umano. I fatti economici osservabili appartengono a quella fase e anche le leggi che possiamo derivarne non sono applicabili ad altre fasi. Poiché il vero scopo del socialismo è proprio quello di superare e andare oltre la fase predatoria dello sviluppo umano, la scienza economica nel suo stato attuale può gettare poca luce sulla società socialista del futuro. In secondo luogo, il socialismo è diretto verso un fine etico-sociale. La scienza, tuttavia, non può creare fini e, ancor meno, instillarli negli esseri umani; la scienza, al massimo, può fornire i mezzi per raggiungere certi fini. Ma i fini stessi sono concepiti da personalità con alti ideali etici e - se questi fini non sono nati morti, ma vitali e vigorosi - sono adottati e portati avanti da quei tanti esseri umani che, quasi inconsciamente, determinano la lenta evoluzione della società. Per questi motivi, dovremmo stare attenti a non sopravvalutare la scienza e i metodi scientifici quando si tratta di problemi umani; e non dovremmo presumere che gli esperti siano gli unici ad avere il diritto di esprimersi su questioni che riguardano l'organizzazione della società. Innumerevoli voci affermano da tempo che la società umana sta attraversando una crisi, che la sua stabilità è stata gravemente frantumata. È caratteristico di una tale situazione che gli individui si sentano indifferenti o addirittura ostili nei confronti del gruppo, piccolo o grande, a cui appartengono. Per illustrare il mio significato, lasciatemi registrare qui un'esperienza personale. Di recente ho discusso con un uomo intelligente e ben disposto la minaccia di un'altra guerra, che a mio parere metterebbe seriamente in pericolo l'esistenza dell'umanità, e ho osservato che solo un'organizzazione sovranazionale offrirebbe protezione da quel pericolo. Allora il mio visitatore, con molta calma e freddezza, mi disse: "Perché sei così profondamente contrario alla scomparsa della razza umana?" Sono sicuro che fino a un secolo fa nessuno avrebbe fatto una dichiarazione del genere con tanta leggerezza. È l'affermazione di un uomo che ha cercato invano di raggiungere un equilibrio dentro di sé e ha più o meno perso la speranza di riuscire. È l'espressione di una dolorosa solitudine e isolamento di cui tante persone stanno soffrendo in questi giorni. Qual è la causa? C'è una via d'uscita? È facile sollevare domande del genere, ma è difficile rispondere con un certo grado di sicurezza. Devo provarci, tuttavia, come meglio posso, anche se sono molto consapevole del fatto che i nostri sentimenti e le nostre aspirazioni sono spesso contraddittori e oscuri e che non possono essere espressi con formule facili e semplici. L'uomo è, allo stesso tempo, un essere solitario e un essere sociale. Come essere solitario, cerca di proteggere la propria esistenza e quella di coloro che gli sono più vicini, di soddisfare i suoi desideri personali e di sviluppare le sue capacità innate. Come essere sociale, cerca di ottenere il riconoscimento e l'affetto dei suoi simili, di condividere i loro piaceri, di confortarli nei loro dolori e di migliorare le loro condizioni di vita. Solo l'esistenza di questi sforzi vari, spesso contrastanti, spiega il carattere speciale di un uomo, e la loro combinazione specifica determina la misura in cui un individuo può raggiungere un equilibrio interiore e può contribuire al benessere della società. È del tutto possibile che la forza relativa di queste due pulsioni sia, principalmente, fissata dall'eredità. Ma la personalità che finalmente emerge è in gran parte formata dall'ambiente in cui un uomo capita di trovarsi durante il suo sviluppo, dalla struttura della società in cui cresce, dalla tradizione di quella società e dalla sua valutazione di tipi particolari. di comportamento. Il concetto astratto di "società" significa per il singolo essere umano la somma totale dei suoi rapporti diretti e indiretti con i suoi contemporanei e con tutte le persone delle generazioni precedenti. L'individuo è in grado di pensare, sentire, lottare e lavorare da solo; ma dipende così tanto dalla società - nella sua esistenza fisica, intellettuale ed emotiva - che è impossibile pensare a lui, o capirlo, al di fuori della struttura della società. È la "società" che fornisce all'uomo cibo, vestiario, una casa, gli strumenti di lavoro, il linguaggio, le forme di pensiero, e la maggior parte del contenuto del pensiero; la sua vita è resa possibile dal lavoro e dai risultati dei molti milioni di passati e presenti che sono tutti nascosti dietro la piccola parola "società". È evidente, quindi, che la dipendenza dell'individuo dalla società è un fatto di natura che non può essere abolito, proprio come nel caso delle formiche e delle api. Tuttavia, mentre l'intero processo vitale delle formiche e delle api è fissato nei minimi dettagli da istinti rigidi ed ereditari, il modello sociale e le interrelazioni degli esseri umani sono molto variabili e suscettibili di cambiamento. La memoria, la capacità di fare nuove combinazioni, il dono della comunicazione orale hanno reso possibili nell'essere umano sviluppi non dettati da necessità biologiche. Tali sviluppi si manifestano in tradizioni, istituzioni e organizzazioni; in letteratura; nelle realizzazioni scientifiche e ingegneristiche; in opere d'arte. Questo spiega come accade che, in un certo senso, l'uomo possa influenzare la propria vita attraverso la propria condotta, L'uomo acquisisce alla nascita, per eredità, una costituzione biologica che dobbiamo considerare fissa e inalterabile, comprese le pulsioni naturali che sono caratteristiche della specie umana. Inoltre, durante la sua vita, acquisisce una costituzione culturale che adotta dalla società attraverso la comunicazione e molti altri tipi di influenze. È questa costituzione culturale che, con il passare del tempo, è soggetta a mutamenti e che determina in larga misura il rapporto tra individuo e società. L'antropologia moderna ci ha insegnato, attraverso l'indagine comparativa delle cosiddette culture primitive, che il comportamento sociale degli esseri umani può differire notevolmente, a seconda dei modelli culturali prevalenti e dei tipi di organizzazione che predominano nella società. Se ci chiediamo come cambiare la struttura della società e l'atteggiamento culturale dell'uomo per rendere la vita umana il più soddisfacente possibile, dovremmo essere costantemente consapevoli del fatto che ci sono alcune condizioni che non siamo in grado di modificare. Come accennato prima, la natura biologica dell'uomo non è, per tutti gli scopi pratici, soggetta a modifiche. Inoltre, gli sviluppi tecnologici e demografici degli ultimi secoli hanno creato condizioni che sono destinate a restare. In popolazioni relativamente densamente stanziate con i beni indispensabili alla loro continua esistenza, sono assolutamente necessarie un'estrema divisione del lavoro e un apparato produttivo altamente centralizzato. Il tempo - che, guardando indietro, sembra così idilliaco - è passato per sempre quando individui o gruppi relativamente piccoli potevano essere completamente autosufficienti. Sono giunto ora al punto in cui posso indicare brevemente ciò che per me costituisce l'essenza della crisi del nostro tempo. Riguarda il rapporto dell'individuo con la società. L'individuo è diventato più consapevole che mai della sua dipendenza dalla società. Ma non vive questa dipendenza come un bene positivo, come un legame organico, come una forza protettiva, ma piuttosto come una minaccia ai suoi diritti naturali, o anche alla sua esistenza economica. Inoltre, la sua posizione nella società è tale che le pulsioni egoistiche della sua costituzione vengono costantemente accentuate, mentre le sue pulsioni sociali, per natura più deboli, si deteriorano progressivamente. Tutti gli esseri umani, qualunque sia la loro posizione nella società, soffrono di questo processo di deterioramento. Inconsapevolmente prigionieri del proprio egoismo, si sentono insicuri, soli e privati dell'ingenuo, semplice, e godimento non sofisticato della vita. L'uomo può trovare un senso nella vita, breve e pericolosa com'è, solo dedicandosi alla società. L'anarchia economica della società capitalista così com'è oggi è, a mio parere, la vera fonte del male. Vediamo davanti a noi un'enorme comunità di produttori i cui membri si sforzano incessantemente di privarsi a vicenda dei frutti del loro lavoro collettivo, non con la forza, ma nel complesso nel fedele rispetto delle regole legalmente stabilite. A questo riguardo, è importante rendersi conto che i mezzi di produzione, vale a dire l'intera capacità produttiva necessaria per produrre beni di consumo e beni capitali aggiuntivi, possono essere legalmente, e per la maggior parte sono, proprietà privata di individui. Per semplicità, nella discussione che segue chiamerò "lavoratori" tutti coloro che non partecipano alla proprietà dei mezzi di produzione, sebbene ciò non corrisponda del tutto all'uso consueto del termine. Il proprietario dei mezzi di produzione è in grado di acquistare la forza lavoro del lavoratore. Usando i mezzi di produzione, l'operaio produce nuovi beni che diventano proprietà del capitalista. Il punto essenziale di questo processo è la relazione tra ciò che il lavoratore produce e ciò che viene pagato, entrambi misurati in termini di valore reale. Nella misura in cui il contratto di lavoro è "gratuito", ciò che il lavoratore riceve è determinato non dal valore reale dei beni che produce, ma dai suoi bisogni minimi e dai requisiti di forza lavoro dei capitalisti in relazione al numero di lavoratori in competizione per lavori. Il capitale privato tende a concentrarsi in poche mani, in parte a causa della concorrenza tra i capitalisti, in parte perché lo sviluppo tecnologico e la crescente divisione del lavoro incoraggiano la formazione di unità di produzione più grandi a scapito di quelle più piccole. Il risultato di questi sviluppi è un'oligarchia del capitale privato il cui enorme potere non può essere efficacemente controllato nemmeno da una società politica organizzata democraticamente. Ciò è vero poiché i membri degli organi legislativi sono selezionati da partiti politici, in gran parte finanziati o altrimenti influenzati da capitalisti privati che, a tutti gli effetti pratici, separano l'elettorato dalla legislatura. La conseguenza è che i rappresentanti del popolo infatti non tutelano sufficientemente gli interessi delle fasce meno privilegiate della popolazione. Inoltre, nelle condizioni esistenti, i capitalisti privati controllano inevitabilmente, direttamente o indirettamente, le principali fonti di informazione (stampa, radio, istruzione). È quindi estremamente difficile, e nella maggior parte dei casi addirittura impossibile, per il singolo cittadino giungere a conclusioni obiettive e fare un uso intelligente dei suoi diritti politici. La situazione prevalente in un'economia basata sulla proprietà privata del capitale è quindi caratterizzata da due principi fondamentali: primo, i mezzi di produzione (capitale) sono di proprietà privata e i proprietari li dispongono come meglio credono; secondo, il contratto di lavoro è gratuito. Naturalmente, in questo senso non esiste una società capitalista pura . In particolare, va notato che i lavoratori, attraverso lunghe e aspre lotte politiche, sono riusciti a garantire una forma un po 'migliorata del "contratto di lavoro gratuito" per alcune categorie di lavoratori. Ma nel suo insieme, l'economia odierna non differisce molto dal capitalismo "puro". La produzione viene svolta a scopo di lucro, non per uso. Non è previsto che tutti coloro che possono e vogliono lavorare siano sempre in grado di trovare un impiego; quasi sempre esiste un "esercito di disoccupati". Il lavoratore ha costantemente paura di perdere il lavoro. Poiché i lavoratori disoccupati e mal pagati non forniscono un mercato redditizio, la produzione di beni di consumo è limitata e la conseguenza è un grande disagio. Il progresso tecnologico si traduce spesso in una maggiore disoccupazione piuttosto che in un alleggerimento del carico di lavoro per tutti. Il motivo del profitto, insieme alla concorrenza tra i capitalisti, è responsabile di un'instabilità nell'accumulazione e nell'utilizzo del capitale che porta a depressioni sempre più gravi. La concorrenza illimitata porta a un enorme spreco di manodopera, Considero questo paralizzante degli individui il peggior male del capitalismo. Tutto il nostro sistema educativo soffre di questo male. Un atteggiamento competitivo esagerato viene inculcato nello studente, che è addestrato ad adorare il successo acquisitivo come preparazione per la sua futura carriera. Sono convinto che ci sia un solo modo per eliminare questi gravi mali, vale a dire attraverso l'istituzione di un'economia socialista, accompagnata da un sistema educativo orientato verso obiettivi sociali. In una tale economia, i mezzi di produzione sono di proprietà della società stessa e sono utilizzati in modo pianificato. Un'economia pianificata, che adegua la produzione ai bisogni della comunità, distribuirà il lavoro da fare tra tutti coloro che possono lavorare e garantirebbe il sostentamento a ogni uomo, donna e bambino. L'educazione dell'individuo, oltre a promuovere le sue capacità innate, tenterebbe di sviluppare in lui un senso di responsabilità per i suoi simili invece della glorificazione del potere e del successo nella nostra società attuale. Tuttavia, è necessario ricordare che un'economia pianificata non è ancora socialismo. Un'economia pianificata in quanto tale può essere accompagnata dalla completa schiavitù dell'individuo. Il raggiungimento del socialismo richiede la soluzione di alcuni problemi socio-politici estremamente difficili: come è possibile, vista la centralizzazione di vasta portata del potere politico ed economico, impedire che la burocrazia diventi onnipotente e arrogante? Come si possono tutelare i diritti dell'individuo e quindi assicurare un contrappeso democratico al potere della burocrazia? La chiarezza sugli obiettivi e sui problemi del socialismo è della massima importanza nella nostra epoca di transizione. Poiché, nelle attuali circostanze, la discussione libera e senza ostacoli di questi problemi è caduta sotto un potente tabù, considero il fondamento di questa rivista un importante servizio.

mercoledì 21 giugno 2023

L'uomo è per l'uomo l'essere supremo.

Il fondamento della critica alla religione é: è l’uomo che fa la religione, e non è la religione che fa l’uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sè e il sentimento di sè dell’uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l’uomo non è un'entità astratta posta fuori del mondo. L’uomo è il mondo dell’uomo, lo Stato, la società. Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo punto d’onore spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne completamento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell’essenza umana, poiché l’essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque, mediatamente, la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l’aroma spirituale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, è l'anima di un mondo senza cuore, di un mondo che è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo. Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigere la felicità reale. L’esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l’esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola. La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, dia forma alla sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e, perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a se stesso. E' dunque compito della storia, una volta scomparso l'al di la della verità, quello di ristabilire la verità dell'al di qua. E innanzi tutto è compito della filosofia, la quale sta al servizio della storia, una volta smascherata la figura sacra dell'autoestraneazione umana, smascherare l'autoestraneazione nelle sue figure profane. La critica del cielo si trasforma così nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica. La critica della religione approda alla teoria che l'uomo è per l'uomo l'essere supremo. (MARX, Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblico)

lunedì 1 maggio 2023

La dichiarazione universale dei diritti umani.

I 30 ARTICOLI DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI Il 10 dicembre 1948 veniva adottata la Dichiarazione universale dei diritti umani. Memori degli orrori della seconda guerra mondiale, gli stati membri delle neonate Nazioni Unite mostrarono grande visione e coraggio, riponendo la loro fede in valori universali che tutelavano la libertà e la dignità di tutti gli esseri umani. Articolo 1 Siamo tutti liberi ed uguali Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 2 Non discriminare 1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. 2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità. Articolo 3 Diritto alla vita Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 4 Nessuna schiavitù Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma. Articolo 5 Nessuna tortura Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti. Articolo 6 Hai i tuoi diritti ovunque tu vada Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica. Articolo 7 Siamo tutti uguali di fronte alla legge Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione. Articolo 8 Tutti i tuoi diritti sono protetti dalla legge Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge. Articolo 9 Nessuna detenzione ingiusta Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. Articolo 10 Diritto al giudizio Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta. Articolo 11 Innocente finché dimostrato 1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa. 2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso. Articolo 12 Diritto alla privacy Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. Articolo 13 Diritto di libertà di movimento 1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. 2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese. Articolo 14 Diritto di asilo 1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni. 2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite. Articolo 15 Diritto alla nazionalità 1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza. Articolo 16 Diritto di matrimonio e famiglia 1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento. 2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. 3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Articolo 17 Diritto di proprietà 1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà. Articolo 18 Libertà di pensiero Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti. Articolo 19 Libertà di espressione Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Articolo 20 Diritto di pubblica assemblea Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica. 2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione. Articolo 21 Diritto alla democrazia 1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. 2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese. 3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione. Articolo 22 Sicurezza sociale Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità. Articolo 23 Diritti dei lavoratori 1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. 2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. 3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. 4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi. Articolo 24 Diritto di giocare Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite. Articolo 25 Un letto e cibo per tutti 1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. 2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale. Articolo 26 Diritto all'istruzione 1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. 2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. 3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. Articolo 27 Diritti d'autore 1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici. 2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore. Articolo 28 Un mondo libero e giusto Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati. Articolo 29 Responsabilità 1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità. 2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica. 3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite. Articolo 30 Nessuno può toglierti i tuoi diritti Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

domenica 30 aprile 2023

L 'essere umano ha diritto alla vita.

Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell' impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione." Dichiarazione universale dei diritti umani,1948. " Verba volant, scripta manent". "Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo le sue necessità." Marx "Quando il pensiero se ne resta nell'universalità delle idee, come accade nei primi filosofi, a ragione gli si fa rimprovero di formalismo" Hegel Più passa il tempo e sempre più vi é necessità di comprendere che l'anatomia di questa società risiede nell'economia. Bisogna però andare oltre e comprendere come si muove, come si nutre, come le sensazioni ed i concetti divengano da forma sostanza. E' necessario studiare minuziosamente il capitalismo per conoscere tutti gl' ingranaggi di questo sistema. Studiare, studiare, studiare per non cadere nelle grinfie ideologiche dei vari piazzisti della politica borghese, che promettono il paradiso e sempre più spingono chi vive, vendendo il proprio cervelllo o le proprie braccia, verso l'inferno dello sfruttamento, del lavoro precario, del lavoro nero, deĺla miseria. Bisogna che chi lavora conti su se stesso, suĺla propria intelligenza, sulla forza del numero e dell'organizzazione per andare verso nuove frontiere, ove ogni essere umano possa sentirsi tale e possa dare cibo alla mente ed al corpo. Il marxismo ci fornisce gli strumenti di analisi per individuare e prevedere le tendenze di sviluppo capitalistico, i suoi contrasti, le sue contraddizioni, le sue lacerazioni. Il marxismo è una scienza! Ma l'analisi e le previsioni sono il presupposto dell'azione. Per questo il marxismo é la scienza del mondo nuovo. La scienza del rapporto tra situazioni oggettive determinate ed azioni soggettive coscienti per il superamento di questo sistema. "Per i suoi principi, il comunismo é al di sopra del dissidio tra borghesia e proletariato, poiché lo considera giustificato nel suo significato storico soltanto per il presente; esso intende appunto sopprimere tale dissidio. Riconosce perciò, finché il dissidio permane, che il risentimento del proletariato contro i suoi oppressori é una necessità, che rappresenta la leva piu importante del movimento operaio: ma va oltre tale risentimento, perché il comunismo é appunto una CAUSA DI TUTTA L'UMANITÀ." F. Engels

venerdì 28 aprile 2023

Primo maggio internazionalista.

Primo maggio internazionalista. E’ in corso un riarmo globale,secondo il Sipri nel 2022 si sono spesi 2240 miliardi di dollari per la spesa in armi, e una lotta per nuovo ordine mondiale che tenga conto delle differenti forze emerse negli ultimi decenni. L’ordine scaturito dopo la seconda guerra mondiale non è più attuale e le nuove potenze cercano più spazio nella contesa mentre le vecchie si danno da fare per difendere il loro potere in decadenza. La guerra in Ucraina è uno scontro tra potenze imperialistiche. E’ la prima di una serie che segnerà la nuova era nelle relazioni tra le potenze. La classe lavoratrice è carne da macello in questa lotta imperialistica. L’ unico modo per fermare questa tragedia è far si che i lavoratori diventino potenza tra le potenze ed esprimano con forza la determinazione di lottare per un mondo nuovo. Sono 300 milioni i proletari europei, russi e ucraini; se uniti porterebbero al macero ogni imperialismo e ogni nazionalismo. La ferocia del sistema capitalistico si manifesta in tutte le sue guerre, attualmente vi sono 65 nel mondo, anche in quelle oscurate dai mass-media, e nel trattamento dei migranti che muoiono a centinaia nel Mediterraneo nella generale indifferenza. L’unica alternativa risolutiva a questo scempio è l’unità di tutti i lavoratori. Se si vuole la pace, bisogna lottare per superare i rapporti di classe, la produzione per il profitto e non, come sarebbe nel mondo nuovo, per il consumo. Non c’è bisogno di pacifismo, ma di comunismo! Il primo maggio ricorda la lotta dei lavoratori per le otto ore, otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire. Le otto ore al giorno La nascita del 1° Maggio, come Giornata internazionale dei lavoratori, è legata indissolubilmente alla lotta per l'introduzione per legge della giornata lavorativa di otto ore. Siamo nella seconda metà del 1800, agli albori del movimento organizzato dei lavoratori. Allora i capitalisti imponevano, anche ai fanciulli, di lavorare per un misero salario dalle 12 alle 16 ore al giorno pena il licenziamento. Nel 1886 negli Stati Uniti per la prima volta fu avanzata questa importantissima rivendicazione. "La prima e grande necessità del presente - recitava la risoluzione del Congresso operaio generale di Baltimora - per liberare il lavoro di questo Paese dalla schiavitù capitalistica, è la promulgazione di una legge per la quale otto ore devono costituire la giornata normale in tutti gli Stati dell'Unione americana". Nel settembre dello stesso anno, a Ginevra, la Prima Internazionale dei partiti operai guidata da Marx ed Engels assunse tale rivendicazione: "Dichiariamo - si leggeva nel testo di una risoluzione - che la limitazione della giornata lavorativa è una condizione preliminare, senza la quale non possono non fallire tutti gli altri sforzi di emancipazione (...) Proponiamo otto ore di lavoro come limite legale della giornata lavorativa". Proprio per rivendicare le otto ore, il sindacato americano, che allora si chiamava "Nobile ordine dei Cavalieri del lavoro", organizzò il 1° Maggio del 1886 a Chicago una grande manifestazione cui presero parte 50 mila operai. La repressione governativa e padronale fu brutale e selvaggia. Intervennero la polizia e l'esercito. Sulla folla dei manifestanti si abbatté una pioggia di proiettili e venne fatta esplodere una bomba in mezzo al corteo. Morti e feriti si contarono a decine. Centinaia furono gli arrestati. Fra questi gli organizzatori e i leader del movimento, processati sommariamente e condannati alla pena capitale per impiccagione. Tre anni dopo, si tenne il 14 luglio 1889 a Parigi lo storico Congresso della fondazione della Seconda Internazionale di cui Engels sarà dirigente e capo riconosciuto; presenti 391 delegati in rappresentanza delle organizzazioni operaie di 21 paesi. In quella sede fu istituita la Giornata internazionale dei lavoratori, in ricordo dell'eccidio degli operai di Chicago. Nel documento intitolato "Manifestazione internazionale del Primo Maggio 1890" è scritto: "Sarà organizzata una grande manifestazione internazionale a data fissa, in modo che contemporaneamente in tutti i Paesi e in tutte le città, lo stesso giorno convenuto, ingiungano ai poteri pubblici di ridurre legalmente a otto ore la giornata lavorativa e di applicare le altre risoluzioni del Congresso internazionale di Parigi". In ricordo dell'eccidio di Chicago Cosicché nel 1° Maggio del 1890 si tennero grandi manifestazioni di lavoratori nelle più importanti città degli Usa e dell'Europa sfidando in parecchie circostanze le cariche e gli arresti della polizia, serrate padronali e licenziamenti. Per la prima volta nella storia, nello stesso momento, in tutti i Paesi dell'occidente, la classe operaia organizzata manifestava per la propria emancipazione. Un avvenimento di grandissimo rilievo che non a caso nella prefazione del "Manifesto del Partito Comunista", datata 1° Maggio, Engels sottolineava con queste parole: "Oggi, mentre scrivo queste righe, il proletariato d'Europa e d'America passano in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito, sotto una sola bandiera, per un solo fine prossimo: la giornata lavorativa normale di otto ore, proclamata già dal congresso di Ginevra dell'Internazionale del 1886, e di nuovo dal congresso operaio di Parigi del 1889, da introdursi per legge. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti e ai proprietari terrieri di tutti i Paesi sul fatto che oggi i proletari di tutti i Paesi si sono effettivamente uniti. Fosse Marx accanto a me, a vederlo con i suoi occhi!". Accanto alla repressione antioperaia della borghesia e dei governi reazionari, si mobilitò anche la Chiesa cattolica che temeva la lotta di classe, il marxismo e le idee del socialismo. Papa Leone XIII, il 15 maggio 1891, pubblicò l'enciclica "Rerum Novarum" che conteneva la dottrina sociale dei cattolici. Un dottrina interclassista, che predicava l'inviolabilità della proprietà privata e la conciliazione degli interessi tra sfruttati e sfruttatori. In essa il papa sosteneva che la proprietà privata rappresentava un "diritto di natura"; condannava il socialismo perché sovvertitore dell'ordine esistente; dipingeva la lotta di classe come lo "sconcio maggiore", da rigettare e sostituire con la "concordia sociale". Dato che, aggiungeva, si "deve supportare la condizione propria dell'umanità: togliere dal mondo le disparità sociali è cosa impossibile". Di conseguenza anche lo sciopero veniva definito nella stessa enciclica "sconcio grave e frequente". L'orientamento della Chiesa consisteva insomma nel "conciliare e mettere d'accordo fra loro i ricchi e i proletari, ricordando agli uni e agli altri i mutui doveri". Un orientamento che, non c'è dubbio ha fatto scuola non solo per i cattolici ma anche per i riformisti e i rinnegati del comunismo di tutti i tempi, fino ai nostri giorni. Il 1° Maggio in Italia In Italia la prima celebrazione del 1° Maggio (1890) ebbe un gran successo e dimensioni diffuse e imponenti. Scioperi e manifestazioni si tennero nelle principali città del Paese: a Livorno, nonostante che il governo Crispi l'avesse vietata esplicitamente prendendo a pretesto lo scoppio sospetto di una bomba; a Napoli, Torino, Genova, Palermo, Pavia; inoltre a Roma e Milano con migliaia e migliaia di lavoratori in piazza. Da allora, il 1° Maggio ha segnato momenti storici di lotta incancellabili: le proteste del 1914 contro la prima guerra mondiale imperialista; le lotte operaie del 1920; gli scioperi del 1943 contro la dittatura mussoliniana; le folle immense che riempirono le piazze nel 1945 all'indomani della Liberazione dal nazifascismo; la manifestazione di Portella della Ginestra del '47 dove fu compiuta la prima strage di Stato; le grandi lotte del '68 e degli anni '70. Così è stato anche in tutto il mondo. Non solo nel nostro Paese, non solo negli Usa e in Europa, ma anche in Asia, America Latina, Africa, Australia. Che il 1° Maggio abbia sempre avuto un'impronta proletaria, rivoluzionaria, anticapitalista, antifascista e antimperialista è dimostrato anche dal fatto che sia Hitler che Mussolini appena saliti al potere abolirono tassativamente la celebrazione della ricorrenza. Il duce sostituì il 1° Maggio, con la "festa del lavoro" in chiave corporativa fascista, da tenersi il 21 aprile ricorrenza del "natale di Roma". (...) Ecco cosa diceva Lenin in un celebre discorso del 1905: "Compagni operai! Il giorno della grande festa degli operai di tutto il mondo è venuto. Il Primo Maggio gli operai festeggiano il loro risveglio alla luce e alla conoscenza, la loro unione in un'alleanza fraterna per lottare contro ogni oppressione, contro ogni arbitrio, contro ogni sfruttamento per dare un assetto socialista alla società". Dello stesso tenore l'intervento del 1912 di Stalin dal titolo "Evviva il Primo Maggio" dove tra l'altro affermava: "Ogni classe ha le sue feste preferite. I nobili istituirono le loro feste, in cui proclamavano il loro `diritto' di spogliare i contadini. I borghesi hanno le loro, in cui `giustificano' il `diritto' di sfruttare gli operai. Anche i preti hanno le loro feste, ed esaltano in esse gli ordinamenti esistenti, per cui i lavoratori muoiono nella miseria e i fannulloni guazzano nel lusso. Anche gli operai - concludeva - devono avere la loro festa e in essa devono proclamare lavoro per tutti, libertà per tutti, eguaglianza per tutti gli uomini. Questa è la festa del Primo Maggio. Così decisero gli operai fin dal 1889". WWW.vallarsa.com Storia del Primo maggio. Per i suoi principi, il comunismo è al di sopra del dissidio tra borghesia e proletariato, poiché lo considera giustificato nel suo significato storico soltanto per il presente, non per il futuro; esso intende appunto sopprimere tale dissidio. Riconosce perciò, finchè il dissidio permane, che il risentimento del proletariato contro i suoi oppressori è una necessità, che rappresenta la leva più importante del movimento operaio ai suoi inizi; ma va oltre tale risentimento, perché il comunismo è appunto una causa di tutta l’umanità, non soltanto degli operai.” F. Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra. “ Noi ci chiamiamo comunisti. Che cos’è un comunista? Comunista è una parola latina. Comunista deriva dalla parola comune. La società comunista significa: tutto in comune, la terra, le fabbriche, il lavoro. Ecco cos’è il comunismo!” Lenin, I compiti delle associazioni giovanili. La classe lavoratrice, se s’impossessa di organizzazione e coscienza, può aspirare a un mondo nuovo, libero dai bisogni materiali e spirituali, fraterno, eguale. Se lo vogliamo, possiamo sognare! Possiamo vivere la vita e non sopravvivere ad essa, se la realtà economico-sociale fa proprio il concetto:” Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo le sue necessità”.

giovedì 20 aprile 2023

AI - Intelligenza artificiale.

L'AI nei prossimi anni sconvolgerà il mondo del lavoro con mansioni, soprattutto medio alte, coperte da questa realtà. Solo negli USA, su circa 160 milioni di lavoratori, si calcola un minus del 30 %, ovvero circa 48 milioni di lavoratori in meno. Non bisogna essere contro questa innovazione tecnologica, come i luddisti all'inizio del secolo scorso rispetto alle macchine di quell'epoca nel processo produttivo. Tutto ciò che agevola l'essere umano nel rapporto con la natura nel produrre beni va visto positivamente. Il problema è che siamo nel sistema capitalistico che si basa sul profitto. Di conseguenza ogni miglioramento tecnologico non viene utilizzato per l'essere umano, ma contro. Un "mondo nuovo" basato sul benessere dell'umanità trarrebbe enormi vantaggi dall'AI. Potremmo dedicare al lavoro sempre meno ore. Se oggi servirebbero, lavorando tutti, due ore al giorno per la produzione di prodotti, con l'AI si potrebbe arrivare a un'ora al giorno. Ognuno dedicherebbe le altre ore della giornata ai suoi hobbies, dedicando comunque porzioni di tempo alla conoscenza, onde soddisfare sia il benessere materiale sia quello spirituale. Nell'immediato, non potendo assistere in modo inerte a queste nuove realtà, è necessario che la classe lavoratrice di ogni livello si ponga come obiettivo primario una sostanziosa riduzione dell'orario di lavoro, insieme all'abbassamento dell'età pensionabile, per la difesa dell'occupazione, un deciso aumento salariale per coprire gli aumenti inflazionistici e un salario di vita che non getti il lavoratore sul lastrico in periodi di non lavoro. Se lo vogliamo, possiamo sognare e lottare per raggiungere i nostri sogni! AI – INTELLIGENZA ARTIFICIALE • MACHINE LEARNING COS’È • DEEP LEARNING COS’È • COMPUTER QUANTISTICO COS’È ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER Ricerca per: Direttore Responsabile: Alessandro Longo • INTELLIGENZA ARTIFICIALE • ROBOTICA • REALTÀ VIRTUALE • CHATGPT • SICUREZZA • VIDEO AI • LEGGI ROBOTICA • TEST DI TURING • FILM SUI ROBOT • RPA • RICONOSCIMENTO FACCIALE • SISTEMI ESPERTI • RETI NEURALI • CHATGPT 19 APRILE 2023 PILLAR Cos’è l’intelligenza artificiale (AI), come funziona e applicazioni Che cos'è l'intelligenza artificiale: storia, i vari tipi, le applicazioni. Cos'è il machine learning e quali applicazioni trova. Il quadro di regolamentazione dell'AI in Italia e in Europa Redazione 14 Febbraio 2023Deep Learning, Intelligenza Artificiale, Machine Learning 1. HOME 2. INTELLIGENZA ARTIFICIALE 3. Cos’è l’intelligenza artificiale (AI), come funziona e applicazioni Cos’è l’intelligenza artificiale? Potremmo definire l’intelligenza artificiale come l’abilità di un sistema tecnologico di risolvere problemi o svolgere compiti e attività tipici della mente e dell’abilità umane. Guardando al settore informatico, potremmo identificare l’AI – artificial intelligence come la disciplina che si occupa di realizzare macchine (hardware e software) in grado di “agire” autonomamente (risolvere problemi, compiere azioni, ecc.). Indice degli argomenti: • 1 Cos’è l’intelligenza artificiale (AI), definizione • 2 La storia dell’intelligenza artificiale: dalle reti neurali degli anni ’50 a oggi • 3 Film intelligenza artificiale, la guida • 4 Tipi di intelligenza artificiale o 4.1 Intelligenza artificiale debole e forte: cosa sono e in cosa si distinguono • 5 Machine Learning e Deep Learning, cosa sono • 6 Come funziona l’intelligenza artificiale • 7 Esempi di intelligenza artificiale o 7.1 Vendite o 7.2 Marketing o 7.3 Artificial Intelligence Marketing (AIM), algoritmi per persuadere le persone o 7.4 Sanità o 7.5 Cybersecurity o 7.6 Supply chain o 7.7 Sicurezza pubblica • 8 Intelligenza artificiale: aggiornamenti o 8.1 GPT-3, l’AI che scrive testi o 8.2 DALL-E, dalle parole alle immagini o 8.3 LaMDA di Google e Wav2vec-U di Facebook o 8.4 Deep face: “questa persona non esiste” o 8.5 Deep Nostalgia, far rivivere il passato o 8.6 Copilot, il software che scrive software o 8.7 Shopping assistance robot • 9 Intelligenza artificiale e Agenda Digitale in Italia • 10 Lo stato dell’arte delle normative sull’intelligenza artificiale o 10.1 Italia o 10.2 Europa • 11 Lavoro e intelligenza artificiale: presente e futuro • 12 I rischi dell’intelligenza artificiale • 13 Intelligenza artificiale decentralizzata: cos’è e perché può essere la risposta ai problemi etici Cos’è l’intelligenza artificiale (AI), definizione L’intelligenza artificiale è una disciplina dell’informatica che si occupa di creare macchine in grado di imitare le capacità dell’intelligenza umana attraverso lo sviluppo di algoritmi che consentono di mostrare attività intelligente. Il fermento attuale attorno a questa disciplina si spiega con la maturità tecnologica raggiunta sia nel calcolo computazionale (oggi ci sono sistemi hardware molto potenti, di ridotte dimensioni e con bassi consumi energetici), sia nella capacità di analisi in real-time ed in tempi brevi di enormi quantità di dati e di qualsiasi forma (Analytics). Nella sua accezione puramente informatica, l’intelligenza artificiale potrebbe essere classificata come la disciplina che racchiude le teorie e le tecniche pratiche per lo sviluppo di algoritmi che consentano alle macchine (in particolare ai ‘calcolatori’) di mostrare attività intelligente, per lo meno in specifici domini e ambiti applicativi. Già da questo primo tentativo di definizione è evidente che bisognerebbe attingere ad una classificazione formale delle funzioni sintetiche/astratte di ragionamento, meta-ragionamento e apprendimento dell’uomo per poter costruire su di essi dei modelli computazionali in grado di concretizzare tali forme di ragionamento e apprendimento (compito arduo dato che ancora oggi non si conosce a fondo il reale funzionamento del cervello umano). Non solo, quando si parla di capacità di ragionamento e apprendimento automatico sulla base dell’osservazione spesso si incappa nell’alveo del Cognitive Computing che va però inteso come l’insieme della piattaforme tecnologiche basate sulle discipline scientifiche dell’intelligenza artificiale (tra cui Machine Learning e Deep Learning) e il Signal Processing (la capacità di elaborare i segnali). La storia dell’intelligenza artificiale: dalle reti neurali degli anni ’50 a oggi L’interesse della comunità scientifica per l’intelligenza artificiale ha inizio però da molto lontano: il primo vero progetto di artificial intelligence (ormai nota con l’acronimo AI) risale al 1943 quando i due ricercatori Warren McCulloch e Walter Pitt proposero al mondo scientifico il primo neurone artificiale cui seguì poi nel 1949 il libro di Donald Olding Hebb, psicologo canadese, grazie al quale vennero analizzati in dettaglio i collegamenti tra i neuroni artificiali ed i modelli complessi del cervello umano. I primi prototipi funzionanti di reti neurali [cioè modelli matematici/informatici sviluppati per riprodurre il funzionamento dei neuroni biologici per risolvere problemi di intelligenza artificiale intesa, in quegli anni, come la capacità di una macchina di compiere funzioni e fare ragionamenti come una mente umana – ndr] arrivarono poi verso la fine degli anni ’50 e l’interesse del pubblico si fece maggiore grazie al giovane Alan Turing che già nel 1950 cercava di spiegare come un computer possa comportarsi come un essere umano. Il termine artificial intelligence in realtà parte “ufficialmente” dal matematico statunitense John McCarthy (nel 1956) e con esso il “lancio” dei primi linguaggi di programmazione (Lisp nel 1958 e Prolog nel 1973) specifici per l’AI. Da lì in poi la storia dell’intelligenza artificiale è stata abbastanza altalenante caratterizzata da avanzate significative dal punto di vista dei modelli matematici (sempre più sofisticati modellati per “imitare” alcune funzionalità cerebrali come il riconoscimento di pattern) ma con alti e bassi dal punto di vista della ricerca sull’hardware e sulle reti neurali. La prima grande svolta su quest’ultimo fronte è arrivata negli anni ’90 con l’ingresso sul mercato “allargato” (arrivando cioè al grande pubblico) dei processori grafici, le Gpu – graphics processing unit (chip di elaborazione dati molto più veloci delle Cpu, provenienti dal mondo del gaming ed in grado di supportare processi complessi molto più rapidamente, per altro operando a frequenze più basse e consumando meno energia rispetto alle “vecchie” Cpu). L’ondata più recente è arrivata nell’ultimo decennio con lo sviluppo dei cosiddetti “chip neuromorfici”, ossia microchip che integrano elaborazione dati e storage in un unico micro componente (grazie all’accelerazione che ha avuto anche la ricerca nel campo delle nanotecnologie) per emulare le funzioni sensoriali e cognitive del cervello umano (ambito quest’ultimo dove si stanno concentrando anche molte startup). Guardando un po’ alla storia passata, è alla fine degli anni ’50 che risale il primo modello di rete neurale: si trattava del cosiddetto “percettrone”, proposto nel 1958 da Frank Rosenblatt (noto psicologo e computer scientist americano), una rete con uno strato di ingresso ed uno di uscita ed una regola di apprendimento intermedia basata sull’algoritmo ‘error back-propagation’ (minimizzazione degli errori); la funzione matematica, in sostanza, in base alla valutazione sui dati effettivi in uscita – rispetto ad un dato ingresso – altera i pesi delle connessioni (sinapsi) provocando una differenza tra l’uscita effettiva e quella desiderata. Alcuni esperti del settore fanno risalire proprio al percettrone di Rosenblatt la nascita della cibernetica e dell’intelligenza artificiale [Artificial Intelligence – AI: il termine in realtà fu coniato nel 1956 dal matematico statunitense John McCarthy, ed è del 1950 il primo assunto di Alan Turing nel quale spiega come un computer possa comportasri come un essere umano – ndr], anche se negli anni immediatamente successivi i due matematici Marvin Minsky e Seymour Papert dimostrarono i limiti del modello di rete neurale di Rosenblatt: il percettrone era in grado di riconoscere, dopo opportuno “addestramento” solo funzioni linearmente separabili (attraverso il training set – l’algoritmo di apprendimento – nello spazio vettoriale degli input, si riescono a separare quelli che richiedono un output positivo da quelli che richiedono un output negativo); inoltre, le capacità computazionali di un singolo percettrone erano limitate e le prestazioni fortemente dipendenti sia dalla scelta degli input sia dalla scelta degli algoritmi attraverso i quali ‘modificare’ le sinapsi e quindi gli output. I due matematici Minsky e Papert intuirono che costruire una rete a più livelli di percettroni avrebbe potuto risolvere problemi più complessi ma in quegli anni la crescente complessità computazionale richiesta dall’addestramento delle reti mediante gli algoritmi non aveva ancora trovato una risposta sul piano infrastrutturale (non esistevano sistemi hardware in grado di ‘reggere’ tali operazioni). La prima svolta importante dal punto di vista tecnologico arriva tra la fine degli anni ’70 e il decennio degli anni ’80 con lo sviluppo delle Gpu che hanno ridotto notevolmente i tempi di addestramento delle reti, abbassandoli di 10/20 volte. Film intelligenza artificiale, la guida Parlare di casi applicativi per l’intelligenza artificiale è impossibile senza citare il mondo del cinema e la grandissima filmografia che esiste proprio intorno ai robot, all’AI, al Machine Learning. Una cinematografia che vale la pena di studiare a fondo proprio perché spesso foriera di visioni e preziose anticipazioni del mondo e del mercato che in molti casi si sono poi concretizzate nell’arco di pochi anni. Nasce con questo spirito di monitoraggio e analisi la nostra “guida speciale” denominata Film intelligenza artificiale, costantemente aggiornata anche grazie al contributo dei lettori. Tipi di intelligenza artificiale Già da questo rapidissimo “viaggio storico” si intuisce che dare una definizione esatta di intelligenza artificiale è un compito arduo ma, analizzandone le evoluzioni, siamo in grado di tracciarne i contorni e quindi di fare alcune importanti classificazioni. Intelligenza artificiale debole e forte: cosa sono e in cosa si distinguono Prendendo come base di partenza il funzionamento del cervello uomo (pur sapendo che ancora oggi non se ne comprende ancora a fondo l’esatto meccanismo), una intelligenza artificiale dovrebbe saper compiere in alcune azioni/funzioni tipiche dell’uomo:  agire umanamente (cioè in modo indistinto rispetto a un essere umano);  pensare umanamente (risolvendo un problema con funzioni cognitive);  pensare razionalmente (sfruttando cioè la logica come fa un essere umano);  agire razionalmente (avviando un processo per ottenere il miglior risultato atteso in base alle informazioni a disposizione, che è ciò che un essere umano, spesso anche inconsciamente, fa d’abitudine). Queste considerazioni sono di assoluta importanza perché permettono di classificare l’AI in due grandi “filoni” di indagine/ricerca/sviluppo in cui per altro la comunità scientifica si è trovata concorde, quello dell’AI debole e dell’AI forte: Debole (weak AI) Identifica sistemi tecnologici in grado di simulare alcune funzionalità cognitive dell’uomo senza però raggiungere le reali capacità intellettuali tipiche dell’uomo (parliamo di programmi matematici di problem-solving con cui si sviluppano funzionalità per la risoluzione dei problemi o per consentire alle macchine di prendere decisioni); Forte (strong AI) In questo caso si parla di “sistemi sapienti” (alcuni scienziati si spingono a dire addirittura “coscienti di sé”) che possono quindi sviluppare una propria intelligenza senza emulare processi di pensiero o capacità cognitive simili all’uomo ma sviluppandone una propria in modo autonomo. Machine Learning e Deep Learning, cosa sono La classificazione AI debole e AI forte sta alla base della distinzione tra Machine Learning e Deep Learning, due ambiti di studio che rientrano nella più ampia disciplina dell’intelligenza artificiale che meritano un po’ di chiarezza, dato che ne sentiremo parlare sempre più spesso nei prossimi anni. Dopo le opportune chiarificazioni, possiamo ora spingerci a definire l’intelligenza artificiale come la capacità delle macchine di svolgere compiti e azioni tipici dell’intelligenza umana (pianificazione, comprensione del linguaggio, riconoscimento di immagini e suoni, risoluzione di problemi, riconoscimento di pattern, ecc.), distinguibile in AI debole e AI forte. Ciò che caratterizza l’intelligenza artificiale da un punto di vista tecnologico e metodologico è il metodo/modello di apprendimento con cui l’intelligenza diventa abile in un compito o azione. Questi modelli di apprendimento sono ciò che distinguono Machine Learning e Deep Learning. Come funziona l’intelligenza artificiale Ciò che abbiamo visto finora è il funzionamento tecnologico dell’intelligenza artificiale (IA). Dal punto di vista delle abilità intellettuali, il funzionamento di una AI si sostanzia principalmente attraverso quattro differenti livelli funzionali:  comprensione: attraverso la simulazione di capacità cognitive di correlazione dati ed eventi l’AI (artificial intelligence) è in grado di riconoscere testi, immagini, tabelle, video, voce ed estrapolarne informazioni;  ragionamento: mediante la logica i sistemi riescono a collegare le molteplici informazioni raccolte (attraverso precisi algoritmi matematici e in modo automatizzato);  apprendimento: in questo caso parliamo di sistemi con funzionalità specifiche per l’analisi degli input di dati e per la loro “corretta” restituzione in output (è il classico esempio dei sistemi di Machine Learning che con tecniche di apprendimento automatico portano le AI a imparare e a svolgere varie funzioni);  interazione (Human Machine Interaction): in questo caso ci si riferisce alle modalità di funzionamento dell’AI in relazione alla sua interazione con l’uomo. È qui che stanno fortemente avanzando i sistemi di NLP – Natural Language Processing, tecnologie che consentono all’uomo di interagire con le macchine (e viceversa) sfruttando il linguaggio naturale. Esempi di intelligenza artificiale Le Over The Top come Facebook, Google, Amazon, Apple e Microsoft stanno battagliando non solo per portare al proprio interno startup innovative nel campo dell’AI ma anche per avviare ed alimentare progetti di ricerca di cui già oggi vediamo alcuni frutti (come il riconoscimento delle immagini, dei volti, le applicazioni vocali, le traduzioni linguistiche, ecc.). Oggi la maturità tecnologica ha fatto sì che l’intelligenza artificiale uscisse dall’alveo della ricerca per entrare di fatto nella vita quotidiana. Se come consumatori ne abbiamo importanti “assaggi” soprattutto grazie a Google e Facebook, nel mondo del business la maturità (e la disponibilità) delle soluzioni tecnologiche ha portato la potenzialità dell’AI in molti segmenti. Questi quelli più in fermento in questo momento: Vendite L’intelligenza artificiale applicata alle vendite ha già dimostrato importanti risultati, in particolare grazie all’utilizzo di sistemi esperti [applicazioni che rientrano nella branca dell’intelligenza artificiale perché riproducono le prestazioni di una persona esperta di un determinato dominio di conoscenza o campo di attività – ndr]. Le soluzioni che al loro interno integrano sistemi esperti permettono agli utenti (anche non esperti) di risolvere problemi particolarmente complessi per i quali servirebbe necessariamente l’intervento di un essere umano esperto dello specifico settore, attività o dominio di conoscenza ove si presenta il problema. In parole semplici, sono sistemi che permettono alle persone di trovare una soluzione ad un problema anche senza richiedere l’intervento di un esperto. Dal punto di vista tecnologico, i sistemi esperti consentono di mettere in atto, in modo automatico, delle procedure di inferenza (ossia di logica: con un processo induttivo o deduttivo si giunge ad una conclusione a seguito dell’analisi di una serie di fatti o circostanze). In particolare i cosiddetti sistemi esperti basati su regole sfruttano i principi molto noti nell’informatica IF-THEN dove If è la condizione e Then l’azione (se si verifica una determinata condizione, allora avviene una certa azione). Il perché i sistemi esperti rientrano nella branca dell’intelligenza artificiale anziché nell’alveo dei normali programmi software sta nel fatto che dati una serie di fatti, i sistemi esperti, grazie alle regole di cui sono composti, riescono a dedurre nuovi fatti. Questi sistemi risultano particolarmente performanti e adatti ai configuratori commerciali (soluzioni utilizzate dalle Vendite in business model dove la proposta risulta particolarmente complessa per la natura stessa dei prodotti commercializzati, per le combinazioni possibili delle soluzioni, per le variabili che incidono sul risultato finale e, quindi, sulla realizzazione stessa del prodotto ed il suo prezzo). In generale, un configuratore di prodotto deve assolvere il compito di semplificazione nella scelta di un bene da acquistare; processo non sempre immediato quando le variabili in gioco sono numerose (dimensionamento, numero elevato di componenti, utilizzo di materiali particolari, combinazione tra materie prime e materiali vari con conseguenti impatti sulle proprietà fisiche, meccaniche o chimiche, ecc.). Quando a dover essere configurati sono prodotti che vanno calati in progetti complessi (pensiamo agli impianti manifatturieri oppure a sistemi e macchinari che devono operare in particolari condizioni climatiche o ambienti industriali “critici”), i configuratori di prodotto devono essere “esperti ed intelligenti” al punto da mettere gli utenti in condizioni di cercare, individuare, valutare e richiedere in autonomia quello che serve, senza ricorrere all’esperto tecnico. È proprio qui che i sistemi esperti – come quelli sviluppati da Myti – esprimono al meglio il loro potenziale. Declaro – Myti DECLARO, per esempio, è un “rule engine” (motore di regole) che permette al configuratore di prodotto di proporre all’utente non esperto le domande giuste, alle cui risposte seguono altre domande corrette. L’accumularsi di esperienze (tra domande e risposte) non solo accelera e rende più efficace la configurazione della soluzione adatta alle proprie esigenze, ma diventa anche un sistema di knowledge base aziendale che si arricchisce in continuazione. Nella soluzione messa a punto da Myti il “motore” di domande e risposte si presenta come comune interfaccia web. Le regole If-Than sono costruite a monte dall’esperto di dominio ma il sistema è poi in grado di fare delle domande a un utente non esperto e in base alle risposte – accedendo alla conoscenza dell’esperto che ha definito le regole – fare altre domande che aiutano l’utente (per esempio il venditore) alla scelta e poi alla configurazione di un prodotto complesso o una articolata proposta commerciale. Marketing Assistenti vocali/virtuali (chatbot, Siri di Apple, Cortana di Microsoft, Alexa di Amazon) che sfruttano l’intelligenza artificiale sia per il riconoscimento del linguaggio naturale sia per l’apprendimento e l’analisi delle abitudini e dei comportamenti degli utenti; analisi in real-time di grandi moli di dati per la comprensione del “sentiment” e delle esigenze delle persone per migliorare customer care, user experience, servizi di assistenza e supporto ma anche per creare e perfezionare sofisticati meccanismi di ingaggio con attività che si spingono fino alla previsione dei comportamenti di acquisto da cui derivare strategie di comunicazione e/o proposta di servizi. L’AI nel Marketing sta mostrando da qualche anni tutta la sua massima potenza e l’area di impiego maggiore è sicuramente quella della gestione della relazione con gli utenti. Artificial Intelligence Marketing (AIM), algoritmi per persuadere le persone Da diversi anni è nata una vera e propria disciplina, l’Artificial Intelligence Marketing (AIM), una branca del Marketing che sfrutta le più moderne tecnologie che rientrano nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale, come Machine Learning e Nlp – Natural Language Processing, integrate a tecniche matematiche/statistiche (come quelle delle reti bayesiane) e di Marketing comportamentale (behavioral targeting). Si tratta, in concreto, dell’utilizzo degli algoritmi di intelligenza artificiale e Machine Learning con l’obiettivo di persuadere le persone a compiere un’azione, acquistare un prodotto o accedere ad un servizio (in altre parole, rispondere ad una “call to action”) Aggregazione e analisi dei dati (anche quelli destrutturati e basati su linguaggio naturale) in un processo continuo di apprendimento e miglioramento per identificare di volta in volta le azioni, le strategie e le tecniche di comunicazione e vendita probabilisticamente più efficaci (quelle che hanno il potenziale più elevato di efficacia/successo per singoli target di utenti). È questo, in sostanza, quello che fa l’AIM Sanità L’AI ha avuto il pregio di migliorare molti sistemi tecnologici già in uso da persone con disabilità (per esempio i sistemi vocali sono migliorati al punto da permettere una relazione/comunicazione del tutto naturale anche a chi non è in grado di parlare) ma è sul fronte della diagnosi e cura di tumori e malattie rare che si potranno vedere le nuove capacità dell’AI. Già oggi sono disponibili sul mercato sistemi cognitivi in grado di attingere, analizzare e apprendere da un bacino infinito di dati (pubblicazioni scientifiche, ricerca, cartelle cliniche, dati sui farmaci, ecc.) ad una velocità inimmaginabile per l’uomo, accelerando processi di diagnosi spesso molto critici per le malattie rare o suggerendo percorsi di cura ottimali in caso di tumori o malattie particolari. Non solo, gli assistenti virtuali basati su AI iniziando a vedersi con maggiore frequenza nelle sale operatorie, a supporto del personale di accoglienza o di chi offre servizi di primo soccorso. Cybersecurity La prevenzione delle frodi è una delle applicazioni più mature dove l’intelligenza artificiale si concretizza con quelli che tecnicamente vengono chiamati “advanced analytics”, analisi molto sofisticate che correlano dati, eventi, comportamenti ed abitudini per capire in anticipo eventuali attività fraudolente (come la clonazione di una carta di credito o l’esecuzione di una transazione non autorizzata); questi sistemi possono in realtà trovare applicazione anche all’interno di altri contesti aziendali, per esempio per la mitigazione dei rischi, la protezione delle informazioni e dei dati, la lotta al cybercrime. Supply chain L’ottimizzazione e la gestione della catena di approvvigionamento e di distribuzione richiede ormai analisi sofisticate e, in questo caso, l’AI è il sistema efficace che permette di connettere e monitorare tutta la filiera e tutti gli attori coinvolti; un caso molto significativo di applicazione dell’intelligenza artificiale al settore del Supply chain management è relativo alla gestione degli ordini (in questo caso le tecnologie che sfruttano l’intelligenza artificiale non solo mirano alla semplificazione dei processi ma anche alla totale integrazione di essi, dagli acquisti fino all’inventario, dal magazzino alle vendite fino ad arrivare addirittura all’integrazione con il marketing per la gestione preventiva delle forniture in funzione delle attività promozionali o della campagne di comunicazione). Sicurezza pubblica La capacità di analizzare grandissime quantità di dati in tempo reale e di “dedurre” attraverso correlazioni di eventi, abitudini, comportamenti, attitudini, sistemi e dati di geo-localizzazione e monitoraggio degli spostamenti di cose e persone offre un potenziale enorme per il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della sicurezza pubblica. Per esempio, per la sicurezza e la prevenzione dei crimini in aeroporti, stazioni ferroviarie e città metropolitane oppure per la prevenzione e la gestione della crisi in casi di calamità naturali come terremoti e tsunami. Intelligenza artificiale: aggiornamenti GPT-3, l’AI che scrive testi Nel corso del 2020, l’azienda OpenAI, ha presentato il sistema GPT-3, un potente “strumento intelligente” per la produzione di testi. Basato su tecniche di pre-training senza supervisione nello sviluppo di sistemi Natural Language Processing. GPT-3 è un “generatore di linguaggio” ed è in grado di scrivere articoli e saggi in totale autonomia. GPT-3 è stato preceduto da GPT-2, che era già in grado di scrivere testi in una gamma di stili diversi a seconda della frase inserita come input. Per capire la differenza fra i due sistemi basti pensare che GPT-3 ha 175 miliardi di “parametri”, cioè i valori che la rete neurale utilizzata nel modello ottimizza durante l’addestramento), mentre GPT-2 ne ha “appena” 1,5 miliardi. GPT-3: poltrone, avocado e il futuro dell’intelligenza artificiale GPT-3: apprendimento di modelli statistici del linguaggio, conoscenza e intelligenza naturale DALL-E, dalle parole alle immagini Ancora l’azienda OpenAI ha rilasciato nella seconda metà del 2020 un nuovo modello di intelligenza artificiale: DALL-E. Il sistema è capace di produrre immagini da descrizioni testuali esprimibili in linguaggio naturale, sulla base di un input di testo o testo + immagine, ottenendo in uscita una immagine artificiale. Il nome trae origine dal pittore Salvador Dalì e dal robot cinematografico WALL-E ed è una variante del modello GPT-3. Ecco DALL-E 2, l’AI a supporto della creatività umana – AI4Business LaMDA di Google e Wav2vec-U di Facebook Ai sistemi GPT di OpenAI hanno fatto seguito i modelli di linguaggio naturale LaMDA di Google e Wav2vec-U di Facebook. LaMDA (acronimo di “Language Model for Dialogue Applications”), è basato (come BERT e GPT-3) su tecnologia Transformer e nasce dall’intento di Google di comprendere meglio le intenzioni degli utenti quando fanno una ricerca sul web. Wav2vec-U è invece un metodo per creare sistemi di riconoscimento del parlato senza il bisogno di avere trascrizioni sulle quali addestrare il modello. Deep face: “questa persona non esiste” ThisPersonDoesNotExist.com è un sito che, utilizzando le reti neurali, generare volti falsi, ossia del tutto inventati. Creato da Philip Wang, autore del software di Uber, il sito utilizza un algoritmo StyleGAN sviluppato dalla NVIDIA Corporation, una rete neurale di tipo GAN (Generative Adversarial Network). Deep Nostalgia, far rivivere il passato Sulla scia di deep face, ai primi del 2021 è apparso un nuovo sistema basato su AI chiamato “Deep Nostalgia”, opera dell’azienda My Heritage. Si tratta di un software che “anima” foto di persone, facendole come “rivivere”. Deep Nostalgia utilizza una tecnica di computer vision chiamata Face Alignment, basata su deep neural networks. Copilot, il software che scrive software Gli sviluppatori di software di GitHub (Microsoft) hanno sviluppato Copilot, un software che aiuta gli sviluppatori a gestire e archiviare i codici, ossia un programma che utilizza l’intelligenza artificiale per assistere gli stessi sviluppatori. Ad esempio, si digita una query di comando e Copilot indovina l’intento del programmatore, scrivendo il resto. Shopping assistance robot Sta prendendo sempre più piede l’utilizzo dei robot nel settore delle vendite. Tra le loro funzioni: assistenza del cliente alla cassa, rispondere alle domande degli acquirenti circa l’ubicazione degli articoli e assisterli nella scelta. Inoltre, pulire i pavimenti e consegnare i prodotti a domicilio. ChatGPT, l’AI generativa che compone testi ChatGPT, impariamo tutto sulla grande novità di OpenAI Intelligenza artificiale e Agenda Digitale in Italia L’intelligenza artificiale è da tempo sui tavoli di lavoro dell’AgID ed è uno dei temi ampiamente dibattuti e studiati nell’ambito dell’Agenda Digitale Italiana per comprendere come la diffusione di nuovi strumenti e tecnologie di IA possa incidere nella costruzione di un nuovo rapporto tra Stato e cittadini e analizzare le conseguenti implicazioni sociali relative alla creazione di ulteriori possibilità di semplificazione, informazione e interazione. Proprio seguendo questo “filone” è stata creata in Italia una Task Force, all’interno di AgID, i cui componenti hanno il compito di: – studiare e analizzare le principali applicazioni relative alla creazione di nuovi servizi al cittadino, definendo le strategie di gestione delle opportunità per la Pubblica Amministrazione; – mappare a livello italiano i principali centri – universitari e non – che operano nel settore dell’intelligenza artificiale con riferimento all’applicazione operativa nei servizi al cittadino; – mappare il lavoro già avviato da alcune amministrazioni centrali e locali proponendo azioni da intraprendere per l’elaborazione di policy strategiche; – evidenziare e studiare le implicazioni sociali legate all’introduzione delle tecnologie di intelligenza artificiale nei servizi pubblici. SEGUI LA PAGINA DI AGENDA DIGITALE E APPROFONDISCI sul valore dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito dell’Agenda digitale dell’Italia Lo stato dell’arte delle normative sull’intelligenza artificiale Italia Nell’ottobre 2020 il governo italiano ha pubblicato la bozza di Strategia nazionale per l’Intelligenza Artificiale, basata sulle proposte avanzate a luglio da un gruppo di esperti. Il punto principale della Strategia è la formazione. L’ecosistema italiano dell’AI si basa su:  ricerca e trasferimento tecnologico;  produzione;  adozione. L’Italia, inoltre, fa parte della Global Partnership on AI (GPAI), iniziativa internazionale che lo scopo di favorire lo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale per garantire il rispetto dei diritti umani, dell’inclusione e della diversità. Europa Il 21 aprile 2021 la Commissione Europea ha presentato una bozza di Regolamento sull’intelligenza artificiale, regole che saranno applicate direttamente e nello stesso modo in tutti gli Stati membri e che seguono un approccio basato sul rischio: maggiore il rischio, maggiori le regole. Per le aziende che non rispetteranno queste regole saranno previste multe fino al 6% del fatturato. Proposta di regolamentazione dell’intelligenza artificiale in Europa, un approfondimento Il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale e i suoi rapporti con il GDPR Regolamentazione dell’AI: le raccomandazioni del Centre for Information Policy Leadership Nel marzo 2022 la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento Europeo, oltre che della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ha pubblicato una relazione congiunta contenente delle raccomandazioni inerenti alla proposta di Regolamento sull’Intelligenza Artificiale. L’AI Act fa progressi: la Ue pubblica nuove raccomandazioni – AI4Business AI Act: Parlamento UE vicino a una posizione comune nelle prossime settimane Lavoro e intelligenza artificiale: presente e futuro Quando si parla di intelligenza artificiale non si può non toccare aspetti etici e sociali come quelli legati al lavoro e all’occupazione dato che i timori nella comunità globale crescono. Timori giustificati se si pensa che la metà delle attività lavorative di oggi potrebbe essere automatizzata entro il 2055. Qualsiasi tipo di lavoro è soggetto a una automazione parziale ed è partendo da questa considerazione che nel report A Future That Works: Automation, Employment and Productivity, realizzato da McKinsey Global Institute – MGI (un report di 148 pagine, disponibile sul sito del World Economic Forum di Davos, dove è stato ufficialmente presentato nello scorso gennaio), si stima che circa la metà dell’attuale forza lavoro possa essere impattata dall’automazione grazie alle tecnologie già note e in uso oggi. In realtà a mettere un freno ai timori che da mesi spopolano via web e social sulla responsabilità dell’intelligenza artificiale nel “distruggere” posti di lavoro arrivano diversi studi. Di seguito segnaliamo quelli più significativi:  secondo lo studio di Capgemini intitolato “Turning AI into concrete value: the successful implementers’ toolkit” l’83% delle imprese intervistate conferma la creazione di nuove posizioni all’interno dell’azienda, inoltre, i tre quarti delle società intervistate hanno registrato un aumento delle vendite del 10% proprio in seguito all’implementazione dell’intelligenza artificiale;  un recente report di The Boston Consulting Group e MIT Sloan Management Review dimostra che la riduzione della forza lavoro è temuta solo da meno della metà dei manager (47%), convinti invece delle potenzialità (l’85% degli interpellati pensa che permetterà alle aziende di guadagnare e mantenere un vantaggio competitivo). I rischi dell’intelligenza artificiale Gli economisti si interrogano da tempo su quali strumenti attivare per impedire che l’evoluzione della società verso un’economia a sempre minore intensità di lavoro – la cui evoluzione è oggi accelerata dall’intelligenza artificiale – non si traduca in un impoverimento della popolazione, situazione che richiederebbe una “redistribuire” della ricchezza considerando che la maggior parte di questa verrà prodotta dalle macchine. Alle tematiche sociali, si affiancano questioni etiche sullo sviluppo e l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. Ci si interroga da tempo sul “potere degli algoritmi” e dei big data, domandandosi se questi segneranno la superiorità del cervello delle macchine su quello dell’uomo. I timori (alimentati in rete da noti personaggi di spicco come Stephen Hawking ed Elon Musk) possono apparire eccessivi ma sottovalutare gli impatti dell’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare il rischio numero uno. A mettere in guardia dai rischi dell’intelligenza artificiale è stato, primo fra altri personaggi di spicco, il noto Stephen Hawking: «non siamo in grado di prevedere cosa riusciremo a fare quando le nostre menti saranno amplificate dall’intelligenza artificiale – ha detto il fisico durante l’ultimo Web Summit di Lisbona -. Forse, con strumenti nuovi, riusciremo anche a rimediare a tutti i danni che stiamo provocando alla natura, e magari saremo anche in grado di trovare soluzioni definitive a povertà e malattie. Ma… è anche possibile che con la distruzione di milioni di posti di lavoro venga distrutta la nostra economia e la nostra società». «L’intelligenza artificiale potrebbe essere il peggior evento della storia della nostra civiltà – è la visione drammatica dell’astrofisico -. Porta con sé pericoli, come potenti armi automatiche, nucleari o biologiche, addirittura abilita nuovi modi per permettere a pochi individui ed organizzazioni di opprimere e controllare moltitudini di uomini (e cose). Dobbiamo prepararci a gestirla per evitare che questi potenziali rischi prendano forma e diventino realtà». Sorprende anche che l’ultimo monito sia venuto proprio da un imprenditore di successo come Elon Musk. “L’intelligenza artificiale è il più grande rischio cui la nostra civilizzazione si trova a far fronte”, ha avvertito. In particolare ha evidenziato i rischi di una guerra scatenata dai computer o una catastrofe occupazionale dovuta a decisioni basate soltanto sulle elaborazioni dell’intelligenza artificiale, unico vero pilastro dominante dell’economia del futuro capace di riservare alle macchine migliaia, forse milioni, di lavori oggi ancora gestiti agli uomini. Intelligenza artificiale decentralizzata: cos’è e perché può essere la risposta ai problemi etici La comunità scientifica internazionale sta lavorando da tempo alla cosiddetta superintelligenza, una intelligenza artificiale generale [la ricerca in questo campo ha come obiettivo la creazione di una AI – artificial intelligence capace di replicare completamente l’intelligenza umana; fa riferimento alla branca della ricerca dell’intelligenza artificiale forte secondo la quale è possibile per le macchine diventare sapienti o coscienti di sé, senza necessariamente mostrare processi di pensiero simili a quelli umani – ndr]. Tuttavia i rischi sono elevatissimi, soprattutto se a portare avanti la ricerca sono poche aziende in grado di dedicare ingenti risorse (economiche e di competenze) ai progetti più innovativi. Decentralizzare l’intelligenza artificiale e fare in modo che possa essere progettata, sviluppata e controllata da una grande rete internazionale attraverso la programmazione open source è per molti ricercatori e scienziati l’approccio più sicuro per creare non solo la superintelligenza ma democratizzare l’accesso alle intelligenze artificiali, riducendo i rischi di monopolio e quindi risolvendo problemi etici e di sicurezza. Oggi, una delle preoccupazioni maggiori in tema di intelligenza artificiale riguarda proprio l’utilizzo dei dati e la fiducia con la quale le AI sfruttano dati ed informazioni per giungere a determinate decisioni e/o compiere azioni specifiche. La mente umana, specie quando si tratta di Deep Learning (per cui vi rimandiamo alla lettura del servizio “Cos’è il Machine Learning, come funziona e quali sono le sue applicazioni” per avere un quadro di maggior dettaglio), non è in grado di interpretare i passaggi compiuti da una intelligenza artificiale attraverso una rete neurale profonda e deve quindi “fidarsi” del risultato raggiunto da una AI senza capire e sapere come è giunta a tale conclusione. In questo scenario, la blockchain sembra essere la risposta più rassicurante: l’uso della tecnologia blockchain consente registrazioni immutabili di tutti i dati, di tutte le variabili e di tutti i processi utilizzati dalle intelligenze artificiali per arrivare alle loro conclusioni/decisioni. Ed è esattamente ciò che serve controllare in modo semplice l’intero processo decisionaledell’AI.