Sinistra, destra. centro, populismo.
Sinistra, destra,
centro, populismo sono parole che mediaticamente si sentono spesso per definire
posizioni di partiti e movimenti borghesi. Le differenze a volte sono minime a volte più profonde su
temi quali il ruolo dello Stato, l’immigrazione, il lavoro, l’Unione europea,
la moneta unica, i diritti civili, il rapporto con le religioni. Sono strumenti
di lotta politica borghese per cercare di conquistare posizioni politiche ed
economiche e sviare la classe lavoratrice dai suoi veri interessi. Tutti
concordano che “ i soldi non ci sono” e che bisogna accettare sacrifici e tagli
di ogni tipo. I soldi, invece, ci sono! Sono le centinaia di miliardi di
evasione fiscale e contributiva, che, recuperate, coprirebbero più della metà
del fabbisogno statale, circa 500,00 miliardi di euro, gli altri 300,00 sono il
corrispettivo degl’interessi sul debito. Con l’utilizzo di quella cifra si risolverebbero
tanti problemi. Si potrebbero avviare politiche d’investimento su settori
produttivi e sulla difesa del territorio, si potrebbe abbassare l’età
pensionabile, si potrebbe avere una scuola, una sanità, una rete di trasporti veramente
pubblica ed efficiente; si potrebbe dare uno stipendio a chi è disoccupato ed
in cerca di lavoro. Si preferisce, invece, non colpire determinate categorie
sociali e colpire sempre i lavoratori dipendenti ed i pensionati con una
scuola, una sanità, una rete di trasporti sempre più spinte verso gestioni privatistiche,
avvantaggiando gli evasori che, dichiarando redditi bassi, usufruiscono di
vantaggi ulteriori, ad esempio sui ticket sanitari, sulle mense scolastiche e
sulle tasse universitarie. Tutti, al di là delle differenze parolaie, sono
d’accordo sul tenere bassi gli stipendi, affinchè l’economia italiana, basata
su settori maturi e da economia in via di sviluppo, con rare eccezioni, possa
competere sul mercato mondiale. L’attacco agli stipendi, al di là delle
differenze, è comunque un dato comune a tutte le potenze mondiali. D’altronde
più bassi sono i salari, più si estrae plusvalore, più si fa profitti. Con la
scusa dell’aumento della vita media si manda in pensione più tardi le persone.
Questo fatto comporta sia aumento del plusvalore sia del profitto. I diritti
del lavoro vengono sempre più smantellati e con l’ottica del nuovo e del mondo
che cambia si ritorna ad epoche novecentesche di puro sfruttamento. I luoghi di
lavoro sono sempre più caserme. I lavoratori ed i disoccupati sono
demoralizzati, senza speranza, persi nella mancanza di sentirsi persone. Sono
sballottati da un’ideologia, falsa coscienza della realtà, ad un’altra e,
spesso, vedono il nemico nel diverso, nell’immigrato. L’immigrazione serve alla
borghesia per avere braccia da utilizzare in settori abbandonati dai residenti
e per avere un esercito di riserva di disoccupati, in modo da tener bassa la
merce forza lavoro. Nonostante ciò la canea anti immigrazione riempie i
mass-media e viene utilizzata per mettere contro ì lavoratori, simili contro simili. Il nemico
non è l’immigrato! Il nemico è il capitalista che sfrutta chi lavora al di là
del colore delle pelle! Questa divisione della classe lavoratrice è fonte
d’indebolimento e di rafforzamento del capitale. Ogni giorno si vive sulla
propria pelle questa realtà nei luoghi di lavoro, nella ricerca di lavoro, nelle leggi sul lavoro,
nell’espulsione dal lavoro. Ognuno sogna una realtà diversa e migliore ed, in
tanti casi, segue le ideologie e le illusioni propagandate dal sistema. Ma la
realtà non cambia. Sinistra, destra, centro, populismo sono sempre più parole
vuote e senza differenza, come è giusto che sia, essendo tutti al servizio del
capitale. S’inventa allora in vitro “l’uomo nuovo” né di destra, né di
sinistra, né di centro, né populista pur di tenere gl’individui aggrappati al
carro della democrazia borghese. Ma “ l’uomo nuovo” è giovane di età, ma vecchio
di idee, visto che i suoi concetti sono quelli del massimo liberismo economico
e sociale. Di conseguenza ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e
di vita di chi vive vendendo il proprio cervello o le proprie braccia. Il
capitalismo, nonostante sembri forte per la debolezza della classe lavoratrice,
è ormai all’epilogo della storia. Nulla più può dare all’umanità di positivo.
E’ nato “grondante di sangue”, è vissuto è si avvierà alla conclusione allo
stesso modo. La materia è dinamica. Lo stesso concetto vale per l’economia e la
società. Il capitalismo, al di là dei suoi travestimenti ideologici, non è per
sempre, ma solo una fase della storia dell’umanità. Chi spera in una vita
migliore in questo sistema potrà solo illudersi di poterla avere. Le varie
forze politiche borghesi, al di là della forma, nella sostanza difendono tutte
il sistema capitalistico. Nessuna di loro è contro i rapporti di produzione,
contro il profitto, contro la miseria, contro le guerre. Per tutte l’azienda è
il caposaldo della loro azione. Dicono che senza aziende non ci sarebbero
lavoratori. Semmai è il contrario, senza lavoratori non ci sarebbero aziende.
La produzione mondiale per soddisfare le esigenze dell’umanità potrebbe
benissimo esserci senza sfruttatori se fosse indirizzata unicamente per la
soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali del genere umano, se fosse
tutto in comune. Il dilemma è produzione sociale ed appropriazione di pochi o
produzione sociale, già esistente, ed appropriazione di tutti. Questa è la
differenza tra chi blatera di voler cambiare per non cambiare nulla e chi vuole
veramente un mondo nuovo in cui ogni essere umano possa concretamente essere
tale. Nell’immediato i burocrati sindacali, invece di farsi propaganda con i
referendum, organizzino ed uniscano i lavoratori su riduzione dell’orario di lavoro
per avere più occupazione, su stipendio per chi è disoccupato o perde il posto
di lavoro, su superamento della legge Fornero, anche questo strumento per
aumentare l’occupazione. I capitalisti lottano tra loro per spartirsi i
mercati, ma su un punto sono uniti al massimo: il profitto. I lavoratori,
divisi su tutto, prede delle ideologie
borghesi, possono trovare l’unità su questi tre obiettivi e lottare per un
presente migliore.
“ Fatti non foste per
vivere come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”
“ …salimmo su, el primo
e lo secondo,
tanto ch’i vidi de le
cose belle
che porta ‘l ciel, per
un pertugio tondo:
e quindi uscimmo a
riveder le stelle
Dante Alighieri
“ Per l a filosofia
dialettica non vi è nulla di definitivo, di assoluto di sacro; di tutte le cose
e in tutte le cose essa mostra caducità e null’altro esiste per essa
all’infuori del processo ininterrotto del divenire e del perire,
dell’ascensione senza fine del più basso al più alto, di cui essa stessa non
che il riflesso nel cervello pensante.”
Marx
La dialettica per
Marx è la scienza delle leggi generali
del movimento, così del mondo esterno come del pensiero umano.
Per i capitalisti ed i
suoi pugilatori a pagamento con lingua da schiavi il capitalismo e le sue forme
sono immutabili.
E’ la fede contro la
scienza.
La natura e la storia
procedono dialetticamente e non metafisicamente.
Oggi è il primo maggio,
una data simbolo per la classe lavoratrice in tutto il mondo. Nato nel 1866 a
Chicago nella lotta per le otto ore, fu assunto dalla Seconda internazionale
nel 1869 quale giornata internazionale per la riduzione dell’orario di lavoro :
“otto ore per lavorare, otto ore per dormire otto ore per educarsi”. Ha segnato
oltre cento anni di storia, di lotte economiche e politiche, di vittorie e di
sconfitte. E’ un giorno di lotta e di riflessione sul presente ed il futuro
dell’unica classe che ha interesse a modificare l’attuale realtà
socio-economica ed ad instaurare una società senza classi dove “ Ognuno possa
dare secondo le sue capacità ed avere secondo le sue necessità”.